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Digiuno intermittente: cos’è, benefici, rischi e indicazioni scientificheNegli ultimi anni il digiuno intermittente è di...
20/10/2025

Digiuno intermittente: cos’è, benefici, rischi e indicazioni scientifiche

Negli ultimi anni il digiuno intermittente è diventato uno degli approcci alimentari più popolari, spesso associato a miglioramenti del metabolismo, della composizione corporea e persino della concentrazione mentale.
Ma cosa dice davvero la scienza? E quali sono i pro e contro di questo metodo?

🕐 Cos’è il digiuno intermittente

Il digiuno intermittente non è una dieta in senso stretto, ma un modello di alimentazione che alterna periodi di digiuno a periodi in cui si può mangiare normalmente.
Le versioni più diffuse sono:
• 16:8 → 16 ore di digiuno e 8 ore di alimentazione (ad esempio, si mangia dalle 12 alle 20);
• 5:2 → si mangia normalmente per 5 giorni e si riduce drasticamente l’apporto calorico nei restanti 2 giorni;
• Alternate Day Fasting → giorni di digiuno alternati a giorni di alimentazione libera.

Durante il digiuno si possono assumere acqua, tè, tisane e caffè non zuccherati, ma non alimenti o bevande caloriche.

🔬 Cosa succede nel corpo: la via dei corpi chetonici

Quando l’organismo rimane a digiuno per diverse ore, le riserve di glicogeno epatico si esauriscono. A questo punto, il corpo inizia a utilizzare i grassi come fonte di energia.
Il fegato converte gli acidi grassi in corpi chetonici (acido β-idrossibutirrico, acido acetoacetico e acetone), che diventano il nuovo “carburante” per cervello e muscoli.

Nei soggetti che si adattano bene a questa condizione metabolica, i corpi chetonici possono:
• fornire energia stabile al cervello, senza i picchi e i cali di glucosio tipici dei pasti frequenti;
• stimolare la produzione di BDNF (fattore neurotrofico cerebrale), utile per la salute neuronale;
• favorire una sensazione di lucidità mentale.

Tuttavia, questo adattamento non è immediato. Nelle prime fasi il corpo non utilizza ancora efficacemente i chetoni, e ciò può causare alcuni effetti indesiderati.

⚠️ Effetti collaterali e malesseri iniziali

Durante le prime settimane di digiuno intermittente, molte persone sperimentano:
• mal di testa, dovuto a riduzione della glicemia e vasocostrizione indotta dai corpi chetonici;
• stanchezza, irritabilità, vertigini;
• alitosi (odore di acetone nell’alito);
• difficoltà di concentrazione prima dell’adattamento metabolico.

Per alcuni individui, questi sintomi diminuiscono dopo alcuni giorni; per altri, il digiuno rimane poco tollerabile.
Questo dimostra che non tutti reagiscono allo stesso modo, e che il digiuno non è una “formula universale”.

✅ Benefici potenziali

Se ben tollerato e correttamente impostato, il digiuno intermittente può portare diversi benefici:
• Perdita di peso e riduzione del grasso viscerale;
• Miglioramento della sensibilità insulinica e del controllo della glicemia;
• Riduzione dell’infiammazione e miglioramento dei parametri metabolici (colesterolo, trigliceridi);
• Possibile effetto neuroprotettivo, grazie alla produzione di BDNF e all’efficienza energetica dei chetoni.

Tuttavia, i benefici cognitivi non sono garantiti per tutti: alcune persone riportano più concentrazione e calma, altre invece cali mentali e irritabilità.

🚫 Controindicazioni

Il digiuno intermittente è sconsigliato in presenza di:
• gravidanza o allattamento;
• diabete in terapia farmacologica o altre malattie croniche;
• disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, binge eating);
• età adolescenziale o condizioni di fragilità.

Anche chi pratica sport intensi o lavora fisicamente può trovarlo poco adatto, a causa dei cali di energia.

⏳ Per quanto tempo seguirlo

Non esiste una durata ideale uguale per tutti. In genere, il digiuno intermittente può essere seguito per alcune settimane o pochi mesi, monitorando costantemente parametri come:
• peso corporeo,
• pressione,
• glicemia,
• livelli di energia e concentrazione.

A lungo termine, deve essere personalizzato e gestito in modo flessibile, senza rigidità o privazioni estreme.

👩‍⚕️ L’importanza del controllo professionale

È fondamentale che il digiuno intermittente venga intrapreso sotto la guida di un nutrizionista o di un medico esperto.
Un professionista potrà:
• valutare se questo approccio è adatto alla persona;
• impostare un piano alimentare equilibrato nelle ore di alimentazione;
• controllare l’adattamento metabolico e prevenire carenze o effetti collaterali.

🧭 Conclusione

Il digiuno intermittente è uno strumento interessante, supportato da diverse evidenze scientifiche, ma non è una pratica priva di rischi.
I corpi chetonici possono migliorare l’efficienza energetica cerebrale, ma possono anche causare mal di testa e malessere durante le prime fasi.
La chiave è sempre la personalizzazione: ascoltare il proprio corpo e farsi seguire da un nutrizionista qualificato è l’unico modo per renderlo un alleato della salute, e non una moda potenzialmente dannosa.

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Ruolo dell'alimentazione dopo diagnosi di cancro Anche per le persone a cui è stato diagnosticato un cancro, un'alimenta...
27/11/2024

Ruolo dell'alimentazione dopo diagnosi di cancro

Anche per le persone a cui è stato diagnosticato un cancro, un'alimentazione adeguata aiuta ad affrontare i malesseri provocati dalla malattia o gli effetti collaterali delle cure.

La selezione degli alimenti, insieme alla loro distribuzione nel corso della giornata, influisce sul modo in cui il paziente può:

✅affrontare la malattia;

✅fronteggiare gli effetti collaterali delle cure;

✅contrastare la crescita o la ricomparsa del tumore.

✳️Affrontare la malattia
Molte forme di cancro si associano a una perdita di peso, che può anche essere importante: si calcola che fino al 40 per cento dei pazienti oncologici sia già dimagrito al momento della diagnosi o abbia problemi di nutrizione. Questo fenomeno, che non riguarda solo i tumori dell'apparato digerente, è determinato da vari fattori tra cui:
la produzione di sostanze chimiche a opera delle cellule tumorali, che portano a un consumo più rapido di grassi e proteine, determinando una riduzione del peso a parità di apporto calorico;
il cattivo assorbimento (malassorbimento) delle sostanze nutritive, specie in conseguenza di interventi chirurgici di rimozione di tratti gastroeneterici;
le difficoltà di masticazione o di deglutizione o di percezione dei sapori dovute alla sede del tumore (bocca, gola o altre parti del volto) o alla terapia;
la riduzione dell'appetito: una persona malata può essere molto debole, soffrire di depressione, avere dolori vari non ben controllati, avere nausea o vomito o difficoltà nella respirazione, tutte situazioni che tolgono la voglia di mangiare.
Occorre tuttavia fare il possibile per seguire una dieta bilanciata al fine di:
recuperare le forze;
affrontare meglio le terapie;
ottimizzare l'effetto dei farmaci;
combattere le infezioni;
far funzionare al meglio il sistema immunitario.

✳️Mangiare in ospedale e a casa
Per molti pazienti mangiare a sufficienza è un vero e proprio sforzo, che richiede comprensione da parte di chi li assiste. Negli ospedali i pasti sono serviti a orari fissi, spesso diversi da quelli a cui le persone sono abituate, condizione che non favorisce l'alimentazione del malato. Altre volte i pasti vengono serviti mentre il malato è fuori dal reparto per eseguire un esame, per cui al suo ritorno sono freddi e poco appetibili. O ancora, la scarsità di personale non permette di assistere il paziente durante il pasto. Per quanto comuni, queste situazioni devono essere arginate. Si potrebbe chiedere ai familiari di portare alimenti più graditi, farsi riscaldare i cibi dagli infermieri od ottenere la collaborazione di volontari, parenti o amici al momento del pasto. Questo è un aspetto che non va mai sottovalutato, anche per contrastare l'evoluzione della malattia.
D'altra parte per molti pazienti oncologici solo l'idea di mangiare può essere fonte di stress e ansia, mentre per i loro cari la difficoltà a nutrirli può essere molto frustrante. Chi sta vicino a un malato di cancro può aiutarlo in molti modi, ma non dovrebbe costringerlo a mangiare contro voglia, né risentirsi se i suoi sforzi non ottengono i risultati sperati, né tantomeno colpevolizzare il paziente se non mangia adeguatamente. Parlarne in famiglia e con personale specializzato, dal nutrizionista allo psicologo, può essere di grande aiuto per scegliere i cibi più adatti e la modalità più corretta per proporli.

✳️Fronteggiare gli effetti collaterali delle cure
Non è solo la chemioterapia a provocare sgradevoli effetti collaterali: anche i più recenti farmaci a bersaglio molecolare, la radioterapia o le conseguenze di un intervento chirurgico possono causare nausea e vomito, stipsi o diarrea e perdita di appetito, inducendo un calo di peso. La nausea, in particolare, interessa quasi il 70 per cento dei pazienti sottoposti a chemioterapia e rimane uno dei problemi più difficili da gestire nonostante la disponibilità di farmaci che funzionano con molti diversi meccanismi d’azione. Prima di ricorrere ai medicinali, un aiuto inaspettato può però arrivare proprio dal cibo: piccole dosi di zenzero o prodotti a base di menta possono contribuire a ridurre questo sintomo, ma sono moltissimi gli accorgimenti che si possono adottare per seguire una dieta il più possibile corretta ed equilibrata, in modo da aiutare l'organismo a rispondere alle cure riducendo al minimo questo e altri effetti collaterali (si ricordi che prima di un intervento chirurgico importante e dopo di esso è richiesto un arricchimento della dieta in proteine).
Ecco alcuni consigli, illustrati in un manuale pubblicato dall'American Cancer Society, per contrastare alcuni degli effetti collaterali

Molte forme di cancro si associano a una perdita di peso, che può anche essere importante: si calcola che fino al 40 per cento dei pazienti oncologici sia già dimagrito al momento della diagnosi o abbia problemi di nutrizione. Questo fenomeno, che non riguarda solo i tumori dell'apparato digerente, è determinato da vari fattori tra cui:
la produzione di sostanze chimiche a opera delle cellule tumorali, che portano a un consumo più rapido di grassi e proteine, determinando una riduzione del peso a parità di apporto calorico;
il cattivo assorbimento (malassorbimento) delle sostanze nutritive, specie in conseguenza di interventi chirurgici di rimozione di tratti gastroeneterici;
le difficoltà di masticazione o di deglutizione o di percezione dei sapori dovute alla sede del tumore (bocca, gola o altre parti del volto) o alla terapia;
la riduzione dell'appetito: una persona malata può essere molto debole, soffrire di depressione, avere dolori vari non ben controllati, avere nausea o vomito o difficoltà nella respirazione, tutte situazioni che tolgono la voglia di mangiare.
Occorre tuttavia fare il possibile per seguire una dieta bilanciata al fine di:
recuperare le forze;
affrontare meglio le terapie;
ottimizzare l'effetto dei farmaci;
combattere le infezioni;
far funzionare al meglio il sistema immunitario.
Mangiare in ospedale e a casa

Per molti pazienti mangiare a sufficienza è un vero e proprio sforzo, che richiede comprensione da parte di chi li assiste. Negli ospedali i pasti sono serviti a orari fissi, spesso diversi da quelli a cui le persone sono abituate, condizione che non favorisce l'alimentazione del malato. Altre volte i pasti vengono serviti mentre il malato è fuori dal reparto per eseguire un esame, per cui al suo ritorno sono freddi e poco appetibili. O ancora, la scarsità di personale non permette di assistere il paziente durante il pasto. Per quanto comuni, queste situazioni devono essere arginate. Si potrebbe chiedere ai familiari di portare alimenti più graditi, farsi riscaldare i cibi dagli infermieri od ottenere la collaborazione di volontari, parenti o amici al momento del pasto. Questo è un aspetto che non va mai sottovalutato, anche per contrastare l'evoluzione della malattia.
D'altra parte per molti pazienti oncologici solo l'idea di mangiare può essere fonte di stress e ansia, mentre per i loro cari la difficoltà a nutrirli può essere molto frustrante. Chi sta vicino a un malato di cancro può aiutarlo in molti modi, ma non dovrebbe costringerlo a mangiare contro voglia, né risentirsi se i suoi sforzi non ottengono i risultati sperati, né tantomeno colpevolizzare il paziente se non mangia adeguatamente. Parlarne in famiglia e con personale specializzato, dal nutrizionista allo psicologo, può essere di grande aiuto per scegliere i cibi più adatti e la modalità più corretta per proporli.
Fronteggiare gli effetti collaterali delle cure

Non è solo la chemioterapia a provocare sgradevoli effetti collaterali: anche i più recenti farmaci a bersaglio molecolare, la radioterapia o le conseguenze di un intervento chirurgico possono causare nausea e vomito, stipsi o diarrea e perdita di appetito, inducendo un calo di peso. La nausea, in particolare, interessa quasi il 70 per cento dei pazienti sottoposti a chemioterapia e rimane uno dei problemi più difficili da gestire nonostante la disponibilità di farmaci che funzionano con molti diversi meccanismi d’azione. Prima di ricorrere ai medicinali, un aiuto inaspettato può però arrivare proprio dal cibo: piccole dosi di zenzero o prodotti a base di menta possono contribuire a ridurre questo sintomo, ma sono moltissimi gli accorgimenti che si possono adottare per seguire una dieta il più possibile corretta ed equilibrata, in modo da aiutare l'organismo a rispondere alle cure riducendo al minimo questo e altri effetti collaterali (si ricordi che prima di un intervento chirurgico importante e dopo di esso è richiesto un arricchimento della dieta in proteine).
Ecco alcuni consigli, illustrati in un manuale pubblicato dall'American Cancer Society, per contrastare alcuni degli effetti collaterali delle terapie più comuni.

Nausea e vomito
Spuntino: ecco la parola d'ordine per continuare a nutrirsi anche quando nausea e vomito non danno tregua. La soluzione migliore può essere mangiare poco e spesso, spezzando i tre pasti principali in sei-otto snack al giorno.
Meglio dimenticare i piatti troppo elaborati o pesanti. È più utile:
mettere sotto i denti cibi secchi, come pane e cereali integrali;
evitare i cibi con sapori e odori troppo forti;
mangiare cibi freschi invece di cibi caldi o piccanti o fritti;
assumere solo piccoli sorsi di liquidi durante i pasti per evitare di sentirsi pieni;
bere la maggior parte dei liquidi tra i pasti preferendo acqua e tisane tiepide (specialmente a base di zenzero);
preferire cibi facili da deglutire e con molte calorie concentrate in poco volume, eventualmente accompagnati da integratori in bevanda;
mangiare a una tavola ben apparecchiata, ascoltando la musica preferita o insieme a qualcun altro.

🤐Perdita di appetito
È fondamentale mantenersi fisicamente attivi il più possibile. Aiuta iniziare lentamente e aumentare l'attività nel corso del tempo. A volte una breve passeggiata (anche solo di 10 minuti) un'ora prima dei pasti può aiutare a farsi tornare un po' d'appetito.

😐Stipsi
Farmaci, scarsa attività fisica e nuove abitudini alimentari possono rendere l'intestino pigro. Per dargli la sveglia si può optare per cibi ricchi di fibre, come cereali integrali, verdura e frutta con la buccia, ma senza esagerare con cibi che favoriscono la formazione di gas, come legumi, broccoli e cipolle, che si possono mangiare a piccole dosi facendone delle creme.

😥Diarrea
Oltre alla stitichezza, le cure antitumorali possono indurre anche il problema opposto, ovvero la diarrea, che provoca disidratazione, perdita di peso, debolezza e scarso appetito.
Anche in questo caso le raccomandazioni sono di bere lontano dai pasti e di mangiare piccoli pasti distribuiti durante la giornata.
È un po' più lunga, invece, la lista dei cibi cui bisogna prestare attenzione. È bene sapere che oltre a evitare i cibi grassi, fritti, o speziati, dolci, latte e latticini e le gomme da masticare, può essere utile mangiare alimenti ricchi di potassio e di sodio (come banane e mele) e di fibre solubili (come il riso e i fiocchi d'avena), magari ridotti in crema.

😪Spossatezza
Per i malati di cancro, la stanchezza e la mancanza di forze possono condizionare pesantemente la vita di tutti i giorni: quando non basta dormire per ricaricare le pile e le normali attività quotidiane appaiono come ostacoli insormontabili, si parla di fatigue, una vera malattia nella malattia. Per combatterla la scelta più ovvia potrebbe sembrare fare il pieno di dolciumi ricchi di zucchero, ma secondo gli esperti dell'American Cancer Society non è la cosa migliore: questi alimenti possono dare una carica immediata, ma l'effetto degli zuccheri svanisce rapidamente.
Dopo c'è il rischio di sentirsi ancora più a terra. Da qui il suggerimento di puntare su cibi integrali, legumi, fibre con un po' di olio extravergine di oliva che aiutano a mantenere livelli di energia più stabili nel tempo. Per fare una merenda veloce e leggera si può mangiare una porzione di frutta essiccata o qualche noce, mandorla o nocciolina che, contenendo magnesio, aiutano a combattere la fatigue.
Inoltre il tè è preferibile al caffè, perché la teina è a lento rilascio (a differenza della caffeina) e svolge un'azione che si prolunga di più nel tempo.

😫Fastidi in bocca
Alcuni tipi di chemioterapia e la radioterapia localizzata su testa e collo possono ridurre il flusso di saliva e causare una fastidiosa secchezza della bocca, rendendo difficile la masticazione e la deglutizione. Per avere un po' di sollievo può essere utile bere spesso piccole quantità di liquidi, ma anche succhiare cubetti di ghiaccio e ghiaccioli alla frutta.
Un altro utile suggerimento può essere di evitare cibi che richiedono una masticazione faticosa, come quelli più asciutti e che tendono a impastare la bocca (crackers, grissini e affini). Se il disturbo è accompagnato anche da piccole ulcere della mucosa orale, allora è meglio evitare tutto ciò che è troppo salato, speziato o caldo, così come i cibi secchi e duri (tra cui anche il pane integrale al quale preferire un pane di semola di grano duro), l'alcol o il caffè e preferire delle creme di cereali integrali o di legumi.
Le cure possono provocare un sapore cattivo in bocca, amaro o metallico: sorseggiare dell'acqua con qualche goccia di limone può contribuire a eliminare questa sensazione.

🔥Vampate
Le terapie ormonali, come quelle usate per la cura e la prevenzione dei tumori al seno, possono indurre vampate di calore simili a quelle che compaiono in menopausa e che sono più forti se il tumore è insorto prima della menopausa. Molte donne riferiscono che il disturbo è scatenato da tè, caffè o altre bevande contenenti caffeina, dall'alcol, dai cibi speziati, oltre che dal fumo e dalle emozioni. Se le vampate sono insopportabili, il medico potrà suggerire qualche farmaco che le attenui; non è invece raccomandabile per le donne con tumore della mammella assumere cibi ricchi in estrogeni vegetali.

Indirizzo

Via Aspromonte
Palermo
90145

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