L'Atelier della Pedagogista di Lucia Vichi

L'Atelier della Pedagogista di Lucia Vichi "Gli alberi non crescono tirandoli per le foglie" Myrtha Hebe Chokler https://padlet.com/vichilucia/z65xgps8j16r5mie

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🌿 COERENZA: IL FILO INVISIBILE DEI LIMITI EDUCATIVI🌱I limiti sono come il filo che tesse la sicurezza interiore dei bamb...
10/11/2025

🌿 COERENZA: IL FILO INVISIBILE DEI LIMITI EDUCATIVI

🌱I limiti sono come il filo che tesse la sicurezza interiore dei bambini e delle bambine.
🔎Ma quel filo, a volte, si spezza o si tende troppo.
⚠️Non per cattiva volontà, ma perché noi adulti siamo umani: attraversati da stanchezze, emozioni, giornate buone e giornate difficili. Inconsapevolezza e automatismo.

💡 Spesso la coerenza dei limiti vacilla.
Al mattino diciamo un “no” sentito e fermo, al pomeriggio lo stesso “no” diventa un “va bene, dai”.
Un giorno permettiamo, il giorno dopo vietiamo.
E in questo ondeggiare – che per noi può sembrare irrilevante – i bambini e le bambine percepiscono instabilità. Il loro sistema nervoso entra in allerta: cercano di capire dove si trova la sicurezza, quale adulto troveranno oggi, quale confine è valido davvero.

🧠 Quando i limiti cambiano in base al nostro umore, la loro energia si orienta non più verso il gioco o l’esplorazione della piccola persona, ma verso la regolazione di quella confusione interna – la nostra.
E allora ecco i comportamenti “difficili”, le opposizioni, le crisi, le provocazioni: non sono sfide al nostro ruolo, ma tentativi, a misura di bambino, di ristabilire coerenza e di ritrovare un senso di prevedibilità e stabilità.

🌱 A volte, però, non poniamo limiti non per superficialità, ma per paura.
Paura di quella frustrazione che ne deriva.
Perché la viviamo come qualcosa di troppo grande, come un segnale di disamore. Temiamo le lacrime, la rabbia, la delusione dei nostri bambini e bambine. Temiamo di essere troppo duri, ricadendo a volte nel sentire del nostro bambino interiore.

🫀 Ma porre un limite non significa togliere amore: significa offrirgli una cornice di sicurezza, un confine che custodisce, non che opprime.
È proprio nel limite coerente che la bambina e il bambino può sentirsi davvero visto, contenuto, accompagnato.

🔎 Non si tratta di essere perfetti.
🌿 Si tratta di essere presenti. Autentici e vivi.
Di riconoscere quando il nostro “no” nasce dalla fatica e non da un reale bisogno educativo.
Di lavorare, come coppia genitoriale o come équipe educativa, per dare alle bambine e ai bambini messaggi chiari, coerenti, condivisi. Semplici.

💡 E quando sbagliamo – perché succede, e succederà – possiamo sempre scegliere l’autenticità: dirlo, riparare, imparare. Perché anche questa è coerenza.
✨ Un filo invisibile che, giorno dopo giorno, intreccia fiducia.

Atelier della Pedagogista

🌓 Ispirato  al corto Pixar “La Luna” https://youtu.be/gld96hs0ycQ?si=SGrXopRUu73VupRA🌙 LIBERARSI PER CRESCERECi sono cap...
10/11/2025

🌓 Ispirato al corto Pixar “La Luna”
https://youtu.be/gld96hs0ycQ?si=SGrXopRUu73VupRA

🌙 LIBERARSI PER CRESCERE
Ci sono cappelli che portiamo senza sceglierli.
Cappelli pieni di voci, di fatiche, di cose non dette, di dolori, di “si è sempre fatto così”, di modi tramandati, di silenzi antichi, di gesti ripetuti per appartenere.

A volte cresciamo dentro quei cappelli: troppo larghi, troppo stretti, troppo uguali a quelli di chi è venuto prima.
E ci dimentichiamo di chiederci se davvero ci stanno bene addosso.

🌿
Ma arriva un tempo (dovrebbe arrivare) - il tempo della consapevolezza - in cui impariamo a toglierli, a guardarli con gratitudine, a riconoscere il valore delle radici senza restarne prigionieri.

🪷 Perché educare, come crescere, non significa copiare il gesto di chi ci ha preceduto, ma accogliere la sua eredità e trasformarla in presenza viva.
Unica. Nuova. Altra.

✨ Il bambino del corto La Luna non sceglie tra il modo del padre o del nonno. Ne inventa uno nuovo.
E nel farlo, illumina la notte con la sua unicità.

Così anche noi - educatori, docenti, genitori, figli - siamo chiamati ogni giorno a fare spazio alla novità, a lasciare che i bambini e le bambine trovino il loro “attrezzo”, la loro voce interiore, la loro luce.

🌙 Accogliere le radici. Costruire nuove ali.
Questo è il cammino della pedagogia consapevole.

Atelier della Pedagogista

Hermoso cortometraje que habla sobre la iniciativa, la confianza en uno mismo, el trabajo en equipo, la familia.

🌱 I piccolissimi sanno.I loro primi giocattoli sono mani, piedi, corpo, micro-movimenti. Posture ed equilibri. Luci e om...
09/11/2025

🌱 I piccolissimi sanno.

I loro primi giocattoli sono mani, piedi, corpo, micro-movimenti. Posture ed equilibri.
Luci e ombre nella stanza.
Suoni, odori, vibrazioni.
Fasci di luce e ombre.
Aria sulla pelle.
Sensazioni percettive di caldo e di freddo.
Riflessi.

Il corpo nell’ambiente ha già in sé un mondo meraviglioso da scoprire.
✨ Non hanno bisogno di stimoli altri .

Atelier della Pedagogista

🌿 Alta Sensibilità ed Educazione Classica🔎 Per molto tempo l’educazione ha confuso la sensibilità con un segno di debole...
08/11/2025

🌿 Alta Sensibilità ed Educazione Classica

🔎 Per molto tempo l’educazione ha confuso la sensibilità con un segno di debolezza. In un’epoca in cui non si conosceva ancora la connessione tra cervello, emozioni e sicurezza, il sentire profondo - l’intuito, l’empatia - veniva percepito come un limite da contenere, non da accogliere. (E in molti contesti lo è ancora oggi.)

💡 Si credeva, e spesso si crede tuttora, che per affrontare la vita i bambini e le bambine dovessero essere allenati alla durezza, alla repressione delle emozioni, a “resistere” per sopravvivere.
⚠️ Così, generazione dopo generazione, si è tramandato un modello educativo che temeva la sensibilità, la trattava come un ostacolo da superare, un difetto da correggere. Una “rottura” dell’essere umano da aggiustare.

Si pensava che per affrontare la vita bisognasse imparare presto a “non prendersela”, a “non piangere per nulla”, a “reagire con forza”.
L’intento era protettivo, ma il risultato è stato spesso l’opposto: bambine e bambini che hanno imparato a non fidarsi del proprio sentire, a confondere la vulnerabilità con la debolezza - negandola e reprimendola - la calma con la freddezza, la resilienza con la chiusura emotiva.

🌱 Per le bambine, la sensibilità era tollerata solo se legata alla cura, all’accudimento, all’attenzione maternante per gli altri - mai come espressione autentica dei propri bisogni.
🌱 Per i bambini, invece, doveva essere domata, rinnegata, trasformata in razionalità e autocontrollo.
Un bambino non poteva essere sensibile. Un bambino non può essere sensibile.
Un maschio sensibile, ancora oggi, viene spesso considerato “meno virile”, guardato con sospetto o giudizio. Tanto che persiste ancora la cattiva abitudine di chiamare “mammo” un papà che si prende cura dei propri figli con autentica tenerezza e presenza.

Così, fin da piccoli, abbiamo imparato che esistono emozioni “giuste” e “sbagliate”, modi “accettabili” e “inopportuni” di sentire.

🌿 Ma la verità è che la sensibilità non è fragilità. È una forma di intelligenza affettiva - che non ha sesso - una competenza del sistema nervoso e relazionale che ci permette di percepire le sfumature, leggere i segnali dell’altro, sintonizzarci. È la base biologica dell’empatia e della connessione profonda.

Gli adulti che oggi si percepiscono “ipersensibili” sono spesso stati bambini che hanno imparato a sopravvivere costruendo un’immagine di sé adatta agli sguardi altrui.
Hanno indossato maschere per essere amati, trattenuto lacrime per essere accettati, adattato il proprio sentire per non disturbare, per non appesantire gli altri.
Eppure, dietro quelle corazze, la sensibilità non è mai scomparsa: è rimasta lì, silenziosa, nel corpo, in attesa di essere accolta e riconosciuta.

🫀 Educare oggi bambini e bambine sensibili significa riparare quella ferita culturale: insegnare che si può essere forti senza essere duri, che la vera resilienza nasce dall’ascolto di sé, che il sentire profondo non è un limite ma una bussola.
Significa accompagnare la crescita di adulti capaci di empatia, di autoregolazione, di autenticità.

🌾 È tempo di restituire dignità alla sensibilità - nel maschile e nel femminile.
Di trattarla come ciò che è: una risorsa preziosa, un talento naturale, una via per abitare il mondo con consapevolezza e umanità.

“Gli ipersensibili avvertono molto chiaramente quello che gli altri si aspettano da loro, pertanto sanno cosa mostrare di sé e cosa no per risultare più graditi.
Sono maestri nell’adeguarsi al volere altrui, almeno fino a quando sentono di poterlo fare.”
Rolf Sellin, “I bambini sensibili hanno una marcia in più”

Atelier della Pedagogista

🌱 BAMBINI “MANIPOLATORI”?⚠️ La manipolazione non appartiene all’infanzia. È una modalità relazionale adulta: nasce dal b...
07/11/2025

🌱 BAMBINI “MANIPOLATORI”?

⚠️ La manipolazione non appartiene all’infanzia. È una modalità relazionale adulta: nasce dal bisogno di controllo, dall’insicurezza, dal timore di perdere valore o connessione.

🌱Eppure, ci sono bambine e bambini che crescono in contesti dove la manipolazione è linguaggio quotidiano: nelle dinamiche genitoriali, nelle relazioni familiari, nei modelli educativi che respirano ogni giorno.

🥲 Questi bambini e bambine imparano presto che, per ottenere attenzione, affetto o ascolto, occorre “muovere” l’altro: sfidarlo, provocarlo, testarne la presenza. Non perché siano furbi o strategici, ma perché quella è l’unica via che conoscono per entrare in contatto. È la grammatica emotiva che hanno respirato.

🔎 E quando li osserviamo usare la manipolazione come forma di relazione - anche con i pari - non dovremmo giudicarli, punirli, scorgere un difetto di carattere, ma una strategia di sopravvivenza affettiva.
Sono bambini che, per difendersi, hanno indossato un abito non loro: un linguaggio adulto cucito addosso troppo presto. Un modo ingegnoso, e insieme struggente, per restare in relazione senza sentirsi perduti.

💡 Dietro quei gesti vive un bisogno innocente di sicurezza, di autenticità, di amore affidabile.
Un bisogno antico, che chiede solo di essere accolto e visto senza giudizio.
Spesso da adulti che, a loro volta, non sono mai stati visti - e che tramandano inconsapevolmente le proprie ferite.

🫀 Mi fanno tenerezza, questi bambini.
Perché portano addosso un linguaggio che non appartiene alla loro età.
Perché in loro l’infanzia si incrina, troppo presto, per addestrarli all’adultità.

🫀 A loro va restituito il diritto di essere bambini. Di non portare pesi che non spettano. Di essere amati nella loro innocenza, senza dover manipolare per esistere.
Restituire loro l’infanzia è un atto di responsabilità educativa collettiva.

Atelier della Pedagogista

🌱 IL BISOGNO DI ESSERE VISTI DI BAMBINI E ADULTIC’è un bisogno profondo che abita ogni essere umano fin dalla nascita: q...
07/11/2025

🌱 IL BISOGNO DI ESSERE VISTI DI BAMBINI E ADULTI

C’è un bisogno profondo che abita ogni essere umano fin dalla nascita: quello di essere visti.
Non osservati, non guardati semplicemente, non valutati, ma riconosciuti.
Visti con il cuore, attraverso uno sguardo sincero che dice: “Ti vedo. Ci sei. E vai bene così.”

🫀 È un bisogno psichico primario, che si radica nelle prime relazioni. Nei cuccioli d’uomo, l’essere visti costruisce la base della sicurezza polivagale interna, la percezione di valore, la fiducia nel mondo e in sé stessi. È attraverso lo sguardo dell’adulto che la bambina e il bambino scoprono di esistere come sé stessi, e non come ciò che l’altro desidera che siano.

🌱 Quando questo sguardo è presente - caldo, curioso, accogliente - il bambino può rilassarsi, giocare, esplorare, imparare.
⚠️ Quando manca, l’energia vitale si piega: si comincia a cercare conferme, a compiacere, a meritare amore. A indossare false maschere di Sé.

✨ E noi adulti, quale sguardo portiamo dentro?
Amorevole, giudicante, affaticato, frettoloso, tagliente, stanco della vita, …?

👁‍🗨 Sentirsi visti non significa essere al centro, ma sentirsi dentro lo sguardo dell’altro, senza giudizio.
È quella presenza silenziosa che dice: “Puoi essere come sei, anche oggi, anche così.”

🌿 Ma questo bisogno non svanisce crescendo. Anche noi adulti, spesso senza accorgercene, cerchiamo ancora di essere visti.
Lo facciamo quando sovraccarichiamo le giornate di cose da fare per sentirci “abbastanza”.
Quando ci irrigidiamo in posture di controllo dell’altro.
Quando alziamo la voce per paura di non essere ascoltati, o di “non essere sentiti”.
Quando pretendiamo ordine dai bambini, perché dentro di noi regna il caos.
Quando inviamo messaggi o telefoniamo in continuazione a chi amiamo, per paura di essere dimenticati.
Quando curiamo in modo estremo il nostro aspetto per saltare all’occhio.
Quando cerchiamo approvazione attraverso il lavoro, la disponibilità, l’accomodamento o il “fare sempre di più”.
Quando attiviamo comportamenti di vittimismo o lamentela, sperando che qualcuno finalmente si accorga della nostra fatica.
E anche quando critichiamo, giudichiamo o svalutiamo gli altri, nel tentativo, spesso inconscio, di sentirci finalmente visti, riconosciuti, meritevoli.

Tutto questo - se impariamo a guardarlo con gentilezza e curiosità - non è colpa, ma richiesta di sguardo. Uno sguardo amorevole, forse mai ricevuto.
Un bisogno di riconoscimento. Di presenza.

💫 Ecco la meraviglia: nel momento in cui iniziamo a vedere noi stessi, impariamo anche a vedere davvero i bambini e le bambine.
Quando smettiamo di chiedere di essere riconosciuti, possiamo finalmente riconoscere.
E quello sguardo, trasformato, diventa cura reciproca.

“Essere visti è sentirsi luce, anche quando si è spettinati dentro.”
Andrew Faber

Atelier della Pedagogista

🌿 COERENZA: quando l’autenticità abita l’infanzia ⚠️ Noi adulti conosciamo bene quella distanza che spesso si crea tra c...
06/11/2025

🌿 COERENZA: quando l’autenticità abita l’infanzia

⚠️ Noi adulti conosciamo bene quella distanza che spesso si crea tra ciò che pensiamo, ciò che vorremmo dire e ciò che, alla fine, facciamo.
È uno scarto che nasce da paure, aspettative, convenzioni sociali, automatismi e abitudini: copioni educativi e sociali che crediamo di dover interpretare per essere accettati.

👉 Per noi adulti, la coerenza è un esercizio. Richiede consapevolezza, lavoro interiore, riparazioni, e sì… talvolta persino cor-aggio: il coraggio di restare in contatto con ciò che sentiamo davvero.

🫀 Nelle bambine e nei bambini, invece, la coerenza è naturale. È una qualità originaria, istintiva, spontanea dei cuccioli d’uomo.

🪷 I bambini non si scindono: quando provano un’emozione, la vivono tutta. E quando devono comunicarla, coinvolgono tutto il loro essere:
• le parole che hanno (poche o tante)
• il corpo in movimento
• il comportamento apparentemente “scomodo”
• lo sguardo che si riempie o “sfugge”
• il respiro che accelera o si spezza
• la postura che si chiude o esplode
• le lacrime e le urla che chiedono aiuto

🌱 In un bambino, agito e sentito coincidono. Non c’è distanza tra dentro e fuori. Il linguaggio corporeo è ancora il primo canale, il più fedele, quello che non mente mai.
E loro lo sanno.

💡 Per noi adulti, questo dovrebbe essere un monito prezioso: il comportamento è sempre un messaggio.

Non un capriccio da domare.
Non un disturbo da classificare.
Non un problema da risolvere in fretta.

🥰 È la voce di un bisogno che non ha ancora tutte le parole per narrarsi.

🌱 Il nostro ruolo è uno sguardo che sappia leggere ciò che non si vede subito:
• cosa sta provando?
• cosa fatica a regolare?
• quale bisogno è rimasto inascoltato?
• di quale sicurezza ha bisogno, qui e ora?

⚠️ Non “aggiustare” il comportamento.
🔎 Non “aggiustare” bambini che non sono rotti.
👉 Incontrare l’emozione che genera quell’azione.

🍃 Restare in relazione con la loro autenticità significa custodire in loro ciò che noi, spesso, crescendo abbiamo perduto: la forza di essere interi, veri, presenti a sé stessi.

🪷 I bambini e le bambine ci insegnano ogni giorno che la coerenza significa essere fedeli al proprio sentire, al proprio intuito. E che la verità vive, e abita, nel corpo, prima ancora che nelle parole.

Atelier della Pedagogista

🌱 🌱 Le 9 Attitudini della Mindfulness … che i bambini naturalmente possiedono 🌟Jon Kabat-Zinn descrive 9 attitudini fond...
05/11/2025

🌱 🌱 Le 9 Attitudini della Mindfulness … che i bambini naturalmente possiedono 🌟

Jon Kabat-Zinn descrive 9 attitudini fondamentali per vivere con presenza e consapevolezza.
💡 La cosa meravigliosa è che nei bambini e nelle bambine queste qualità esistono già — spontanee, naturali, libere.
Ed è nella nostra quotidianità educativa e evoluzione consapevole che possono continuare a crescere. E noi adulti, dovremmo fidarci di più della saggezza interiore nell’infanzia.

1️⃣ Non-giudizio
Saper osservare senza appiccicare etichette, giudizi, valutazioni, permettendo all’esperienza di essere ciò che è, in quel momento.
👉 Nei bambini lo vediamo nella loro curiosità pura, nella loro autenticità comunicativa, nella loro trasparenza lontana da categorie moralistiche che non vedono il mondo in “buono/cattivo”.

2️⃣ Pazienza
Riconoscere che ogni cosa ha il suo tempo per maturare. Non può essere forzata.
👉 Nei bambini ogni tappa di crescita avviene quando sono pronti, naturalmente, e non quando l’adulto vuole. L’infanzia vive nel tempo dell’adesso: un tempo lento e portatrice di grande pazienza interiore.

3️⃣ Mente del principiante
Saper vedere ogni situazione come se fosse la prima volta. Portare sempre uno sguardo di meraviglia.
👉 Nel bambino lo stupore e la meraviglia sono le porte d’ingresso al mondo, alla conoscenza, all’esperienza. Alla crescita. Sempre e ripetutamente.

4️⃣ Fiducia
Credere nel proprio corpo, nelle proprie sensazioni, nel proprio sentire. Fidarsi di ciò che l’intuito sente, individua, accompagna, direziona.
👉 Nei bambini possiamo osservare un’intima fiducia nelle proprie competenze naturali, nel proprio sentire, nel proprio spazio interiore, difeso e protetto da opposizioni, richieste di attenzione, crisi.

5️⃣ Non-sforzo
Stare nel processo senza voler forzare un risultato. Attraversare e lasciar che tutto fluisca come deve fluire in quel momento. Senza anticipare, forzare, spingere.
👉 Nel bambino è il gioco libero, il gioco spontaneo, il gioco con il corpo, nel corpo e con gli otto sensi che fa maestro a questa attitudine. Un apprendere giocando lontano dagli obiettivi esterni posti dall’adulto.

6️⃣ Accettazione
Vedere e accogliere ciò che c’è, anche quando non coincide con i desideri. Non è rassegnazione, non è accettazione passiva. È accettare il fluire, re-stando nel flusso.
👉 Nel bambino vediamo un fluire spontaneo e autentico del suo mondo interiore attraverso i suoi comportamenti e le sue azioni. Tutto fluisce in modo coerente: emozioni e bisogni chiedono ascolto con il corpo e attraverso il corpo, i comportamenti, le lacrime. Non reprimono. Non trattengono

7️⃣ Lasciar andare
Non trattenere, non restare aggrappati a idee, relazioni, pensieri, emozioni, situazioni ma lasciare andare per accogliere il nuovo e fare spazio.
👉 Nel bambino c’è trasformazione continua: c’è un fluire autentico tra rabbia, gioia, tristezza, eccitazione; tra litigio e gioco; senza rimpianti e rancori (purtroppo caratteristiche adulte).

8️⃣ Gratitudine
Apprezzare e Riconoscere il valore di ciò che si ha in quel momento.
👉 Nei bambini possiamo osservare costantemente la loro attitudine di gratitudine nella gioia di donare affetto e condividerlo senza condizioni.

9️⃣ Generosità
Offrire e donare con cuore aperto, senza attesa di ritorno.
👉 Nei bambini possiamo assaporare il loro più grande dono spontaneo nell’amore incondizionato, nella tenerezza, nell’empatia che donano senza voler nulla in cambio.

✨ Quanto noi adulti siamo giardinieri di questi preziosi semi?
✨Quanto li custodiamo ancora in noi stessi?
✨Quanto dobbiamo lasciar andare i nostri costrutti rigidi, razionali, stereotipati, “le nostre stanche natali” a cui siamo tanto aggrappati?
✨ Quanto riusciamo realmente a vedere queste attitudini nei bambini e bambine accanto e vicino a noi?

🌿 Una pedagogia consapevole parte da qui: dall’onore che diamo alla natura dell’infanzia.
Dalla fiducia.
Dallo sguardo che cura.

Atelier della Pedagogista

🌱 UNO SGUARDO CHE CURA, NON CHE ETICHETTAMi fa davvero tanta tristezza vedere come, in molte scuole dell’infanzia, la fi...
04/11/2025

🌱 UNO SGUARDO CHE CURA, NON CHE ETICHETTA

Mi fa davvero tanta tristezza vedere come, in molte scuole dell’infanzia, la figura della pedagogista sia ancora percepita come “colei che osserva per valutare” o che accelera il percorso verso una diagnosi.

Come se il problema abitasse a priori sempre nel bambino o nella bambina. Come se il comportamento fosse un sintomo da correggere, e non un linguaggio da ascoltare.

👉 A volte, però, questo sguardo porta a evitare l’unica vera rivoluzione possibile: quella che riguarda noi adulti.
Le nostre corazze.
Il nostro “abbiamo sempre fatto così”.

E in tutto questo… dove li mettiamo i bambini e le bambine?
Qual è il posto che diamo ai loro bisogni, ai loro tempi, alle loro unicità?

Quali valori ci guidano quando incontriamo le loro emozioni, il loro movimento, le loro difficoltà, la loro forza?

Perché devono sempre rientrare dentro le nostre strutture rigide?
Perché, quando non ci rientrano, cerchiamo disperatamente il problema in loro invece di chiederci cosa possiamo trasformare in noi?

🌿
Un’educazione che ha cura non cerca difetti, ma relazioni.
Non accelera, ma attende.
Non etichetta, ma abbraccia la complessità del crescere.

C’è qualcosa di profondamente storto quando il primo pensiero di un sistema educativo è cercare cosa “non va” nel bambino, invece di interrogarsi su cosa non sta funzionando nell’ambiente, nelle relazioni, negli adulti.

La pedagogia non è un sistema di controllo. È un invito alla meraviglia e alla creazione di contesti e relazioni co-regolative.
Un luogo dove ogni bambino e bambina possa sentirsi visto, accolto e rispettato nella propria irripetibile verità.

Atelier della Pedagogista

🌱 MANIFESTO DELL’ATELIER 🌿La pedagogia che scelgo. La pedagogia che sono. La pedagogia che sento. Scelgo…🌱 una Pedagogia...
03/11/2025

🌱 MANIFESTO DELL’ATELIER 🌿

La pedagogia che scelgo. La pedagogia che sono. La pedagogia che sento.

Scelgo…
🌱 una Pedagogia Consapevole
🌿 una Disciplina ad Alta Sintonia
🌳 una Pedagogia dei Dettagli
🍃 una Pedagogia del Giardiniere

«Noi preferiamo il modello del giardiniere, che desidera intensamente vedere germogliare la semente: sceglie il terreno, il posto, il momento di seminare, di innaffiare e di concimare, con quali sostanze, quante, al sole, al vento, con protezione; la guarda, le parla, le canta e si meraviglia quando fiorisce, perché… gli alberi non crescono tirandoli per le foglie.»
Myrtha Chokler

🧠 Una NeuroPedagogia, intrecciata strettamente alla maturazione del cervello infantile e alla regolazione del sistema nervoso autonomo.

☀️ Una pedagogia del seme, dove ogni bambina e bambino possa sbocciare secondo il proprio ritmo, con la propria forma, nella piena autenticità di ciò che è.

🌕 Una pedagogia della Postura di Ricerca, in cui l’adulto si interroga prima di agire, riconosce le proprie emozioni e i propri automatismi, si prende cura delle ferite educative ricevute, attraversa con consapevolezza ciò che la Pedagogia Nera ha lasciato in eredità. Ogni giorno sempre di più.

🪷 Una Pedagogia Autorevole, che vede il limite come atto d’amore e la relazione come primo contesto di crescita. Dove non si reagisce “contro” il bambino, ma si agisce “con” il bambino.

❌ Non scelgo un’educazione che:
• manipola
• omologa
• controlla
• anticipa
• condiziona
• pretende di insegnare a tutti i costi
• usa premi e punizioni per ottenere obbedienza
• chiede ai bambini di meritarsi l’amore, l’ascolto, la dignità
• autoritaria
Perché ogni pratica educativa che genera paura, dipendenza, controllo, obbedienza, allontana dalla crescita autentica.

✅ Scelgo un’educazione che custodisce la persona.
Che accoglie fragilità e potenzialità.
Che crede nel gioco, nell’attesa, nella libertà di diventare.
Che si fonda sull’empatia, sull’osservazione e sulla cura della relazione.
Ogni giorno. In ogni gesto.

💡 Scelgo una postura dell’adulto non di potere ma di possibilità: possibilità di sbagliare e crescere; possibilità di abbracciare la propria storia; possibilità di imparare la saggezza d’animo dei bambini e delle bambine; possibilità di innalzarsi alla ricchezza e coerenza custodita nell’infanzia.

Atelier della Pedagogista

🌱 Piacere di essere visto… non ha etàAnche una bambina — o un bambino — di 9, 10, 11 anniha bisogno di essere vista/o ne...
01/11/2025

🌱 Piacere di essere visto… non ha età

Anche una bambina — o un bambino — di 9, 10, 11 anni
ha bisogno di essere vista/o nel suo animo ancora bambino: fragile, vulnerabile, spontaneo, autentico, semplice, libero dalle corazze che il mondo chiede di indossare troppo presto.

Anche una bambina di 10 anni ha bisogno di toccare, scoprire, sperimentare, fare senza dover produrre qualcosa da mostrare.
Ha bisogno di azioni senza performance, senza esiti, senza voti.
Di fare per il semplice piacere di scoprire.
Di gioco per il piacere del gioco e dell’azione.
Di esperienze per il piacere di vivere.

Anche una bambina di 10 anni, nonostante le influenze social, ha ancora bisogno di sentirsi piccola: con mille cose da scoprire - a lei ignote - da capire, da sbagliare. Con gli occhi dello stupore.

Anche una bambina di 10 anni ha bisogno di non avere responsabilità da grande, di non essere sempre competente, “sul pezzo”, autonoma, perfetta.
Ha bisogno del diritto alla leggerezza.

Anche una bambina di 10 anni, con un corpo che sta crescendo e una società che richiede sempre più omologazione, ha bisogno di essere vista nel suo essere emotivamente piccola.
Ha bisogno di adulti che non si fermano al giudizio né alla performance. Ma sanno stare nell’oltre, nella relazione.

Anche una bambina di 10 anni ha bisogno di sapere che un adulto c’è.
Che resta. Che sta.
Che non si spaventa davanti ai suoi errori, alle sue fatiche, ai suoi cambiamenti.
Che la guarda con occhi grandi e cuore gentile.

Anche una bambina di 10 anni ha bisogno di un adulto che sa tacere: un adulto che lascia uno spazio vuoto–pieno, in cui possano entrare i suoi pensieri
- anche se piccoli,
- anche se timidi,
ma sempre importanti.

🌿 Crescere non significa smettere di essere bambine e bambini. Significa avere qualcuno che ti accompagna a farlo, proteggendo quella parte tenera che ha bisogno di essere vista, riconosciuta e custodita. La parte che resterà con te per tutta la vita.

Atelier della Pedagogista

Indirizzo

Viale XXIV Maggio 61
Pesaro
61121

Orario di apertura

Lunedì 17:00 - 18:30
Martedì 17:00 - 18:30
Mercoledì 15:30 - 18:30
Giovedì 14:30 - 19:00
Venerdì 14:30 - 19:00
Sabato 09:00 - 13:00

Notifiche

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Chi sono

Sono dottoressa magistrale in Progettazione e coordinamento dei servizi educativi e formativi presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli studi di Urbino.

Ho iniziato la mia carriera lavorativa nell’anno 2001 attraverso diversi stage formativi ed esperienziali in diversi nidi d’infanzia del territorio e, durante le estati, nei diversi centri estivi e spazi gioco della zona.

Dal 2007 al 2019 ho lavorato come educatrice d’infanzia presso un nido infanzia ospitante bambini da 3 mesi a 36 mesi, sito in Gradara. Dal 2014 al 2019, nello stesso servizio, ho ricoperto la funzione di coordinatrice interna, mantenendo sempre vivi e costanti i dialoghi tra équipe educativa, cooperativa sociale, uffici comunali e territorio (famiglie).

Dal 2016 ad oggi, per la stessa cooperativa che ha in gestione il servizio di nido a Gradara, faccio parte dell’equipe di coordinamento pedagogico, che ha come principale funzione quella di supervisionare, ascoltare ed accompagnare, pedagogicamente parlando, le equipe educative di altri nidi d’infanzia della provincia di Pesaro ed Urbino verso una sempre maggiore qualità dei servizi ed un benessere globale (personale educativo, bambini, famiglie).