20/11/2025
Nella Giornata dedicata ai diritti dell'infanzia e dell' adolescenza condividiamo l'articolo che segue
20 novembre - Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza
Nel trauma infantile l’impulso immediato sarebbe quello di opporsi all’intrusione. La violenza dell’evento, tuttavia, supera la capacità del bambino di organizzare una risposta psichica coerente: la paura paralizza, il pensiero si sospende, la protesta diventa impossibile. La sproporzione di potere non lascia spazio a un’elaborazione mentale autonoma. In questo stato di collasso difensivo si produce lo snodo centrale descritto da Ferenczi: “questa stessa paura, quando raggiunge un certo livello, li costringe automaticamente a sottomettersi alla volontà dell’aggressore, a indovinare tutti gli impulsi di desiderio e, dimentichi di sé, a seguire questi desideri, identificandosi completamente con l’aggressore.” (Ferenczi S. Confusione di lingue tra gli adulti e il bambino (1932). In Fondamenti di psicoanalisi, vol.III, p.421, Guaraldi ed., 1974).
La sottomissione non è un atto volontario, ma l’unico esito possibile quando il soggetto non dispone di una struttura psichica capace di sostenere la realtà traumatica. L’evento traumatico, non più trattabile come realtà esterna, si interiorizza. L’extrapsichico diviene intrapsichico: il vissuto entra nel processo primario, soggiace al principio di piacere e si riorganizza in forme allucinatorie positive o negative che consentono al bambino di sopravvivere psichicamente all’esperienza. L’aggressione, cessando di esistere come fatto esterno, si iscrive nell’apparato mentale come configurazione attiva e persistente, matrice di sviluppi psicopatologici successivi.
Se il trauma infantile imprime una forma alla vita psichica, non la condanna però a restare immutabile. Nella relazione analitica quel nucleo estraneo può finalmente essere riconosciuto per ciò che è: un’esperienza subita, non un tratto dell’identità. Quando il paziente trova un interlocutore capace di tollerare l’indicibile e di restituirgli un senso, ciò che era stato incorporato in modo passivo può tornare oggetto di pensiero. È da questa possibilità di simbolizzazione tardiva che nasce la speranza: non di cancellare il passato, ma di sottrarre il soggetto al suo determinismo, restituendogli un margine di libertà.