21/07/2022
Le immagini modificate digitalmente creano una disgiunzione tra il proprio corpo e l’idea che si ha di sé, producendo quella che è definita “dismorfia digitale”, basata sugli standard di bellezza filtrati dai social media. L’immagine digitale viene costruita alterando parti di sé apparentemente indesiderabili.
Questa tipologia di dismorfia si trova all’interno dello spettro del BDD, Disturbo da dismorfismo corporeo, enei casi più gravi è presente ansia significativa per il proprio aspetto al punto da sviluppare abitudini e routine ossessive, spesso compulsive, come controllarsi incessantemente allo specchio e mimetizzare la zona del corpo “incriminata” con trucco o vestiti.
Gli utenti utilizzano spesso la tecnologia e i selfie per superare quest’ansia cercando di ottenere quell’approvazione che non trovano internamente, all’esterno, dagli utenti online. Quindi, chi possiede una bassa autostima tende ad essere maggiormente coinvolto in questa tendenza comportamentale.
Secondo la teoria dell’autoverifica, i selfie sono infatti usati per ricevere commenti positivi e “likes” all’interno di un processo di costante ricerca di valutazioni altrui, portando inevitabilmente ad un’affettività depressa, poiché l’origine di questi comportamenti è associata ad eventi di vita particolarmente stressanti, legati a difficoltà di elaborazione emotiva.
Qual è la terapia che è possibile applicare in certi casi?
Si lavora sugli aspetti cognitivo-comportamentali del BDD, si monitora l’uso del cellulare, come anche dei pensieri automatici negativi, e si indagano le cause scatenanti per identificare gli errori cognitivi. Lo scopo è quello di mettere in discussione le convinzioni disfunzionali sull’importanza dell’apparenza e incoraggiare attività ricreative alternative più salutari, come coltivare le proprie passioni ed interessi.
Ovviamente, i selfie non sono l’origine del problema, per cui non bisogna demonizzarli e additare tutti coloro che ne fanno uso.
Per cui, va bene farsi i selfie? Si, ma controllando i pensieri che sono dietro a queste foto. Sentirsi brutti, ogni tanto, è assolutamente normale, non siamo perfetti e va benissimo così.