27/01/2020
Il giorno della memoria. Perché quel che è successo durante la II guerra mondiale "è avvenuto, quindi può accadere di nuovo".
“Ci viene chiesto dai giovani, tanto più spesso e tanto più insistentemente quanto più quel tempo si allontana, chi erano, di che stoffa erano fatti, i nostri "aguzzini". Il termine allude ai nostri ex custodi, alle SS, e a mio parere è improprio: fa pensare a individui distorti, nati male, sadici, affetti da un vizio d'origine. Invece erano fatti della nostra stessa stoffa, erano esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi: salvo eccezioni, non erano mostri, avevano il nostro viso, ma erano stati educati male”.
La citazione che ho scelto per commemorare il giorno della memoria è presa dalle conclusioni dell’ultimo libro di Primo Levi, "I sommersi e i salvati". Queste parole mi hanno insegnato a comprendere il senso della violenza. So che può sembrare paradossale dire che la violenza abbia significato: la violenza nega il rispetto, la dignità, il valore di chi la subisce; sembra negare il senso stesso con cui veniamo al mondo e organizziamo le nostre esistenze. Eppure, se accade, la realtà dei fatti in cui si esprime ha un significato da ricercare per provare a decifrarlo, comprenderlo e a formulare misure preventive. Primo Levi ci dice che la violenza ci riguarda tutti, che è umana, che ciascuno di noi, se educato male, può diventare violento su un suo simile. Ci invita a non dare per scontati i diritti umani: i popoli civili di alcune nazioni europee – tra cui la nostra – hanno scelto di seguire e sostenere fanaticamente due personaggi ridicoli, che urlavano alle f***e proclami di superiorità razziale e conseguente discriminazione; hanno accondisceso tacitamente ad azioni di isolamento e persecuzione di minoranze con cui avevano condiviso, fino a poco prima, la propria identità culturale e nazionale. Non si è trattato della totalità dei popoli tedesco e italiano, ma la stragrande maggioranza, invece di ribellarsi, ha accolto con indifferenza o apatia provvedimenti che, un passo dopo l’altro, hanno colpito altri esseri umani con sempre maggiore violenza fino allo sterminio, organizzato con brutalità ed efficienza. Alcuni hanno scelto di avervi parte attiva.
Scelgo di tenere vive dentro di me queste parole. Vorrei che divenissero patrimonio comune di ogni essere umano. Il loro valore è assoluto, imprescindibile per chiunque viva dopo la Shoah perché "è avvenuto, quindi può accadere di nuovo".