Moreno Di Rocco

Moreno Di Rocco BIOLOGO NUTRIZIONISTA
DOTTORE IN FARMACIA
MENTAL COACH
ISTRUTTORE DI PUGILATO

Alimentazione Reflusso Gastroesofageo: cosa mangiare?GeneralitàReflusso gastroesofageo e alimentazione (o dieta) sono st...
30/04/2024

Alimentazione Reflusso Gastroesofageo: cosa mangiare?

Generalità
Reflusso gastroesofageo e alimentazione (o dieta) sono strettamente legati fra loro, a livello di cause, terapia e prevenzione.
Sicuramente, per il malato di reflusso gastroesofageo, l'aspetto di maggiore interesse è la dieta come terapia; tale dieta include: l'esclusione di certi cibi (gli alimenti troppo grassi, il caffè, il cioccolato, le spezie, le bibite gassate ecc.), la preferenza per certi tipi di cibi (alimenti proteici magri, frutta priva di acido citrico, cereali integrali non grassi, verdure ecc,), il ricorso a metodi salutari di cottura e preparazione dei cibi, e la consumazione lenta e serena dei pasti.

Pasti piccoli e frequenti
Le grandi abbuffate per frenare i morsi della fame, dovuti a un digiuno prolungato, rappresentano, per le persone con reflusso gastroesofageo, una delle principali ragioni di comparsa della sintomatologia.
Questa consequenzialità tra grandi abbuffate e fenomeno del reflusso gastrico spiega per quale motivo i medici raccomandino caldamente il consumo di pasti piccoli e frequenti: infatti, assumere quantità di cibo contenute e con una certa cadenza giornaliera evita di sovraccaricare eccessivamente lo stomaco, cadere in una situazione di digiuno e assumere più calorie di quelle che realmente servono all'organismo.

Mangiare lontano dall'ora del riposo notturno
Per chi soffre di reflusso gastroesofageo, un errore molto comune che può scatenare la sintomatologia è andare a letto poco tempo dopo il pasto, quindi con la cosiddetta “pancia piena”. La posizione orizzontale, assunta a letto, infatti, favorisce la risalita verso l'esofago del contenuto acido dello stomaco.
In merito a tale argomento, il saggio consiglio di medici ed esperti è di aspettare almeno due ore, prima di coricarsi, e di sdraiarsi con la testa sollevata dal letto di 15-20 centimetri.
Le almeno due ore di attesa servono allo stomaco per digerire il cibo ingerito e svuotarsi di parte dei succhi gastrici, mentre la posizione con la testa sollevata garantisce che i succhi gastrici rimanenti non risalgano in esofago.

Mantenere la postura eretta durante e subito dopo i pasti
Se la posizione orizzontale dopo i pasti favorisce la risalita dei succhi gastrici in esofago, la posizione eretta (quindi verticale) è invece di ostacolo alla suddetta risalita, per ragioni fisiche.
Tutto ciò rappresenta il motivo per cui i medici raccomandano di mangiare mantenendo una posizione eretta e di rimanere in tale posizione per almeno 45-60 minuti, anche dopo mangiato.

Controllo del peso corporeo e pressione intraddominale
L'eccessiva presenza di grasso a livello addominale comporta una pressione intraddominale più elevata del normale. La presenza di una pressione intraddominale più alta del normale tende a influire sulla struttura e il funzionamento dello stomaco, in particolare del cardias; quest'ultimo, infatti, s'indebolisce dal punto di vista muscolare, divenendo meno efficace nel contenere i succhi gastrici nello stomaco, i quali, a questo punto, riescono con maggiore facilità a risalire in esofago.
Alla luce di ciò, è facilmente intuibile l'importanza che può avere, in un contesto di reflusso gastroesofageo e obesità, un cambiamento dell'alimentazione, la quale dovrà mirare, prima, al raggiungimento e, poi, al mantenimento del peso forma (quindi dimagrimento e consolidamento del nuovo peso corporeo).

Cibi da evitare
Tra i nemici giurati di chi soffre di reflusso gastroesofageo rientrano gli intingoli e soprattutto gli alimenti ricchi di grassi (es: fritti, carni rosse grasse, formaggi grassi, troppo olio ecc.); questi, infatti, permangono nello stomaco a lungo (perché richiedono molto tempo per la digestione), inducono un'ingente produzione di succhi gastrici (sempre per motivi legati alla digestione) e, infine, riducono il tono muscolare del cardias.
Intingoli e cibi grassi a parte, nella lista degli alimenti da evitare in presenza di malattia da reflusso gastroesofageo, rientrano: le bevande a base di caffeina (quindi caffè e tè), il cioccolato, la menta, i pomodori crudi, i superalcolici, le bibite gassate e le spezie come pepe, peperoncino, curry, noce moscata ecc.
Cosa mangiare
Elencati i cibi da evitare in caso di reflusso gastroesofageo, rimane da chiarire cosa può mangiare senza pensieri il soggetto con la suddetta problematica.
Tra i cibi consigliati-consentiti in presenza di malattia da reflusso gastroesofageo, si segnalano:

Gli alimenti magri e ricchi di proteine (come carne bianca, uova, la maggior parte del pesce, i frutti di mare ecc.), perché, diversamente dai cibi grassi, sono più facili da digerire, comportano meno produzione di succhi gastrici e aumentano il tono muscolare del cardias.
La verdura fresca, per il ridotto contenuto di grassi e zuccheri, la cui digestione richiede una considerevole produzione di succhi gastrici.
I cereali integrali a basso contenuto di grassi. L'ingente quantità di fibre dei cereali integrali assorbe i succhi gastrici dello stomaco, rendendo meno probabile il fenomeno del reflusso gastroesofageo.
La frutta povera di acido citrico, come per esempio i meloni, le pere, le mele, le banane e i frutti di bosco, perché mantengono entro valori accettabili il tasso di acidità dello stomaco.
Occorre precisare che i sopraccitati alimenti rappresentano dei buoni alimenti per chi soffre di reflusso gastroesofageo, solo a patto che la loro cottura e/o la loro preparazione rispetti certe regole (si veda la prossima sezione).

Cottura sobria a bassa temperatura
Se cotti o preparati in modo inadeguato, anche i cibi indicati a chi soffre di reflusso gastroesofageo possono risultare dannosi e dar luogo alla risalita in esofago del contenuto acido dello stomaco.
Per esempio, è controproducente mangiare:

Le uova o le verdure fritte;
La carne bianca eccessivamente condita con olio, intingoli e/o spezie;
la carne bianca alla piastra cotta a temperature molto elevate;
La frutta zuccherata;
Il pane integrale eccessivamente abbrustolito;
Ecc.
Pertanto, in presenza di reflusso gastroesofageo, sono importanti non solo i tipi di alimenti consumati, ma anche i metodi di cottura e preparazione, i quali devono essere salutari.
Per esempio, rappresentano una scelta vincente:

La cottura al cartoccio per il pesce o le carni magre;
La cottura al vapore per le verdure;
La carne bianca alla piastra, cucinata a basse temperature (sarà poi premura del consumatore evitare di mangiare le eventuali parti bruciacchiate);
Il consumo a crudo e con poco olio della verdura di stagione;
Il consumo di frutta al naturale, senza aggiunta di zuccheri;
Il condimento della pasta con sughi di verdure cotte al vapore e con un filo d'olio, piuttosto che con intingoli ricchi di grassi e aromi;
Ecc.

Masticare bene e senza fretta
A completare un quadro che già include l'alimentazione equilibrata, la scelta dei cibi giusti e il ricorso a metodi di cottura salutari, concorre anche la serenità con cui consumare i pasti.
Infatti, mangiare bene ("bene" nel senso di salutare) non basta, occorre anche masticare lentamente e deglutire con cautela.
Sicuramente, un aiuto ad assumere un siffatto approccio nei confronti del cibo proviene dalla frequentazione, al momento del pasto, di ambienti sereni e rilassanti.

Conclusioni
Una dieta come quella sopra descritta, intrapresa alle prime avvisaglie del reflusso gastroesofageo (acidità, rigurgiti acidi, sofferenza gastrica ecc.), può impedire che quest'ultimo si presenti con una certa costanza e assuma i contorni di un disturbo cronico.
Evitare la cronicizzazione del reflusso gastroesofageo è importante, perché da essa possono scaturire complicanze importanti, come l'ulcera esofagea, la stenosi esofagea e l'esofago di Barrett.
Quindi, alla luce di ciò e di quanto detto nelle sezioni precedenti di questo articolo, in un contesto di reflusso gastroesofageo, la dieta è un punto cardine sia della terapia che della prevenzione

L'ANISAKIS  🙄 hashtag  🦐 hashtag  hashtag  hashtag  🐛  L'anisakidosi o anisakiasi è un'infezione parassitaria del tratto...
26/04/2024

L'ANISAKIS

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L'anisakidosi o anisakiasi è un'infezione parassitaria del tratto gastrointestinale causata dall'ingestione di pesce crudo o non sufficientemente cotto contenente le larve di parassiti (nematodi) appartenenti alla famiglia Anisakidae. Il rischio di contrarre l'infezione è dato dall'abitudine di consumare pesce crudo o poco cotto. L'infezione infatti è molto frequente nei paesi dove il pesce viene mangiato crudo, leggermente sottaceto o sotto sale: Scandinavia (fegato di merluzzo), Giappone (consumo di sushi e sashimi), Bacino del Mediterraneo (alici crude o marinate) …..

Il congelamento e la cottura di pesci e molluschi sono i due metodi più efficaci per evitare una infezione da anisakidi. Per prevenire l'anisakidosi si consiglia di: •togliere le viscere dal pesce prima possibile in modo da diminuire il rischio del passaggio delle larve dalla cavità viscerale ai muscoli (parti che si mangiano) •assicurarsi che il pesce nella sua totalità, anche le parti più grosse, sia congelato a meno 18 gradi (-18°) per almeno 96 ore (solo i congelatori industriali o quelli domestici a tre o più stelle possono raggiungere questa temperatura). Solo dopo questo trattamento si potrà consumare il pesce crudo (sushi, sashimi, carpacci, pesce affumicato a freddo, pesce marinato) o poco cotto •cuocere il pesce, tenendo conto che, per avere la certezza di aver ucciso le larve, l'interno del pesce, anche le parti più grosse, deve raggiungere una temperatura superiore ai 60°C per almeno 10 minuti.

La normativa dell'Unione Europea stabilisce l'obbligo per chi vende o per i ristoranti che servono pesce crudo o in salamoia (sale, limone, olio e aceto non hanno alcun effetto sull'anisakis) di effettuare la procedura d'abbattimento preventivo del pesce destinato al consumo a crudo L'abbattimento si effettua tramite un'apparecchiatura (tipo freezer) che consente di portare l'alimento a temperature tra i -20 e - 40°C molto velocemente per un tempo variabile dalle poche ore fino a più giorni. Solo con questa procedura si distruggono le larve. Esiste una normativa europea del 2004 che obbliga l'abbattimento a tutti gli esercizi che vendono o servono pesce crudo.

Terapia insulinica e diabete di tipo 2: gestione dell'aumento di pesoRitardi nell'avvio della terapia insulinicaL'inizio...
22/04/2024

Terapia insulinica e diabete di tipo 2: gestione dell'aumento di peso

Ritardi nell'avvio della terapia insulinica
L'inizio precoce della terapia insulinica e il conseguente miglioramento del controllo glicemico nei pazienti con diabete di tipo 2 non solo riduce le complicanze macrovascolari e microvascolari ma migliora anche il profilo cardiovascolare ; riduce la glucotossicità e la variabilità della glicemia; diminuisce la morbilità, la mortalità e i costi sanitari; e migliora la qualità della vita. Ryan e colleghi hanno dimostrato che la terapia insulinica precoce aiuta anche a preservare e mantenere la funzione delle cellule β delle isole pancreatiche nei pazienti con diabete di tipo 2.

Nonostante i potenziali benefici derivanti dall’avvio precoce dell’insulina nei pazienti con diabete di tipo 2, sono comuni ritardi nell’avvio dell’insulina, anche quando il controllo glicemico è inadeguato. In un ampio studio di coorte longitudinale su 3891 pazienti con diabete di tipo 2 trattati con agenti antidiabetici orali, solo il 42% circa dei pazienti ha aggiunto insulina nonostante l'incapacità di raggiungere o mantenere livelli di emoglobina A 1c (HbA 1c )

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Via Cesano 13
Pescara
65129

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