26/07/2025
[...] "Sarebbe questa l’origine della paura che trattiene il paziente in analisi dal crescere e dal cambiare, come se si trovasse sull'orlo di una catastrofe o di un precipizio" [...]
Secondo Renata Gaddini l’immagine della catastrofe e dell’estrema confusione sta ad incaricare anche il vissuto che prova lo psicoanalista quando lavora in profondità con pazienti adulti psicotici, alla pari di un archeologo che scava nelle rovine di una città sepolta e che, nel corso degli scavi, trova massi e pietre inerenti agli strati più antichi insieme ad oggetti di periodi più recenti. Similmente, l'analista che lavora in profondità con individui che presentano disturbi del pensiero trova, nella loro mente, una confusione simile a quella dell'antica città sepolta, dal momento che vi si ritrovano confusi diversi livelli di esperienza e quindi di personalità.
La Tustin ha inteso la parola “catastrofe” come “disastro”, di trauma che previene o distorce la crescita psicologica. In questo senso il realizzare, da parte del bambino, che quella parte della madre che egli aveva ritenuto essere parte del proprio corpo, non era in verità tale, è un trauma.
Anche Winnicott parla proprio di questo trauma, quando ci dice che esso è alla base della “depressione psicotica”, un disastro che può portare a due ordini di conseguenze: o l'arresto della crescita psicologica (la non-integrazione) oppure la confusione e il caos nello svolgersi della crescita psicologica (la disintegrazione). Sarebbe questa l’origine della paura che trattiene il paziente in analisi dal crescere e dal cambiare, come se si trovasse sull'orlo di una catastrofe o di un precipizio.
Secondo Correale, questo sarebbe il motivo per cui molti psicotici dedicano l'intera vita a evitare un pericolo, un'esperienza negativa e drammatica, di cui essi stessi non sanno dare una spiegazione. La sensazione che essi provano, e che inducono nell’analista, sembra essere quella che la vita psichica ruota continuamente intorno ad un'area traumatica, non rappresentabile e comunicabile. Anzi, l'eccessivo avvicinamento a tale area comporta quasi inevitabilmente un rischio di sprofondamento in essa, perché il ricordo sia pure confuso dell'esperienza angosciosa passata è inscindibile dalla convinzione, persecutoria e insopportabile, che ciò che è successo in passato non potrà non ripetersi.