05/10/2025
Ci sono giorni in cui le notizie parlano di pace.
Oggi qualcuno dice che forse a Gaza si intravede una possibilità: un piano, dei negoziatori, un filo di tregua.
Eppure, nei volti di chi ha perso tutto, la pace non è ancora una parola, ma una ferita che cerca forma.
Davanti a tanto dolore, non servono schieramenti, né ideologie.
Non si tratta di destra o sinistra, di chi ha ragione o torto.
Perché quando la vita viene spezzata, la sola parte possibile è quella dell’essere umano.
Abbiamo imparato a dividerci su tutto, perfino sulla sofferenza.
Ma l’essere umano non nasce per scegliere contro chi stare.
Nasce per riconoscersi nell’altro.
La vera rivoluzione, oggi, è non smettere di sentire.
È credere nella pace anche quando il mondo ci insegna la diffidenza.
È tenere accesa la speranza senza lasciarla diventare illusione.
Perché ogni tregua, ogni gesto di umanità, ogni mano tesa — anche solo possibile — è un seme da proteggere.
La pace non è un accordo scritto.
È una scelta interiore, quotidiana, collettiva.
E forse comincia proprio da qui:
dal coraggio di non indurirsi,
di non smettere di credere che l’essere umano può ancora scegliere la vita.
🕊️