Dott. Alessandro Capitanini

Dott. Alessandro Capitanini Mi chiamo Alessandro Capitanini. Sono un medico dal 1993, mi sono Specializzato in Nefrologia ed Andrologia.

Le nostre abitudini di vita sono determinanti nella nostra salute.

23/12/2025
Fragilità e sarcopenia: smettiamo di dare la colpa alle “poche proteine”Nella mia esperienza clinica vedo spesso persone...
23/12/2025

Fragilità e sarcopenia: smettiamo di dare la colpa alle “poche proteine”

Nella mia esperienza clinica vedo spesso persone anziane fragili che mangiano proteine ogni giorno: carne, latte, formaggi, uova.
👉 Non sono “a corto di proteine”.

Il problema è un altro: anni di alimentazione eccessiva e poca attività fisica hanno lasciato un segno sul metabolismo.

Eppure il messaggio che passa è sempre lo stesso:
🧃 “Se sei fragile, ti servono più proteine”
🥤 “Basta uno shake proteico”

La scienza, però, racconta una storia diversa.

📊 Gli studi clinici mostrano che aumentare le proteine da sole porta benefici molto piccoli: qualche etto di massa muscolare in più, senza reali miglioramenti di forza o autonomia.

💪 Quando invece si vedono miglioramenti concreti — camminare meglio, alzarsi più facilmente dalla sedia, sentirsi più forti — il fattore decisivo è quasi sempre l’esercizio di forza, non l’integratore.

⚠️ Una verità scomoda:
Nella maggior parte degli anziani occidentali, la sarcopenia non è una carenza proteica, ma il risultato di:
• infiammazione cronica
• metabolismo “stanco”
• perdita della capacità del muscolo di rispondere agli stimoli

Aggiungere proteine in tarda età, senza cambiare lo stile di vita, è spesso un palliativo, non una soluzione.

🔑 Se vogliamo davvero contrastare la fragilità dobbiamo:
✔️ migliorare la qualità dell’alimentazione
✔️ ridurre il carico metabolico
✔️ reintrodurre il movimento, soprattutto l’allenamento di forza

Le proteine contano, sì.
Ma da sole non bastano.

🧠 La fragilità non si cura in polvere.
Si affronta cambiando il terreno su cui il corpo vive.

Cruz-Jentoft AJ, Sayer AA. Sarcopenia. The Lancet. 2019;393(10191):2636–2646.

🚭 Anche poche si*****te fanno male. Smettere fa benissimo.Un grande studio pubblicato su PLOS Medicine (oltre 320.000 pe...
21/12/2025

🚭 Anche poche si*****te fanno male. Smettere fa benissimo.

Un grande studio pubblicato su PLOS Medicine (oltre 320.000 persone seguite per 20 anni) manda un messaggio chiarissimo:

🔥 Non esiste una “dose sicura” di fumo
Anche 2–5 si*****te al giorno aumentano molto i rischi:
➡️ più problemi al cuore
➡️ più rischio di morte
E sì: anche una sola sigaretta al giorno fa danni.

📈 I primi anni sono i più pericolosi
Il rischio cresce rapidamente all’inizio: fumare “poco” o “da poco” non protegge.

❤️‍🩹 La buona notizia: smettere funziona
👉 I benefici iniziano già nei primi anni
👉 Il rischio continua a scendere col tempo
👉 Dopo molti anni, il rischio diventa simile a chi non ha mai fumato

🧠 Prima smetti, meglio è
Chi smette presto protegge cuore, vasi e aspettativa di vita molto di più.

🧩 Messaggio finale
👉 Ridurre non basta. Smettere è la scelta che fa davvero la differenza.
👉 E ogni anno senza fumo è un guadagno di salute.

✍️ Nota importante
Anche l’alcol, spesso considerato “ok se poco”, è un cancerogeno certo:
meno se ne consuma, meglio è per salute e longevità.

20/12/2025
🧠 La vera malattia dell’età non sono le rughe, ma la perdita di muscolo.La   è un importante killer silenzioso della  .❓...
18/12/2025

🧠 La vera malattia dell’età non sono le rughe, ma la perdita di muscolo.
La è un importante killer silenzioso della .

❓ Che cos’è?
È una malattia muscolare caratterizzata da perdita progressiva di forza, massa muscolare e performance fisica.
Nelle fasi iniziali può manifestarsi con:

▪️ lentezza nel salire le scale
▪️ difficoltà ad alzarsi dalla sedia
▪️ riduzione delle attività per timore di cadute

📊 Le evidenze scientifiche mostrano un’associazione con:
▪️ aumento di cadute e fratture
▪️ più ricoveri e perdita di autonomia
▪️ maggiore mortalità, soprattutto negli over 70
▪️ incremento del rischio cardio-metabolico

👉 È definita killer silenzioso perché non causa dolore, ma riduce progressivamente la riserva funzionale, rendendo eventi acuti anche banali potenzialmente invalidanti.

💪 Le strategie efficaci:
✔️ allenamento di forza regolare (2–3 volte/settimana)
✔️ adeguato apporto proteico (≈1,2–1,6 g/kg/die, da personalizzare)
✔️ stile di vita sano: attività aerobica, sonno, controllo delle comorbidità

🔬 Gli integratori (whey, aminoacidi essenziali, vitamina D, omega-3) possono essere utili solo all’interno di un percorso strutturato e basato sulla funzione.

📌 La prevenzione della sarcopenia è una componente essenziale della medicina della longevità.

📚 Riferimento
Cruz-Jentoft AJ et al., Age and Ageing, 2019 – EWGSOP2.

🔬 Infiammazione e rischio cardiovascolare: perché conta davveroUna grande analisi su oltre 448.000 persone, senza malatt...
15/12/2025

🔬 Infiammazione e rischio cardiovascolare: perché conta davvero

Una grande analisi su oltre 448.000 persone, senza malattie cardiovascolari note, mostra che un semplice esame del sangue che misura l’infiammazione (proteina C-reattiva ad alta sensibilità) è un forte predittore di infarto, ictus e mortalità, anche nella prevenzione primaria.

📊 Risultati dopo fino a 15 anni di osservazione
🔺 Valori elevati di infiammazione →
▪️ +34% eventi cardiovascolari maggiori
▪️ +61% mortalità cardiovascolare
▪️ +54% mortalità per tutte le cause

🧠 Perché è importante
✔️ Predice il rischio anche in persone apparentemente sane
✔️ Fornisce informazioni aggiuntive rispetto al solo colesterolo
✔️ Migliora la capacità di identificare chi è davvero a rischio

📌 Messaggio chiave
L’infiammazione cronica a basso grado non è un semplice effetto collaterale, ma un fattore centrale del rischio cardiovascolare.
Un singolo esame del sangue può offrire informazioni prognostiche utili per molti anni.

👉 Evidenze che supportano l’uso routinario di questo marker nella prevenzione cardiovascolare.

📖 Studio: C-reactive protein and cardiovascular risk in the general population, European Heart Journal, 2025;, ehaf937,

AbstractBackground and Aims. High-sensitivity C-reactive protein (hsCRP) is a marker of inflammation and predicts cardiovascular (CV) risk in individuals w

🌿 Ashwagandha e salute mentale: cosa dice la scienza?Un nuovo studio dell’Università di Modena e Reggio Emilia rivela ch...
13/12/2025

🌿 Ashwagandha e salute mentale: cosa dice la scienza?

Un nuovo studio dell’Università di Modena e Reggio Emilia rivela che l’Ashwagandha – uno dei fitoterapici più antichi e utilizzati nella medicina ayurvedica – potrebbe essere davvero efficace nel ridurre i sintomi d’ansia in diversi disturbi mentali.

🎙️ La ricerca, guidata dal prof. Gian Maria Galeazzi (Unimore) e pubblicata su BJPsych Open, ha analizzato in modo sistematico tutti gli studi clinici randomizzati disponibili sull’uso dell’Ashwagandha nei disturbi mentali.

👉 Cosa hanno scoperto?
• Miglioramento significativo dei sintomi d’ansia
• Benefici su qualità del sonno e stress percepito
• Possibile effetto positivo anche sui sintomi depressivi (evidenze più limitate)

🌱 Conosciuta anche come ginseng indiano, l’Ashwagandha è tradizionalmente usata per migliorare la capacità dell’organismo di adattarsi allo stress. Questo studio mostra come prodotti naturali, spesso poco esplorati dalla ricerca clinica, possano trovare un ruolo nel supporto alla salute mentale.

👨‍⚕️ Come sottolinea il prof. Galeazzi: “Prodotti vegetali con una lunga tradizione d’uso possono offrire un contributo utile nel trattamento dei sintomi dei disturbi mentali comuni.”

📌 Bibliografia
Galeazzi G.M. et al., The British Journal of Psychiatry Open, 2025.

‼️ La vera emergenza non è curare, è prevenire‼️In Italia stiamo usando un modello sanitario non adeguato considerando l...
07/12/2025

‼️ La vera emergenza non è curare, è prevenire‼️
In Italia stiamo usando un modello sanitario non adeguato considerando la cronicità un evento ineluttabile.
Continuiamo a interpretare l’invecchiamento come una malattia, invece che come una fase naturale della vita.
Tra i 60 e i 75 anni:
• oltre il 70% degli over 55 assume almeno un farmaco in modo continuativo;
• dopo i 65 anni questa quota supera l’80%.

Viviamo più a lungo, sì. Ma viviamo anche con più patologie.

Ogni anno la spesa sanitaria cresce, e gli over 65 assorbono già più della metà delle risorse disponibili. Continuiamo a parlare di fondi insufficienti e di emergenze, ma raramente affrontiamo il nodo centrale: abbiamo costruito un sistema che interviene solo quando il problema è già esploso.
La nostra sanità è quasi interamente orientata alla cura, mentre la prevenzione rimane marginale.
Eppure è proprio questo modello che, socialmente ed economicamente, non è più sostenibile.
Il punto non è tagliare le cure, ma ridurre il numero di persone che arriveranno ad averne bisogno.
Lavorare su attività motoria e nutrizione sana sono i farmaci a costo zero o quasi.
Il futuro della sanità non si decide solo negli ospedali, ma nelle abitudini quotidiane, nel movimento e nell’educazione al benessere.
Se non spostiamo il focus dal curare al prevenire, continueremo a finanziare un sistema che si sforza di stare in piedi mentre sta già cedendo.

La popolazione italiana non sta semplicemente invecchiando: si sta ammalando troppo presto.

🌱 ALIMENTI FERMENTATI & POSTBIOTICI: UN AIUTO PER IL NOSTRO MICROBIOTAQuando mangiamo, non siamo mai davvero soli: nel n...
04/12/2025

🌱 ALIMENTI FERMENTATI & POSTBIOTICI: UN AIUTO PER IL NOSTRO MICROBIOTA

Quando mangiamo, non siamo mai davvero soli: nel nostro intestino vivono miliardi di batteri che “lavorano” insieme a noi digerendo ciò che assumiamo. Questo ecosistema, il microbiota, influisce su energia, infiammazione, invecchiamento e persino longevità.

🔬 Tre tipi di DNA nel nostro corpo:
1️⃣ Quello nei cromosomi, ereditato da entrambi i genitori
2️⃣ Quello nei mitocondri, ereditato dalla mamma
3️⃣ Quello dei batteri che popolano il nostro intestino

Quando il microbiota perde equilibrio (stress, dieta errata, pochi vegetali), diminuisce la produzione di sostanze che proteggono il nostro DNA. Un microbiota “invecchiato” produce più molecole infiammatorie, come gli LPS, e meno metaboliti benefici.

🥗 Qui entrano in gioco gli alimenti fermentati: cibi ottenuti grazie all’azione di batteri “buoni” che trasformano le fibre in composti utilissimi — i postbiotici. Questi metaboliti sono già pronti per essere assorbiti e possono sostenere il nostro organismo anche quando il microbiota è sbilanciato.



🥒 Quali sono gli alimenti fermentati più utili?

Ecco i più facili da introdurre nella dieta di tutti i giorni:
• Yogurt e kefir (latte o acqua) → ricchi di lattobacilli e postbiotici
• Crauti e kimchi → cavolo fermentato, fonte naturale di antiossidanti
• Kombucha → tè fermentato, rinfrescante
• Miso → pasta di soia fermentata, ideale nelle zuppe
• Tempeh e natto → fermentazioni di soia ricche di proteine
• Pane a lievitazione naturale → più digeribile
• Formaggi stagionati → alcuni mantengono batteri utili



⏱️ Come e quando assumerli?
• Tutti i giorni, anche piccole quantità, per dare continuità ai benefici.
• In associazione a pasti ricchi di fibre, per nutrire i batteri buoni (per esempio: kefir + frutta, kimchi + riso, miso + verdure).
• A crudo quando possibile: il calore può ridurre parte dei composti benefici (es. aggiungi i crauti a fine cottura, non in padella).
• Meglio variare: alternare diverse fonti aumenta la biodiversità del microbiota.
• Occhio al sale nei fermentati come kimchi e crauti, soprattutto se hai la pressione alta.
• Scegli prodotti non pastorizzati quando disponibili, perché mantengono più metaboliti attivi.

30/11/2025

Bastano poche migliaia di passi al giorno per rallentare il declino cognitivo nelle persone che mostrano i primi segni biologici dell’Alzheimer. Un nuovo studio conferma che il movimento quotidiano costruisce una sorprendente forma di “resilienza” del cervello ➡️ https://bit.ly/attivita_declino

🧠 Depressione: una nuova scoperta sui “circuiti” del cervelloLa depressione colpisce circa il 5% degli adulti nel mondo ...
30/11/2025

🧠 Depressione: una nuova scoperta sui “circuiti” del cervello

La depressione colpisce circa il 5% degli adulti nel mondo e spesso non risponde bene alle cure tradizionali. Perché? Perché non conosciamo ancora fino in fondo cosa accade davvero nel cervello.

Un nuovo studio italiano fa luce su un meccanismo molto interessante: non si parla più solo di “serotonina bassa”, ma di neuroni che funzionano meno del dovuto in una zona chiave del cervello, la corteccia prefrontale mediale, che regola emozioni, stress e decisioni.

🔍 Che cosa hanno osservato?

Negli animali sottoposti a stress cronico (un modello che imita alcuni aspetti della depressione):
• i neuroni della corteccia prefrontale diventano più “pigri”,
• fanno più fatica a rispondere agli stimoli,
• perdono la capacità di mantenere un’attività elettrica stabile,
• e tutto questo sembra legato a un’eccessiva attivazione dei canali del potassio (K⁺), che frenano la scarica elettrica.

In poche parole: il “centralino” dell’umore lavora a rallentatore.

Come spiega la ricercatrice Anita Maria Rominto, questi neuroni “non riescono più a mantenere una risposta forte e continua agli stimoli”, un fenomeno che potrebbe spiegare la riduzione di attività prefrontale vista nelle persone depresse.

💡 Stress e vulnerabilità: non reagiamo tutti allo stesso modo

Interessante: solo gli animali “suscettibili” allo stress mostravano questo problema.
Quelli “resilienti” no.
Questo suggerisce che la depressione non dipende dallo stress in sé, ma da come il cervello lo elabora.

⚡ Perché la scoperta è importante?

La corteccia prefrontale è già bersaglio di terapie come la stimolazione magnetica transcranica (TMS), che spesso migliora i sintomi della depressione.

Questa ricerca ci dice perché funziona: aiuta a “riaccendere” un’area che tende a spegnersi.

E ci dà anche un nuovo possibile obiettivo per future terapie: i canali del potassio, che potrebbero essere modulati per riportare i neuroni a una normale attività.



📚 Bibliografia essenziale
• World Health Organization. Depression — Key Facts.
• Rominto A.M., Tempia F., Hoxhaj E., et al. Neural excitability deficits in medial prefrontal cortex underlie stress susceptibility in a chronic social defeat model of depression. Nature Communications, 2025.

Indirizzo

Pescia
51017

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