04/10/2019
L’ormai celebre prof. Borioni, in occasione del lancio del suo nuovo libro, ''L’Illusione dell’Omeopatia'', intervistato su Radio Capital (il 23/09/19) nega di essere nemico appunto dell’omeopatia per poi, con l’affabile ma non cedevole garbo che gli è proprio, precisare che non è mica colpa sua se essa si rivela del tutto inefficace e non scientifica, cosa che lui da scienziato non può non dirci. E del fatto che spenda parte del suo tempo prezioso nella disinteressata opera di salvaguardarci da bufale, fake news, pericolose illusioni ecc. penso dobbiamo tutti essergli riconoscenti. Tuttavia, e sorvolando sul tenore a mio avviso non irresistibile delle specifiche critiche che egli muove nell’occasione all’omeopatia, mi voglio prendere la libertà di fare comunque una considerazione in merito alla sua ‘postura’ scientifica. Che chiaramente è ispirata all’idea che il solo e unico paradigma abilitato a decidere se una qualsiasi forma di medicina sia efficace quando applicata a un organismo (complesso) come quello umano, è quello a cui lui fa riferimento, cioè la scienza medica allopatica che è dichiaratamente riduzionista. Per segnalare che le scienze dei sistemi, quelle più attendibili in materia di complessità, oltre a dirci che questi sistemi proprio perché complessi richiedono e permettono diversi tipi di approccio alla comprensione del loro funzionamento, anche sottolineano che quello riduzionista è purtroppo (e neanche in questo caso per colpa di nessuno da considerarsi parecchio se non del tutto inadeguato alla bisogna. Ma di questa nozione, peraltro nota già da ieri, chi mai avrà l’ardire di darne comunicazione a uno dei più acclamati eroi della buona scienza dei nostri giorni?