02/12/2025
Questa mattina siamo partite dalla celebre frase di Bion, psicanalista britannico che per primo ha posto l'enfasi su una specifica qualità delle mente dell'analista nella stanza di analisi.
Cosa vuol dire “senza memoria e senza desiderio” secondo Bion? Questa modalità di lavoro fu espressa nell’articolo “Notes on Memory and Desire” del 1967. La genesi di questo concetto nasce dall’osservazione clinica di Bion riguardo agli ostacoli che impediscono all’analista di cogliere la realtà emotiva presente all’interno della seduta nel momento in cui avviene.
Bion notò che quando l’analista si appoggia troppo pesantemente sui ricordi delle sedute precedenti o nutre aspettative specifiche sull’evoluzione del trattamento, rischia di non percepire ciò che sta realmente accadendo nel “qui e ora” della relazione terapeutica. La memoria del passato e il desiderio per il futuro fungono da “filtri” che distorcono la percezione dell’esperienza immediata.
La memoria come ostacolo all'intuizione
Per Bion, la memoria nel setting analitico può diventare un meccanismo difensivo che protegge l’analista dall’ansia del non-sapere. Quando ci aggrappiamo ai ricordi di ciò che il paziente ha detto in precedenza, rischiamo di costruire una narrazione coerente ma artificiale, perdendo la possibilità di essere sorpresi da elementi nuovi e inaspettati.
Questo non significa che si proponga di ignorare completamente la storia del paziente, ma piuttosto di non permettere che questa conoscenza pregressa interferisca con l’osservazione diretta dell’esperienza presente.
Il desiderio come distorsione della realtà psichica
Parallelamente, il desiderio dell’analista – sia esso il desiderio di guarigione del paziente, di successo terapeutico, o di conferma delle proprie teorie – può alterare significativamente la percezione clinica. Quando l’analista è motivato dal desiderio di ottenere determinati risultati, tende a interpretare selettivamente il materiale clinico in modo da confermare le proprie aspettative.
Bion osserva che il desiderio crea una tensione verso il futuro che impedisce l’immersione completa nell’esperienza presente. Esso risponde alla dinamica dei sensi, per cui le immagini vengono selezionate secondo il criterio “piacere/dolore”. L’analista desideroso è un analista parziale, incapace di prestare attenzione alle immagini che si presentano in analisi.
Da questi fondamentali concetti siamo partite per un'esplorazione più ampia che coinvolgesse la disciplina meditativa e alcuni aspetti di ecoterapia
"Senza memoria e senza desiderio": dove psicanalisi, mindfulness e ecoterapia si incontrano e nasce la Mindwoodness®Questa mattina siamo partite dalla celebr...