Angela Elia Psicologa e Psicoterapeuta

Angela Elia Psicologa e Psicoterapeuta Psicologa Psicoterapeuta - approccio Umanistico Integrato ad orientamento Fenomenologico Esistenziale

La psicoterapia è una relazione d'aiuto e consiste nell'aiutare la persona ad aiutare se stessa nella gestione dei conflitti interni, poichè possa trovare il modo di trasformare le esperienze frustranti in altre più soddisfacenti e gratificanti. Il terapeuta co-costruisce con il cliente progetti di cambiamento volti ad un futuro sensato sul piano della qualità di vita e della promozione del benessere personale e relazionale. La pagina intende fornire informazioni sugli eventi e sugli argomenti inerenti all'attività psicoterapeutica. La psicoterapia può costituire un’esperienza emozionale correttiva in grado di modificare i vecchi schemi e interrompere i circoli viziosi che rinnovano le esperienze traumatiche del passato. Nel mio lavoro utilizzo un approccio Pluralistico Integrato ad orientamento Fenomenologico Esistenziale evidence-based. Questo tipo di intervento risponde: alle specifiche esigenze di trattamento della singola persona; alla fase di vita in cui si trova; alle peculiarità del disturbo che si presenta, seguendo modi e tempi idonei al processo di evoluzione del quadro clinico inserito in una cornice olistico-umanistico-relazionale.

10/10/2025

🌍 𝟭𝟬 𝗼𝘁𝘁𝗼𝗯𝗿𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟱 – 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗠𝗼𝗻𝗱𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗦𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗠𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲

La 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗠𝗼𝗻𝗱𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗦𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗠𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 quest'anno ha come tema 𝘭𝘢 𝘴𝘢𝘭𝘶𝘵𝘦 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘦𝘮𝘦𝘳𝘨𝘦𝘯𝘻𝘦 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘪𝘵𝘢𝘳𝘪𝘦.

Una tematica che ci mette di fronte ad una dura realtà: l'𝗶𝗺𝗽𝗮𝘁𝘁𝗼 𝘀𝗶𝗹𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝘀𝗼 𝗺𝗮 𝗱𝗲𝘃𝗮𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 delle crisi, dei disastri, dei conflitti sul benessere psicologico delle comunità.

Il genocidio a 𝗚𝗮𝘇𝗮 ci impone oggi, e non solo, di 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗼𝗳𝗼𝗻𝗱𝗶𝗿𝗲, 𝗱𝗼𝗰𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 e 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗺𝗼𝗻𝗶𝗮𝗿𝗲 le conseguenze psicologiche che tutto ciò comporta non solo sui singoli individui ma sulla collettività.

Come psicologhe e psicologi abbiamo il dovere etico di produrre 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗿𝗶𝗴𝗼𝗿𝗼𝘀𝗮 su cosa vuol dire per lo sviluppo di un bambino crescere sotto l'𝗲𝘀𝗽𝗼𝘀𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗹𝘂𝗻𝗴𝗮𝘁𝗮 𝗲 𝗿𝗶𝗽𝗲𝘁𝘂𝘁𝗮 𝗮𝗱 𝗲𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘂𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝗶, cosa vuol dire per una comunità la 𝗱𝗶𝘀𝗶𝗻𝘁𝗲𝗴𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗼 𝘁𝗲𝘀𝘀𝘂𝘁𝗼 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲, la distruzione delle reti di supporto e delle strutture di 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗼.

Sui libri di storia abbiamo letto "𝘔𝘢𝘪 𝘱𝘪𝘶̀". Oggi sappiamo che questo auspicio, questa promessa non è stata mantenuta.

Per questo come Ordine degli Psicologi della Regione Campania non resteremo in silenzio, continueremo a testimoniare le 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗲𝗴𝘂𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗶𝗻𝘃𝗶𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶 delle emergenze umanitarie, continueremo a sostenere e promuovere la formazione sul trauma collettivo e complesso, perché il nostro mandato professionale ed etico ci impone di 𝘀𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗼 𝘂𝗻𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮𝗹𝗲 e della 𝗱𝗶𝗴𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝘃𝗮𝗹𝗼𝗿𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗻𝗲𝗴𝗼𝘇𝗶𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲.

Spesso, in terapia, emergono storie in cui una persona dice:"Gliel’ho detto dall’inizio che non volevo impegnarmi, non v...
13/06/2025

Spesso, in terapia, emergono storie in cui una persona dice:
"Gliel’ho detto dall’inizio che non volevo impegnarmi, non volevo una storia, non ero pront♡, non ero emotivamente disponibile, mi sentivo bloccat♡"
Ma poi…
si chatta intensamente, si presentano gli amici, ci si cerca ogni giorno, ci sono proposte di uscite o viaggi, si confidano problemi e segreti, ecc...

Questo crea un paradosso relazionale: da un lato viene mantenuto il controllo emotivo (non ti prometto nulla), dall’altro si alimenta il coinvolgimento dell’altro con azioni quotidiane di intimità, cura e vicinanza.

In psicologia questo comportamento può essere letto come una forma di ambivalenza affettiva accompagnata da desresponsabilizzazione emotiva.
Non basta dichiarare le intenzioni: serve essere coerenti nei comportamenti e consapevoli dell’impatto che questi possono avere sull’altro.
La vera responsabilità affettiva non è dire “non voglio una relazione”,
ma chiedersi: “Il mio modo di esserci, cosa sta generando in chi ho davanti?”
Non si tratta di colpe, ma di consapevolezza.
Perché quando le parole smentiscono i gesti, a confondersi non è solo l’altro.
Ma anche la nostra autenticità relazionale.

In terapia, impariamo a dare un nome a questi disallineamenti.
Per riconoscerli, elaborarli e, se serve, smettere di chiamarli “sincerità”.
La chiarezza non è solo dichiarativa. È coerenza tra ciò che diciamo e ciò che nutriamo.
È importante ricordare che non sei ingenua/o se ti sei legato a qualcuno che ti diceva una cosa ma ne mostrava un’altra.
In quei gesti – continui, caldi, ambigui – è normale sentirsi visti, scelti, importanti.
È umano desiderare coerenza tra affetto e presenza.
A volte, anche chi si sente ferito può domandarsi: “Cosa mi ha fatto restare, nonostante i segnali?”
In terapia, trasformiamo la delusione in consapevolezza relazionale per crescere e andare oltre la colpevolizzazione.
Se ti sei ritrovato/a in questa dinamica e hai bisogno di elaborarla, la terapia può essere uno spazio sicuro dove esplorare ciò che hai sentito, ciò che hai scelto e ciò che oggi vuoi cambiare.
La consapevolezza è già un primo gesto d’amore verso se stessi ❤️

13/06/2025
12/06/2025

Intervistata dal settimanale “Oggi”, Veronica Scopelliti, in arte Noemi, ha raccontato di aver vissuto un periodo lavorativo molto complicato, a tal punto da aver preso peso a causa dello stress: «Con quei chili volevo mettere un’armatura tra me e la possibilità di fallire».

Dopo aver realizzato che il suo modo di vivere non la rendeva felice, la cantante ha voluto cambiare rotta, riconoscendo l’importanza di dare priorità a se stessa e ai propri bisogni.

In questo processo Noemi si è fatta aiutare da uno specialista: «Ho chiesto aiuto e ho fatto psicoterapia. Ne faccio ancora, perché nessuna conquista è mai definitiva e io ho paura di tornare indietro», ha spiegato.

La cantante, inoltre, ha voluto approfittare dell’occasione per sottolineare come in Italia persista ancora uno stigma legato alla salute mentale: «In questo Paese la salute mentale è un tabù. Perché mai se mi rompo una gamba vado dall’ortopedico e se ho un problema nella testa devo vergognarmi di farmi aiutare ad aggiustarlo?», e per lanciare un messaggio molto importante «Farsi aiutare è un atto di consapevolezza».

Foto: profilo Instagram @‌noemiofficial.

11/05/2025

Non si tratta di pigrizia né di capriccio. Il fenomeno Hikikomori racconta il ritiro dalla società come risposta estrema a pressioni, aspettative e dolore silenzioso. Guardare, capire, non giudicare...

10/05/2025
Un terapeuta non è immune dalle sue stesse ombre relazionali.Ma il punto non è l’assenza di inciampi: è il modo in cui l...
09/05/2025

Un terapeuta non è immune dalle sue stesse ombre relazionali.
Ma il punto non è l’assenza di inciampi: è il modo in cui li si attraversa.
Nel mio percorso, personale e clinico, ho imparato che i confini non sono muri, ma zone di contatto.
Luoghi dove ci si incontra davvero, dove si può scegliere se restare, andarsene o ridisegnare la distanza.
E quando si smette di proiettare sull’altro il bisogno di essere scelti, salvati, riparati… si fa spazio a un incontro più onesto, meno idealizzato, più umano.

In Gestalt, il confine è vivo: si muove, si adatta, ma va ascoltato.
È lì che sentiamo quando qualcosa ci nutre, o ci svuota.
Quando lo attraversiamo con consapevolezza, ogni relazione – anche quella che finisce – ci restituisce qualcosa. Anche l’errore diventa apprendimento.

E sì, anche il terapeuta ci passa dentro.
E proprio per questo, quando accompagna qualcun altro, lo fa con più verità, autorevolezza, maturità.

Con il tempo, ciò che per noi è importante cambia.
Ciò che tolleravamo, non lo tolleriamo più.
Ciò che rincorrevamo, smette di sembrarci vitale.
Questo accade soprattutto nelle fasi evolutive cruciali: dopo una separazione, un lutto, una rinascita, una crisi identitaria, una maturazione interiore.
I valori si assestano su nuove coordinate.
E inevitabilmente, anche il nostro modo di stare in relazione cambia.
Non è più una questione di "chi ci vuole bene", ma di come.
Non basta più essere accettati: vogliamo essere riconosciuti.
Non basta più la compagnia: desideriamo intimità compatibile con chi stiamo diventando.

È allora che i confini si fanno più netti.
Per proteggersi, restare fedeli e onorare la trasformazione del nostro cambiamento 🍀
Perché la coerenza tra ciò che si è e ciò che si trasmette… si sente.




Quando impariamo a stare, ci liberiamo dall’ossessione del controllo e dal bisogno di inseguire il tempo. Ci accorgiamo ...
07/05/2025

Quando impariamo a stare, ci liberiamo dall’ossessione del controllo e dal bisogno di inseguire il tempo. Ci accorgiamo che non sono i traguardi a definirci, né i rimpianti a condannarci. È la nostra capacità di essere presenti, di sentire davvero, che dà senso alla nostra esistenza.
Nella prospettiva gestaltica, imparare a stare è fondamentale. Stare significa riconoscere il presente senza scivolare nel passato o proiettarsi in un futuro incerto. È accogliere ciò che c’è, senza ansia di modificarlo o giudicarlo. Significa ascoltare il silenzio, percepire il battito delle cose, sentire il proprio respiro senza il bisogno di andare sempre oltre.
Viviamo in una società che ci spinge costantemente al fare, al correre, al produrre. Ogni giorno ci muoviamo verso obiettivi, accumuliamo esperienze, cerchiamo di lasciare un segno nel mondo. Ma cosa resta davvero di noi? Se domani tutto dovesse scomparire, cosa rimarrebbe?
Ciò che rimarebbe, sarebbe: come abbiamo amato, vissuto, sentito.



Indirizzo

Via Della Repubblica, 42
Palo Del Colle
70027

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Our Story

"Nel mio lavoro considero la persona nella sua globalità rispettando e ascoltando con sensibilità e umanità la fase del disagio che attraversa".

La Dr.ssa Angela Elia svolge l'attività libero professionale come Psicologa Clinica e Psicoterapeuta, negli studi di Palo del Colle e Cassano delle Murge in provincia di Bari.

Offre servizi di consulenza e sostegno psicologico individuale, di coppia e famigliare e psicoterapia individuale e di gruppo rivolta all'adulto; attività di formazione e promozione della cultura del benessere psicologico.