Silvia Tizzoni Psicologa clinica, Psicoterapeuta e Mediatrice Familiare

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Silvia Tizzoni Psicologa clinica, Psicoterapeuta e Mediatrice Familiare Silvia Tizzoni, psicologa, psicoterapeuta e mediatrice familiare.

29/11/2025

Ci siamo sedute dietro a quel tavolo in una mattina di sole di quasi inverno.
Barbara, Stella e io già sapevamo che sarebbe stato bello. Bello il contesto della biblioteca nel parco Raggio, bello raccontare le nostre ultime fatiche letterarie, bello interfacciarsi al pubblico, così attento, così pieno di spunti interessanti.

Abbiamo capito che l’amore passa da una strada lunga lunga che parte fin dal grembo materno (beh!), dallo zaino che poggia sulle spalle di ciascuno, gusci di quelle lumachine che siamo, che alla fine ci tiriamo sempre dietro un pezzetto di casa. E dalle storie familiari, le regole dette e quelle percepite, le tazze della colazione e i tarallucci preparati sul tavolo della cucina la sera prima, la mamma che parla di metabolismo e braccia cellulitiche alla figlia novenne con secchiello e paletta e quel castello di sabbia appena fatto, che speriamo che il mare non glielo porti subito via. Che i figli imparano ad amare, sì: ma lo fanno prima di tutto guardando, ascoltando, annusando.

Abbiamo capito come possa essere difficile essere madre. O anche solo scegliere di non volerlo mai diventare.
In barba alle supereroine che la società ancora oggi reclama, in barba alle crepe violente dell’anima che talora si muovono sotto traccia: ci sono, eppure non sempre si vedono. Perché si narra un po’ di più, o quantomeno con più facilità, di quelle mamme meravigliosamente speciali, ma ci sono anche quelle terribilmente normali. E poi quelle voracemente crude, dure, squilibrate.
Ecco, l'amore può essere anche questo. Un oceano di disagi e imbarazzante (a)normalità e il (non) sentirsi speciali per le persone che dovrebbero dimostrarlo.

Onoralamadre, ma detto proprio così, tutto in un soffio che graffia, così ossessionatamente forte e vicino, come l’affanno con cui sono scritti alcuni degli undici racconti del libro, s-regolati, e intendo proprio senza una regola precisa: di stile grammaticale, di punteggiatura, di punti e a capo. E per questo così perturbanti, nitidi, spiazzanti.
Un sottosopra che torna e fa un baffo a Hawkins e ai demogorgoni di Stranger Things, che, proprio come nelle ombre del mio libro, scopre la scomodità, l’inadeguatezza, il disagio - e l’ironia, che qualche sorriso ci scappa nel leggere di queste madri che dritte proprio non sono.
E tutto nel compendio di poche pagine, nella concentrazione di un racconto (che poi a dire concentrato mi viene sempre in mente quello di pomodoro o una barretta super proteica con dentro un sacco di cose incredibili). Perché nelle undici storie che (dis)onorano irriverentemente madri vere o fantasiose, c’è un tempo immediato e definitorio in cui entrare, un frammento di storia e poi zac! si chiude il sipario e non resta che giocare con l’immaginazione per vedere tutto il resto, quello non scritto, quello non detto. Le zone grigie, quelle che sono a metà tra le luci e le ombre, insomma. Come nelle relazioni, come nella dicotomia dell’amore che tanto può dare, tanto può divorare.

📕 📖
‘Il sottosopra dell’amore’
‘Onoralamadre’

Officine Gutenberg
Edizioni LOW

Memo! Domani mattina ci trovate qua, io, Barbara e Stella, un triangolo femminile che parlerà di cose belle e brutte, di...
28/11/2025

Memo! Domani mattina ci trovate qua, io, Barbara e Stella, un triangolo femminile che parlerà di cose belle e brutte, di roba che nutre e che disturba, di benessere e disagi.
E non poteva essere altrimenti.
Vi aspettiamo!

📕 📖
‘Il sottosopra dell’amore’
‘Onoralamadre’

Officine Gutenberg
Edizioni LOW

La "Teoria del cavallo morto" è una bella metafora che riflette come alcune persone, istituzioni o nazioni affrontino pr...
27/11/2025

La "Teoria del cavallo morto" è una bella metafora che riflette come alcune persone, istituzioni o nazioni affrontino problemi che sono impossibili da risolvere e invece di accettare la realtà, si aggrappino a cose un po’ a caso pur di giustificarli.

L'idea centrale è chiara: se scopri che stai cavalcando un cavallo morto, la cosa più saggia è scendere e lasciarlo.

Tuttavia, nella pratica, spesso accade il contrario. Invece di abbandonare il cavallo morto, si possono prendere svariate misure, come:

• Acquistare una nuova sella per il cavallo
• Migliorare l'alimentazione del cavallo, anche se è morto
• Cambiare il cavaliere invece di affrontare il vero problema
• Licenziare il gestore dei cavalli e assumere qualcuno di nuovo, sperando in un risultato diverso
• Organizzare riunioni per discutere come aumentare la velocità del cavallo morto
• Creare comitati o team di lavoro per analizzare il problema del cavallo morto da ogni angolazione. Questi comitati lavorano per mesi, raccolgono rapporti e finalmente concludono l'ovvio: il cavallo è morto
• Giustificare gli sforzi confrontando il cavallo con altri cavalli morti simili, concludendo che il problema è stato la mancanza di addestramento
• Proporre corsi di addestramento per i cavalli, il che significa aumentare il budget
• Ridefinire il concetto di "morto" per convincersi che il cavallo ha ancora delle possibilità

Lezione: molte persone e organizzazioni preferiscono negare la realtà e sprecare tempo, risorse e sforzi in soluzioni del tutto inutili, piuttosto che accettare il problema fin dall'inizio e prendere decisioni più intelligenti, ma soprattutto più efficaci.

🖤
25/11/2025

🖤

Il 25 novembre non è una ricorrenza, ma un promemoria collettivo.
La violenza contro le donne nasce dal possesso.
Dobbiamo chiamare le cose con il loro nome: non “gelosia”, ma controllo; non “raptus”, ma cultura; non “delitto passionale”, ma femminicidio.

Sabato 29, ore 10:30, con Barbara e Stella presso la biblioteca comunale Villa Raggio, a Pontenure.Vi aspettiamo!Edizion...
24/11/2025

Sabato 29, ore 10:30, con Barbara e Stella presso la biblioteca comunale Villa Raggio, a Pontenure.
Vi aspettiamo!

Edizioni LOW
Officine Gutenberg

Settimana di presentazioni!

Sabato a Biblioteca Villa Raggio sarà il momento di Silvia Tizzoni Psicologa clinica, Psicoterapeuta e Mediatrice Familiare con il suo "Il sottosopra dell'amore" in dialogo con Barbara Belzini e Stella Poli per "Onoralamadre" di Edizioni LOW.

A proposito della cosiddetta famiglia bionda del bosco e del vicino che sostiene ‘non gli facevano mancare nulla, tranne...
23/11/2025

A proposito della cosiddetta famiglia bionda del bosco e del vicino che sostiene ‘non gli facevano mancare nulla, tranne il superfluo.’
(Forse c’è confusione sul termine superfluo).
Dagli atti si evince che il "rudere è fatiscente e privo di utenze" e si colloca in una situazione "disagevole e insalubre".
Notizia degli ultimi giorni: l’avvocato che difeso la famiglia per gli ultimi 14 mesi ha dato le dimissioni, suo malgrado, perché incapace di trovare una soluzione negoziale, stando alle sue dichiarazioni.
Nessuno ha mai condannato o parlato di non amore, ma credo fermamente che talora quello non basti, soprattutto in situazioni ad alta complessità come questa.

Dopo tante cose lette e approfondite, mi ero ripromessa di stare zitta. Zitta, zitta eh, non scrivere assolutamente niente.
Ma poi ho trovato questo, talmente pertinente che leggendo pareva mi avesse messo ordine ai mille pensieri che giravano in testa e non ho potuto più trattenermi.

1. Vivono in un rudere, non in una casa colonica, non agibile, con un unico ambiente dove dormono tutti. È a rischio crollo e nessun impianto é certificato.
2. La latrina è esterna, non collegata alla fognatura, non dotata di fossa a norma che venga regolarmente svuotata da ditte specializzate.
3. Il pozzo non é autorizzato per uso umano.
4. Fanno unschooling, non homeschooling, i bambini non hanno mai sostenuto nessun esame a quanto sarebbe emerso: al vaglio anche questa questione.
5. Non sono in regola con gli adempimenti sanitari, sono state rilevate discrepanze con quanto dichiarato dal pediatra: stanno facendo le verifiche del caso.
6. I bambini non hanno modo di confrontarsi coi loro pari e sono stati trovati non il linea con lo sviluppo psicofisico proprio dell'età.
7. Se ne sono andati già da altre quattro (!!!) nazioni esattamente per tutte le criticità che anche l'Italia ha rilevato.
8. Sono stati messi temporaneamente con la mamma in una struttura per dare modo di approfondire. Non sono stati 'strappati' alla famiglia, il padre li può vedere quando vuole. Era stato proposto un percorso di supporto, lasciandoli nella loro casa che sarebbe stata resa adeguata tramite l'aiuto del comune: hanno rifiutato. La storia va comunque avanti da due anni, non da due mesi.

Non sarebbe il caso di smettere di ragionare di pancia guardando solo il lato romantico e tirando fuori complottismi sullo stato kattivoh e su assistenti sociali e giudici orchi che agiscono perché sono 'invidiosi' della gioia di questa famiglia?

Ci sono indagini in corso, qui si sta facendo un cherry picking patetico e vergognoso.
Se invece di una coppia alta, bionda, occidentale e madrelingua inglese ci fosse stata una coppia con la pelle del pantone sbagliato, dal caffelatte in giù, tutti quelli che oggi ce l'hanno con le istituzioni starebbero strillando 'cosa aspettavano ancora a portare via quei poveri bimbi'?

Umanamente si può essere vicini quanto si vuole, ma la comprensione di ciò che sta al contorno non può essere buttata sotto il tappeto.

Dal web

Ieri, a Fornovo, con il mio ‘Sottosopra dell’amore’. Quando si parla di sottosopra, vuol dire che c’è qualcosa che si mu...
22/11/2025

Ieri, a Fornovo, con il mio ‘Sottosopra dell’amore’.
Quando si parla di sottosopra, vuol dire che c’è qualcosa che si muove, che ci fa girare l’anima e pensieri.
C’è l’amore delle luci, che ci fa volare e ci rende liberi, come quello di Julia Roberts tra le braccia di Hugh Grant sulla panchina di un parco londinese (e dal momento che ho spoilerato il finale non citerò il film!). C’è l’amore ombra, che ci tarpa le ali, ci controlla, ci toglie il terreno sotto i piedi.

Si è parlato di cinema, di principi azzurri che possiamo smettere di idealizzare, della bellezza del mio lavoro (nonostante tutto!), della connessione speciale che si crea nella stanza di terapia, dove non vengono mica i matti, anzi, i matti forse sono proprio quelli che stanno fuori.

Grazie a tutti, a Sara, fantastica e stoica compagna di università con cui sudavo sugli assiomi di Watzlawick, a Costanza, incredibile padrona di casa, all’assessore, per la precisione e la delicatezza delle domande, a Videotaro RTA, che mi ha pure fatto un’intervista che a breve sarà in onda sul canale 89. E soprattutto al pubblico, che ha saputo accogliermi a braccia aperte, nonostante il mio ritardo!

Con Officine Gutenberg ❤️ 📕

📕 Venerdì 21, h 18, mi faccio un giretto a Fornovo 🙂! Vi aspettiamo, con Officine Gutenberg.
17/11/2025

📕 Venerdì 21, h 18, mi faccio un giretto a Fornovo 🙂!
Vi aspettiamo, con Officine Gutenberg.

📌Venerdì 21 Novembre ore 18.00
Presentazione del libro IL SOTTOSOPRA DELL'AMORE di Silvia Tizzoni.
L’amore: cercato, respinto, bramato, vituperato.
Per una sola parola, quante salite, quante discese. Quante luci,
quante ombre.
Da un lato la consapevolezza di crescere all’interno di una
relazione affettiva che sia davvero autentica, profonda, che ci validi
come persone, che ci tenga in una connessione di reciprocità,
intenzionalità, sincerità. Dove ci sentiamo scelti e abbiamo la
libertà di scegliere, dove veniamo amati per ciò che siamo.
Dall’altra la consapevolezza di dover lasciare andare relazioni
unilaterali, emotivamente vuote, dove non c’è più pace.
Allontanarsi da chi non è più in grado di amarci e valorizzarci, chi
ci addolora, chi non ci può più offrire quello di cui abbiamo
bisogno.

Rassegna ‘Il cammino insieme’ presso la Biblioteca Comunale di Fornovo Luigi Merusi.📕 Presentazione del mio ultimo libro...
15/11/2025

Rassegna ‘Il cammino insieme’ presso la Biblioteca Comunale di Fornovo Luigi Merusi.

📕 Presentazione del mio ultimo libro, Il sottosopra dell’amore, venerdì 21 novembre, ore 18:00.
L’evento è gratuito, aperto a tutti!

Con Officine Gutenberg.

TRE APPUNTAMENTI IMPORTANTI.
UN CAMMINO SULLA STRADA DELLA CONSAPEVOLEZZA DI RUOLI E GENERI, MA SOPRATTUTTO DEL RISPETTO.
VI ASPETTIAMO

C’è un antico detto turco che dice:‘Se ami davvero qualcuno, lo ami due volte.La prima volta ti innamori del suo sorriso...
14/11/2025

C’è un antico detto turco che dice:
‘Se ami davvero qualcuno, lo ami due volte.
La prima volta ti innamori del suo sorriso, della sua voce, del modo in cui guarda la vita. Ma poi… il sipario si alza.
E inizi a vedere le cicatrici, le paure, i giorni grigi. Non è più perfetto. È reale.’

Per destreggiarsi nella coppia, nell’amore che evolve dopo l’innamoramento, le idealizzazioni, le illusioni.
Quando arriva la maturità, quando si spengono le lucette, quelle effimere, ma rimangono accesi i lampadari. E dove le ombre si possono anche allungare.

Vi aspetto per ve**re a spasso con me tra novembre e dicembre in tutti questi posti bellissimi!

Con Officine Gutenberg.

“È successo che un giorno ho fatto questo: sono andata dalla bambina che ero stata e le ho detto di smetterla di frignar...
12/11/2025

“È successo che un giorno ho fatto questo: sono andata dalla bambina che ero stata e le ho detto di smetterla di frignare.
Proprio così.

Non mi sono intenerita quando l’ho vista piangere. Per la prima volta non l’ho fatto.

“Cosa hai deciso?”, le ho detto, “vuoi rimanere ancora qui a ba***re i piedi a terra per l’ingiustizia che ti è stata fatta? Hai ancora voglia di sentire la rabbia che ti divora, mentre resti immobile ad aspettare che qualcuno ti abbracci? Ma non sei stanca di provare impotenza?”.

E allora lei è venuta.
È venuta con me.
Ha smesso di essere in un altro posto e insieme siamo entrate nella vita adulta.
E ora non siamo più due cose distinte, io e lei.
Esiste la donna che ha integrato la bambina.”

(dal web)

Compendio degli ultimi mesi.Di ristrutturazioni e stress.Di quella volta che la mia amica Elisa mi ha detto: perché non ...
09/11/2025

Compendio degli ultimi mesi.
Di ristrutturazioni e stress.
Di quella volta che la mia amica Elisa mi ha detto: perché non facciamo una petizione per far entrare il trasloco nel DSM come trauma collettivo?
Di sistemi logoranti.
Di prospettive decisamente migliori, oggi.

Per mesi sono entrata nella casa rinnovata disseminando cose, finché non la sentivo mia non potevo fare a meno di avere una certa incuria, quasi a sfregio, quasi a dire: ma chi sei? Ma chi ti conosce?

Scarpe buttate, giacche appese alle sedie, la borsetta, le chiavi, il cellulare ovunque.
Il primo pezzo che ho sentito veramente mio è stato quello del living, un angolino della zona giorno che aveva i colori giusti, il mix giusto, la luce giusta. Una roba azzeccata, finalmente: un sospirone di sollievo.
E poi, dopo aver cambiato almeno una ventina di volte la disposizione delle cose, candele, vasi, asciugamani, lenzuola, cornici, libri, ho cercato di trovare qua e là una nuova forma estetica, ma che sia anche funzionale: un divano super comodo che diventa letto in un battibaleno, tende impalpabili per fare la mia fotosintesi clorofilliana quotidiana, un ripostiglio camuffato nella cucina che giochi a nascondino con la dispensa, l’armadio della lavatrice/asciugatrice, con aspirapolvere, bacinelle e detersivi che abbia tanti ganci appesi per raddoppiare lo spazio.

La cassettiera della nonna (più vintage di così!), come mobile bagno, che chi l’avrebbe detto sarebbe stata perfettissima per tutte le mie creme e cianfrusaglie, praticamente un minimarket di cose assolutamente necessarie, ça va sans dire: patch coreani, bustine, spazzole, glitter, piastra e phon da viaggio, scorte di medicinali, fialette per l’aerosol, cuffie per la doccia, pinzette, limette, specchietti, diffusori...

E infine lei, la classica stanza in più, quella un tempo riempita di robaccia: asse e ferro da stiro, poltrone e ceste, ora definitivamente, indiscutibilmente e incontrovertibilmente una cabina SOLO di armadi con uno specchio. Sono diventata una libera-donna-adulta.

I terrazzini, ottimi per la differenziata, per quel che serve, ma è meglio che non si veda e per affacciarsi di tanto in tanto sul cortile, sentirsi parte di un tutto. Mi è sempre piaciuto: le luci, una tv accesa, un gatto, una padella sui fornelli, un braccio di profilo, la vita che gira dentro ad altri mondi.
Ma miodio che roba.
Miodio che fatica.
Miodio che stress.

Ecco: mi sono un po’ stufata di leggere di corsi per imparare a gestire lo stress - e non ne abbiate esimi colleghi che mi state leggendo, in fondo sono anche io un pezzo integrante del tutto.
Vorrei solo un sistema che un po’ lo attenuasse: per ritmi, richieste, aspettative. L’instagram dei perfetti, l’outfit giusto, la skincare meticolosa, le case che sembrano uscite da un catalogo di AD. E mica solo quella di Paolo Stella, no, anche quella della poveraccia del terzo piano che ha un’organizzazione invidiabile e tutti i prodotti giusti per far risplendere qualsiasi, dico: qualsiasi tipo di superficie. Magari mentre canta Coez e ha una maschera al collagene bio sul viso. Tutti quei contenitori stupendamente allineati nei cassetti, pure con l’etichetta sopra per sapere che cosa c’è dentro. Per un attimo mi sono sentita io la strana, la sciattona.

Vorrei un sistema che rispetti il mio tempo libero, le pause, la voglia di non far niente se non guardare l’ultima pettinatura di Achille Lauro a X-Factor, i cali energetici che si stanno facendo sentire.
Vorrei un sistema che non si affacci continuamente, per risparmiarmi la fatica di doverlo respingere.
Vorrei un sistema sì flessibile, ma non troppo, che abbia delle pareti solide portanti, con cui ho inevitabilmente dovuto fare i conti anche con i muratori, e altre di cartongesso, allegramente modulabili.

Che poi, Silvia, dilla tutta, ci sei finita tu qui in mezzo, testa, gambe e piedi. E per fortuna che in piedi ci sei ritornata, che quasi si temeva il peggio.
Così ora posso rassicurare tutti quelli che me l’hanno chiesto: sono pronta a spalancare le porte per grandi inviti natalizi 🎄!

Ps: ehm, sto ancora facendo una corte serrata all’elettricista (probabilmente mi sarei spesa meno per Bradley Cooper) per un buco nel muro del bagno con un mucchietto di fili colorati che penzolano fuori, ma giuro che è veramente l’ultimo.

Indirizzo

Via Delle Teresiane, 4
Piacenza
29122

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 20:00

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Una psicoterapeuta sistemica a Piacenza

La mia formazione

Dopo aver conseguito due diplomi di maturità, uno linguistico, al liceo M. Gioia di Piacenza e uno da privatista, al liceo G. M. Colombini di Piacenza, successivo alla laurea, in materie socio-psico-pedagogiche e aver chiuso nel luglio 2003 il percorso universitario quinquennale a Parma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Psicologia, ho proseguito con il biennio di tirocinio e il relativo esame di stato per l’iscrizione all’Albo per l’abilitazione alla professione di Psicologo. L’essermi messa alla prova nel contesto di intervento sociale con l’anno di Servizio Civile Volontario presso l’Assessorato ai Servizi Sociali e Sanità della Provincia di Parma mi ha aperto al mondo della progettazione sociale; ho proseguito con vari contratti di collaborazione a progetto e intanto ho frequentato un Master Universitario di Primo Livello all’Università Cattolica di Piacenza, centrato sulle relazioni e i sentimenti nelle professioni educative e di cura.

Da lì la mia strada professionale si è delineata con maggiore chiarezza: ho ripreso la mia formazione squisitamente clinica, ma arricchita dall’età, dall’esperienza, e da quei primi pezzi di vita lavorativa che avevo iniziato a gestire, emotivamente e logisticamente, spostandomi tra l’Assessorato al Sociale della Provincia di Parma e quello Piacenza, fino ad approdare definitivamente all’Ausl della mia città, con un contratto a tempo indeterminato. La mia formazione continua non smette di arricchirsi: dapprima ho portato a termine il corso biennale di Mediazione Familiare Sistemico-Globale presso il Centro Milanese di Terapia della Famiglia di Via Leopardi e ho conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione di Mediatore Familiare, successivamente mi sono iscritta alla Scuola Quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia Sistemico Relazionale, presso la stessa sede milanese.

Recentemente ho conseguito l’abilitazione alla Terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing): uno specifico protocollo procedurale che si sviluppa in più fasi, di ricordo e rievocazione delle esperienze negative, nel tentativo di desensibilizzare il paziente ai ricordi traumatici o particolarmente stressanti dal punto di vista emotivo, anche correlati da attacchi ricorrenti d’ansia, portandolo alla rielaborazione adattiva del ricordo con movimenti ritmici degli occhi, oppure con stimolazione sonora. L’idea è quella di arrivare a cambiarne i “contenuti”: non solo per evitare che le emozioni e le sensazioni fisiche prendano il sopravvento, ma anche per attutire i ricordi negativi o i pensieri intrusivi e renderli più funzionali, con un conseguente beneficio nei comportamenti e nelle relazioni.