17/05/2022
Cervello “CONGELATO”
Esiste una spiegazione Scientifica?
Il cervello “congelato” ha una spiegazione scientifica?
di Giorgia Protti
Vi è mai capitato di mangiare un gelato e avvertire all’improvviso un fortissimo mal di testa? Ebbene, anche il cosiddetto “cervello congelato” ha un razionale scientifico.
Il “mal di testa da freddo” è una forma di cefalea poco comune e di breve durata, provocata tipicamente dall’esposizione ad uno stimolo freddo.
L’ultima versione dell’International Classification of Headache Disorder (ICHD-3, la più diffusa classificazione delle cefalee) lo identifica come un mal di testa provocato da uno stimolo freddo applicato esternamente alla testa, ma anche ingerito o inalato. Questa definizione include quindi sia le cefalee conseguenti all’esposizione a basse temperature, sia quelle legate all’assunzione di liquidi o cibi freddi. L’esempio più famoso di quest’ultima forma è il cosiddetto “cervello congelato”, che insorge quando un alimento freddo (tipicamente acqua a bassa temperatura, un gelato o un ghiacciolo) raggiunge il palato e la faringe.
Colpisce soprattutto individui predisposti
Trattandosi di un mal di testa di breve durata e che spesso si risolve spontaneamente, valutarne la reale diffusione non è facile: nella maggior parte dai casi, infatti, le persone che ne vengono colpite non cercano cure mediche. Dagli studi effettuati, sembra che la prevalenza di questo disturbo vari a seconda dell’età, delle malattie concomitanti e delle caratteristiche dello stimolo freddo. I bambini e i giovani sembrano maggiormente colpiti rispetto agli adulti. Le possibili spiegazioni sono molteplici: le strutture neuronali dei piccoli potrebbero essere più immature e sensibili, oppure le dimensioni ridotte della loro faringe potrebbe implicare un più rapido raffreddamento; in ultimo, gli adulti potrebbero aver imparato con l’esperienza ad evitare gli stimoli dolorosi.
Le persone già affette da altre forme di cefalea (come l’emicrania), inoltre, sembrano soffrire più spesso di mal di testa da stimolo freddo, probabilmente a causa di una preesistente ipersensibilità del sistema trigeminale (struttura nervosa implicata in entrambe le patologie). Non sembra invece esserci differenza tra i due sessi.
Manifestazioni cliniche e meccanismi sottostanti
Il mal di testa da stimolo freddo è provocato dal passaggio di solidi, liquidi o gas a livello del palato o della faringe. La cefalea che ne consegue è tipicamente localizzata a livello della fronte o delle tempie, solitamente trafittiva (come una coltellata), ma può anche presentarsi come pulsante o oppressiva. La durata è, per definizione, breve: la maggior parte delle persone colpite riferisce che il dolore regredisce in meno di 30 secondi (sebbene in casi più rari possa perdurare per alcuni minuti). Sembra inoltre che le caratteristiche del mal di testa siano diverse in relazione allo stimolo: l’insorgenza è più probabile, più rapida e più intensa se si assumono liquidi piuttosto che solidi freddi, e se l’ingestione è più veloce.
L’esatto meccanismo sottostante la cefalea da freddo è ancora sconosciuto, ma sono state ipotizzate due teorie. Nella prima, i protagonisti sono i vasi sanguigni cerebrali: il contatto di una sostanza fredda con la mucosa di bocca e faringe provocherebbe un rapido restringimento dei vasi, con conseguente dolore. La seconda teoria suppone invece che il mal di testa dipenda dalla stimolazione sensitiva dei nervi presenti nelle diverse regioni: il nervo trigemino (nel caso del palato) o i nervi glossofaringeo e vago (che innervano la faringe e l’esofago). L’azione dei diversi nervi sarebbe quindi responsabile delle differenti caratteristiche della cefalea, a seconda della sede coinvolta.
Diagnosi e trattamento
Secondo le linee guida internazionali, per fare diagnosi di cefalea da stimolo freddo è sufficiente aver sperimentato due episodi di mal di testa provocati dall’applicazione/ingestione/inalazione di un elemento freddo e non presenti se non in conseguenza di tale stimolo; tali episodi si risolvono spontaneamente e in breve tempo (entro 30 minuti nel caso di mal di testa da stimolo esterno al cranio, 10 minuti nel caso di materiale ingerito o inalato).
Comprensibilmente, non esiste una terapia specifica per questa forma di cefalea, se non l’evitamento dei fattori scatenanti. Cercare di mangiare lentamente cibi e liquidi freddi, minimizzando il contatto con la parte posteriore del palato, è in genere sufficiente per scongiurare l’avvento del dolore. Alcuni studi ipotizzano che stimolare i nervi e i vasi sanguigni prima di applicare uno stimolo freddo potrebbe ridurne l’ipersensibilità: spingere la lingua contro il palato posteriore ridurrebbe in questo caso l’insorgenza del mal di testa. Niente paura quindi: la cefalea legata al freddo è un fenomeno parossistico che si risolve senza conseguenze. Non lasciamoci fermare da questo disturbo passeggero e affrontiamo la stagione estiva gustando un buon gelato.
Giorgia Protti
Fonti su: https://www.medicalfacts.it/2022/05/16/cefalea-da-freddo-spiegazione-scientifica-del-cervello-congelato/