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Fascite plantare o semplice dolore al tallone?Non sono la stessa cosa e riconoscerle correttamente fa tutta la differenz...
12/11/2025

Fascite plantare o semplice dolore al tallone?

Non sono la stessa cosa e riconoscerle correttamente fa tutta la differenza nel trattamento.

La fascite plantare ha caratteristiche ben precise: dolore puntiforme alla base mediale del tallone
rigidità mattutina peggiora ai primi passi migliora camminando

• Ma non tutto il dolore al tallone è fascite!

Può essere anche:
- atrofia del cuscinetto adiposo
- tendinopatia
- sovraccarico
- alterazioni biomeccaniche

Diagnosi accurata = trattamento mirato.

E la scienza è chiara:
per la fascite funziona meglio il carico progressivo
(Rathleff 2015),
rinforzo mirato (Sullivan 2014),
e considerare la mobilità di caviglia (Riel 2017).
Irving 2008 | Riel 2017 | Rathleff 2015 | Sullivan 2014
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Prima e dopo trattamento di linfodrenaggio manuale
10/11/2025

Prima e dopo trattamento di linfodrenaggio manuale

Cervicale e VertiginiLe vertigini da cervicale, in inglese cervicogenic dizziness (CGD), rappresentano una sindrome clin...
29/10/2025

Cervicale e Vertigini

Le vertigini da cervicale, in inglese cervicogenic dizziness (CGD), rappresentano una sindrome clinica caratterizzata dalla presenza di vertigini e dolore al collo.

Le vertigini possono essere definite come un’illusione di movimento, come se l’esterno ruoti attorno all’individuo (vertigine oggettiva) oppure se l’individuo ruoti nello spazio (vertigine soggettiva). Spesso ci si riferisce al termine “vertigine” anche per descrivere un’aspecifica incapacità a mantenere l’equilibrio o come una vaga sensazione di sentirsi “disconnessi” dall’ambiente esterno.

Benché esista ampia letteratura scientifica in merito al capogiro cervicogenico, ovvero alle vertigini legate a disturbo cervicale, con almeno una mezza dozzina di revisioni, la condizioni clinica rimane enigmatica per la maggior parte dei medici.

Infatti, classicamente, in medicina la vertigine non è descritta come un sintomo primariamente causato da un disturbo cervicale, ma, piuttosto, conseguente a disturbi vestibolari periferici o da lesione delle vie vestibolari del sistema nervoso centrale.

Le cause di vertigine sono molteplici e sottendono meccanismi eziopatogenetici diversi: i sintomi, le modalità terapeutiche e la prognosi sono di conseguenza diverse.

Contenuti dell'articolo

STORIA

La sindrome da vertigini cervicogeniche fu descritta per la prima volta nel 1955 da Ryan e Coping. Considerata per anni come un’entità clinica controversa, è stata successivamente denominata col nome di vertigine propriocettiva, vertigine cervicogenica, capogiro cervicale o capogiro cervicogenico.

Negli ultimi vent’anni si è assistito a un dibattito nella comunità scientifica circa la rilevanza e il meccanismo eziopatogenetico delle vertigini cervicogeniche, senza tuttavia giungere a conclusioni universalmente condivise.

Ciò nonostante, vi è una chiara evidenza sperimentale e clinica a prova che le disfunzioni del collo sono in grado di indurre vertigini e disequilibrio.

CAUSE DELLE VERTIGINI DA CERVICALE

Il senso dell’equilibrio e dell’orientamento dell’essere umano dipendono dal funzionamento ottimale delle vie sensitive e della loro integrazione nel sistema nervoso centrale: segnali visivi, sistema vestibolare e afferenze propriocettive, provenienti da specifici recettori posti all’interno di muscoli e articolazioni, sono i principali sistemi che consentono di conoscere in ogni momento la posizione di ciascuna parte del corpo rispetto alle altre e l’orientamento spaziale del corpo rispetto all’ambiente esterno.

In particolare, svolgono un ruolo eminente, nel mantenimento dell’equilibrio e dell’orientamento del corpo durante la stazione eretta e il movimento, i segnali propriocettivi provenienti dai muscoli del collo e dalle articolazioni cervicali.

L’errata trasmissione di questi segnali, sia che avvenga per una disfunzione dei recettori periferici, sia a causa di un’alterazione della trasmissione, della trasduzione o dell’integrazione con altri segnali a livello del sistema nervoso centrale, determina un’imprecisa rappresentazione dell’orientamento della testa e del collo nello spazio, che potrebbe tradursi in sindrome vertiginosa.

Quanto detto rende conto del fatto che in una elevata percentuale di casi di vertigini cervicogeniche è possibile obiettivare la presenza di esiti di un pregresso colpo di frusta o disfunzioni di tipo degenerativo, meccanico o infiammatorio a carico del rachide cervicale.

CLASSIFICAZIONE DELLE VERTIGINI DA CERVICALE

E’ possibile classificare le vertigini cervicogeniche a seconda della causa principale che le determina.

1. Vertigini da malattia degenerativa cervicale

2. Sindrome cervicale di Neri-Barrè-Lieou

3. Vertigini associate al colpo di frusta

4. Bow-Hunter’s syndrome

5. Sindrome cervicale da dolore miofasciale

E’ bene sottolineare che l’eziopatologia di alcune di queste condizioni potrebbero sovrapporsi con una o molteplici altre cause.

In alcuni casi, inoltre, le vertigini potrebbero essere causate da più meccanismi indipendenti ma concomitanti.

Identificare la causa sottostante è importante per l’interpretazione corretta dei sintomi e, soprattutto, per intervenire con una terapia mirata.

1. Vertigini da malattia degenerativa cervicale

La degenerazione della colonna cervicale, artrosi cervicale o spondilosi cervicale, rappresenta probabilmente la causa più comune di vertigini da cervicale.

La degenerazione cervicale può causare vertigini mediante 3 meccanismi:

1. Alterazione della propriocezione: le afferenze propriocettive provenienti da un rachide cervicale interessato da processi degenerativi di tipo artrosico potrebbero essere alterate.

2. Insufficienza dinamica vertebro-basilare: studi scientifici hanno correlato la gravità delle alterazioni degenerative del rachide cervicale col flusso di sangue arterioso nel sistema vertebro-basilare. E’ riportato che pazienti con artrosi cervicale e vertigini hanno una riduzione della velocità del flusso nell’arteria vertebrale durante la rotazione del collo, rispetto a pazienti con artrosi cervicale ma senza vertigini.

3. Attivazione simpatica: la patologia degenerativa cervicale può indurre vertigini mediante un terzo meccanismo, legato all’attivazione del sistema nervoso simpatico.

I pazienti con artrosi cervicale lamentano comunemente altri sintomi oltre alle vertigini: rigidità del collo, dolore al collo e/o alle spalle, cefalea, sintomi neurologici.

2. Sindrome cervicale di Neri-Barrè-Lieou

Nel 1926, Barrè e Lieou proposero un’ipotesi neurovascolare alla base del capogiro cervicogenico, in cui si attribuiva la causa delle vertigini e sintomi correlati a una transitoria ischemia cerebrale, secondaria a compressione delle fibre simpatiche ad opera delle strutture cervicali degenerate.

Non tutti gli autori sono concordi nel considerare questa sindrome, in passato detta anche “emicrania cervicale”, “artrite cervicale cronica” o “vertigine dell’artrosi cervicale”, come un’entità clinica a sé stante.

La sindrome tende a presentarsi con sintomi molto variegati, la diagnosi non è per nulla semplice e, pertanto, è spesso sottodiagnosticata o confusa con altre malattie.

I sintomi più comuni sono: cefalea, dolore cervicale, vertigini, acufeni (tinnito), dolore oculare con iperestesia corneale, disturbi vasomotori al volto, disturbi della memoria, ansia, depressione.

3. Vertigini associate al colpo di frusta

ll colpo di frusta è dovuto a un trauma che comporti una rapida accelerazione o decelerazione con iperestensione del capo, che comunemente avviene in seguito a incidenti automobilistici in assenza di adeguato poggiatesta.

Questa modalità lesiva può dare origine ad una moltitudine di segni e sintomi:

Le vertigini cervicogeniche da colpo di frusta hanno caratteristiche molto simili a quelle da patologia degenerativa.

In genere l’articolarità del collo è limitata e dolorosa, la muscolatura del collo può essere contratta, la lordosi cervicale è in genere diminuita o assente e sono più frequenti le anomalie posturali.

4. Bow-Hunter’s syndrome

E’ una sindrome correlata all’occlusione meccanica dell’arteria vertebrale a livello dell’articolazione atlanto-assiale durante la rotazione del collo.

Colpisce più frequentemente soggetti nella VI o VII decade di vita.

Le vertigini sono la manifestazione clinica dominante, cui si accompagnano: acufeni, cefalea, disturbi visivi, atassia, nistagmo.

I sintomi compaiono durante la rotazione del collo oltre i 45° e tendono a scomparire riportando la testa in posizione neutra.

La tomografia computerizzata e l’angiografia possono fornire il dettaglio anatomico dell’arteria vertebrale e guidare un eventuale intervento chirurgico di decompressione.

5. Sindrome cervicale da dolore miofasciale

La sindrome cervicale da dolore miofasciale include un gruppo di disturbi muscolo scheletrici del distretto cervicale caratterizzati dalla presenza di trigger point.

E’ stato riportato che il 35% dei pazienti affetti da sindrome miofasciale cervicale presenta vertigini e, tale sintomo, si correla con la presenza di dolore.

In circa la metà dei casi, il trigger point è situato a livello del muscolo trapezio.

La sindrome miofasciale interessa più frequentemente i giovani adulti, attorno alla quarta decade di vita, con maggiore prevalenza nel sesso femminile.

SINTOMI

Le vertigini da cervicale si presentano clinicamente con disequilibrio, instabilità, limitazione dell’articolarità del collo associata a dolore e, non di rado, con mal di testa.

Una disfunzione del rachide cervicale può essere considerata la causa delle vertigini solo quando tutte le altre potenziali cause di vertigini sono state escluse.

Le vertigini da cervicale sono strettamente correlate con i movimenti del collo.

Le vertigini dovrebbero essere esacerbate dai movimenti che provocano dolore al collo e ridursi quando il dolore al collo si riduce.

I capogiri cervicogenici non si accompagnano, in genere, a tinnito (acufeni), riduzione dell’udito, sintomi che accompagnano, ad esempio, la malattia di Mènière.

DIAGNOSI DI VERTIGINI A ORIGINE CERVICALE

Da quanto detto finora è chiaro che le vertigini possono essere causate da moltissime patologie, i cui meccanismi patogenetici spesso si sovrappongono.
Per di più, non esistono test clinici o strumentali patognomonici per la diagnosi di vertigini cervicogeniche.
Questo significa che, al momento, la diagnosi di vertigini da cervicale è una diagnosi di esclusione.
La diagnosi di esclusione viene posta in situazioni in cui non esiste un singolo test in grado di diagnosticare la condizione e la diagnosi non può essere verificata mediante indagini di laboratorio, strumentali, radiografiche né mediante segni e sintomi specifici.
Pertanto, la diagnosi di vertigini cervicogeniche, di competenza esclusivamente medica, richiede alti livelli di competenza clinica e una conoscenza approfondita delle misure necessarie per escludere o governare diagnosi alternative o concomitanti.
Non è semplice distinguere la sindrome vertiginosa da cervicale da altre patologie in grado di provocare vertigini, in primis disturbi vestibolari centrali e periferici, l’emicrania vestibolare, la concussione labirintica o la disfunzione arteriosa cervicale.

E’ importante raccogliere accuratamente la storia anamnestica del paziente, con particolare riferimento alle modalità di esordio dei sintomi, alle loro caratteristiche, alle modalità di presentazione, ad eventuali fattori precipitanti (sforzo fisico, cambiamenti di posizione, attività specifiche, ambienti aperti o affollati), alla storia di patologie del collo, ai fattori di rischio cardiovascolare, a sintomi uditivi o emicranie ricorrenti.

CERVICALE E VERTIGINI SENZA DOLORE?

La diagnosi di vertigini da cervicale può essere supposta quando il paziente che ha vertigini ha anche una storia di patologia del collo con dolore.

E’ necessaria inoltre una stretta relazione temporale tra insorgenza di vertigini e presentazione dei sintomi della colonna vertebrale cervicale.

Capogiri cervicogenici dovrebbero essere esclusi se il paziente non ha dolore al collo.

Il dolore al collo è un sintomo quasi costante se le vertigini originano da un’alterazione del rachide cervicale.

Esso può presentarsi a riposo, col movimento o con la palpazione.

QUANDO LA CAUSA DELLE VERTIGINI NON È LA CERVICALE

Vi sono numerose cause di vertigini che il medico deve escludere prima di porre diagnosi di vertigini cervicogeniche:

• malattie vestibolari;

• malattie cardiovascolari;

• malattie metaboliche;

• malattie neurologiche;

• malattie psicologiche;

• disturbi visivi;

• assunzione di numerosi farmaci;

Tra queste numerose cause, sono particolarmente rilevanti: le malattie vestibolari e la disfunzione arteriosa cervicale.

Malattie vestibolari: come distinguerle dalle vertigini da cervicale

Se il paziente presenta vertigini accompagnate da nistagmo allora la diagnosi di vertigine cervicogenica è meno probabile rispetto a una patologia vestibolare.

La vertigine posizionale parossistica benigna (BPPV) è la patologia vestibolare più comune. Essa si verifica quando cristalli di carbonato di calcio migrano dall’utricolo all’interno di uno dei tre canali semicircolari dell’orecchio interno. Si presenta come vertigine associata a cambiamenti nella posizione della testa ed è accompagnata da nistagmo, la cui direzione varia a seconda del canale semicircolare interessato.

Nelle labirintiti o nella neuronite vestibolare saranno presenti una marcata vertigine e disequilibrio, spesso con impossibilità a mantenere la stazione eretta, associati a nausea, vomito e nistagmo.

Acufeni cervicale e vertigini?

A risoluzione del quadro acuto, nelle patologie vestibolari possono residuare acufeni e perdita dell’udito. Tale elemento è utile per escludere le vertigini da cervicale, che non si accompagnano mai a perdita dell’udito e acufeni.

Nelle commozione labirintica, dovute a traumi del capo che non hanno prodotto lesioni organiche, i sintomi vestibolari e cervicogenici possono coesistere.

Disfunzione arteriosa cervicale

La disfunzione arteriosa cervicale è una patologia non vestibolare che può imitare le vertigini da cervicale.

La disfunzione arteriosa cervicale si riferisce a una diminuzione del flusso sanguigno nel distretto arterioso cervicale, in particolare nelle arterie vertebrobasilari, ma anche nelle arterie carotidi.

Le potenziali cause di disfunzione arteriosa cervicale includono l’aterosclerosi, le trombosi, le anomalie anatomiche, le dissezioni arteriose, il vasospasmo, le compressioni ab estrinseco.

Il clinico dovrebbe pertanto sempre calcolare il rischio cardiovascolare indagando la presenza di ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, disturbi coagulativi, diabete mellito, fumo di sigaretta ecc.

Le vertigini da disfunzione arteriosa cervicale si accompagnano spesso ad altri sintomi quali: mal di testa, diplopia (visione doppia), nistagmo, sintomi neurologici.

VERTIGINI DA CERVICALE, QUANTO DURANO?

La durata dei sintomi è un aspetto importante da considerare e che aiuta il medico a differenziare le vertigini cervicogeniche da altre patologie.

Le vertigini cervicogeniche possono durare da giorni a mesi ad anni.

Ciascun episodio di vertigine dura in genere da alcuni minuti a ore.

Il trattamento deve essere personalizzato a seconda del caso specifico, delle cause sottostanti e delle patologie concomitanti di cui soffre il paziente.

Su indicazione medica, le opzioni terapeutiche includono: terapia manuale, massoterapia, fisioterapia con esercizi di mobilizzazione del rachide cervicale, terapie fisiche a scopo antalgico e decontratturante sulla muscolatura del collo.

Cervicale – I rimedi della nonna

Esistono alcuni consigli che possono essere applicati universalmente e che rientrano nell’ambito di un corretto stile di vita:

• Abolire l’abitudine tabagica

• Abolire il consumo di alcolici

• Praticare regolare attività fisica aerobica e di stretching

• Mantenere corrette posture, in particolare del collo

• Evitare sport o attività che producano traumi o microtraumi ripetuti al collo

Esercizi cervicale e vertigini

Cervicale e vertigini si associano quasi costantemente a una riduzione della mobilità articolare del collo, in parte come meccanismo di protezione antalgica.

Mantenere l’articolarità del collo mediante esercizi specifici è uno degli obiettivi principali della fisioterapia.

29/10/2025
Core stability e lombalgia: funziona davvero?Per anni si è pensato che "attivare il trasverso" o rinforzare i muscoli pr...
21/10/2025

Core stability e lombalgia: funziona davvero?

Per anni si è pensato che "attivare il trasverso" o rinforzare i muscoli profondi del tronco fosse la chiave per curare o prevenire il mal di schiena.
Ma oggi le evidenze raccontano un'altra storia
Le revisioni scientifiche più recenti (Cochrane, JOSPT, BMJ) mostrano che gli esercizi di core stability non sono più efficaci di altri tipi di esercizio nel ridurre dolore e disabilità.
• Il segreto non è quale esercizio fai, ma come lo adatti e lo mantieni nel tempo.
Il dolore lombare non dipende da una "debolezza del core", ma da un equilibrio complesso tra carico, controllo motorio, stress e stile di vita.
Il corpo non va "stabilizzato", ma allenato a muoversi e adattarsi.
Seguimi per altre curiosità sul corpo e preziosi consigli per
il benessere.

COME PORRE RIMEDIO AI DOLORI CERVICALI ?❓❓Quali sono le cause dell’infiammazione alla cervicale? Come possiamo prevenirl...
17/10/2025

COME PORRE RIMEDIO AI DOLORI CERVICALI ?

❓❓Quali sono le cause dell’infiammazione alla cervicale? Come possiamo prevenirla e curarla?❓❓

La cervicalgia o 𝒄𝒆𝒓𝒗𝒊𝒄𝒂𝒍𝒆 𝒊𝒏𝒇𝒊𝒂𝒎𝒎𝒂𝒕𝒂 è una patologia di cui soffrono davvero tante persone.
È un’infiammazione che colpisce i muscoli del collo e della testa a volte arrivando anche a coinvolgere braccia e schiena:è un malessere a volte davvero pesante da sopportare per i sintomi ad esso correlato come ad esempio minor capacità di movimento, talvolta fino all’immobilità, forti dolori alla testa, collo e braccia,vertigini, nausea.

La cervicalgia può infatti essere forte e costringere a letto chi ne soffre. Vi sono alcune buone pratiche che possono prevenire questo dolore e alcuni rimedi naturali che possono invece curare l’infiammazione.

Vieni a scoprire quello che c’è da sapere su questa patologia e come affrontarla efficacemente.
Affidati sempre a professionisti!

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🦴 La vera storia (tragicomica) di una vertebra stanca: L5 racconta la sua vita🎙️ "Ciao, sono L5. Sì, la quinta vertebra ...
26/09/2025

🦴 La vera storia (tragicomica) di una vertebra stanca: L5 racconta la sua vita

🎙️ "Ciao, sono L5. Sì, la quinta vertebra lombare. Quella che tutti toccano quando dicono: «Mi fa male qui».
📍 Sto proprio lì, in basso, poco sopra il sacro. Quel crocevia dimenticato da Dio, dalla postura e pure dall’ergonomia dell’ufficio.

⏰ 07:30 – Il risveglio
Il mio umano si alza dal letto come un blocco unico. Niente rotolamento laterale, niente attivazione graduale: bam, una leva di fianchi che nemmeno nei sollevamenti olimpionici. Io scricchiolo, cerco di riassettare le articolazioni zigoapofisarie e i dischi, ma la gravità ha già fatto il suo: il peso va tutto lì, su di me.

💺 09:00 – Postura da scrivania (o tortura medievale)
Il bacino è inclinato in retroversione come una ciotola rovesciata. La colonna si curva come la Torre di Pisa, e io? Io compenso. Sempre. Mi schiaccio in iperlordosi oppure crollo in rettilineizzazione, a seconda di come l’umano decide di accasciarsi.

🎯 Nota tecnica: A quel punto:
* Il disco intervertebrale si deforma in avanti come un cuscino masticato da un cane.
* I muscoli multifidi piangono.
* Il legamento longitudinale posteriore chiede un avvocato.
* E la mia amica radice nervosa L5? Comincia a inviare segnali al cervello tipo SOS Morse.

🧠 11:15 – Il sistema nervoso autonomo inizia a sclerare
L’umano è sotto pressione. Deadline, mail tossiche, tre caffè e zero pause.
Risultato?🚨 Simpatico a palla.🔌 Parasimpatico assente.
Perché dovrebbe interessare a me, vertebra?
Beh, il simpatico mi contrae tutto:
* ileopsoas contratto
* diaframma bloccato
* intestino rigido come un tubo di ferro. E quando l’intestino si irrigidisce, si gonfia, si infiamma… indovina chi riceve il segnale riflesso viscerosomatico? Io. Sempre io.

🪑 14:00 – Ritorno sulla sedia: peggio del mattino

Ora c’è anche una gamba accavallata. Il bacino ruota, l’emibacino sinistro sale, il sacro si incastra e... 🎯 Eccoci: disfunzione sacroiliaca con epicentro proprio su di me.Io, L5, comincio a perdere stabilità. La mia base — il sacro — è inclinata. È come cercare di stare in equilibrio su un dondolo. E il core? Non pervenuto.

🤐 17:30 – L’umano si lamenta

"Maledetta schiena!", dice. "È colpa della mia genetica", dice. Mai una volta che dica: "Forse L5 ha bisogno di aiuto."
Ma io lo capisco: anche lui è stanco, anche lui ha paura di fermarsi. Peccato che quando lui non si ferma, io non mi rigenero.

🫀 Un po’ di scienza dietro il mio dolore

📌 Anatomia:
* Sono connessa al sacro tramite l’articolazione lombo-sacrale.
* Ho un disco tra me e L4 (che ormai è il mio psicologo).
* Sono attraversata dalla radice nervosa L5, che regola forza e sensibilità di glutei, peronei e dorsiflessione.
📌 Biomeccanica:
* Ogni volta che il bacino ruota, io mi adatto.
* Ogni volta che il diaframma sale, l’asse pressorio mi schiaccia.
* Ogni volta che i visceri si infiammano, ricevo i segnali via catena fasciale.
📌 Postura:
* La lordosi lombare è fisiologica… fino a quando non diventa un’esagerazione.
* Lo psoas teso mi tira in avanti.
* Il gluteo amnesico non mi protegge.
* Il retto addominale debole mi lascia solo.
📌 Sistema viscerale e riflessi:
* Il colon discendente, guarda caso, passa proprio lì accanto.
* Se lui è spastico o infiammato, io ricevo input nocicettivi silenziosi.
* E poi ci lamentiamo della lombalgia cronica...

🦶 Epilogo: quando qualcuno si prende cura di me

A volte, per fortuna, il mio umano incontra un osteopata.

🎯 E lì succede la magia (ma non è magia, è scienza e ascolto):
* Il diaframma viene liberato.
* Il bacino riequilibrato.
* L’intestino trattato delicatamente.
* Le catene miofasciali considerate tutte.
*
💆 E io? Io torno a respirare. A muovermi. A sentirmi parte di un insieme intelligente, non solo un punto di dolore da schiacciare.

Se anche la tua schiena ti parla ogni giorno, forse è il momento di ascoltarla davvero. Non aspettare di essere piegato in due: prenditene cura prima.
Contattami al 349 846 9433

Riconosci o hai uno di questi sintomi?1) ​Parestesie: Formicolio, sensazione di "spilli" e intorpidimento, spesso locali...
26/09/2025

Riconosci o hai uno di questi sintomi?

1) ​Parestesie: Formicolio, sensazione di "spilli" e intorpidimento, spesso localizzati al mignolo, all'anulare e al lato ulnare della mano.
2) ​Dolore: Dolore neuropatico, spesso descritto come bruciante o lancinante, al collo, alla spalla, al braccio o alla mano.
3) ​Debolezza muscolare: Difficoltà o perdita di forza nella presa, con affaticamento precoce durante l'uso dell'arto.
4) ​Atrofia muscolare: Nei casi più gravi e di lunga durata, si può verificare una riduzione del volume dei muscoli della mano.
5) ​Mano di Gilliatt-Summer: Una rara atrofia muscolare alla base del pollice.

​Sintomi vascolari (arteriosi)
​Dovuti alla compressione dell'arteria succlavia.
1) ​Pallore e freddezza: La mano e le dita diventano pallide e fredde a causa della ridotta circolazione sanguigna.
2) ​Dolore ischemico: Dolore e affaticamento dell'arto (claudicatio) durante l'attività fisica, che scompare a riposo.
3) ​Polso debole o assente: Il polso radiale può essere debole o non percepibile nel braccio interessato.
4) ​Ulcere digitali: Nei casi più severi, una grave riduzione del flusso sanguigno può portare a ulcere sulle dita.

​Sintomi vascolari (venosi)
​Dovuti alla compressione della vena succlavia.
1) ​Gonfiore (edema): Gonfiore dell'arto superiore interessato.
2) ​Cianosi: La mano, il braccio o l'avambraccio assumono un colore bluastro per la stasi venosa.
3) ​Dolore e pesantezza: Sensazione di tensione e pesantezza nel braccio.
4) ​Dilatazione delle vene: Le vene superficiali del collo, del torace o dell'arto superiore possono apparire più dilatate.
5) ​Trombosi: Possibilità di formazione di coaguli di sangue (trombosi venosa profonda).

Sindrome dello stretto toracico.

Prevenire e curare con la fisioterapia è la soluzione.

Chiamami per conoscere la causa, non curare l'effetto.

Sei affetto dalla Sindrome del TUNNEL CARPALE               sei sicuro?Vedi quante altre disfunzioni ti danno sintomi si...
24/09/2025

Sei affetto dalla Sindrome del TUNNEL CARPALE
sei sicuro?
Vedi quante altre disfunzioni ti danno sintomi simili

Problemi alla colonna vertebrale cervicale:
Ernia del disco, artrosi o protrusioni a livello del collo possono comprimere le radici nervose che si diramano verso il braccio e la mano. In questi casi, il formicolio può essere accompagnato da dolore al collo e al braccio.

​Sindrome del canale cubitale:
Meno comune del tunnel carpale, questa sindrome riguarda la compressione del nervo ulnare a livello del gomito. Di solito provoca formicolio e intorpidimento al mignolo e a metà dell'anulare.

​Altre cause possibili
​Carenze vitaminiche: In particolare la carenza di vitamina B12 può portare a disturbi neurologici, tra cui formicolio e intorpidimento.

​Neuropatia periferica: Un danno ai nervi periferici, spesso causato da patologie come il diabete, l'alcolismo, o alcune malattie autoimmuni.

​Problemi circolatori: In alcuni casi, una cattiva circolazione del sangue può causare intorpidimento, anche se la parestesia legata a compressione nervosa è più frequente.

​Malattie sistemiche: Disturbi della tiroide, sclerosi multipla, e altre patologie neurologiche possono manifestarsi con parestesie.

​Ansia e stress: In stati di forte tensione o durante un attacco di panico, l'iperventilazione può alterare l'equilibrio di gas nel sangue, provocando formicolio a mani e piedi.

​Traumi o movimenti ripetitivi: Un infortunio al polso, al gomito o alla spalla può danneggiare i nervi. Anche l'uso prolungato e ripetitivo di attrezzi manuali o la digitazione al computer possono contribuire.

Anche sindrome dello stretto toracico e squilibrio ormonale possono simulare sintomi sovrapponibili.

Chiamami per conoscere la causa del tuo fastidio.

22/09/2025
21/09/2025

Il 21 settembre ricorre la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, un’iniziativa internazionale per sensibilizzare sull’impatto della malattia e di tutte le forme di demenza, che colpiscono oltre 55 milioni di persone nel mondo

È un momento per combattere lo stigma, promuovere la ricerca e ricordare l’importanza del sostegno a chi convive con la malattia e ai caregiver che ogni giorno affrontano sfide complesse.

Il fisioterapista svolge un ruolo significativo nel mantenere mobilità, autonomia e qualità della vita delle persone con Alzheimer, integrandosi nei percorsi di cura multidisciplinari.

Fonte:

Indirizzo

Via Giovanni Ciceri Num. 6
Passo Di Treia
62010

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00

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