13/11/2025
📝 Dott.ssa Vanessa Zoppello
Appartenere
Nelle ultime settimane sono state diverse le occasioni in cui ho avuto modo di riflettere sul termine “appartenenza”. Sia all’interno del gruppo di specializzazione che sta volgendo al termine e sia all’interno dell’èquipe di CareMind in cui dopo l’evento dell’11 ottobre ci è risuonato ancora più forte il quanto “apparteniamo”.
Ma cosa significa appartenere?
Una parola che porta dentro di sé l’eco dell’essere parte.
Viene dal latino ad-partĭnēre: “essere in relazione con”, “avere legame con”.
Appartenere non è solo “stare dentro” qualcosa, ma sentirsi dentro - trovare un posto, un volto, una voce che ci risuona accanto.
Fin da piccoli impariamo a riconoscerci attraverso gli sguardi degli altri: lo sguardo che ci accoglie, quello che ci conferma, quello che ci ferisce.
E anche da adulti continuiamo, in fondo, a cercare luoghi e persone in cui sentirci parte, riconosciuti, compresi.
Apparteniamo a una famiglia, a un gruppo di amici, a un’équipe di lavoro, a una comunità.
Apparteniamo a chi ci fa sentire visti, a chi ci invita a restare anche quando non siamo al meglio di noi.
Apparteniamo ai legami che ci permettono di essere autentici, e a quelli che ci costringono a cambiare, a crescere, a incontrare parti di noi che non conoscevamo.
Un gruppo, qualunque esso sia, è sempre più della somma dei singoli.
È un intreccio di storie, di emozioni, di risonanze.
È un luogo dove le nostre fragilità trovano eco e dove il dolore, condiviso, smette di essere solitudine.
Nel gruppo qualcosa accade: una parola che risuona, un gesto che ci tocca, un silenzio che ci fa riflettere.
Sono momenti che, a volte, restano con noi per sempre.
Appartenere significa permettere all’incontro con l’altro di trasformarci.
Perché non usciamo mai uguali da un legame vero: ogni volta che ci apriamo all’altro, qualcosa in noi si muove, si ricompone, prende forma nuova.
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