Logopedia Natura-Ludica a Studio VerdeBosco

Logopedia Natura-Ludica a Studio VerdeBosco Logopedia NaturaLudica a StudioVerdeBosco: dove la natura e il giocare sono co-terapeuti insieme all'inventare e al divertimento.

Questo permette di intervenire in modo sistemico sulle difficoltà e disturbi mettendo a proprio agio il bambino e il ragazzo.

06/02/2025

Al bambino non possiamo consegnare l’Oceano, un secchiello alla volta. Però gli possiamo insegnare a nuotare nell’Oceano e allora andrà fin dove le sue forze lo porteranno, poi inventerà una barca e navigherà con la barca, poi con la nave.
La conoscenza non è una quantità, è una ricerca.
Noi non dobbiamo dare ai bambini quantità di sapere, ma strumenti per ricercare.

[Gianni Rodari, La grammatica della fantasia]

06/02/2025

"Una volta i ragazzi arrivavano con le tasche piene di sassi e ninnoli raccolti durante le avventure all'aperto. Ora arrivano con gli occhi incollati a uno schermo. E il risultato è che non riescono a chiudere la cerniera del cappotto, a sfogliare le pagine di un libro o a tenere correttamente in mano un cucchiaio".

Su National Geographic un articolo di Teal Burrel parla delle sempre maggiori difficoltà dei più piccoli anche nelle attività manuali più semplici come allacciarsi le scarpe, scrivere e giocare. Trovate il link nei commenti.

20/10/2023

Internet, niente accesso fino ai 9 anni e favorire le relazioni:
la raccomandazione dei pediatri

TGCOM24
14 OTTOBRE 2023 06:45
Internet, niente accesso fino ai 9 anni e favorire le relazioni: la raccomandazione dei pediatri
"È necessario disincentivare l'uso indiscriminato della rete per i bambini" dichiara il presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri
Un utilizzo controllato, sicuro e consapevole degli strumenti digitali può aiutare i bambini a sviluppare la coordinazione visivo-motoria e a stimolare la creatività e la capacità di problem-solving.
Ma non prima dei 9 anni, con moderazione ed evitando l'utilizzo dei social network: fino a quell’età, infatti, è fondamentale non privarli delle interazioni dirette con i genitori, i coetanei e il mondo che li circonda, indispensabili per un sano sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale. Queste sono le raccomandazioni della Guida "Bambini e adolescenti in un mondo digitale", realizzata dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) e presentata in occasione del XVII Congresso Nazionale della Fimp "E io avrò cura di te. Il tuo Pediatra un approdo sicuro" inaugurato il 12 ottobre e in programma fino a domenica 15 a Giardini Naxos (Messina).
Secondo la guida, prima dei 3 anni il bambino ha l'esigenza di costruire i suoi riferimenti spazio-temporali, pertanto è opportuno evitare il più possibile l'utilizzo degli schermi; dai 3 ai 6 anni il bambino ha bisogno di scoprire tutte le sue possibilità sensoriali e manuali, dunque va incoraggiato il gioco con i coetanei, evitando smartphone o tablet personali; dai 6 ai 9 anni è l’età in cui si scoprono le regole del gioco sociale, pertanto è consigliabile disincentivare l'uso di internet; infine, dai 9 ai 12 anni, cioè l'età in cui il ragazzo inizia a rendersi autonomo dai riferimenti familiari, il web può rappresentare un valido strumento per esplorare nuovi contenuti adatti alla sua età, sotto l'occhio attento dei genitori, ma si suggerisce di evitare la partecipazione diretta ai social network.
"Se è vero che i nuovi media, in particolare i social, sono ormai entrati a far parte delle vite dei nostri ragazzi - spiega Antonio D'Avino, presidente nazionale Fimp - È necessario disincentivarne l'uso indiscriminato: i genitori ci chiedono più supporto in questo ambito e noi pediatri di famiglia siamo pronti a offrire le nostre conoscenze per guidarli e orientarli al meglio".

Leggi l'articolo completo 👇
https://www.tgcom24.mediaset.it/.../internet-niente...

Stefano Vicari - Neuropsichiatra infantile

"Un utilizzo controllato, sicuro e consapevole degli strumenti digitali può aiutare i bambini a sviluppare la coordinazione visivo-motoria e a stimolare la creatività e la capacità di risoluzione dei problemi. Ma non prima dei 9 anni, con moderazione ed evitando l'utilizzo dei social network: fino a quell’età, infatti, è fondamentale non privarli delle interazioni dirette con i genitori, i coetanei e il mondo che li circonda, indispensabili per un sano sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale".

LA LOGOPEDIA  E IL PROGETTO NATURA-LUDICA: brevissima riflessione Nella pratica e nella ricerca che avviene a Studio Ver...
23/05/2022

LA LOGOPEDIA E IL PROGETTO NATURA-LUDICA: brevissima riflessione
Nella pratica e nella ricerca che avviene a Studio VerdeBosco continua la sperimentazione di una visione della logopedia che possa riconoscere ed utilizzare con efficacia terapeutica il profondo legame che il bambino ha per “sua natura” con l’ambiente naturale e tutti i suoi elementi, e dove il riabilitatore possa assumere un ruolo di facilitatore per una interazione attiva del bambino con il mondo e con se stesso.
Il logopedista, attraverso questa riconsiderazione dei bisogni primari dell’individuo in eta’ evolutiva, puo’ dare molta piu’ forza ed efficacia al trattamento dei processi di crescita e di attivazione di risorse, ovvero allo sviluppo delle potenzialita’, poiche’ e’ nella dimensione della naturalita,’ dell’andare verso il mondo dei bambini, cercandone le chiavi di accesso, che riesce ad emergere una motivazione intrinseca e l’altro fondamentale aspetto della ”natura” dei bambini che è il gioco e il giocare attivo e da protagonista, fornendo motivazione intrinseca per lo sviluppo delle potenzialita’ ( C.L.)

Commento all'articolo di Alberto Pellai " I BAMBIN CHE GUARDANO SQUID GAME"                             Grazie a chi ha ...
16/10/2021

Commento all'articolo di Alberto Pellai " I BAMBIN CHE GUARDANO SQUID GAME"
Grazie a chi ha scritto questo articolo... E' già da parecchio tempo che come logopedista, ho purtroppo dovuto includere nella redazione della storia dei bambini la domanda: "per quanto tempo usa il cellulare guardando video o facendogiochi ? dando per assodato che lo usino e che vengano inesorabilmente attratti a guardare "il proibito" senza farsi scoprire dai genitori . Non ci si rende conto purtroppo che la reazione di un bambino "impressionato" da scene anche di secondi o da film, e come in questo caso addirittura da serie tv, è " come se niente fosse"; il bambino in quel momento fa finta di niente, fa quasi lo " spavaldo", ma tempo dopo lo si vedrà ripetere ossessivamente un certo tipo di giochi, avere paura di passare da una stanza all'altra, paura di andare al bagno da solo, passare da comportamenti oppositivi a inibiti, provocare il compagno che non lo ha visto per farglielo vedere anche a lui o lei , eccetera. Fa tanta tristezza tutto ciò... Studio VerdeBosco "sta combattendo" tutto questo con la casetta sull'albero tutta da giocare, con i tantissimi giocattoli e travestimenti da utilizzare e con la fantasia di immergersi in avventure e vivere cose vere, "pulite" e belle, quelle cose che ancora e per fortuna appartengono alla natura del bambino. Facciamo tanti posti come Verdebosco, offriamo ri-creazioni dove davvero si possano ri-creare, offriamo una attenta presenza . C'è un Mondo pieno di bellezza reale che l'adulto può e deve offrire al bambino, basta che l'adulto si guardi davvero intorno e mano nella mano accompagni il bambino nel quadratino di giardino sotto casa..

16/10/2021

BAMBINI DELLA SCUOLA PRIMARIA CHE GUARDANO “SQUID GAME”
A.Pellai
“Sono un'insegnante di scuola primaria con 2 classi quinte. In questi giorni è venuto alla luce la visione da parte di gran parte dei miei alunni della serie SQUID GAME visibile su una piattaforma che trasmette principalmente serie televisive. Ho trascorso 2 giorni a colloquiare con i miei alunni per capire come lo avessero conosciuto, come e con chi lo avessero visto e il tipo di emozione o motivazione che suscitava in loro. La trama è la costrizione di persone povere, emarginate e problematiche si giocare a 6 giochi (tra cui 1,2,3 stella): la pena per l'errore del gioco è la morte attraverso delle bambole che uccidono gli sconfitti. La serie è coreana e la visione è in lingua originale con i sottotitoli. Durante la ricreazione li vedo spesso giocare a 1 ,2, 3, stella simulando la squalifica dei compagni con il gesto della pi***la. E io che fino a poco tempo mi ero quasi commossa nel vederli giocare in gruppo a dei giochi dei vecchi tempi. Solo ora traggo l'amara realtà”.
Questo è uno dei tanti messaggi che ho ricevuto in questi giorni da parte di adulti preoccupati perché bambini della scuola primaria sono diventati spettatori fedeli della serie televisiva “Squid Game”. Io non l’ho vista. Quindi sto parlando di qualcosa che non conosco, ma di cui ho letto molto. So che la serie è incentrata su adulti coinvolti in un torneo di giochi tipici dell’infanzia, per cui riceveranno cospicui premi in denaro. Però se vengono sconfitti, saranno uccisi. La serie è sconsigliata a chi ha meno di 14 anni, ma l’evidenza di moltissimi docenti ed educatori è che sia entrata nelle preferenze e nelle scelte di visione di molti bambini e bambine, ragazzi e ragazze preadolescenti. La violenza della serie è anche graficamente molto “spinta” ed esplicita: quando si viene uccisi, schizza sangue dappertutto. Gli insegnanti dicono che i bambini ci ridono su e si tranquillizzano vicendevolmente dicendosi “tanto non è sangue vero, è sugo di pomodoro”. In molti hanno chiesto che io commentassi tutto ciò.
Non posso che riprendere ogni singolo concetto espresso nel nostro libro “Vietato ai minori di 14 anni” (De Agostini ed.): quando sei bambino/a o preadolescente la tua mente non è in grado di gestire la complessità di alcune esperienze a cui puoi avere accesso, ma per cui non possiedi competenze emotive-cognitive di rielaborazione e integrazione dentro di te. E’ qualcosa di cui noi genitori dobbiamo essere assolutamente consapevoli. Altrimenti nella vita dei nostri figli entra il peggio e nella loro mente, dimensioni ed esperienze che hanno significati e risvolti emotivi enormi (la vita e la morte lo sono; la violenza fine a se stessa lo è; il gioco che si trasforma in esperienza per vincere soldi o per subire la morte lo è) si depositano in modo caotico e disorganizzato. Potendosi anche trasformare in esperienze traumatizzanti, ovvero che il soggetto non riesce a gestire nella propria psiche. E perciò ne rimane disturbato e impattato. Bambini che guardano “Squid game” e poi ne simulano le azioni nel loro gioco durante l’intervallo scolastico forse stanno semplicemente imitando ciò che hanno visto. O forse ci stanno comunicando che dentro di loro è entrato “qualcosa” che devono buttare fuori, perché non sanno dove metterlo. Il gioco è il loro modo per tentare di farlo. Ma il gioco non fa miracoli e certe cose possono “tatuarsi” nella loro mente e da lì non uscire più. Come psicoterapeuta, rimango tuttora colpito da quanti pazienti adulti mi hanno raccontato di non aver mai superato la traumatizzazione conseguente a certi film dell’orrore visti da bambini o adolescenti; primo fra tutti ”L’Esorcista”. La problematicità sta nel fatto che certi contenuti non vengono “metabolizzati” quando la mente non ha le competenze per riuscire a farlo. E la mente dei bambini e dei preadolescenti non è in grado di metabolizzare i contenuti di una serie come “Squid game”. Anche se non l’ho vista, per tutto ciò che ho letto di questa serie e per il mestiere che faccio questa cosa la posso affermare con certezza.
“Vietato ai minori di 14 anni” non è un messaggio che reprime la crescita: in casi come questi la protegge, la sostiene e la promuove. E forse noi adulti dovremmo smetterla di affermare “ a priori” che è “vietato vietare”, la cosa più frequente che mi sono sentito dire in quest’ultimo mese, dopo che è uscito il nostro libro che ha osato mettere questo verbo nel titolo. Dovremmo fare una lunga riflessione su quanto è tossico l’ambiente in cui stanno crescendo i nostri figli, ma soprattutto su quanto siamo diventati fragili noi adulti nel fare il nostro mestiere di adulti. Adulti con la A maiuscola non permettono ai bambini di vedere “Squid game”. E in una società civile si dovrebbe fare di tutto perché ciò non avvenga. Altrimenti l’unica cosa che succede è che qualche adulto ci pensa su solo dopo aver letto un post come questo su un social network. Che è appunto un singolo post in mezzo a migliaia di altri post, che nello stesso social network, celebrano ed esaltano questa serie tv. Leggete e fate leggere questo messaggio ad altri genitori, se lo ritenete opportuno.

Con molto piacere Studio VerdeBosco propone e annuncia la  nascita del corso F.A.R. - FACILIT-AZIONI AUMENTATIVE E RICER...
02/09/2021

Con molto piacere Studio VerdeBosco propone e annuncia la nascita del corso F.A.R. - FACILIT-AZIONI AUMENTATIVE E RICERCA-, in collaborazione con DAIE: vitalissima associazione romana, per una visione e una pratica "oltre le apparenze" dove far diventare delle microazioni, significativi cambiamenti; ovvero come battiti d'ali di farfalla nel tempo e nello spazio si possano trasformare "in voli d'aquila" ( dalla Teoria del Caos: l'Effetto Farfalla).

Con indescrivibile entusiasmo presentiamo il corso FACILIT-AZIONI E RICERCA F.A.R., approccio proposto dalla dott.ssa Cosetta Lomele (Logopedia Studio VerdeBosco) e la nostra Associazione.

21/05/2021

Stamattina ho fatto una cosa, in classe.
L'idea me l'ha data un libro che piace tanto a mia figlia: Banù l'unicorno.
(eh sì a mia figlia solo roba altamente culturale, che vi credete)
Comunque.
A un certo punto sono disegnate 6 situazioni metereologiche, sole, pioggia, nuvole con fulmini eccetera, e sopra la domanda: come ti senti oggi?
Lì il bambino deve dire come sta, ma indicando col dito qual è il suo disegno.
Fatto sta che da un po' quando mia figlia è triste non dice che è triste: dice: "mi sento nuvola".
Chiedo sempre a tutti "come stai?" prima di cominciare ogni lezione, ma quelli hanno tredici anni, a un certo punto è una lunga schiera di bene che non sono bene, di sì ok che non è per niente ok.

E infatti è lì che mi sono ricordato di Banù.

Oggi dovevo fare le figure retoriche e in particolare la metafora, powerpoint belli preparati, video, canzoni, tutto programmato.
Via il powerpoint, via tutto.
"Facciamo che io vi chiedo come state, ma invece che dirmelo con le parole, ditemelo con una immagine. Non importa che si capisca, e non serve neanche che la spieghiate. Del resto è questo il bello di una metafora"
Gli ho lasciato un paio di minuti per pensarci, ma dopo trenta secondi quasi tutti avevano già le risposte. E sì, ok, poi come sempre c'è quello che la manda un po' in v***a, "Mi sento una donna incinta" e altri tentativi di buttare la palla in tribuna, ma si sa che va così. E poi si vedeva che la battuta mascherava la voglia di dire qualcosa di diverso.

E infatti, gli altri.

Be', che vi devo dire: sono rimasto a bocca aperta, a un certo punto, ed erano talmente belle che ho iniziato a scrivermene alcune perché accidenti c'è più forza lì dentro in molti romanzi che leggo (e che scrivo, anche), "mi sento un filo spezzato", ha detto un ragazzo, "un libro strappato" una ragazza, "una spugna che non riesce ad assorbire acqua", "uno zaino con troppi libri dentro", "una lavagna piena di numeri matematici", più altre ancora che ma*****ia a me non mi sono scritto.

E poi quella: "Mi sento l'ultima foglia rimasta sul ramo", che mi ha letteralmente ucciso, così, alle ore 8 e 10 di mattina, in una classe come migliaia di altre.

Perché chissà in quanti si sentono così, solo che non riescono a dirlo. E chissà quante volte me l'ha già detto, e io non l'avevo mai sentito.
E meno male che oggi ho pensato a Banù.

Mi sa che lo rifarò sempre, questo gioco, da oggi.

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00018

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