21/09/2025
Anche il mio studio il 22 Settembre chiuderà.
Chiuderà per protesta.
Contro la guerra. Contro il genocidio. Contro il silenzio.
Non ha alcun senso parlare di educazione alimentare, quando a Gaza — come in tanti altri luoghi dimenticati — il cibo non esiste. Quando mangiare ogni giorno non è un diritto, ma un’eccezione. Quando la parola “nutrizione” diventa un privilegio per pochi, e la sopravvivenza l’unica forma di alimentazione possibile.
Nel solo mese di luglio, oltre 12.000 nuovi bambini malnutriti sono stati registrati a Gaza.
Bambini.
Non numeri, non statistiche: vite.
E parliamo solo di quelli sopravvissuti. Solo dei dati che conosciamo.
Davanti a tutto questo, non possiamo rimanere indifferenti.
Chiudere è un atto simbolico, ma necessario.
Perché educare al benessere ha senso solo in un mondo che tutela la vita.
Tutta la vita. Di tutti i bambini.
Finché esisteranno luoghi dove la fame è usata come arma e l’infanzia viene cancellata da bombe e assedi, il nostro dovere è denunciare.
A voce alta.
Con ogni mezzo.
Con ogni gesto.
Perché non può esserci salute senza giustizia. E non può esserci silenzio davanti all’orrore.