Dott.ssa Alessia Alongi Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Alessia Alongi Psicologa Psicoterapeuta Psicologa Clinica e Psicoterapeuta ad orientamento Sistemico Familiare🌱

Si riceve per appuntamento.

10/11/2025

Molti genitori desiderano crescere bambini rispettosi, gentili, capaci di stare bene con gli altri.

Ma a volte, senza accorgersene, l’intento educativo si trasforma in un messaggio diverso: “devi piacere agli altri per essere accettato”.

Accade quando il rispetto delle regole si confonde con l’obbligo al compiacimento:
💬 “Dai un bacino alla nonna anche se non vuoi”,
💬 “Sorridi, altrimenti si offendono”,
💬 “Non fare il timido, saluta bene”.

Sono richieste quotidiane, spesso mosse da buone intenzioni. Ma il bambino, ancora privo degli strumenti per differenziare il rispetto dalla sottomissione emotiva, può interpretarle come un invito a mettere da parte il proprio sentire per mantenere l’armonia.

Nel tempo, questo può portare a una regolazione disfunzionale delle emozioni e a una fragilità identitaria: bambini che si leggono attraverso lo sguardo dell’altro e adulti che faticano a dire “no” per paura di deludere.

Le teorie sistemico-relazionali (Minuchin, 1974; Bowen, 1978) mostrano come in molte famiglie il mantenimento della quiete e della coesione emotiva passi dal sacrificio dell’autenticità. È un meccanismo protettivo, ma ha un costo alto: la perdita di spontaneità e di libertà espressiva.

Educare, invece, non significa evitare il disagio relazionale.
Significa insegnare ai figli a stare nel mondo senza rinunciare a sé stessi, riconoscendo che possono dire “no” con rispetto, dissentire senza perdere l’amore dell’altro.

Perché l’obiettivo non è crescere bambini “buoni”, ma adulti autentici, liberi e capaci di amare senza compiacere.
Un atto di fiducia nel loro diritto di essere interi: capaci di rispetto, sì, ma anche di verità, libertà e presenza.

𝐃𝐨𝐭𝐭.𝐬𝐬𝐚 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐚 𝐀𝐥𝐨𝐧𝐠𝐢
Psicologa Psicoterapeuta
📍Via Sampolo 48 PA
💬 3897840444
💻 prenota su MioDottore

07/11/2025

Le famiglie ricostituite rappresentano una delle configurazioni relazionali più complesse e sfidanti del panorama contemporaneo.

Nascono dalla trasformazione di legami precedenti e dalla costruzione di nuove connessioni affettive tra persone che, fino a poco prima, erano estranee.

È un processo “istantaneo”, come lo definiscono Cohan de Urribarri e Urribarri (1986), ma raramente lineare: l’unione di due nuclei implica la ridefinizione di ruoli, confini e appartenenze.

Da una prospettiva sistemico-relazionale, la famiglia allargata è un sistema in riorganizzazione, in cui ogni cambiamento in una sottoparte (la coppia, i figli, le famiglie d’origine) influenza l’equilibrio complessivo.

Il rischio di sentirsi esclusi o inglobati in dinamiche non scelte è frequente, soprattutto quando la nuova struttura si forma senza tempi adeguati di elaborazione.

Il conflitto, in questi contesti, non è segno di fallimento ma indice di una trasformazione in corso.

I partner si confrontano con sentimenti ambivalenti – gratificazione nella nuova coppia e senso di colpa verso i figli o le famiglie precedenti – mentre i figli vivono spesso conflitti di lealtà, divisi tra il desiderio di accogliere e la paura di tradire.

Il genitore acquisito, dal canto suo, occupa una posizione “stabilmente instabile”: è chiamato a esercitare funzioni affettive senza poteri formali, muovendosi tra presenza e rispetto dei confini.

Costruire una nuova identità familiare richiede tempo, riflessività e dialogo.
La ricerca evidenzia alcuni fattori protettivi: co-genitorialità cooperativa, alleanza tra genitore biologico e acquisito, sostegno nella coppia e rispetto dei tempi affettivi dei figli.

Quando queste risorse vengono attivate, la famiglia ricomposta può diventare uno spazio generativo, in cui le differenze non sono un ostacolo ma una fonte di arricchimento.

Come ricordano Mazzoni, Andolfi e Mascellani (2021), il benessere non dipende dalla struttura in sé, ma dalla qualità delle relazioni che la abitano.

𝐃𝐨𝐭𝐭.𝐬𝐬𝐚 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐚 𝐀𝐥𝐨𝐧𝐠𝐢
Psicologa Psicoterapeuta
📍Via Sampolo 48 PA
💬 3897840444
💻 prenota su MioDottore

06/11/2025

Un recente studio pubblicato su Nature (Martinot & Dehaene, 2025) conferma ciò che molte ricerche psicologiche e neuroscientifiche avevano già suggerito: non esiste alcuna differenza innata tra bambine e bambini nelle abilità matematiche.

All’ingresso nella scuola primaria, le competenze cognitive di base — riconoscimento numerico, quantità, relazioni spaziali — risultano identiche.

Il divario tra i generi emerge solo nei primi mesi di scuola, e tende a consolidarsi nel tempo.

Ciò suggerisce che non è la biologia a generare la differenza, ma il contesto.

Le aspettative degli adulti, il linguaggio usato in classe, la modalità di proposta dei compiti e le reazioni ai successi o agli errori contribuiscono a plasmare la fiducia e la percezione delle proprie capacità.

Gli autori parlano di “shaping socioculturale”: un processo attraverso cui gli stereotipi di genere diventano parte integrante del modo in cui i bambini si percepiscono.

Questo fenomeno mostra come la costruzione dell’identità cognitiva sia intrinsecamente relazionale: ciò che i bambini pensano di poter fare nasce dal modo in cui vengono visti, valorizzati o, al contrario, sottovalutati.

Il primo anno di scuola rappresenta dunque una finestra critica: un tempo in cui le esperienze relazionali e didattiche iniziano a modellare non solo l’apprendimento, ma anche la narrazione interna di sé come “capace” o “non portato”.

Promuovere un’educazione realmente equa significa allora intervenire precocemente, adottando linguaggi e pratiche che non trasmettano, anche implicitamente, differenze di aspettativa.

Perché l’uguaglianza non è solo una questione di opportunità, ma di sguardi che riconoscono e valorizzano le potenzialità comuni di tutti i bambini e le bambine.

𝐃𝐨𝐭𝐭.𝐬𝐬𝐚 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐚 𝐀𝐥𝐨𝐧𝐠𝐢
Psicologa Psicoterapeuta
📍Via Sampolo 48 PA
💬 3897840444
💻 prenota su MioDottore

05/11/2025

L’influenza del giudizio altrui sull’immagine di sé è un fenomeno ampiamente documentato in psicologia sociale e nelle teorie del sé.

Fin dalle origini evolutive, la sopravvivenza dell’individuo è stata legata alla capacità di mantenere l’appartenenza al gruppo (Baumeister & Leary, 1995).

Il giudizio degli altri, quindi, non è soltanto una valutazione esterna, ma un segnale sociale che il cervello interpreta come indicatore di inclusione o esclusione.

Secondo le teorie dell’identità sociale (Tajfel & Turner, 1986) e del sé riflesso (Cooley, 1902), l’immagine che abbiamo di noi si costruisce attraverso i feedback provenienti dall’ambiente relazionale: il “sé” è, in parte, il risultato degli sguardi e delle narrazioni che riceviamo.

Nella prospettiva sistemico-relazionale, ciò si traduce nell’idea che l’identità è co-costruita: si definisce e ridefinisce costantemente all’interno delle interazioni significative.

Quando il bisogno di approvazione supera la capacità di autoregolazione interna, il giudizio altrui può assumere una funzione regolativa eccessiva, orientando il comportamento verso la conformità piuttosto che verso l’autenticità.

In questi casi, la narrazione di sé diventa adattiva ma non veritiera: risponde più al bisogno di mantenere l’omeostasi relazionale che a quello di esprimere un sé coerente e integrato.

Recuperare un equilibrio significa riattivare la capacità riflessiva: riconoscere che ogni sguardo esterno partecipa alla costruzione di noi, ma non la determina interamente.

È in questo spazio di consapevolezza che può emergere un senso di sé più autonomo, complesso e autentico.

𝐃𝐨𝐭𝐭.𝐬𝐬𝐚 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐚 𝐀𝐥𝐨𝐧𝐠𝐢
Psicologa Psicoterapeuta
📍Via Sampolo 48 PA
💬 3897840444
💻 prenota su MioDottore

Essere sinceri non è dire tutto. È dire ciò che serve, nel modo giusto, al momento giusto. Questo è rispetto, ed è anche...
04/11/2025

Essere sinceri non è dire tutto. È dire ciò che serve, nel modo giusto, al momento giusto. Questo è rispetto, ed è anche intelligenza emotiva.

𝐃𝐨𝐭𝐭.𝐬𝐬𝐚 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐚 𝐀𝐥𝐨𝐧𝐠𝐢
Psicologa Psicoterapeuta
📍Via Sampolo 48 PA
💬 3897840444
💻 prenota su MioDottore

03/11/2025

Molto spesso non è solo “difficile parlare di ciò che si prova”.

È che non siamo stati educati a farlo.

In molte storie di vita, la lingua emotiva è rimasta non appresa: nessuno ci ha insegnato come nominare la rabbia, la tristezza o la paura senza sentirci sbagliati o deboli.

In ottica sistemico-relazionale, il linguaggio emotivo nasce dentro le relazioni.
È attraverso lo sguardo e le parole dell’altro — soprattutto nelle prime esperienze familiari — che impariamo quali emozioni sono lecite e quali no.
Quando un contesto non riconosce o invalida certi stati affettivi, quelle emozioni tendono a restare non pensabili, non dicibili.

Non riuscire a “dire” ciò che si sente, quindi, non è solo mancanza di lessico emotivo.
È spesso la traccia di una proibizione interna: un messaggio implicito, ricevuto nel tempo, che dice “questa emozione non deve esistere”.

Il lavoro terapeutico — in particolare quello centrato sulla narrazione e sulla regolazione emotiva — mira proprio a ri-autorizzare la persona a sentire e a nominare.
Mettere in parole ciò che si sente significa restituire dignità all’esperienza emotiva e riattivare un dialogo interno più integrato.

Dare nome a un’emozione non è solo descriverla:
è riconoscerla, legittimarla e permetterle di trasformarsi.

𝐃𝐨𝐭𝐭.𝐬𝐬𝐚 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐚 𝐀𝐥𝐨𝐧𝐠𝐢
Psicologa Psicoterapeuta
📍Via Sampolo 48 PA
💬 3897840444
💻 prenota su MioDottore

L’assenza di conflitto non è sempre segno di equilibrio. A volte è il modo in cui un sistema familiare evita la paura de...
30/10/2025

L’assenza di conflitto non è sempre segno di equilibrio. A volte è il modo in cui un sistema familiare evita la paura della rottura.

𝐃𝐨𝐭𝐭.𝐬𝐬𝐚 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐚 𝐀𝐥𝐨𝐧𝐠𝐢
Psicologa Psicoterapeuta
📍Via Sampolo 48 PA
💬 3897840444
💻 prenota su MioDottore

Paradosso contemporaneo: sempre più sessualità visibile, ma anche più paura e vergogna. Per genitori e professionisti, l...
28/10/2025

Paradosso contemporaneo: sempre più sessualità visibile, ma anche più paura e vergogna.

Per genitori e professionisti, la sfida è creare spazi di parola non giudicanti e educazione al consenso.
Ma avendone per primi consapevolezza.

𝐃𝐨𝐭𝐭.𝐬𝐬𝐚 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐚 𝐀𝐥𝐨𝐧𝐠𝐢
Psicologa Psicoterapeuta
📍Via Sampolo 48 PA
💬 3897840444
💻 prenota su MioDottore

Indirizzo

Via Sampolo 48
Palermo
90143

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott.ssa Alessia Alongi Psicologa Psicoterapeuta pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram