28/11/2025
“Il sistema penitenziario va riportato all’anno zero”
In questi giorni sto riflettendo su quanto il nostro sistema penitenziario abbia bisogno di essere ripensato dalle fondamenta. Non per distruggerlo, ma per rimetterlo in equilibrio; perché oggi quell’equilibrio non c’è più.
Negli ultimi anni, infatti, si è privilegiato in modo eccessivo l’aspetto trattamentale, dimenticando che la non è un ostacolo alla rieducazione: è la condizione che la rende possibile. Senza un contesto sicuro, stabile e controllato, nessun percorso trattamentale può funzionare davvero.
Il periodo del ha messo a n**o tutte le debolezze del sistema. Gli eventi critici sono aumentati, i detenuti hanno “alzato la testa” e lo ha mostrato crepe profonde nelle sue capacità di gestione. È stato un campanello d’allarme: non possiamo ignorarlo.
FORMAZIONE: IL NODO CENTRALE
Una delle questioni più urgenti riguarda la formazione della Polizia Penitenziaria. Non si possono creare professionisti preparati con corsi compressi in quattro mesi, solo perché “servono subito agenti in carcere”. Questa logica riempie i vuoti, ma non costruisce competenze. Ed è inaccettabile che nei programmi formativi la parte giuridico-pedagogica soffochi completamente gli aspetti operativi: polizia, sicurezza, polizia giudiziaria. Un Corpo specialistico ha bisogno di una formazione specialistica, non di accenni. Le scuole di formazione dovrebbero insegnare tecniche di polizia e di osservazione, privilegiando la presenza di docenti che conoscano concretamente tutte le dinamiche del carcere.”
PROFESSIONISTI, NON TAPPABUCHI
Continuare a vedere i futuri agenti come “numeri” da inserire negli organici è un errore strategico gravissimo. In carcere si gestiscono esseri umani, spesso fragili, spesso pericolosi ma sempre complessi. Servono professionisti veri, non personale addestrato a metà. E su questo le organizzazioni sindacali dovrebbero essere compatte; tutte, indistintamente. Se si abbassa la qualità della formazione, si abbassa la qualità dell’intero sistema penitenziario e a pagarne il prezzo sono gli agenti, i detenuti e lo Stato.
RIMETTERE IL SISTEMA IN EQUILIBRIO
Il carcere è una cosa seria e richiede una gestione seria. La sicurezza non deve prevalere sul trattamento e quest’ultimo non deve schiacciare la sicurezza. Devono procedere insieme, perché è così che la Costituzione immagina l’esecuzione penale: rieducativa, realistica, efficace, possibile. Per questo credo sia arrivato il momento di ripartire dall’anno zero: riformare la formazione, rafforzare le strutture, dare strumenti veri a chi ogni giorno garantisce l’ordine e la legalità dietro le sbarre.
Non è un grido di sfogo. È un appello alla responsabilità. Senza sicurezza non c’è trattamento e senza professionalità non c’è giustizia.
Se poi qualcuno ha modo di far finire questo articolo sulla scrivania del Ministro Nordio, tanto meglio. Chissà che non sia la volta buona che lo convinca. 😉
Alessandro De Pasquale - Presidente SIPPE
Tag: Andrea Delmastro Andrea Ostellari