12/09/2025
Com’è che non credi più a niente? E com’è che non senti più niente? Non senti dolore quando vedi le file di uomini deportati, i bambini terrorizzati e affamati, le macerie, la devastazione? E allora che senti?
Com’è che preferisci credere a chi dice che è tutta una messa in scena? A chi dice che ne vale la pena, che se la sono cercata e che dopo saremo tutti contenti con i resort a cinque stelle?
Com’è che di fronte a tutta questa sofferenza scegli di nasconderti e di nascondere?
Cosa c’è sepolto nelle carceri del tuo castello?
Cosa ti dà il diritto di pensare che la vita di quei bambini è sacrificabile ma non quella di tuo figlio?
Cosa vuoi imprigionare, annientare, sterminare, eliminare dalla vista?
Te le fai queste domande?
Io te le farei. Perché nonostante tutto continuo a credere in qualcosa.
Credo che possiamo sempre scegliere. Scegliere di fermarci e di cambiare rotta.
E credo che possiamo sempre scegliere una strada diversa, la strada che non si difende dal dolore, ma che lo guarda dritto in faccia; possiamo scegliere di spalancare le porte e accogliere quello che sentiamo, così come si manifesta; accogliere le vibrazioni dell’anima, pizzicata dalle emozioni, e ascoltare le melodie che scuotono e toccano, connettono.
Ti interessa? O ti interessa solo difendere te stesso?
Il tuo piccolo orto. Ti basta? E quando non esisterà più niente al di fuori del tuo orto, ti basterà? Sarai in pace? Sarai al sicuro?
Prima o poi moriremo tutti, questo è certo, non c’è da chiederselo.
Ma fin che vivi puoi farti un sacco di domande…te le fai?