Nutrizionista Tatiana Raineri

Nutrizionista Tatiana Raineri Ripristino corretta alimentazione nei bambini dai 2 anni in poi. Percorsi gravidanza e post-gravidanza.

Biologa Nutrizionista Specializzazioni:
Nutrizione clinica dal neonato all’adulto
Nutrizione oncologica
Nutrizione nei disturbi alimentari (anoressia, bulimia, binge eating)
VISITO ANCHE AL DOMICILIO DEL PAZIENTE
Pavia e provincia Brescia e provincia Lo studio Raineri dott.ssa Tatiana è specializzato in nutrizione umana e la dott.ssa vi aspetta nel suo studio di San Martino Siccomario per aiutarvi a raggiungere il benessere grazie ad un'alimentazione equilibrata. Presso lo studio potrete eseguire i seguenti esami: valutazione nutrizionale per i normali fabbisogni quotidiani, screening e valutazione nutrizionale in condizioni patologiche e non
Malattie autoimmuni
Diabete
Colesterolemia
Ipertensione
Allergie
Disbiosi intestinale. Correzione della fame nervosa e delle difficoltà di rapporto con il cibo attraverso percorso mi sfilzerà
Corretta alimentazione post interventi chirurgici.

02/12/2025

I valori ematici ottimali di vitamina D sono 50-70 ng/ml.

Notare l’unità di misura!
Se espressa un nmol/l, per convertirla in ng/ml si divide per 2,5.

Quindi, se il valore è 40 nmol/l, dividendo per 2,5 risulterà pari a 16 ng/ml, che vuol dire netta carenza!

La vitamina prevalentemente circolante (la 25 OH vitamina D, che è poi quella che viene misurata quando facciamo le analisi del sangue) è una forma ancora inattiva di vitamina D.
O meglio, è semi attiva, nel senso che ha già subito una trasformazione a livello epatico (ovvero il colecalciferolo assunto a mezzo integratore oppure sintetizzato a seguito esposizione solare è stato idrossilato in posizione 25, da cui la dicitura 25 OH).

Questa forma è in grado di favorire l’assorbimento del calcio a livello intestinale? NO!!!

Per esercitare la sua funzione ormonale (ovvero diffondersi attraverso la membrana cellulare, legarsi al suo recettore VCR e traslocare nel nucleo dove può agire a livello epigenetico), la 25 OH ha bisogno di essere trasformata in calcitriolo, ovvero la forma attiva della vitamina D.
Questa attivazione avviene (a livello renale) grazie al paratormone, che viene rilasciato quando ci sono bassi livelli di calcio ematico.

Ricordiamo infatti che il calcio è un minerale che, tra le sue funzioni, ha quella di favorire la contrazione muscolare. Il cuore è un muscolo e ha bisogno di calcio per contrarsi. E nel sangue deve esserci sempre un livello di calcio in un range tra 8,5 e 10,5 mg/dl (omeostasi del calcio).

Se questo livello aumenta, interviene la calcitonina, ormone prodotto dalle cellule parafollicolari (cellule C) della tiroide. Ha un’azione opposta a quella del Paratormone che invece interviene quando i livelli di calcio nel sangue sono bassi.

Il paratormone, oltre ad attivare la vitamina D a livello renale, preleva il calcio dalle ossa.

Il problema si pone proprio quando i valori ematici della vitamina D (la 25 OH vitamina D) sono bassi (inferiori a 31 ng/ml). Una carenza di vitamina D può aumentare il rischio cardiovascolare.

Laddove ci sia carenza di vitamina D, infatti, aumenta il rilascio di paratormone che sottrae il calcio alle ossa. Questo calcio poi, nel sangue, rischia di depositarsi a livello dei tessuti molli (pareti arteriose). Quindi può alimentare il processo aterosclerotico, rischiando di contribuire a una stenosi e ostacolare l’afflusso di sangue al muscolo cardiaco.

Oltre ad aumentare il rischio di calcoli renali.

Quindi, non vi fate terrorizzare per valori ottimali di vitamina D. Il vero problema è la carenza di vitamina D.

E non dimentichiamo anche l’importanza della K2 che riduce il rischio di osteoporosi e il rischio cardiovascolare.

A proposito, anche la K2 è importante. E non aumenta il rischio di trombi. Come da qualche forma di terrorismo dilagante.

01/12/2025

Vien dicembre lieve lieve,
si fa la battaglia a p***e di neve:
il fantoccio crolla a terra
e cosi cade chi vuole la guerra!

Gianni Rodari

01/12/2025

𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗠𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗲𝗱 𝗘𝗽𝗶𝗴𝗲𝗻𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮: 𝗹𝗮 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗮 𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗶𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗶𝗺𝗺𝘂𝗻𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮

Il sistema immunitario non è solo questione di genetica: 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗲𝗱 𝗲𝗽𝗶𝗴𝗲𝗻𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮 giocano ruoli cruciali nella sua regolazione.

Le vitamine (A, C, D, E, complesso B) e i minerali (zinco, selenio, ferro, magnesio) non sono semplici "supporti": sono 𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗶 della funzione immunitaria.
La vitamina D, ad esempio, modula le cellule T regolatorie e previene risposte autoimmuni.
Lo zinco è essenziale per lo sviluppo dei linfociti T.

Ma c'è di più: i 𝗺𝗮𝗰𝗿𝗼𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝗲𝗻𝘁𝗶 influenzano profondamente l'immunità. Gli omega-3 producono mediatori pro-risolventi che spegnono l'infiammazione, mentre i grassi saturi possono attivarla.
Le fibre alimentari, fermentate dal microbiota in 𝗮𝗰𝗶𝗱𝗶 𝗴𝗿𝗮𝘀𝘀𝗶 𝗮 𝗰𝗮𝘁𝗲𝗻𝗮 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗮 (SCFA), promuovono le cellule T regolatorie e rafforzano la barriera intestinale.

Il 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲 agisce come ponte tra dieta e sistema immunitario. Le diete ricche di fibre (mediterranea, plant-based) aumentano la diversità microbica e riducono l'infiammazione. Al contrario, la dieta occidentale provoca disbiosi, "leaky gut" e infiammazione cronica, aprendo la strada a obesità, diabete e malattie autoimmuni.

L'𝗲𝗽𝗶𝗴𝗲𝗻𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮 completa il quadro: le vitamine del gruppo B forniscono gruppi metilici per la metilazione del DNA, i polifenoli e gli SCFA modificano gli istoni, e i microRNA regolano l'espressione genica immunitaria.
La dieta può letteralmente "riprogrammare" il sistema immunitario a lungo termine.

Non si tratta più di valutare singoli nutrienti, ma di comprendere 𝗲𝗰𝗼𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗴𝗿𝗮𝘁𝗶: nutrizione-microbiota-epigenetica-immunità.
Questa visione sistemica apre nuove possibilità per interventi nutrizionali personalizzati nella prevenzione di patologie metaboliche e autoimmuni.

Articolo completo sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1126

28/11/2025

La vitamina B12 è anche nel tempeh?
Sorry ma non è così!

La vitamina B12 è presente solo in alimenti di origine animale. In natura non esistono piante o vegetali che contengano questa vitamina in modo adeguato alle esigenze dell’uomo.

Alghe marine, lievito di birra, alcuni cibi non lavati e altri di origine orientale come il tempeh (derivato dai semi di soia) e il Kombucha (the cinese) contengono vitamina B12 ma in porzioni infinitesimali, dunque inutili per il fabbisogno umano, e scarsamente biodisponibile dal nostro organismo.

Il nostro corpo non produce la vitamina B12: ciò vuol dire che è fondamentale assumerla attraverso la dieta. Piccole quantità di B12 vengono sintetizzate dalla microflora intestinale, però a livello di intestino crasso, ossia in una porzione dove c’è scarso assorbimento (che si verifica piuttosto nell’intestino tenue). A differenza dei ruminanti, dove la fermentazione microbica avviene nei prestomaci (il rumine è uno di questi), quindi in un tratto preliminare all’assorbimento.

Bassi livelli di vitamina B12 possono causare seri danni neurologici, anche irreversibili.

Chi si alimenta solo con cibi di origine vegetale incorre in pericoli alla salute causati da una carenza di questa vitamina. Anche chi segue una dieta vegetariana potrebbe essere a rischio di carenza di B12 (oltre che di EPA/DHA, la forma attiva degli omega 3).

Ma anche chi non è vegano potrebbe essere a rischio. Per cui, una dieta antinfiammatoria ed equilibrata rimane molto importante.

Anche i medicinali possono influenzare i livelli di questa vitamina, ad esempio i “gastro protettori”. L’acidità gastrica è importante per l’assorbimento della vitamina. Oppure chi assume Metformina (ad esempio i diabetici si ammalano di più di Alzheimer).

Si osserva una carenza anche in chi ha subito una gastrectomia o in chi ha una infiammazione della mucosa gastrica (la vitamina B12 non viene assorbita se manca il fattore intrinseco, una glicoproteina secreta dalla mucosa gastrica).

Leggete attentamente
27/11/2025

Leggete attentamente

𝙉𝙤! 𝙇𝙖 𝙫𝙞𝙩𝙖𝙢𝙞𝙣𝙖 𝘿 𝙣𝙤𝙣 è 𝙪𝙣𝙖 𝙢𝙤𝙙𝙖!

Nonostante le numerosissime evidenze scientifiche c’è ancora chi afferma che sia una moda. Decisamente vergognoso!

Avere valori ottimali di vitamina D (50-70 ng/ml) è importante per la nostra salute!

Deficit di vitamina D rappresentano un problema di salute globale che affligge oltre un miliardo di bambini e adulti in tutto il mondo.

Le conseguenze della carenza di vitamina D non possono essere sottovalutate.

Stanchezza cronica? Potrebbe esserci una carenza di vitamina D!
Debolezza e predisposizione ad Infezioni? Potrebbe esserci una carenza di vitamina D!

È stata riscontrata un'associazione tra la carenza di vitamina D e una miriade di malattie acute e croniche, tra cui preeclampsia, carie dentale infantile, parodontite, malattie autoimmuni, malattie infettive, malattie cardiovascolari, tumori mortali, diabete di tipo 2 e disturbi neurologici (1).

Ovviamente, quando non è possibile sintetizzarla, l’integrazione della vitamina D3 deve essere giornaliera. Dosi settimanali o addirittura mensili sono decisamente fuori luogo (2, 3).

A proposito, si tratta di una vitamina 𝙡𝙞𝙥𝙤𝙨𝙤𝙡𝙞𝙗𝙞𝙡𝙚. Quindi, si assume ai pasti. 𝐀 𝐟𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢𝐫𝐧𝐞 𝐥'𝐚𝐬𝐬𝐨𝐫𝐛𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐭𝐞𝐢𝐧𝐞, 𝐦𝐚 𝐢 𝐠𝐫𝐚𝐬𝐬𝐢!

Se si assume per via sublinguale, si bypassa l'assorbimento intestinale.
Se, nonostante l'integrazione di D3, i valori ematici di vitamina D non salgono (tali valori corrispondono alla D3 idrossilata a livello epatico), sarebbe opportuno verificare i livelli di magnesio.

(1) Holick MF. The vitamin D deficiency pandemic: Approaches for diagnosis, treatment and prevention. Rev Endocr Metab Disord. 2017 Jun;18(2):153-165. doi: 10.1007/s11154-017-9424-1. PMID: 28516265.

(2) Fassio, A., Adami, G., Rossini, M., Giollo, A., Caimmi, C., Bixio, R., Viapiana, O., Milleri, S., Gatti, M., & Gatti, D. (2020). Pharmacokinetics of Oral Cholecalciferol in Healthy Subjects with Vitamin D Deficiency: A Randomized Open-Label Study. Nutrients, 12(6), 1553.

(3) Ketha, H., Thacher, T. D., Oberhelman, S. S., Fischer, P. R., Singh, R. J., & Kumar, R. (2018). Comparison of the effect of daily versus bolus dose maternal vitamin D3 supplementation on the 24,25-dihydroxyvitamin D3 to 25-hydroxyvitamin D3 ratio. Bone, 110, 321–325.

26/11/2025
26/11/2025

Memo…

25/11/2025

Colesterolo alto ed emoglobina glicata alta.

E' chiaro che in condizione di resistenza insulinica il colesterolo sia alto (del resto è l'insulina che favorisce la sintesi del colesterolo).

Non sarebbe meglio rivedere la dieta?

"Eh ma io prendo la statina!"
La statina non protegge dal diabete di tipo 2 ma ne aumenta il rischio.

Quindi non basta! Serve rivedere anche la dieta.

25/11/2025

Il piatto insano della macrobiotica

Questa è la rappresentazione schematica del piatto macrobiotico, che differisce nettamente dal piatto sano di Harvard, dove invece il cereale (ovviamente non raffinato e meglio se in chicco) rappresenta il 25% del piatto. Non certo il 50-55%!

Come si può ben osservare fanno confusione tra le molecole e il cibo. Non conoscono la differenza tra carboidrati e cereali!

Hanno confuso il 50-55% di carboidrati (della dieta della longevità) con i cereali. I carboidrati, molecole invisibili a occhio n**o, sono anche nei legumi, nelle verdure, nella frutta, compresa quella oleosa.

La macrobiotica è la dieta della longevità? È antinfiammatoria? Protegge dai tumori?

Maestri macrobiotici sono morti di tumore. Alcuni di ictus o di problemi infiammatori.

Intanto, come abbiamo osservato, in questo approccio macrobiotico sono presenti troppi cereali: il doppio (50%) rispetto a quelli raccomandati dal piatto sano (25%) degli scienziati di Harvard.

Per non parlare delle gallette e della crema di riso.
E questo aumenta lo stress ossidativo e dunque l’infiammazione.

Ciò contribuisce ad aumentare l’infiammazione è infatti la produzione di radicali liberi (endogeni), in particoare a livello mitocondriale.
E ciò favorisce l’invecchiamento!

Nel piatto sano di Harvad non c'è il dolce ma la FRUTTA.

Nella macrobiotica invece c’è il dolce a ogni pasto. Si usano zuccheri liberi come succo di mela e malto… spacciandoli per “senza zucchero”.

Dal punto di vista dell’impatto glicemico non c’è differenza tra zucchero e malto. E gli zuccheri liberi sono da limitare!

Si usano oli di semi raffinati (deodorati) che contengono grassi trans. Oltretutto un eccesso di omega6 (e gli oli di semi come sesamo, mais, girasole ne contengono troppi) favorisce l’infiammazione.

Si demonizzano cibi come i derivati del lattte, le uova. Che fanno invece parte di una dieta antinfiammatoria. Ovviamente in modo equilibrato.

Si demonizza anche la frutta, ricca di vitamine e composti antiossidanti!

Demonizzare vuol dire favorire ossessione. Quindi malattia. La base della salute è un approccio equilibrato anche in chiave psico emotiva.

In un approccio macrobiotico ci può essere scarsa assunzione di vitamina B12, che ha proprietà antiossidanti, e la cui fonte è esclusivamente il cibo di origine animale. E ci può essere rischio di carenza di folati, per la carenza di cibo crudo (in particolare foglie verdi).

Una carenza di B12 e folati determina un aumento di omocisteina, con aumentato rischio cardiovascolare.

Approfondimenti nel mio libro "Questa non me la mangio"

Questo post è interessantissimo
25/11/2025

Questo post è interessantissimo

Come organizzarsi in cucina?

Per quanto riguarda la colazone, il pasto più importante, abbiamo visto che dovrebbe essere ben bilanciata e tale da non causare picchi glicemici e conseguente ipoglicemia reattiva.

Per l'organizzazione dei pasti ci atteniamo alla piramide della dieta mediterranea (PMID: 40087038).

Per il consumo giornaliero, prevalentemente cibo vegetale, con cereali integrali (in chicco è meglio e cotti per assorbimento), legumi, verdure e frutta.

Cottura dei cereali: https://www.ilcibodellasalute.com/cottura-dei-cereali-in-chicco-dosi-e-tempi/
Cottura dei legumi: https://www.ilcibodellasalute.com/lacqua-di-ammollo-dei-legumi-va-buttata/

E per le porzioni?
👉 Verdure. Almeno 2 porzioni di verdura al giorno, dove 1 porzione = 200 gr
👉 Insalata: 1 porzione = 80 gr
👉 Cereali (non raffinati) e derivati. Che ovviamente non sono i corn flakes o le gallette o i cereali soffiati.
Una porzione di cereale è di circa 50-80 gr
👉 Frutta: una porzione = 150 gr. Circa 2 porzioni al giorno.
👉 Frutta secca oleosa: porzione = 30 gr
👉 Yogurt (senza zuccheri aggiunti, meglio quello di capra o pecora). 2-3 porzioni al giorno, dove 1 porzione = 125 gr
Ricordando l'importanza dei cibi fermentati.
👉 Legumi. 3-4 (o più) porzioni a settimana. 1 porzione = 50 gr (peso da secco) o 150 gr (cotti)
Tofu/Tempeh: porzione = 100 gr
👉 Pesce. 3-4 porzioni a settimana. 1 porzione = 150 gr (50 gr conserv.)
👉 Formaggi: 2-3 porzioni a settimana, dove 1 porzione: 100 gr se freschi, 50 gr se più stagionati
👉 Uova: dipende dal piano alimentare. In realtà tutto dipende dal piano alimentare.

Per il condimento: olio extravergine di oliva.

Per il sale: non superare i 5 gr di sale al giorno (massimo 1 cucchiaino da caffè), ovvero massimo 2 gr di Sodio. Ricordando che in tale sale è incluso anche quello dei prodotti acquistati e anche il sale del gomasio (che è sempre sale).

Limitiamo gli zuccheri liberi: bene non superare 25 gr al giorno
Attenzione alle bevande alcoliche

Da limitare la carne rossa, al più 1 porzione a settimana, dove 1 porzione = 100 gr.

Particolare attenzione alla carne lavorata, dove 1 porzione = 50 gr

Lo abbiamo visto nel webinar di novembre che abbiamo fatto con Salvia. E si può approfondire nel mio libro "Questa non me la mangio": https://www.macrolibrarsi.it/libri/__questa-non-me-la-mangio-libro.php

22/11/2025

Torniamo al discorso diabete nei bambini

"Ma non scriva idiozie!
Non è vero che i bambini che mangiano cibi processati e bevono bevande zuccherate si ammalano di diabete.

Ma sa quanti tipi di diabete esistono? Sa che i bambini purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi, si ammalato di diabete tipo 1 che è una malattia autoimmune?"

Si scusate scrivo veramente idiozie. O meglio, sono i ricercatori che le scrivono. Soprattuto coloro che riportano che oggigiorno nei bambini si riscontrano sempre maggiormente le patologie tipiche dell'adulto... di una società del "benessere". Come steatosi epatica non alcolica (fegato grasso) e diabete di tipo 2.

Per quanto riguarda le tipologie di diabete, abbiamo il diabete Mellito di tipo 1 che è una malattia autoimmune. E' una forma RARA di diabete. Insorge prevalentemente in età infantile, anche se esiste la forma LADA, con evoluzione più lenta, che si manifesta in età adulta.

Ma la forma più frequente è il diabete Mellito di Tipo 2. Solitamente si riscontra nel soggetto adulto. Ma oggigiorno ci sono sempre più bambini affetti da tale patologia, come dicevamo. E diciamo grazie alle merendine, bevande zuccherate ecc. (PMID: 39458518)

Tra i fattori responsabili: l'obesità e la steatosi epatica non alcolica.

Abbiamo una aumentata incidenza di suddette condizioni. Ricordiamo che la steatosi epatica è particolarmente correlata agli zuccheri liberi (in particolare fruttosio).

Fino al 1800 noi consumavamo circa 15 g di fruttosio principalmente dalla frutta ed, occasionalmente, dal miele (che non si usava tutti i giorni).

Oggi si arriva a consumare (in particolare bambini ed adolescenti) fino a 70 g di fruttosio al giorno. Non a caso, vi sono sempre più bambini con steatosi epatica non alcolica (fegato grasso).

Il fruttosio, nel nostro corpo, viene metabolizzato dalle cellule epatiche e viene trasformato in grassi. Quindi, un'elevata assunzione di fruttosio comporterà un incremento dei livelli di trigliceridi, con aumentato rischio di deposizione ectopica (ovvero anomala) degli stessi a livello epatica: steatosi epatica non alcolica.

Da steatosi epatica a resistenza insulinica il passo è breve. E se no gestita diventa diabete franco.

22/11/2025

𝐄 𝐯𝐢 𝐝𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨 "𝐙𝐄𝐑𝐎 𝐂𝐀𝐑𝐁𝐎𝐈𝐃𝐑𝐀𝐓𝐈"...
Peccato che non si possa vivere senza carboidrati. Vorrebbe dire infatti non mangiare più neppure verdura e frutta, alimenti importantissimi per la salute (insieme ovviamente a cereali integrali in chicco e legumi).

𝐌𝐚 𝐢 𝐜𝐚𝐫𝐛𝐨𝐢𝐝𝐫𝐚𝐭𝐢 𝐟𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐠𝐫𝐚𝐬𝐬𝐚𝐫𝐞?
Ovviamente no! Ciò che fa ingrassare, e su questo non ci sono dubbi, è un apporto calorico superiore al dispendio energetico.
I carboidrati apportano 4 Kcal per grammo, analogamente alle proteine.
I lipidi ne apportano più del doppio: 9 Kcal per grammo.

Quindi, molto dipende dai macronutrienti introdotti nella giornata e da quanto (o da quanto poco) ci si muove.

𝐄 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡è 𝐬𝐞 𝐬𝐢 𝐬𝐞𝐠𝐮𝐞 𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐞𝐭𝐨𝐠𝐞𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐬𝐢 𝐝𝐢𝐦𝐚𝐠𝐫𝐢𝐬𝐜𝐞?
Chi segue una chetogenica POTREBBE DIMAGRIRE. Ma non è detto. Può dimagrire se viene impostato un piano da un professionsta sanitario esperto di nutrizione.
E questo accade perché la chetogenica induce una condizione di chetosi che determina un calo dell'appetito. Quindi si mangia meno. Dunque si dimagrisce perché le entrate saranno inferiori alle uscite.
Non certo perché abbiamo ridotto i carboidrati (non eliminati ovviamente perché non possono essere eliminati).

𝐄 𝐦𝐚 𝐢 𝐜𝐚𝐫𝐛𝐨𝐢𝐝𝐫𝐚𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐧𝐨 𝐢𝐧 𝐠𝐫𝐚𝐬𝐬𝐨!!!
Non esattamente. E qui, rinfreschiamo i libri di fisiologia e biochimica della nutrizione.
Tra i carboidrati vediamo in particolare l'amido costituito da tante molecole di glucosio. L'amido viene scomposto nei suoi mattoncini che vengono assorbiti a libello intestinale (più lentamente se la fonte di amido è un cereale integrale o un legume, ad esempio).

Il glucosio, poi, arriva alle cellule (e questo grazie all'insulina) dove segue due vie:
👉 viene "bruciato" per essere trasformato in energia (glicolisi)
👉 viene conservato sotto forma di glicogeno (per poter essere utilizzato in un secondo momento). Il glicogeno lo abbiamo a livello muscolare (importante per chi fa sport come fonte di energia) e a livello epatico (importante per poter gestire una condizione di ipoglicemia, ad esempio a seguito di ore di digiuno).

Quando allora si trasforma in grasso? Quando è troppo. Ma comunque in modo non significativo perché si ingrassa quando sono troppi non solo i carboidrati ma anche gli altri macronutrienti (che sono quelli che apportano calorie).

Quindi, il problema è l'eccesso calorico. Non i carboidrati che in una dieta equilibrata dovrebbero costituire circa il 45%-60% del totale delle calorie. Mentre, il 10%–15% delle calorie dovrebbe provenire da proteine ​​prevalentemente vegetali e il 25%–35% da grassi prevalentemente vegetali [1].

𝐄 𝐥'𝐢𝐧𝐬𝐮𝐥𝐢𝐧𝐨 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚?
La condizione di insulino resistenza è conseguenza di uno stato infiammatorio cronico, generalmente per aumentata circonferenza vita. Quindi, ECCESSO calorico.

In tal caso, il grasso addominale, creando questa condizione di infiammazione di basso grado, farà si che i trigliceridi si depositino a livello delle cellule muscolari, andando ad interferire con l'azione dell'insulina. Questi trigliceridi si depositano anche a livello epatico, determinando una condizione di steatosi epatica che, se non gestita (serve un calo ponderale) può degenerare in cirrosi epatica ed epato carcinoma.

Ricordiamo che l'insulino resistenza è l'anticamera del diabete di tipo 2.

𝐄 𝐢𝐧 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐚𝐛𝐞𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐭𝐢𝐩𝐨 𝟐?
Le raccomandazioni, basate sui risultati di revisioni sistematiche (in alto nella piramide di evidenza scientifica), sono quelle di consumare alimenti vegetali minimamente trasformati, come cereali integrali, verdure, frutta intera, legumi, noci, semi e oli vegetali non tropicali non idrogenati (oli senza acidi grassi trans, quindi no oli di semi), riducendo al minimo il consumo di carni rosse e lavorate, sodio, bevande zuccherate e cereali raffinati [2]

Non sono consigliate diete “estreme” ad alto contenuto di carboidrati (>70%) o quelle a contenuto di carboidrati molto basso (

Indirizzo

Pavia
27100

Orario di apertura

Martedì 16:00 - 20:00
Mercoledì 16:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 18:00
Sabato 09:00 - 12:00

Telefono

+393893172040

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