Studio di Psicologia & Psicoterapia della dott.ssa Patrizia Babici

  • Casa
  • Italia
  • Padua
  • Studio di Psicologia & Psicoterapia della dott.ssa Patrizia Babici

Studio di Psicologia & Psicoterapia della dott.ssa Patrizia Babici Dott.ssa Patrizia Babici psicologa & psicoterapeuta.Studio di psicologia e Psicoterapia Benvenuti nella mia pagina.

Nel corso della mia lunga e varia esperienza ho riscontrato che una persona su tre è colpita da un disagio psichico, variabile per origine ed importanza. Eppure i timori, i pregiudizi , le approssimazioni , il fai da te e la scarsa informazione istituzionale su tali disturbi sono ancora innumerevoli. Sostengo che il modo più efficace di combattere questi ultimi consiste nell'essere informati sui sintomi per individuarli e riconoscerli. Il poter riconoscere è comprendere cosa accade dentro di noi è già motivo di sollievo e ci permette di formare una diagnosi ed una terapia vincenti.

CAMBIARE PER MIGLIORAREIl cambiamento fa paura, lo so.Lasciare ciò che è conosciuto, anche se doloroso, richiede coraggi...
17/07/2025

CAMBIARE PER MIGLIORARE

Il cambiamento fa paura, lo so.

Lasciare ciò che è conosciuto, anche se doloroso, richiede coraggio.
Restare immobili, però, ha un prezzo: quello di vivere una vita che non ci assomiglia più.

Molti aspettano il “momento giusto” per cambiare.
Ma quel momento non arriva mai da solo.
Il cambiamento non è un’illuminazione improvvisa, è una scelta quotidiana.
È un passo alla volta. È inciampare, fermarsi, riprovare.
È cominciare a dire “mi merito di stare meglio” anche quando non ci crediamo del tutto.

- Non sei solo nel tuo percorso.
- Non devi avere tutte le risposte.

Ma puoi iniziare da una domanda: “Di cosa ho bisogno oggi per avvicinarmi a me stesso?”

Ogni cammino comincia da qui.
E a volte, serve solo qualcuno che cammini con te per un po’.

Se senti che è il momento, ti ascolto.- – Percorsi psicologici personalizzati
Contattami in privato per un primo colloquio conoscitivo

Dott.ssa Patrizia Babici
Psicologa Psicoterapeuta
Via Altinate128
Padova
3490754602

IL RUMORE PER NON SENTIRE SE STESSIChi ha paura di se stesso ricerca compagnie chiassose e rumori strepitosi, per scacci...
21/09/2024

IL RUMORE PER NON SENTIRE SE STESSI

Chi ha paura di se stesso ricerca compagnie chiassose e rumori strepitosi, per scacciare i demoni. (I primitivi si servono a questo scopo di urla, musica, tamburi, fuochi d’artificio, scampanii ecc.)

Il rumore infonde un senso di sicurezza, come la folla; per questo lo si ama e si ha timore di contrastarlo, perché istintivamente si percepisce la magia apotropaica che ne emana.

Il rumore ci protegge da penose riflessioni, distrugge i sogni inquietanti, ci assicura che siamo tutti quanti insieme e facciamo un tale chiasso che nessuno oserà aggredirci. Il rumore è così immediato, così prepotentemente reale che tutto il resto diventa pallido fantasma.

Esso ci risparmia la fatica di dire o fare qualsiasi cosa perché persino l’aria vibra della potenza della nostra indomabile vitalità.

L’altra faccia della medaglia è la seguente: non avremmo il rumore se, sotto sotto, non lo volessimo. Non è soltanto inopportuno o addirittura nocivo, ma è un mezzo inconfessato e incompreso, volto allo scopo, una compensazione cioè dell’ansia che invece è motivata fin troppo bene.

Nel silenzio infatti l’angoscia porterebbe gli uomini a riflettere e non si può prevedere che cosa allora potrebbe affiorare alla coscienza.

La maggior parte degli uomini teme il silenzio, per cui quando cessa il brusio costante, per esempio di un ricevimento, bisogna sempre fare, dire, fischiare, cantare, tossire o mormorare qualcosa.

Il bisogno di rumore è quasi insaziabile, anche se talvolta il rumore diventa insopportabile.
E’ comunque pur sempre meglio di niente. Quello che si definisce, significativamente, “silenzio di tomba”, rende terribilmente inquieti. Perché? Vi si aggirano forse i fantasmi? Non credo; in realtà si teme ciò che potrebbe ve**re fuori dal proprio intimo e quello cioè che abbiamo tenuto alla larga con il rumore.

27/05/2024

"La terapia delle parola sta via via scomparendo nei centri pubblici dedicati ai disturbi mentali. Sempre meno incontri e colloqui e sempre più terapie farmacologiche. Dai bambini agli adulti ".

08/03/2024

L’IMPORTANZA DEL CONTATTO PELLE A PELLE DEL BAMBINO CON LA MAMMA

Numerosi studi hanno ormai dimostrato i benefici relazionali e fisiologici derivanti dalla vicinanza e, meglio ancora, dal contatto fisico del neonato con il corpo della madre.

Un neonato separato dalla madre e portato al nido subito dopo il parto piange molto di più e manifesta segnali di stress (pianto a cicli, livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, più elevati) di un neonato tenuto accanto alla madre.

Inoltre i nati a termine tenuti a contatto pelle a pelle con la madre per i primi novanta minuti dopo il parto mostrano, rispetto a quelli tenuti in culla, un migliore adattamento termico, un più alto livello glicemico (quantità di glucosio contenuta nel sangue) e un più rapido ritorno alla normalità dell’equilibrio acido-base, oltre a una notevole riduzione del cortisone.

Mettere il bambino sulla madre pelle contro pelle, attaccarlo al seno già in sala parto, consentire alla mamma di averlo vicino durante il giorno e la notte, non relegarlo nel nido e non dargli aggiunte di latte sono alcune delle pratiche che favoriscono l’attaccamento madre-bambino e soprattutto aumentano la percentuale di bambini allattati al seno, cioè alimentati con il latte migliore che ci sia.

COMUNICAZIONE CON IL NEONATO

Soprattutto nei primi mesi di vita, dunque, la comunicazione tra madre e bambino non è tanto “mente a mente”, quanto piuttosto “corpo a corpo”.

Fino a 2 mesi, per esempio, i neonati posti sul seno materno adattano il loro ritmo cardio-respiratorio a quello delle madri, quasi a indicare un prolungamento all’esterno della vita intrauterina.
Anche il corpo materno si adatta a quello del neonato: se i seni di una madre sono in contatto pelle a pelle con i suoi gemelli, reagiscono cambiando temperatura, ciascuno in maniera diversa in base ai bisogni termici del bambino su quel seno.

Inoltre, si è scoperto che fin dai 2 mesi di vita il cervello è in grado di distinguere una carezza affettuosa, eseguita lentamente, con una certa pressione e temperatura, da un tocco più veloce e non affettuoso, il che sottolinea l’importanza della dimensione affettiva per l’equilibrio psico-fisiologico del neonato.

Tutti questi dati danno conto di una “relazione viscerale “ovvero una sintonia psicofisica reciproca, tra madre e bambino, una relazione basata cioè su una comunicazione corpo a corpo di cui non sempre si è consapevoli, ma che è estremamente importante per rafforzare il legame di attaccamento e promuovere l’equilibrio fisiologico del bambino e la sua nascente identità corporea.

È ormai certezza comprovata che la vicinanza fisica, le carezze e i contatti affettuosi, associati alla sensibilità materna verso gli stati corporei, sono elementi chiave nei processi di costruzione di adattamento reciproco, vale a dire la capacità di due corpi di modificarsi per sincronizzarsi tra loro.

Nello specifico, più una madre è sensibile ai propri stati fisiologici e viscerali (ritmo del respiro, battito del cuore…), tanto più sarà pronta a cogliere i segnali corporei del suo bambino e, di conseguenza, sarà in grado di regolare il proprio coinvolgimento interattivo con lui.

Il bambino, a sua volta, registra attraverso il corpo la misura in cui la madre è sintonizzata con il suo mondo mentale, la sua disponibilità alla vicinanza fisica e al tocco affettuoso, e su questi linguaggi del corpo formerà dei ricordi affettivi basilari per lo sviluppo di un’affettività sana e un primo schema corporeo.

Madre e bambino, insomma, si incontrano prima corpo a corpo, per poi conoscersi mente a mente.
Questa è la ragione per cui ogni contatto pelle a pelle, come le carezze e gli abbracci, la vicinanza costante è così importante per favorire una sana relazione di attaccamento indispensabile per lo sviluppo di una personalità sicura e sana.

Dott.ssa Patrizia Babici psicologa & psicoterapeuta.Studio di psicologia e Psicoterapia

La cura e il rispetto per le creature animali è segno di civiltà.
13/08/2023

La cura e il rispetto per le creature animali è segno di civiltà.

🌍🐾 Oggi, in occasione della Giornata Mondiale contro la Crudeltà verso gli Animali, desideriamo ricordare l'importanza del rispetto e della cura per tutte le forme di vita. Gli animali, come noi, provano emozioni, sentono dolore e meritano amore e gentilezza.

La psicologia ha riconosciuto da tempo l'importanza del benessere animale, non solo per gli animali stessi, ma anche per il nostro benessere. Il legame che possiamo sviluppare con gli animali può avere un impatto significativo sulla nostra salute mentale, riducendo lo stress e aumentando il senso di felicità e soddisfazione.

Questo giorno, può essere l'occasione per riflettere sul nostro rapporto con il mondo animale. L'empatia, la gentilezza e il rispetto che mostriamo nei confronti degli animali possono essere lo specchio di come trattiamo i nostri simili.

Cerchiamo di fare tutto il possibile per proteggere e rispettare gli animali, perché nel fare ciò, stiamo anche proteggendo e rispettando noi stessi. La gentilezza non ha limiti di specie, diciamo no alla crudeltà verso gli animali, oggi e sempre.

01/07/2023

COSA SERVE PER CAMBIARE ?

"Il compito della psicoterapia consiste nel mutare l'atteggiamento cosciente del paziente, non nell’inseguire i suoi ricordi di infanzia sommersi.

Certo, una cosa non è possibile senza l'altra, ma sull'atteggiamento del paziente bisognerebbe insistere, e questo per buoni motivi: non esiste infatti nevrotico che non indugi fin troppo volentieri sui mali passati per sguazzare, pieno di autocommiserazione, nei suoi ricordi.

Spesso la sua nevrosi consiste proprio nell'essere prigioniero del passato e nella tendenza a spiegare e scusare tutto con esso."

(C.G.Jung - Pratica della psicoterapia)

Dott.ssa Patrizia Babici psicologa & psicoterapeuta.Studio di psicologia e Psicoterapia

27/06/2023

LA DEPRESSIONE MASCHERATA

Con tale termine si indica quella forma depressiva che si manifesta quasi esclusivamente sul piano somatico.

Ovvero con la presenza di sintomi fisici in diversi distretti corporei.

Le emozioni e il vissuto non sembrano essere orientati in senso pessimistico o depressivo e quindi appaiono normali.

La depressione mascherata può manifestarsi con:

crampi
palpitazioni
vertigini
cefalea
sudorazione
sintomi gastroenterici
pesantezza agli arti, alla schiena
dolori muscolari
perdita di energia e facile affaticabilità
insonnia
stanchezza persistente
problematiche sessuali/genitali.
Dolore fisico e psichico e disturbi mentali

La divisione concettuale tra dolore fisico e psichico spesso confonde specialisti della salute

Il dolore è reale anche se non è riconducibile ad una causa fisica.

E’ un’esperienza sgradevole sul piano fisico ed emotivo e deve essere affrontato trovando la modalità di cura efficace.

Il dolore serve a mascherare il disagio psicologico sottostante.
È quindi necessaria una diagnosi psicologica o psichiatrica corretta per far scomparire i sintomi fisici.

Al loro miglioramento pertanto corrisponde la riduzione o la scomparsa del dolore stesso.

All’interno di ognuna di queste patologie il dolore assume un ruolo specifico e si presenta con diversa frequenza, intensità e significato.

- Come diagnosticare la depressione mascherata

Per poter diagnosticare la depressione mascherata è indispensabile escludere una serie di quadri clinici solo apparentemente ad essa affini.

I disturbi somatoformi, ad esempio, costituiscono un gruppo di disturbi con sintomi fisici dietr ai quali o non esiste una patologia medica o l’intensità della sintomatologia è sproporzionata alla malattia presente.

Nell’ipocondria, altro esempio, il paziente è convinto di soffrire per una malattia fisica, a dispetto delle rassicurazioni che il medico gli ha fornito o nonostante i risultati di esami appositi.

Il disturbo di conversione (prima noto come “isteria”) si manifesta con sintomi neurologici quali : difficoltà motorie, instabilità e vere e proprie paresi e/o paralisi senza che nessuna struttura neuromuscolare sia effettivamente danneggiata.

Una produzione volontaria o la simulazione di dolore per assumere il ruolo di malato può rientrare nella categoria nosografica dei disturbi fittizi.

La persona affetta da questo particolare disturbo ha una personalità patologica che lo porta a desiderare di ricevere continue cure mediche.

La simulazione di una malattia o di un sintomo, infine, senza che l’individuo ne soffra veramente, può anche essere motivata dall’intento di:

assentarsi dal lavoro
lucrare su un risarcimento
sottrarsi ad un procedimento giudiziario
ottenere farmaci

Nella sindrome da dolore cronico, infine, la sintomatologia dolorosa è continuamente esibita accanto alla inabilità fisica, alla sofferenza, alla ricerca della altrui attenzione.

Queste solo alcune delle condizioni che il clinico deve escludere per procedere alla definizione di una corretta diagnosi di depressione mascherata.

Indicazioni di trattamento della depressione mascherata

A differenza delle forme tipiche di depressione, chi è affetto da una depressione mascherata interpella quasi sempre il medico, in prima battuta.

Questi ha un ruolo fondamentale perché in primis deve escludere la natura fisica del malessere.

Una volta fatto ciò, gli strumenti terapeutici disponibili sono di tipo farmacologico e psicoterapeutico, da implementare a seconda delle specificità del caso.

In generale, l’integrazione di interventi farmacologici e psicoterapeutici consente di ottenere i migliori risultati.

Gli obiettivi imprescindibili della psicoterapia secondo l’approccio Cognitivo-Comportamentale sono:

imparare a registrare le proprie esperienze di vita in modo consapevole;

imparare a osservare le proprie emozioni e le reazioni alle proprie emozioni;

comprendere i propri pensieri ed osservare i propri tipici “bias” (*) di interpretazione;

osservare consapevolmente i propri comportamenti.

In particolare è opportuno stimare la presenza di alessitimia(*) e di uno stile cognitivo concreto e orientato verso la realtà esterna.

Entrambi elementi che, insieme alla

povertà di immaginazione,
alla mancanza di introspezione,
al conformismo sociale
ed alla tendenza a esprimere le emozioni attraverso l’azione, possono rappresentare importanti fattori di mantenimento della depressione mascherata.

* distorsione di pensiero

* alessitimia : disturbo che consiste in un deficit della consapevolezza emotiva, che comporta l'incapacità sia di riconoscere sia di descrivere verbalmente i propri stati emotivi e quelli altrui.
Analfabetismo emotivo

Studio di Psicologia & Psicoterapia della dott.ssa Patrizia Babici
Via Altinate 128
3490754602

Dott.ssa Patrizia Babici psicologa & psicoterapeuta.Studio di psicologia e Psicoterapia

23/06/2023

COS’È L’ATTACCO DI PANICO

L'attacco di panico è un disagio psicofisico durante il quale, oltre all'ansia e alla paura, si associano diversi disturbi fisici spesso invalidanti.

E' un disturbo sempre più diffuso e colpisce più le donne rispetto agli uomini. L'attacco di panico rappresenta uno delle più frequenti patologie curate in ambito psicoterapico.

La persona colpita vive in un perenne stato di ansia in attesa dell'attacco successivo.

Ma che cosa è l'attacco di panico?

L'attacco di panico è una reazione emotiva sproporzionata a un pericolo percepito, ma non reale, caratterizzato da un'inadeguata risposta da parte dell'individuo alla situazione vissuta,
E' un disagio psicofisico che appartiene alla categoria dei disturbi d'ansia, durante il quale si percepiscono improvvisamente ansia acuta, paura e disagio, unitamente a diverse disturbi fisici.

I sintomi raggiungono il massimo dell'intensità entro 5-10 minuti dall'esordio per poi scemare in circa mezz'ora.
Gli attacchi di panico emergono senza che vi sia alcuna motivazione apparente che possa giustificarli e rendono il soggetto colpito invalidante nelle situazioni della vita quotidiana.

Gli attacchi di panico possono rimanere isolati o ripetuti nel tempo, in questo caso parliamo di Disturbo da Attacchi di Panico (DAP), una patologia con facile tendenza a cronicizzarsi se non trattata in tempo.

Come riconoscere un attacco di panico?

L'attacco di panico comprende la presenza di almeno quattro fra i seguenti sintomi, che raggiungono il picco d'intensità in 5- 10 minuti:

- Difficoltà a respirare e sensazione di soffocamento;

- Paura di morire o di impazzire;

- Aumento del battito cardiaco;

- Sudorazione;

- Dolori al petto;

- Vertigini, stordimento, tremori, sensazione di caldo e freddo;

- Formicolio o intorpidimento alle mani, al viso, ai piedi o alla bocca;

- Rossore al viso e al petto;

- Nausea o disturbi addominali;

- Dissociazione, percezione di non essere nel proprio corpo;

- Terrore, angoscia e sensazione che qualcosa di orribile stia per accadere;

- Crisi di pianto.

Accanto a questi sintomi, nel 35%-50% dei soggetti, si associa l'agorafobia, cioè l'evitamento fobico di luoghi o situazioni ritenute d'innesco dell'attacco di panico, quindi ansia a trovarsi in posti nuovi o in situazioni dalle quali sarebbe difficile allontanarsi o chiedere aiuto, affrontare viaggi da soli, ecc.

Quali sono le cause?

Alla base degli attacchi di panico esistono diverse fattori predisponenti: famigliarità per disturbi d'ansia;
stress emotivi;
la sensibilità di alcuni soggetti verso sostanze come alcool, caffeina, teina; uso di anfetamine, cocaina, ormoni tiroidei, cannabinoidi.

Secondo gli ultimi studi scientifici, l'attacco di panico potrebbe essere causato da una disfunzione del'l'amigdala, una porzione del cervello a forma di mandorla, implicata in particolar modo nell'elaborazione delle emozioni e della paura.

Questa struttura, situata nel lobo temporale del cervello, ha la funzione di modulare gli stimoli proveniente dall'interno e dall'esterno, prevenendo gli attacchi di panico.

La vulnerabilità di questa struttura agli eventi stressanti o meglio la sua iperattività, dovuta all'abbassamento geneticamente determinato della soglia di allarme, sarebbe alla base degli attacchi di panico.

Cosa fare quando arrivano gli attacchi di panico?

- Applicare alcune regole semplici e concrete può ridurre l'intensità dei sintomi e far vivere meno drammaticamente gli attacchi di panico;

- Proteggersi.
Allontanarsi dai luoghi, situazioni o incontri nei quali gli attacchi di panico sono esplosi;

- Mettersi comodi.
Ovunque ci si trovi, cercare di mettere al più presto il corpo nella posizione più comoda possibile, compatibilmente alla situazione.
Evitare la posizione sdraiata, che spesso peggiora i sintomi degli attacchi di panico;

- Cercare frescura.
Per alleviare la sensazione di caldo di vampate di calore, cercar, se si è all'aperto, la freschezza dell'ombra o del vento; se si è in casa, si può creare un po' di corrente aprendo le finestre,o applicare su viso e collo acqua ghiacciata

- Respirare nel modo più lento possibile
in caso di respiro veloce è utile respirare all'interno di un sacchetto di plastica o di carta.
Tale manovra riduce la sensazione di fiato corto;

- Chiedere aiuto.
Se si ha la sensazione di perdere il controllo e di cadere in preda all'angoscia, individuare qualcuno che possa stare vicino per la durata degli attacchi di panico, se si è da soli, distrarsi concentrandosi su cose, oggetti, persone care e aspettare;

Cosa non fare?

- Fingere.
Fingere di star bene peggiora le cose e aumenta i disturbi fisici.
È meglio dichiarare il malessere e farsi aiutare senza vergognarsi;

- Scappare. In preda alla paura di morire, tipico nell'attacco di panico, si può avere l'impulso di correre o di muoversi, senza guardarsi attorno, esponendosi così al rischio di incidenti o cadute;

- Forzare il respiro.
Le difficoltà respiratorie indotte dagli attacchi di panico portano istintivamente a "cercare aria" con aumento degli atti respiratori. Ciò manda il sangue in alcalosi (si riduce la quantità di anidride carbonica), accrescendo la stessa sensazione di angoscia.
Si deve dunque cercare di respirare lentamente

Come si cura il disturbo di attacchi di panico?

Oggi l'unica la strategia per curare questo genere di disturbi prevede un duplice approccio.

La psicoterapia ( accertarsi sia fatta da uno psicoterapeuta iscritto all’albo),si avvale da un approccio di tipo integrato cognitivo comportamentale con eventuale approfondimento di tipo psicodinamico e da ulteriori tecniche come l’EMDR,rilassamento e gestione dell’ansia,ipnosi ecc.
L’approccio farmacologico, prevede la somministrazione non prolungata di farmaci come le benzodiazepine e gli antidepressivi per affrontare più tranquillamente le esposizioni in vivo.

L’attacco di panico avviene quasi sempre dopo un persistente logoramento psichico e affonda le sue radici in un terreno depressivo molto spesso scatenato da modalità di vita e da eventi che mal si accordano alla personalità e all’indole della persona colpita.

Dr.ssa Patrizia Babici
Psicologa Psicoterapeuta
Via Altinate 128
3490754602

Dott.ssa Patrizia Babici psicologa & psicoterapeuta.Studio di psicologia e Psicoterapia

14/05/2023

AMORE È SPECCHIARSI

L’amore è uno specchio
una vera relazione è uno specchio in cui due amanti vedono l’uno il viso dell’altra, riconoscendovi il divino.
È un sentiero verso il divino.

La penetrazione fisica è sesso, che è una cosa molto superficiale. E lascia il vuoto.

La penetrazione psicologica è amore, ed è molto più profonda, molto più importante, molto più bella, molto più umana.

E c’è un terzo tipo di penetrazione: quando due consapevolezze si incontrano,
si fondono e si sciolgono l’una nell’altra.

Io la definisco preghiera.
Solo la preghiera ti darà una reale soddisfazione.
Solo la preghiera ti renderà consapevole della divinità dell’altra persona,
dell’essere divino dell’altra persona.

E nel contemplare la divinità dell’altra persona,
diventerai consapevole della tua stessa divinità.
L’amore vero sublima sempre.

Dr.ssa Patrizia Babici
Psicologa Psicoterapeuta
Via Altinate128- Pd
3490754602

Dott.ssa Patrizia Babici psicologa & psicoterapeuta.Studio di psicologia e Psicoterapia

IL  SILENZIO PATOLOGICO DEL NARCISISTASparire vuol dire “voler punire“ e quindi assurgere ad una posizione di potere.  C...
02/04/2023

IL SILENZIO PATOLOGICO DEL NARCISISTA

Sparire vuol dire “voler punire“ e quindi assurgere ad una posizione di potere.

Chi sparisce è una persona che tende ad accentrare tutto su di se e che pensa di poter “dominare” l'altra persona permettendosi di dileguarsi senza un perché, lasciando l’altro senza possibilità di replica.

Chi sparisce è una persona fortemente superficiale e poco in relazione con il “qui e ora”.
Manca il vissuto, il contatto con la realtà e la profondità che meritano sia i sentimenti che le persone ,in quanto sparire
vuol dire fare del male all’altro, costringendolo a subire la situazione in modo del tutto passivo.

Ciò avviene quando, per un qualsiasi motivo, la vittima non fornisce più il nutrimento necessario all’io ipertrofico del narcisista e quindi diventa per lui inutile.

Sparire in se, indipendentemente da quali siano le cause, non è che un modo “vigliacco”, veloce e “indolore” per chi lo compie e che permette tra l’altro di evitare tutti gli strascichi a volte pesanti e dolorosi che implica un normale rapporto fatto di comunicazione verbale ormai troppo sovente difficile da gestire da parte di troppe persone.

Il tutto avviene in presenza di una personalità narcisista con modalità emotive fortemente immature infantilmente persuasa di manipolare l’altro attraverso l’abuso emotivo.

Ricordiamo che il narcisista dalle relazioni
non mira a ricevere o dare gratificazione affettiva,ma bensì a ricavarne nutrimento per auto confermarsi e convincersi ancora una volta di essere speciale.

È completamente assente l’empatia emotiva,il senso di colpa o il rimorso.
Anzi il nutrimento e lo scopo consistono proprio nel godimento di far soffrire la vittima malcapitata dando così al narcisista l’illusione di essere forte e invulnerabile e di non aver bisogno di nessuno.

Dr.ssa Patrizia Babici
Via Altinate128
3490754602
Psicoterapeuta

CURIAMO IL NOSTRO GIARDINO“E un altro comprende ciò che fai tu? Da dove ti viene il diritto di avere opinioni sugli altr...
15/01/2023

CURIAMO IL NOSTRO GIARDINO

“E un altro comprende ciò che fai tu?

Da dove ti viene il diritto di avere opinioni sugli altri o di agire su di loro?

Tu hai trascurato te stesso, il tuo giardino è pieno di erbacce, e tu vuoi insegnare al tuo vicino l'ordine e fargli notare i suoi difetti!
Perché hai da tacere sugli altri?
Perché ci sarebbe molto da dire sui tuoi propri demoni.”

Carl Gustav Jung

Nel linguaggio comune i termini psicologo, psichiatra, psicanalista e psicoterapeuta vengono spesso erroneamente utilizz...
09/12/2022

Nel linguaggio comune i termini psicologo, psichiatra, psicanalista e psicoterapeuta vengono spesso erroneamente utilizzati come interscambiabili.

Al di là della confusione terminologica, questo atteggiamento indica una scarsa conoscenza delle competenze ed i ruoli relativi ad ogni figura professionale.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza sulle differenze tra psicologo, psicoterapeuta, psichiatra e psicoanalista:

Lo psicologo (non può fare terapia)

Lo psicologo non è un medico.
È laureato in Psicologia.
Successivamente è abilitato all’esercizio della professione da un esame di Stato che gli permette di accedere all’iscrizione dell’Albo Professionale. Un dottore in psicologia che non ha effettuato il regolare tirocinio (1 anno) e non ha superato le 4 prove previste per l’esame di stato non è di fatto uno psicologo.
Non può infatti iscriversi all’Albo e non può esercitare la professione derivante dal proprio titolo.

La professione dello psicologo è regolata da una specifica normativa, il codice deontologico, che ne definisce i doveri ed i limiti.
Lo scopo principale del lavoro dello psicologo – differente da quello dello psicoterapeuta che è orientato alla CURA dei disturbi e della psicopatologia – è la prevenzione del disagio o dei disturbi psicologici, la promozione del benessere della persona con azioni di sostegno.

Il principale strumento di intervento dello psicologo è il colloquio psicologico. Questo può accompagnarsi alla somministrazione di test psicologici con una funzione diagnostica ed orientativa.

Lo psicologo che non sia specializzato e abilitato alla psicoterapia NON ha la formazione per la cura e terapia dei disturbi psicologici o psichiatrici.

Lo psicoterapeuta (deputato alla cura)

La psicoterapia è lo strumento clinico che consente di trattare e curare attraverso strumenti non farmacologici, i disturbi psicopatologici.
Quindi per il trattamento e la cura dei disturbi psicologici dovete assicurarvi che il professionista sia uno psicoterapeuta.

La legge italiana prevede che possano essere abilitati all’esercizio della psicoterapia i laureati in psicologia o medicina che abbiano acquisito una specifica formazione psicoterapica di quattro anni post-lauream.

Questa prevede un percorso, almeno quadriennale, presso scuole di specializzazione universitaria o riconosciute dal MIUR secondo la normativa vigente.

Quello di “psicoterapeuta” è dunque un titolo legale aggiuntivo rispetto a quello di psicologo o medico, che garantisce suddetta formazione e permette la cura dei disturbi.

Tale titolo deriva infatti da un percorso di studi di 4 anni di specializzazione post-lauream.
Questo prevede anche un tirocinio pratico continuativo e la supervisione da parte di psicoterapeuti esperti.

Nell’ambito della psicoterapia vi sono molti approcci, che prevedono teorie e metodi alquanto diversi tra loro.
Dalla tradizionale psicoanalisi, alla terapia sistemico-familiare, fino alla più moderna terapia cognitivo comportamentale. Questa è attualmente la più diffusa nel mondo occidentale perché è l’unica ad avere una mole di ricerca scientifica a supporto della sua efficacia.

Lo psicoterapeuta – a differenza dello psicologo – è dunque il professionista indicato nella cura dei disturbi psicopatologici.

Il titolo di psicoterapeuta non abilita comunque alla prescrizione di farmaci, se il clinico è uno psicologo e non un medico.

Lo psicanalista

Talvolta un’ulteriore difficoltà terminologica porta i “non addetti al settore” a confondere i precedenti titoli con lo psicanalista (o psicoanalista). Nel linguaggio comune, infatti, il termine psicanalista (o analista) viene erroneamente usato per indicare chiunque pratichi un’attività psicoterapeutica.

Lo psicanalista è invece uno psicoterapeuta che esercita la propria pratica clinica basandosi su un preciso approccio di riferimento (appunto quelli psicoanalitico). La psicoanalisi affonda le sue radici nella teoria Freudiana e si distingue enormemente da altre forme di psicoterapia (vedi terapia cognititivo comportamentale, terapia familiare, ecc.). Ad esempio, per regole del setting (frequenza e durata delle sedute, modalità di interazione terapeuta – paziente) e per strategie di intervento.

Lo psichiatra

Nell’ordinamento italiano lo psichiatra è un laureato in medicina e chirurgia con specializzazione in psichiatria. Quindi è prima di tutto un medico: può prescrivere farmaci generici e/o psicofarmaci e richiedere e valutare esami clinici.

La psichiatria è la branca specialistica della medicina che si occupa dello studio, della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali e dei comportamenti patologici.
Lo psichiatra è in grado di porre diagnosi riguardo a tutti i disturbi psicopatologici. Valuta la sintomatologia e il decorso clinico e propone una cura che può indirizzarsi verso un intervento farmacologico e/o psicoterapeutico.

Lo psichiatra, in quanto medico, può anche avere una formazione psicoterapeutica.
In tal caso avrà il titolo aggiuntivo psichiatra e psicoterapeuta. La legge italiana consente agli psichiatri di avere il titolo di psicoterapeuta su semplice richiesta all’Ordine professionale. Questo di fatto non garantisce, come invece è per gli psicologi, che lo psichiatra-psicoterapeuta abbia frequentato una scuola di specializzazione quadriennale in psicoterapia.
Dott.ssa Patrizia Babici
Psicoterapeuta
3490754602
Via Altinate 128 - Pd

Indirizzo

Via Altinate 128
Padua
35121

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Studio di Psicologia & Psicoterapia della dott.ssa Patrizia Babici pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Studio di Psicologia & Psicoterapia della dott.ssa Patrizia Babici:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram