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Ernia del disco: Trattamento intraforaminale percutaneo sintomatico per le ernie del disco e le stenosi foraminaliL’erni...
27/05/2020

Ernia del disco:
Trattamento intraforaminale percutaneo sintomatico per le ernie del disco e le stenosi foraminali
L’ernia discale è una patologia abbastanza frequente che interessa la fascia di età tra i 30 e i 50 anni; la sede più frequente è quella lombare è seguita subito dopo da quella cervicale. È determinata dalla rottura focale dell’anulus fibrosus che “contiene” il nucleo polposo che solitamente fuoriesce in sede posteriore o laterale. Poiché importanti revisioni casistiche hanno dimostrato che anche i risultati a distanza del trattamento chirurgico non sono scevri da conseguenze, negli ultimi anni tali indicazioni si sono molto ristrette, essendo fondamentalmente riservate ai casi in cui sono presenti paresi/paralisi nervose o sindrome della cauda.
Nel contempo sono state messe a punto altre terapie “mini-invasive” che con accesso percutaneo tendono a “ridurre” il volume discale o a “cicatrizzare” l’anulus fibrosus.

Anche le tecniche mini-invasive sono però gravate da alcune complicanze, la più temibile delle quali è la spondilodiscite.
La revisione epicritica di importanti casistiche, aldilà dei casi che prevedono un trattamento chirurgico spesso in urgenza, ha dimostrato che il trattamento conservativo dell’ernia discale, basato fondamentalmente sulla somministrazione di farmaci anti-infiammatori e miorilassanti, consente di superare l’episodio acuto che spesso resta unico.
Solitamente la sintomatologia tende a ridursi spontaneamente dopo due/quattro mesi.
Questo approccio principalmente “farmacologico” al trattamento dell’ernia discale ha però lo svantaggio di non risolvere rapidamente la sintomatologia dolorosa e la disabilità conseguente e di obbligare all’assunzione di farmaci per molti mesi.
Per superare queste limitazioni e alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche che identificano nei fenomeni infiammatori locali la maggior responsabilità della sintomatologia causata dall’ernia discale, si tratta con approccio percutaneo solo l’epifenomeno infiammatorio senza “toccare” il disco.
Questo approccio terapeutico consente di ottenere un risultato spesso immediato e definitivo sulla sintomatologia e di evitare le complicanze legate al trattamento del disco.
Consapevoli della bontà di questo tipo di trattamento sintomatico dell’ernia discale, avvalorato dall’esperienza maturata negli anni , abbiamo iniziato a trattare con terapia loco-regionale gli episodi acuti, anche recidivanti, di ernia del disco con irritazione radicolare. Il trattamento loco-regionale percutaneo viene eseguito mediante guida Tc o ecografica consente di ridurre il dolore rachideo e l’irritazione radicolare in oltre l’80% dei casi, restituendo il paziente alle normali attività quotidiane. Si utilizzano farmaci quali steroidi ed anestetici ma anche miscele di gas come Ossigeno/Ozono ( quest'ultimo estremamente efficace nel trattare i sintomi dell'ernia discese e la compressione radicolare ).

Solitamente questa procedura viene eseguita monolateralmente ad un solo livello e dura complessivamente circa 30 minuti.
Quando la sintomatologia è bilaterale o vi è il coinvolgimento di più radici è possibile eseguire il trattamento a più livelli nella stessa seduta.

L’effettuazione di questa procedura di radiologia interventistica prevede una visita ambulatoriale di selezione/accettazione del paziente ed una visita ambulatoriale di controllo dopo almeno un mese. Solitamente per risolvere la sintomatologia è sufficiente da uno a tre trattamenti. Le controindicazioni pressoché assolute a questo trattamento sono le patologie da sanguinamento e le infezioni locali o generali.
La presenza di pacemaker o device elettronici (se non sono temporaneamente disattivabili) consiglia di eseguire solo l’iniezione di steroide; l’esistenza di ipertensione e/o diabete induce a ridurre/evitare l’iniezione di steroide.

Per info e appuntamenti : stefano folzani md - 3317403076 - 3382974695 - www.stefanofolzani.it

Coronavirus, l'ultimo delirio dei no-vax: "Il vaccino? Rischia di fare danni"Scienziati e medici no vax ( eresia definir...
18/04/2020

Coronavirus, l'ultimo delirio dei no-vax: "Il vaccino? Rischia di fare danni"

Scienziati e medici no vax ( eresia definirli scienziati e medici ) hanno detto la loro sulla possibilità di rendere obbligatorio il vaccino per il coronavirus!!!!

Il compito della divulgazione scientifica è quello di illustrare la verità della ricerca scientifica in termini accessibili da parte del pubblico più vasto possibile, la paleopatologia e la storia della medicina hanno il potere di richiamare alla memoria, dati e prove alla mano, la realtà del mondo prima delle vaccinazioni:

un mondo caratterizzato da epidemie mortali, morti che la scienza moderna può tranquillamente evitare, capaci anche di scuotere le fondamenta di grandi imperi e società che si consideravano avanzate e solide.

Quello che in queste settimane stiamo vivendo sarebbe la quotidianità se non esistessero i Vaccini.

Attraverso un percorso che parte sin dall'antico Egitto, e che si snoda lungo tutta l'Antichità, il Medioevo e l'età Moderna, l'autore ci racconta cosa accadeva quando il vaiolo, ora sconfitto, mieteva ancora milioni di vittime, così come la poliomielite, il tetano, il morbillo, la pertosse, la difterite, fino a un nemico ancora oggi pericolosissimo: la tubercolosi.

Consiglio un bel testo di storia della medicina di GALASSI " Un Mondo Senza Vaccini".

Ai NO VAX scrivo:

Vi ricorderete tutti una fila di 70 camion dell'esercito che trasportano altrettante bare fuori da Bergamo, dove non c'è più posto per conservarle.

60 milioni di persone chiuse in casa con la paura di un nemico invisibile che è là fuori, da qualche parte.
Forse molto vicino.
Eccolo qui Il mondo senza vaccini. Anzi no è solo un tiepido assaggio.

Oggi sono disponibili almeno 20 vaccinazioni.

Adesso guardate fuori dalla finestra e immaginate altre 20 malattie circolare liberamente, proprio come il Covid-19.

Pensate tutti davvero che sareste e saremmo ancora vivi? O che avreste potuto frequentare una scuola, lavorare, viaggiare?

Eppure il Coronavirus non ha un tasso di letalità poi così elevato. È solo il 3%.
Per il vaiolo si arrivava al 30%.
Tra chi lo contraeva, una persona su tre moriva.
Nessuno dei vaccinati ha mai corso questo pericolo.
Nel 1976 è stato inventato il vaccino e nel 1980 è stato dichiarato sconfitto.
Eradicato. Non esiste più. Sapete cosa significa?? Temo di no !!!
Riflettete su quel che dite. Pensare ad un mondo senza vaccini non mi pare ne' scientifico ne' medico ma solo criminale ed irresponsabile.

NB: nessuna sponsorizzazione! Solo Gratuita Informazione.

Le professeur Isaac Ben Israël, chef du programme d’Etudes sécuritaires à l’Université de Tel Aviv et président du Conse...
17/04/2020

Le professeur Isaac Ben Israël, chef du programme d’Etudes sécuritaires à l’Université de Tel Aviv et président du Conseil national pour la recherche et le développement, est intervenu sur la Douzième chaîne pour présenter une vision marginale de la gestion mondiale de la crise du COVID-19.

Il a parlé d’une recherche qu’il a menée avec un autre collègue professeur. Il affirme que le nombre de nouveaux cas du virus atteint un pic après environ 40 jours et décline progressivement pour atteindre presque 0 après 70 jours. Selon lui, cela serait vrai dans n’importe quelle partie du monde – que les pays interrompent leurs activités économiques ou pas.

Dans le cas d’Israël, il a souligné que 140 personnes meurent chaque jour en temps normal. Fermer une bonne partie de l’économie à cause d’un virus qui tue une ou deux personnes par jour est une erreur radicale qui coûte inutilement à Israël 20 % de son PIB, a-t-il attaqué.

Prof Gabi Barbash, l’ancien directeur général du ministère de la Santé qui est l’expert médical de la Douzième chaîne, a déclaré que Ben Israël se trompait. Le bilan humain aurait été beaucoup plus important si Israël et d’autres pays n’avaient pas pris ces mesures.

Pourtant Ben Israël a affirmé que les chiffres – notamment de pays comme Singapore, Taiwan et la Suède (Vendredi, la Suède recensait 9 685 cas confirmés d’infections au nouveau coronavirus et 870 décès), qui n’ont pas pris de mesures aussi radicales pour fermer leurs économies – démontraient qu’il avait raison.

Les forts taux de décès dans certains pays s’expliquent du fait que leurs systèmes de santé ont été submergés, a-t-il reconnu. Quand Barbash a cité New York comme l’exemple d’un système de santé débordé et affirmé que seules des mesures radicales pouvaient empêcher une crise mondiale encore plus grave, Ben Israël a répondu que les dernières indications en provenance de New York laissaient penser que la pression sur le système de santé commençait à diminuer. Selon lui, cela irait dans le sens des statistiques qui montrent que le nombre de nouveaux cas atteint un pic, et commence à chuter, après 40 jours.

Continuant le débat après que Ben Israël a quitté le studio, Barbash a souligné que « nous allons vivre avec le coronavirus jusqu’à l’année prochaine ».

Il a ensuite déclaré : « Je conseille vivement de ne pas laisser les mathématiciens – qui ne connaissent rien à la biologie – déterminer quand nous allons lever le confinement ».

In sintesi: il ciclo del Covid19 pare che in ogni paese avrà un andamento analogo.

La diffusione del SARS-CoV-2 si esaurirebbe in 70 giorni. Nel corso di 10 settimane si sviluppa il ciclo del patogeno.

Lo scienziato, per confermare la sua teoria, ha citato l'esempio dell'Italia, paese con le misure particolarmente rigide, Taiwan e Singapore con le restrizioni più morbide.

«In questi Paesi si evidenzia un aumento dei casi fino alla quarta/sesta settimana e subito dopo una diminuzione, fino a quando scompare durante l’ottava settimana», ha sottolineato il matematico.

Questo non autorizza a ridurre le misure di sicurezza però permette di comprendere un ciclo epidemico.

Questo serve per fare chiarezza che l'account e' dedicato ad informazioni medico scientifiche veritiere e sostenute da s...
14/04/2020

Questo serve per fare chiarezza che l'account e' dedicato ad informazioni medico scientifiche veritiere e sostenute da studi clinici. Non è un sito commerciale. Non ha finalità di vendita alcuna. SOLO INFORMAZIONE REALE. Grazie.

IL FARMACO PIÙ IMPORTANTE SE PRESO PRECOCEMENTE : la terapia precoce è da fare subito! Il farmaco principale è la Cloroc...
13/04/2020

IL FARMACO PIÙ IMPORTANTE SE PRESO PRECOCEMENTE :
la terapia precoce è da fare subito! Il farmaco principale è la Clorochina, anche a domicilio!

Plaquenil è un farmaco vecchissimo.
Già in uso dagli anni 70.
Nel 2005 alcuni ricercatori statunitensi si sono accorti che aveva in laboratorio una forte attività antivirale contro il coronavirus responsabile della SARS, sparita nel 2004.

Siccome l’attività antivirale era diretta contro un virus non più esistente la notizia era passata inosservata.

Naturalmente quando è saltato fuori questo nuovo virus, cugino di quello della SARS, molti hanno pensato di utilizzare il Plaquenil per curare questa infezione.
Mi è parso infatti che, anche se non abbiamo ancora una cura, valesse la pena di mostrare a tutti, con parole più semplici, come si stia procedendo per fornire il mondo di nuove armi contro il virus, quali siano le idee da cui si procede e quale sia il progresso attuale, le tappe raggiunte, il compreso e l'ignoto.

In questa prima parte, ci occuperemo di questa molecola oggi diventata molto famosa, la clorochina.
La Clorochina ed Idrossiclorochina e' il principio attivo del Plaquenil.
La trovate in ogni farmacia ( prima del Covid19 - oggi molto meno ). Fig1. Formula Chimica.
La ragione per cui la clorochina è famosa e per la quale sulla scatola compariva una zanzara è presto detta: la clorochina fu scoperta nel 1934 dalla Bayer, e fu a lungo trascurata, finché le prove cliniche ordinate dal governo americano durante la seconda guerra mondiale ne dimostrarono il valore come agente antimalarico.

Per questo dal 1947 la clorochina è uno dei farmaci più usati per la profilassi antimalarica in tutto il mondo.

Abbastanza precocemente, tuttavia, ci si rese conto che la clorochina aveva altre, interessanti applicazioni terapeutiche: per esempio, inibisce alcune delle cellule del sistema immunitario implicate nella patogenesi dell’artrite reumatoide.

Soprattutto – e qui le cose si fanno più interessanti per i lettori in questo periodo – la clorochina è stata trovata efficace nell’inibire la replicazione di vari tipi di virus: flavivirus, retrovirus (è infatti in alcuni trial clinici contro HIV) e coronavirus, come si sa dai primi anni duemila.
Ma come fa la clorochina ad esercitare la sua azione antivirale? Uno dei processi principali consiste nell’inibire l’assemblaggio di zuccheri complessi a certe componenti del virus o delle cellule umane, zuccheri indispensabili per la replicazione e l’infezione del virus.

Anche se può parere strano, infatti, moltissime delle microscopiche componenti di cui noi e i virus siamo fatti – componenti chiamate proteine – devono essere legate chimicamente con ben determinati zuccheri per funzionare correttamente (il processo di aggancio chimico degli zuccheri alle proteine si chiama glicosilazione).

Nel caso di HIV, la clorochina impedisce che le particelle virali siano glicosilate come dovrebbero;

questo causa la perdita di infettività dei virus per così dire “incompleti”.

Nel caso del coronavirus che procurò l’epidemia di SARS del 2003, invece, la clorochina impedisce che sia correttamente glicosilata la “porta di ingresso” del virus nelle cellule polmonari, vale a dire la proteina ACE2: con ciò, la clorochina esercita in vitro una profonda azione di contrasto nei confronti di questo virus, molto vicino al virus attuale (che infatti si chiama SARS-cov-2).

La clorochina, inoltre, è risultata uno dei soli 4 composti capaci di inibire un altro coronavirus pericoloso, quello che causa la MERS; e la stessa azione si osserva anche in animale su altri coronavirus;
tuttavia, finora non sono stati condotti studi significativi su esseri umani, forse perchè, dopo la scoperta del potenziale di questa molecola contro i coronavirus, a fine 2004 l’epidemia di SARS declinò.

Arriviamo quindi ai nostri giorni, e al nuovo coronavirus SARS-Cov2.
Come i suoi congeneri coronavirus, anche questo virus usa la stessa “porta di ingresso” nella cellula: la proteina ACE2. La mutazione che ha consentito il “salto di specie” dal pipistrello all’uomo è anzi avvenuta proprio su quella parte del virus che serve a legare ACE2, modificando la forma di una proteina virale chiamata “spike”, che qui sotto vedete rappresentata in rosso sulla superficie del virus.

La nuova forma acquisita da “spike” la ha resa simile ad una “chiave” in grado di legare perfettamente ACE2 sulle cellule polmonari: lo sappiamo, perchè, a tempo di record, con una tecnica di microscopia molto potente è stata visualizzato il modo in cui “spike” virale si incastra perfettamente in ACE2 umana, permettendo così al virus di invadere le cellule polmonari.

Per i più curiosi o per chi ama la biologia strutturale, questo “incastro” è rappresentato nella figura qui sotto, ove sono visualizzati solo gli “scheletri” di ACE2 e le proteine spike sia di SARS che di SARS-CoV2 (per mostrare che il riconoscimento di ACE2 da parte di entrambi i virus avviene in maniera simile, ma non identica).

Con queste informazioni, è possibile fare un’ipotesi interessante: che la clorochina, eliminando alcuni degli zuccheri da ACE2, così come impedisce il riconoscimento di ACE2 da parte di SARS cambiandone la forma, potrebbe impedire lo stesso processo da parte di SARS-Cov2.

In altre parole, se il virus è mutato dal pipistrello, generando una “chiave” che si incastra nella “serratura” ACE2, possiamo immaginare di cambiare la forma della serratura, così come faremmo per impedire di entrare ad ospiti indesiderati che hanno le nostre chiavi di casa.

Ma allora funziona questa idea?

Innanzitutto, come sempre, si sono fatte delle prove in laboratorio, su cellula. Il responso è stato chiaro: la clorochina inibisce l’infezione di cellule umane da parte di SARS-Cov2.
Siccome la clorochina è un farmaco di cui non è necessario investigare la tossicità – grazie al fatto che centinaia di milioni di esseri umani da 70 anni ne hanno assunte miliardi di dosi – i ricercatori sono immediatamente passati a sperimentare sui malati. In particolare, in Cina sono partite tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio una quindicina di sperimentazioni controllate in 10 ospedali diversi, per testare la capacità della clorochina di migliorare le condizioni dei pazienti con polmonite più o meno grave.
Il 15 febbraio si è tenuto un meeting che ha riunito tutti gli esperti coinvolti nella sperimentazione, le istituzioni ed il governo cinese. Il consenso pressochè unanime è stato che i pazienti, trattati con clorochina, mostravano netti sintomi di miglioramento, su molti parametri diversi (inclusa la permanenza in ospedale).

Possiamo allora dire che è stata trovata la prima cura? Direi che è un dato molto interessante. Per bloccare il virus bisogna usare il Plaquenil PRIMA E DOPO l’infezione.
Chiaramente questo non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza: i dati suggeriscono che una sperimentazione clinica di questo farmaco dovrebbe essere svolta somministrando il farmaco non solo quando il paziente sta già male, ma già PRIMA DELL’INFEZIONE agli individui che sono a maggior rischio o che iniziano una sintomatologia sospetta preferibilmente insieme ad un antibiotico quale il macrolide o una tetraciclina, dotati di una spiccata azione antinfiammatoria.

Stiamo vivendo un momento storico, indipendentemente dall’età di ognuno di noi, che non si era mai visto.  In un attimo ...
02/04/2020

Stiamo vivendo un momento storico, indipendentemente dall’età di ognuno di noi, che non si era mai visto. In un attimo dalla sera alla mattina e’ arrivato un virus. Un organismo microscopico che puo’ essere letale e che ha sconvolto le nostre vite. Non ci si puo’ piu’ vedere, non ci si puo’ piu’ abbracciare. In un attimo chiusi i bar, le aziende, i ristoranti e, per contro, gli ospedali, per contro, pieni di persone contagiate. Un virus che uccide: Il Covid19. Informazioni di ogni tipo si rincorrono e rimbalzano sulla rete ed in televisione. Social e Messaggi Whatsapp si moltiplicano ogni giorno. Tutto diventa Virale. Anche il Falso. Diventa fondamentale, in tutto questo, il ruolo del Medico come comunicatore.
E’ nostra responsabilità di Medici diffondere messaggi semplici, comprensibili e corretti. Messaggi chiari ed efficaci. Devo dire che invero, anche noi medici, siamo stati colti impreparati da questo virus. Nessuno credo, si aspettasse situazioni ed evoluzioni cliniche di queste dimensioni. Noi inizialmente abbiamo forse anche in parte minimizzato, in buona fede e facendo analogie con un altro coronavirus quello della Sars, ma inconsapevolmente abbiamo favorito la pericolosità del virus e dei contagi. Lo stesso dicasi del panorama politico che avrebbe dovuto restringere subito i comportamenti previdentemente guardando quel che succedeva nella lontana, ma vicina Cina. Whuan aveva da sempre tre voli al giorno per l’Italia. Ora la realta’ di quanto e’ accaduto la conosciamo tutti e purtroppo ognuno di noi puo’ avere gravi conseguenze da questo contagio, anche se con una proporzione diversa in termini di letalità.
Il medico di famiglia, il medico in genere e diciamo dunque il medico di fiducia in questo ha una responsabilità primaria. Ora piu’ che mai. Deve fare comprendere la verità della situazione: non esiste al momento un vaccino, non esiste un farmaco certo contro il virus ed anche noi medici, per quanto abbiamo terapie, non possiamo dire con certezza di conoscere del tutto questo Covid19. Lo stiamo affrontando quotidianamente sul campo, ma navighiamo a vista. Vediamo Situazioni di pazienti che si ammalano e guariscono e pazienti che sembrano stare meglio e poi muoiono in poche ore. Si parla di polmonite interstiziale bilaterale e si parla di Insufficienza Respiratoria, ma dopo un mese di guerra sta cominciando ad emergere anche un dato nuovo. Forse dietro a questa polmonite c’e’ una patologia piu’ complessa che apre strade terapeutiche anche nuove: la vasculite microangiopatica virale. E’ chiaro che tutto e’ molto in divenire e quindi informiamo prima di tutto e rendiamo consapevoli tutti che la migliore difesa e’ evitare di essere contagiati. Parliamo con i pazienti e diamo loro tutte le informazioni corrette invitandoli a stare a casa certo, ma anche a riportarci subito i primi sintomi di una eventuale avvenuta infezione. Questo perche’ la terapia che abbiamo a disposizione prima si inizia a casa e meglio e’. Il decorso della patologia puo’, nella maggior parte dei casi, migliorare e non poco. Altro importante dato da spiegare e’ quello di misurarsi la saturazione perche’ quel che puo’ sfuggire e’ l’ipossiemia asintomatica: cioe’ la difficoltà ad ossigenare il sangue per danno polmonare da virus con pochi sintomi. Il rischio e’ quello di non accorgerci della progressione grave della malattia fino a quando potrebbe essere tardi. Diventa dunque cruciale il ruolo del Medico di fiducia perche’ curare i pazienti subito ed a casa ha dimostrato un miglioramento clinico ed una migliore assistenza al malato, ma anche una minore ospedalizzazione dello stesso, riservando ai reparti ospedalieri solo i casi gravi: altro fatto che permette di non determinare un collasso del sistema sanità ( dati riportati dagli studi della Germania e del Canada ). Pero' vi e’ anche un altro aspetto, tutt'altro che secondario, che va considerato: la paura e l’angoscia rischiano di creare ancora piu’ vittime. La chiusura totale ci preserva ma, alla lunga, ci annienta. Infetta la psiche e indebolisce il sistema immunitario. Bisogna inventarsi razionalmente e consapevolmente il modo per tornare alla vita, nel modo più protetto possibile, ma che sia Vita. Restituire alla gente l’idea che sia stato riacceso il motore. La strategia credo sia, intanto che si mette a punto un vaccino, perche’ un vaccino ci sarà, fare il check di chi è stato già contagiato. Liberiamo gradualmente chi ha la protezione degli anticorpi, arrivando a una immunità condivisa, una forma di vento collettivo in cui sono i più forti a trainare i più deboli. In molti ed a vari livelli, hanno discusso di questo test, ma i test hanno un altissimo tasso di attendibilità. È un prelievo di sangue dal polpastrello, ma si può fare anche dal braccio. Si chiama “Test Immunocromatografico” e va a rilevare le igM e le igG contro il coronaVirus Sars2. Se rileviamo che almeno il 60% della popolazione ha sviluppato gli anticorpi possiamo cominciare a riaprire. Abbiamo giustamente messo in sicurezza la collettività con severi provvedimenti ma quando il virus già circolava. Ora deve cominciare il secondo Round. Per uscire dalla crisi e riavviare il motore economico, le fabbriche, le industrie, inclusa quella dello svago sociale. Liberando anche la gente dal disagio psichico, fino ad ora credete troppo sottovalutato. Dobbiamo diffondere nel mondo, con autorevolezza scientifica, il messaggio che l’Italia è il Paese di cui ci si può fidare e non contagia più nessuno. Operiamo e ci muoviamo in sicurezza e perché abbiamo creato una popolazione con forti difese immunitarie. La forza della difesa immunitaria valida e’ da ricercare, come suggerito da alcuni autorevoli infettivologi, forse nelle donne non meno colpite, ma meno sintomatiche al virus sicuramente. Anche i giovani, salvo casi numericamente bassi, si e’ ipotizzato che possano avere minore espressione di quei recettori dove il virus si lega per aggredire l’organismo. Dunque un po’ di luce in fondo a questo tunnel a mio parere comincia a potersi vedere. Direi di mirare e puntare a questo obbiettivo con vigile allerta, ma cominiciamo a camminare decisi verso questo punto. E' una Vitale Esigenza.

30/03/2020

Buonasera a tutti, questa pagina medica di tipo informativo, e' nata come una esigenza mai piu' viva e presente come in questo tempo di CoronaVirus e Pandemia, in cui si ricorrono nella rete ed in Whatsapp messaggi che raccontano teorie fantasmagoriche o dogmi della medicina che non hanno nulla di Vero e Dimostrato, ma che si insinuano nella vita di tutti noi e che spesso, in chi non conosce la materia, determina bizzarri comportamenti e strane scelte terapeutiche. Non vi nascondo che ho ricevuto tantissimi messaggi con " Doc ma e' vera sta cosa? "
A questo punto e' nato questo sito di informazioni autentiche vere e dimostrate su vari argomenti del mondo medico scientifico.
Se la cosa vi piacera' e vi interessera' la potrete leggere, argomento per argomento, diversamente.... basta un click. Ciao a tutti.

Primo Argomento:
CoronaVirus: la prima linea e' la medicina del territorio.

29/03/2020

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