30/11/2025
L’impresario funebre moderno non è più soltanto il professionista che si occupa delle pratiche, ma una figura capace di integrare tradizione, sensibilità e tecnologia. Oggi chi opera nel commiato deve essere rapido nelle risposte, trasparente nei processi, presente anche quando il mondo dorme. La tecnologia non è un vezzo: diventa strumento operativo, organizzativo e soprattutto umano, perché permette alle famiglie di sentirsi accolte, informate, accompagnate.
Essere smart significa comprendere il mercato senza esserne trascinati, anticipare le esigenze e non limitarsi a seguire l’onda. Un impresario del presente non promette per farsi scegliere: mantiene per essere ricordato. Ciò che si offre non è un prodotto, ma una guida.
“Non si consegna un servizio: si custodisce l’ultimo atto di una vita.”
Nel dibattito sempre più frequente sulla necessità di una normativa nazionale omogenea, credo sia fondamentale ricordare che la legge del futuro dovrà nascere per le persone, non per interessi settoriali. Uniformare le regole è giusto, ma uniformare il mestiere rischia di renderlo sterile. Bisogna evitare che l’evoluzione legislativa si orienti inconsciamente verso un modello unico, basato su grandi strutture, grandi investimenti, grandi nomi. Questo settore merita equilibrio, non indirizzi nascosti.
Una regolamentazione moderna dovrebbe valorizzare anche chi vive il territorio, chi conosce i volti dei quartieri e le storie delle famiglie. Non tutti possono sostenere costi elevati e non tutti trovano supporto nelle proposte che promettono cerimonie “al prezzo di un iPhone”. Offerte scintillanti, slogan perfetti, ma spesso prive di quell’ascolto che un impresario radicato sa dare, giorno dopo giorno, funerale dopo funerale.
Chi opera tra la gente vede ciò che non passa nei comunicati: fragilità, timori, budget impossibili, famiglie che scelgono ciò che credono accessibile, sedotte dalle pubblicità e abbandonate dalla realtà. In questo contesto, eleganza non è lusso: è rispetto. E rispetto significa non lasciare indietro nessuno.
L’impresario intelligente evolve, ma non cede alla spersonalizzazione. Usa la tecnologia, ma resta umano. Cresce, ma non schiaccia. Mantiene vivo il valore della scelta, perché solo dove esiste pluralità esiste dignità.
Non cerco polemica, né intendo avanzare verità assolute. Preferisco un confronto fatto di esperienza, di visioni reali e non teoriche, di prospettive che tengano insieme qualità e umanità. Chi riconosce queste dinamiche, chi vuole discutere del futuro con mente aperta e sguardo lungo, troverà in me un interlocutore pronto.
Confrontiamoci. Costruiamo, invece di subire. Perché il futuro di questo mestiere non è scritto altrove: lo scriviamo noi, ogni giorno, un servizio alla volta.
Nik