Dott.ssa Silvana La Porta Psicologo Psicoterapeuta

Dott.ssa Silvana La Porta Psicologo Psicoterapeuta Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale integrato con l'approccio Sistemico Relazionale.

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Il 25 novembre si celebra  nel mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, una r...
24/11/2025

Il 25 novembre si celebra nel mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall' Assemblea generale delle Nazioni Unite, che in questa data invita i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani.

COSA S’INTENDE PER VIOLENZA DI GENERE?
È “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l’art 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne.
Con l’espressione violenza di genere si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso.
La violenza ha effetti negativi a breve e a lungo termine, sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima. Le conseguenze possono determinare per le donne isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di sé stesse e dei propri figli. I bambini che assistono alla violenza all’interno dei nuclei familiari possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento. Gli effetti della violenza di genere si ripercuotono sul benessere dell’intera comunità.

VIOLENZA PSICOLOGICA
La violenza psicologica si manifesta in forma indiretta, ad esempio mediante comportamenti, come non ascoltare, fraintendere volutamente, minacciare lesioni o vendetta, disprezzare la partner, trattarla come una domestica, intimorirla, colpevolizzarla, offenderla, controllarla e/o isolarla.

STALKING
Comportamento persecutorio messo spesso in atto quando la donna cerca di allontanarsi da una relazione violenta. Il maltrattatore perseguita l’ex-partner seguendola negli spostamenti, aspettandola sotto casa, al lavoro, telefonandole continuamente a casa, in ufficio, sul telefonino. Gli effetti possono essere devastanti: viene minato il senso dell’autonomia e dell’indipendenza della donna facendola sentire “in trappola”; molte donne riportano anche disturbi del sonno, difficoltà a concentrarsi fino ad arrivare, nei casi più estremi, a depressioni.

VIOLENZA ECONOMICA
La violenza economica è caratterizzata dal legame o dalla dipendenza economica dalla persona che la esercita; per esempio vietando alla donna di svolgere un lavoro o un percorso formativo, sfruttando la donna come forza lavoro, ricoprendola di debiti, limitando o privando la donna del denaro per le spese domestiche, se non lavora, non rendendola partecipe al reddito familiare, o non corrispondendo gli alimenti dopo la separazione.

VIOLENZA FISICA
La violenza fisica si esprime in un’aggressione diretta contro una persona, ad esempio mediante spintoni, tirate di capelli, schiaffi, pugni, ferite con un coltello, fino all’uccisione in casi estremi.

VIOLENZA SESSUALE
La violenza sessuale definisce ogni atto sessuale attivo o passivo, imposto alla vittima mediante violenza fisica, minacce o abuso di autorità.

VIOLENZA ASSISTITA
La violenza assistita è quella violenza domestica che consiste nel sottoporre un minore alla violenza verbale, fisica, sessuale di un genitore sull’altro e/o su persone a cui vuole bene.
Quando la violenza è ripetuta, compromette seriamente il benessere, lo sviluppo individuale e la capacità di interagire in modo funzionale a livello sociale, di un minore, che rischia di sviluppare comportamenti violenti in età adulta, assumendo la violenza come strumento relazionale, soprattutto nei rapporti di coppia. Un dato chiave che mette in allerta sulla trasmissione intergenerazionale della violenza. È stato rilevato infatti che i figli maschi che hanno assistito a violenze sulla madre diventano più facilmente abusanti e le figlie femmine più facilmente vittime di violenza nel corso della loro vita.

La legge contro la violenza di genere persegue tre obiettivi principali: prevenire i reati, punire i colpevoli, proteggere le vittime.

I DATI:
Secondo i dati Istat relativi al primo trimestre 2022, nonostante una lieve flessione rispetto all’anno precedente (-2%), le richieste di soccorso rappresentano sempre un numero elevato e preoccupante (7.814): oltre il 61,4% delle vittime afferma di subire violenze da anni, segnalando come principale quella fisica, ma anche la violenza psicologica è sempre più frequente.
Anche i dati del 1° Rapporto dell’Osservatorio sulla Sicurezza della Casa di Censis e Verisure, con il contributo del Servizio Analisi Criminale del Ministero degli Interni – presentato a Roma lo scorso 4 Ottobre – evidenziano un considerevole incremento di casi di violenza di genere e chiamate al numero verde antiviolenza. Nel 2021 si sono registrate: 5.169 violenze sessuali, il 5,8% in più rispetto al 2019 e il +14,9% rispetto al 2020; 119 omicidi con vittime donne, + 9,2% rispetto al 2019; 16.272 chiamate al numero verde antiviolenza 1522, ben l’88,2% in più dal 2019 al 2021. Non a caso, in Italia il 30,8% delle donne teme di subire una violenza sessuale e il 4,5% una violenza domestica.
Secondo il Rapporto Istat 2019 sulle donne vittime di omicidi, delle 111 donne uccise nel 2019, l’88,3% è stata uccisa da una persona conosciuta. In particolare il 49,5% dei casi dal partner attuale, corrispondente a 55 donne, l’11,7%, dal partner precedente, pari a 13 donne, nel 22,5% dei casi (25 donne) da un familiare (inclusi i figli e i genitori) e nel 4,5% dei casi da un’altra persona che conosceva (amici, colleghi, ecc.).
I dati del Report del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale aggiornato al 6 marzo 2022 evidenzia che:
nel 2021 sono stati 119 gli omicidi con vittime di sesso femminile, a fronte dei 117 dello stesso periodo del 2020.
Le donne uccise in ambito familiare/affettivo nel 2021 sono state 103 a fronte delle 101 del 2020.
Le donne vittime di partner o ex partner nel 2021 sono state 70, a fronte delle 68 del 2020.
Istat torna a indagare sulla violenza maschile contro le donne, denunciata e sommersa, con le interviste a circa 17.500 cittadine italiane tra i 16 e i 75 anni sentite al telefono tra marzo e agosto di quest’anno. Sono circa 6 milioni e 400mila – il 31,9% - le donne italiane dai 16 ai 75 anni di età che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita a partire dai 16 anni di età. Il 18,8 ha subito violenze fisiche e il 23,4% violenze sessuali. Tra queste ultime, a subire stupri o tentati stupri sono il 5,7% delle donne. Confrontando i dati del 2025 con quelli del 2014 si registra un aumento significativo delle violenze subite dalle giovanissime (donne di 16-24 anni) che passano dal 28,4% al 37,6%. L’aumento riguarda in particolare le violenze di natura sessuale, che crescono dal 17,7% al 30,8%. L’aumento interessa tutti i tipi di autore, ma risulta più marcato per le violenze perpetrate dagli ex partner, che passano dal 5,7% nel 2014 al 12,5% nel 2025, e per quelle commesse da uomini non partner, che salgono dal 15,3% al 28,6% nello stesso periodo.

21/11/2025

🌏 20 Novembre – Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Oggi celebriamo la Convenzione ONU del 1989, che ci ricorda che bambini e adolescenti sono titolari di diritti propri, diritti che le istituzioni hanno il dovere di proteggere e promuovere.

Tra questi diritti, ce n’è uno che nel nostro Paese merita ancora più coraggio e visione: il diritto di accedere a educazione affettiva, sessuale e supporto psicologico senza che il consenso genitoriale diventi una barriera insuperabile.
Per molti adolescenti che vivono conflitti familiari, paura, vergogna o contesti disfunzionali, la richiesta del consenso dei genitori significa non poter chiedere aiuto, non poter accedere a percorsi di prevenzione e tutela, non poter comprendere ciò che vivono.
È una fragilità del sistema che rischia di lasciare soli proprio coloro che più avrebbero bisogno di essere accompagnati.

Molti Paesi hanno adottato da anni il principio dell’autonomia progressiva del minore, riconosciuto anche dal Comitato ONU per i Diritti dell’Infanzia: i ragazzi, crescendo, devono essere messi nella condizione di partecipare attivamente alle scelte che riguardano la loro salute, il loro corpo, il loro benessere emotivo e relazionale.
È un cambio di paradigma che in Italia stenta ad emergere, specialmente in ambito scolastico e psicologico.

Eppure, proprio in questi giorni, il nostro ordinamento compie un passo avanti fondamentale.
La Commissione Giustizia della Camera ha approvato all’unanimità un emendamento che introduce nel nostro codice penale un principio chiaro e rivoluzionario:
senza consenso libero e attuale, è sempre violenza sessuale.
Un cambiamento culturale e giuridico che elimina zone d’ombra interpretative e rafforza la tutela della libertà sessuale di ogni persona.
Questo passaggio conferma quanto il tema del consenso debba diventare parte integrante dell’educazione affettiva e relazionale sin dalla più tenera età: perché imparare a riconoscere, esprimere e rispettare i confini propri e altrui significa prevenire violenza, abusi e dinamiche predatorie.

In queste ultime settimane abbiamo più volte ribadito che educazione affettiva e accesso al supporto psicologico sono strumenti di protezione, non minacce.
La letteratura scientifica internazionale lo conferma: quando i giovani hanno spazi sicuri per parlare di emozioni, relazioni, corpo, consenso e confini, diminuiscono violenza, disagio psicologico, ritiro sociale e dinamiche abusive.
Come Ordine degli Psicologi della regione Siciliana, insieme alla nostra comunità professionale continueremo ad assumere, con responsabilità, la nostra funzione pubblica e sociale nel guidare e orientare le politiche che riguardano le nuove generazioni, con rigore, competenza e cura, affinché i diritti dell’infanzia non rimangano enunciati formali, ma diventino realtà concreta per ogni bambino e ogni adolescente.

21/11/2025

𝐂𝐨𝐧 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐨𝐧𝐝𝐚 𝐭𝐫𝐢𝐬𝐭𝐞𝐳𝐳𝐚, 𝐥'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐏𝐬𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐨𝐦𝐛𝐚𝐫𝐝𝐢𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚 𝐚𝐥 𝐜𝐨𝐫𝐝𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐫𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐏𝐫𝐨𝐟. 𝐏𝐚𝐮𝐥 𝐄𝐤𝐦𝐚𝐧.

La notizia della sua scomparsa, avvenuta il 17 novembre 2025 all’età di 91 anni, ci colpisce profondamente. Ekman è stato uno dei giganti della psicologia moderna: un pioniere nello studio scientifico delle emozioni e delle espressioni facciali, capace di portare alla luce il carattere universale di molte emozioni attraverso ricerche condotte in culture diverse.

Il suo lavoro ha oltrepassato i confini della ricerca accademica, raggiungendo un pubblico vastissimo grazie a libri come Telling Lies ed Emotions Revealed, che hanno reso comprensibili a tutti le dinamiche emotive più complesse.
Il suo contributo è arrivato anche al grande pubblico grazie alla consulenza per la serie Lie to Me e per il film d’animazione Inside Out, esempi di come la scienza delle emozioni possa dialogare con la società in forme nuove e accessibili.

Oggi, pur nella tristezza della perdita, vogliamo onorare il suo lascito: un patrimonio straordinario di conoscenza, rigore e profonda attenzione alla dignità umana, che continuerà a guidare e ispirare il lavoro di psicologhe, psicologi e professionisti della salute mentale.

17/11/2025

𝐄̀ 𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐍𝐄𝐔𝐑𝐎𝐆𝐈𝐍𝐄𝐂𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀!

È stata presentata una nuova disciplina: la 𝐧𝐞𝐮𝐫𝐨𝐠𝐢𝐧𝐞𝐜𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚, un campo che unisce ginecologia e neuroscienze per studiare e trattare il dolore pelvico cronico, l’infertilità e il coinvolgimento dei nervi pelvici, anche nelle forme più severe di endometriosi.
La neuroginecologia è stata fondata dal professor 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐂𝐞𝐜𝐜𝐚𝐫𝐨𝐧𝐢 Marcello Dottormarcello Ceccaroni, riconosciuto a livello mondiale per la chirurgia avanzata dell’endometriosi e per le tecniche nerve-sparing dedicate alla preservazione delle strutture nervose.
Questa nuova disciplina si concentra su:
- studio del sistema nervoso pelvico
- meccanismi che generano dolore e infertilità
- tecniche mirate alla preservazione e alla rigenerazione delle fibre nervose
- approcci innovativi applicati anche alle forme di endometriosi che interessano i nervi

Ed è lo stesso fondatore a spiegare la visione alla base di questo nuovo campo della medicina:
«La neuroginecologia è un ponte tra anatomia, neuroscienze e innovazione chirurgica.»
Un passaggio che chiarisce l’obiettivo fondamentale: arrivare a comprendere e trattare meglio i meccanismi che regolano dolore, infertilità e funzionalità pelvica nelle condizioni più complesse.

È presente anche un altro punto chiave, riportato chiaramente:
«Tra gli obiettivi, rigenerare le fibre nervose.»

Il professor Ceccaroni è inoltre fondatore e presidente della nuova società scientifica internazionale dedicata alla neuroginecologia e alla chirurgia nerve-sparing.

Come associazione che tutela le persone con endometriosi, riconosciamo l’importanza di questa nuova disciplina e il valore di un lavoro che da anni si concentra sulle forme più difficili, in particolare quelle che coinvolgono i nervi pelvici.

Oggi vogliamo dare merito al professor Marcello Ceccaroni per aver aperto una strada nuova, avanzata e necessaria.
Grazie♥️

LA VOCE DI UNA È LA VOCE DI TUTTE

Sono una persona forte, di quelle con cui la vita è stata dura più di una volta. Tuttavia, ho bisogno che ogni tanto qua...
27/10/2025

Sono una persona forte, di quelle con cui la vita è stata dura più di una volta. Tuttavia, ho bisogno che ogni tanto qualcuno mi prenda per mano e mi dica che tutto andrà bene, che mi assicuri che ci sono molte cose da fare e poche di cui preoccuparsi. Sentire questa necessità non è sinonimo di debolezza, bensì rappresenta l’audacia di qualcuno che apprezza un po’ di sostegno e conforto quando ne ha bisogno.“Ciò che non mi uccide, mi rende più forte” diceva Friedrich Nietzsche a giusto titolo. Ed è vero, per un motivo molto semplice: affinché una persona acquisisca la giusta quantità di forza nel cuore e innalzi le fondamenta del suo coraggio, prima di tutto deve esser caduto, deve aver provato la ferita della delusione, il vuoto della perdita e il marchio dell’errore.

Sono una persona forte, ho superato molte avversità. Tuttavia, ho bisogno che ogni tanto qualcuno mi prenda per mano e mi dica che andrà tutto bene.

Spesso pensiamo che certe dinamiche tossiche sono solo nei rapporti sentimentali invece possono verificarsi con altretta...
18/10/2025

Spesso pensiamo che certe dinamiche tossiche sono solo nei rapporti sentimentali invece possono verificarsi con altrettanta distruttività anche nei rapporti familiari e amicali. Riconoscere i segnali aiuta a prendere consapevolezza del tipo di relazione e ad allontanarono, o, quando ciò non è possibile perchè ad esempio son coinvolti genitori o figli, allentare comunque il tanto che basta per salvaguardarsi.

Come riconoscere subito una relazione potenzialmente pericolosa in 10 mosse
(E, soprattutto, smettere di credere di poter “salvare” chi ti sta distruggendo)

1. Ti fa sentire “speciale” troppo presto.

Ti idealizza, ti dice che sei “la donna che aspettava da sempre”, che “non ha mai provato nulla di simile”.
Non è amore, è strategia di aggancio.
Serve a legarti velocemente, a farti abbassare le difese.
Il vero amore non brucia i tempi, li costruisce, li scandisce con cura e rispetto.

2. Vuole sapere sempre dove sei e con chi.

Lo chiama “interesse”, ma è controllo.
Non è “gelosia”, è sorveglianza emotiva.
Quando ogni tuo spostamento diventa oggetto di interrogatorio, non sei amata, sei assediata/infestata.

3. Ti isola. Lentamente, ma sistematicamente.

Ti convince che “le tue amiche non ti capiscono”, che “la tua famiglia è invadente”.
Ti vuole sola perché più sei sola, più diventi gestibile.
Ricorda: un uomo che ha bisogno di eliminare il tuo mondo per farsi spazio…
vuole renderti prigioniera, non condividere la tua vita.

4. Alterna attenzioni estreme e freddezza totale.

Ti confonde, ti destabilizza, ti fa sentire colpevole di “aver fatto qualcosa di sbagliato”.
È rinforzo intermittente: la tecnica manipolativa più potente che esista.
Ti abitua a elemosinare affetto, a sopportare tutto pur di ritrovare “quel lato dolce di prima” che non tornerà mai perché era solo un inganno.

5. Ti colpevolizza per ogni suo malessere.

“Mi fai arrabbiare.”
“Mi hai deluso.”
“Mi hai costretto a reagire così.”
Ti fa credere di essere la causa dei suoi scatti, dei suoi silenzi, dei suoi disastri.
In realtà stai solo assumendoti la responsabilità della sua patologia.

6. Usa l’amore come arma di ricatto.

Ti punisce con il silenzio, con la distanza, con la minaccia di andarsene.
L’amore sano non si usa per terrorizzare chi ti sta accanto.
Questo non è amore. È violenza psicologica.

7. Umilia, ironizza, ridicolizza.

Spesso lo fa “scherzando”, ma il messaggio è sempre lo stesso:
tu vali meno, tu sbagli, tu non sei abbastanza.
Le parole lasciano ferite invisibili, ma profonde.
E una donna che comincia a dubitare del proprio valore è una donna già in trappola.

8. Ti fa sentire in debito per ogni gesto.

“Con tutto quello che faccio per te.”
Questa frase è il manifesto della manipolazione affettiva.
Ti dà per potersi riprendere tutto con gli interessi.
E quando smetterai di “essere riconoscente”,
scoprirai quanto può essere violento il suo “amore”.

9. Minimizza, nega, giustifica.

Quando lo affronti, non chiede scusa.
Ti dice che “hai capito male”, che “sei esagerata”, che “sei troppo sensibile”.
Ti induce a dubitare della tua percezione, del tuo giudizio, della tua lucidità.
Questo si chiama gaslighting.
Ed è il preludio alla tua disintegrazione emotiva.

10. Ti convince che senza di lui non sei niente.

Ti prosciuga l’identità, ti fa credere che da sola non ce la farai mai.
E quando inizi a crederci, ha già vinto.
Ma ricordati questo: nessuno ti completa, se prima ti distrugge.

Questo tipo di uomo non cambia.
Non lo puoi curare.
Non lo puoi guarire.
E soprattutto non lo puoi salvare.

Non sei un laboratorio di riparazione per maschi fallati.
Non è il tuo amore che lo trasformerà.
È la tua assenza che lo disinnescherà. Proteggiti. Chiedi aiuto. Allontanati.

Smetti di credere che stare con qualcuno significhi essere qualcuno.
Perché quando costruisci la tua identità sulle macerie emotive di chi ti consuma,
non stai vivendo un amore, stai partecipando alla tua cancellazione.

Si avvicina Halloween e già spuntano post e spauracchi contro questa festa affermando che sia la festa del diavolo... ma...
18/10/2025

Si avvicina Halloween e già spuntano post e spauracchi contro questa festa affermando che sia la festa del diavolo... ma davvero Halloween è la festa del diavolo? La risposta breve è che, no, Halloween non è la festa del diavolo. Anzi, è proprio interessante notare come il nome stesso di questa celebrazione ("All Hallows’ Eve" contratto poi in Halloween) sia di origine cristiana e significhi appunto "vigilia di Ognissanti".

Quando però questa usanza ha iniziato a diffondersi in Italia, l'incontro con una tradizione all'apparenza molto distante dalla nostra ha probabilmente fatto nascere qualche timore. In alcune parrocchie hanno iniziato a celebrare feste alternative proponendo ai partecipanti di mascherarsi come il santo a cui fa riferimento il proprio nome, con l'intenzione di arginare i camuffamenti da mostri, zombie e fantasmi tipici del 31 ottobre.

La Chiesa Cattolica dunque si è posta contro Halloween perché dà più risalto al mondo dei morti, che alla celebrazione della vittoria sulla morte e della resurrezione. Non va però dimenticato che il 2 novembre, due giorni dopo la festa degli spiriti, proprio la Chiesa Cattolica celebra il giorno dei morti e che tale festa in alcuni paesi come il Messico ma non solo, si usa travestirsi da coloratissimi scheletri.

Inoltre, se è vero che nel tempo il significato religioso di Halloween si è affievolito e ha lasciato il posto al suo lato più festaiolo e commerciale, come d'altronde è accaduto anche al Natale, è pur vero che si tratta sempre di una festa cristiana che deriva da una tradizione antica, presente tra l'altro anche in Nord Italia.

Mentre in alcune culture Halloween è una tradizione consolidata, in Italia la sua diffusione è piuttosto recente e sicuramente influenzata dalla cultura di massa. Film, telefilm e altri prodotti hanno contribuito a far conoscere questa festa "spaventosa" anche a casa nostra, fino a farla diventare un vero e proprio appuntamento attesissimo dai bambini e ragazzi.

Ma come nasce Halloween e qual è la sua storia?
Si pensa che Halloween sia una festa nata negli Stati Uniti. Tutti infatti hanno visto al cinema o alla tv i festeggiamenti al di là dell’Oceano Atlantico: il famoso dolcetto o scherzetto, gli addobbi spaventosi delle abitazioni, le feste… Ma le radici di Halloween non sono negli Usa.
Si ritiene che le sue origini siano in Europa, più precisamente in Scozia, dove sembra che già intorno al 1795 si sia iniziato a usare il termine All Hallows’ Eve, e cioè vigilia di Ognissanti, poi diventato appunto Halloween.

Per molti studiosi l’origine di Halloween ha radici ancora più profonde e lontane: secondo alcune teorie, infatti, non si tratterebbe di una tradizione cristiana ma piuttosto celtica. Halloween prenderebbe origine dall’antica festa di Samhain, una sorta di capodanno celtico che separava il periodo estivo da quello invernale. La festa di Samhain durava un’intera settimana durante la quale, secondo le credenze dell’epoca, il mondo terreno e quello dell’aldilà potevano incontrarsi.

Quando i romani conquistarono le terre celtiche, piano piano eliminarono tutte le feste pagane, considerate erroneamente opera del diavolo, e nel momento in cui fu istituita ufficialmente la festa di tutti i santi i popoli che continuavano a festeggiare l’antico Samhain spostarono al 31 ottobre la ricorrenza.
Fu solo nel corso dell’Ottocento, in seguito alla grande migrazione di irlandesi verso gli Stati Uniti, che le celebrazioni di Halloween si diffusero nel nuovo continente e presero la forma che tutti noi oggi conosciamo (e importiamo!).

Halloween non è solo una notte di paura, ma anche il momento per i bambini di girare di casa in casa, o piuttosto in Italia di negozio in negozio, e fare il cosiddetto “dolcetto o scherzetto”, cioè “obbligare” le persone a dar loro caramelle e altre golosità per non ricevere dei dispetti. Anche questa usanza sembra sia da ricondurre al periodo celtico di Halloween, quando durante la notte di Samhain le persone lasciavano in omaggio ai morti cibo sulla tavola per evitare che questi, uniti a fate ed elfi, facessero loro dispetti di ogni genere.

Altre teorie sostengono che la tradizione di “dolcetto o scherzetto” sia nata in epoca medievale, quando i mendicanti bussavano alle porte e chiedevano cibo in cambio di preghiere per le anime dei morti. E provate a indovinare che cosa promettevano se non ricevevano niente? Certo, sfortuna e sciagure!
L’usanza è stata poi esportata negli Stati Uniti dove il trick-or-treat prevede di bussare alle porte dei vicini per chiedere caramelle.

Da un punto di vista psicologico Halloween ha una funzione legata all'esorcizzazione delle paure, in particolare quella della morte, del terrore e dell'ignoto, attraverso l'esposizione controllata e ludica a elementi spaventosi. La festa permette di affrontare le paure in uno spazio sicuro e culturale, con attività come i travestimenti che consentono di "indossare" ciò che spaventa e di giocare con la propria identità. Allego qui di seguito un bellissimo articolo dela psicologa Lugia Montesi a tal proposito:

I mostri e altri personaggi spaventosi tipici della festa di Halloween permettono ai bambini di esorcizzare le loro paure.

IL NARCISISTA DIFRONTE ALL' INDIFFERENZA.C’è un momento, in ogni rapporto con un narcisista, in cui tutto tace. Non più ...
08/10/2025

IL NARCISISTA DIFRONTE ALL' INDIFFERENZA.

C’è un momento, in ogni rapporto con un narcisista, in cui tutto tace.
Non più parole, non più sguardi, non più messaggi.
È il momento in cui la vittima, stremata, consapevole, finalmente lucida, sceglie l’assenza.
E proprio lì, nel silenzio, accade qualcosa di tremendo: il castello interiore del narcisista comincia a incrinarsi.
Perché, come scriveva Heinz Kohut nel suo The Analysis of the Self ( 1971 ), il narcisista non possiede un Sé stabile: vive riflesso nello sguardo dell’altro.
È un essere che “si riconosce solo nello specchio della mente altrui”.
Togli lo specchio (cioè l’attenzione, l’ammirazione, anche la rabbia) e l’immagine svanisce.
L’indifferenza non è solo mancanza di reazione: è la dissoluzione dell’ “IO” fittizio che il narcisista ha costruito per esistere.
Otto Kernberg, psicoanalista della scuola oggettuale, sosteneva che dietro la grandiosità narcisistica si cela una struttura profondamente frammentata: un nucleo di rabbia e vergogna, un vuoto intollerabile che viene coperto da comportamenti di dominio, seduzione o superiorità.

Il narcisista non ama, usa.
Non comunica, sfrutta.
Ogni gesto di gentilezza è una moneta di scambio per mantenere il controllo.
Ma quando la persona di cui si nutriva (la fonte primaria del suo “carburante narcisistico”) smette di reagire, quella sicurezza crolla. Subentrano la collera, il disprezzo, la disperazione.
L’indifferenza è la crepa che espone la verità: dietro l’arroganza, non c’è forza, ma fragilità; non un re, ma un bambino spaventato che ha imparato a mascherare la paura con la superiorità.
Elsa Ronningstam, nella sua ricerca sul narcisismo patologico (Harvard Medical School, 2016), parla di un “sistema di regolazione del Sé basato sulla conferma esterna”.
Il narcisista non può tollerare l’idea di non essere visto.
Anche l’odio, purché lo si nomini, lo fa sentire vivo.
L’indifferenza invece lo uccide lentamente, perché lo lascia senza palco, senza pubblico, senza eco.
È per questo che, dopo il tuo silenzio, spesso tenta di riapparire.
Prima con lusinghe, poi con provocazioni, infine con accuse.
È il meccanismo descritto da Kohut e Ronningstam come selfobject transference: la ricerca disperata di una figura che “ rispecchi” e sostenga il Sé.
Ma tu non rispondi più.
E così, ogni parola non detta diventa un colpo assestato al suo impero di illusioni.
Nel vuoto del tuo silenzio, il narcisista si trova davanti a ciò che ha sempre fuggito: se stesso. Un sé che non conosce, che teme, che non sa abitare.
E allora scappa, verso nuove vittime, nuovi specchi, nuovi riflessi.
Perché, come ricordava Christopher Lasch in La cultura del narcisismo (1979), il narcisista è figlio di un mondo che non sa più guardarsi dentro un mondo che preferisce l’immagine alla sostanza, l’eco alla voce, l’ammirazione all’intimità.
Ma per chi si è liberato dal suo gioco, quel silenzio diventa rinascita.
Non è più un muro, è un confine.
È la ricostruzione di un Sé autentico, finalmente indipendente.
In quella quiete ritrovata si sente qualcosa di nuovo: non la vendetta, ma la pace.
La pace che nasce quando non devi più essere lo specchio di nessuno.

10/09/2025

Ci sono parole che non si riescono a dire.
E dolori che nessuno ha insegnato a nominare.
Quando una persona arriva a pensare al suicidio, non sta cercando la morte.
Sta cercando una tregua. Un varco. Una via di uscita da un dolore che sembra non avere nome, né fine.

Molti lo chiamano gesto estremo. Ma la verità è che, spesso, chi lo compie non voleva farla finita. Voleva solo che finisse il dolore.
È questo che ci invita a ricordare la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio:
_ che non è vero che chi ne parla non lo fa.
_ che non è vero che “voleva solo attirare l’attenzione”.
_ che non è vero che “non si poteva fare nulla”.
Parlare di suicidio non lo provoca. Ma ignorarlo, sì.

Oggi 10 settembre è il giorno in cui ricordiamo che il dolore mentale non va taciuto. Va riconosciuto. E curato.

Indirizzo

Palermo
90138

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