11/01/2023
Nuove tecniche esperienziali: nuove prospettive lo shiatsu
Da varie ricerche è emerso che lavorare sulle memorie corporee aiuti il paziente a riconoscere le emozioni nel loro corrispettivo somatico ed ad analizzare meglio come gli schemi interpersonali si attivino nel corrispettivo fisico.
Ci sono almeno tre tipi di memoria secondo Marchino e Mizrahil: il “rammentare” legato ad una memoria mentale (contiene difatti la parola mente), il “ricordare” legato ad una memoria emozionale (infatti include la parola cor/cordis “cuore” ed il rimembrare ovvero una memoria iscritta nelle membra (“Il corpo non mente” L. Marchino; M. Mizrahil 2004).
Durante una seduta di psicoterapia basata prevalentemente sull’utilizzo della parola il controllo razionale alle volte non permette di osservare “dal vivo” l’emozione dell’evento accaduto.
Anche focalizzandoci sul corpo, cercando di far chiudere gli occhi al soggetto per ricordare meglio l’evento traumatico ed ancorarlo alle sensazioni fisiche, otterremo sempre per l’appunto un “ricordare”, già di per sé molto più efficace del “rammentare”.
Partendo da queste premesse, la mia attenzione si è spostata su una disciplina basata prevalentemente sulla digitopressione, lo shiatsu.
Questa disciplina sembra inizialmente lavorare principalmente sullo strato esterno del corpo, allungando la colonna, aprendo il torace, rendendo più profondo il respiro e portando quindi il corpo da un assetto di “attacco-fuga” ad uno stato di quiete.
Possiamo capire come possa diventare importante l’impatto di questa disciplina, accompagnata da un’adeguata psicoterapia, soprattutto in soggetti che hanno avuto attaccamenti traumatici, potrebbe infatti rimodulare proprio a livello fisico, lo schema relazionale Se’-Altro, diminuendo lo stato di allerta e di attacco-fuga cronicizzato a livello muscolare.
A questo punto si capisce come sia fondamentale che l’operatore sia adeguatamente preparato, come un qualsiasi operatore che si occupa di salute mentale.
Come viene richiesta, alla stregua di un operatore che si occupa di salute mentale, empatia, tecnica, affidabilità ed etica, allo stesso modo, se non ancor di più, queste caratteristiche sono fondamentali per un operatore che opera sul corpo, soprattutto se i trattamenti hanno una continuità.
Se l’operatore non dispone di tali requisiti, il rischio è di ritraumatizzare il soggetto.
Rifacendosi a Lowen, molti soggetti spesso presentano stati cronicizzati di tensioni corporee, che aiutano a mantenere un certo livello di controllo sull’espressione delle emozioni.
Durante i trattamenti, allentando il controllo, accade di frequente che le emozioni spesso trattenute, inizino di nuovo a fluire, difatti a mio avviso è di ottimo ausilio con quei pazienti che soffrono di coartazione emotiva, sia perché aiuta a migliorare l’autoriflessività, sia perché permette in maniera graduale di risperimentare le emozioni in un contesto che si spera protetto.
Continuando con i trattamenti, si inizia ad osservare che l’operatore può lavorare anche ad un livello più profondo, ovvero sempre mediante la digitopressione, è possibile che riappaiano ricordi e si creino associazioni, come in una psicoterapia classica, ma stavolta rivissuti non come “adulto che ricorda”, ma a tutti gli effetti “rimembrati”, quasi come se l’evento avvenisse nel “qui ed ora”, senza il frapporsi dei meccanismi di difesa posti dalla parte razionale.
A mio avviso queste osservazioni sono interessanti in quanto vanno nella direzione di sperimentare nuove tecniche esperienziali che risultano più efficaci associati ai trattamenti classici.
Dott.ssa Giulia Giammanco