Dr.ssa Denise Bargiacchi Psicologa Psicoterapeuta

Dr.ssa Denise Bargiacchi Psicologa Psicoterapeuta Sono psicologa e terapeuta, mi occupo di ragazzi, adulti e coppie. Il mio approccio multidisciplinar

23/10/2021
15/06/2021

Dicono che prima di entrare in mare
Il fiume trema di paura.
A guardare indietro
tutto il cammino che ha percorso,
i vertici, le montagne,
il lungo e tortuoso cammino
che ha aperto attraverso giungle e villaggi.
E vede di fronte a sé un oceano così grande
che a entrare in lui può solo
sparire per sempre.
Ma non c’è altro modo.
Il fiume non può tornare indietro.
Nessuno può tornare indietro.
Tornare indietro è impossibile nell’esistenza.
Il fiume deve accettare la sua natura
e entrare nell’oceano.
Solo entrando nell’oceano
la paura diminuirà,
perché solo allora il fiume saprà
che non si tratta di scomparire nell’oceano
ma di diventare oceano “.

- Khalil Gibran
Illustrazione Victoria Rivero

https://www.instagram.com/dovenonpuoiamarenonsoffermarti/

La nostra vita inizia dove finisce la nostra comfort zone.
26/05/2021

La nostra vita inizia dove finisce la nostra comfort zone.

13/04/2021

Condivido un post di Franco Coletti condiviso nel “Il libro rosso di Jung”.

E diventai padre e madre di me stesso
Smisi allora di essere figlio

- Questo è il drammatico momento
In cui la tua mano non stringe più
Quella tanto protettiva
Che ti permetteva di andare alla deriva
Certo di non essere mai solo

Canta a volte l' invisibile usignolo
Come se soffrisse

Ma questo significa diventare grande
Sapere anche star da solo
Come un pino marittimo su una collina
Intirizzito nella fredda brina
E provare la resistenza delle radici nere
Nella terra bruna delle oscure sere
- E non cadere

Allora potrai dar tu la mano
E a te stesso un senso più profondo
D' essere al mondo
Ma non ti illudere per questo
Di essere poi meno solo
Perché i figli sempre se ne vanno
E il pino resta lì anno dopo anno
- Esiste pur la riconoscenza,
Dirai, ma a volte se ne rimane senza
Perchè i padri e le madri
Fanno un mestiere ingrato
E non sempre chi è tanto amato
Lo capisce e riconosce

Solo spesso è il grande
Come quel solitario elefante
Che dicono va a morire
Dopo aver fatto tanto partorire
- Ma allora ne vale la pena?-
Chiederai lassù su quella collina
Giustamente amareggiato
E questo ti risponderebbe il pino:
- Sì, per ogni singolo bambino
Che alla mia ombra ha riposato
Sì, così io ho realizzato
Il mio ve**re al mondo -

Solitario e sferzato dal vento
Si erge il pino senza un lamento

nota
Nel LIbro Rosso la immagine paterna è rappresentata dal vecchio Filemone. Come tutti i padri buoni, è un mago protettore, il rifugio nella tempesta, il sostegno generoso e sempre disponibile.
Un aspetto di Filemone però è apparentemente difficile da comprendere: la sua solitudine.
Jung sottolinea nel Libro Rosso la caratteristica di Filemone di vivere isolato dal mondo. Questo sembra strano a prima vista, perchè dovrebbe essere al contrario un patriarca in mezzo a figli e nipoti che lo venerano e amano.
Ma in realtà proprio assumersi la responsabilità di essere padre (e madre) comporta anche lo spirito di sacrificio di essere presente senza esigere riconoscenza, di essere amorevole anche senza essere ricambiato, il che avviene spesso. Il figlio non è mai solo, perchè necessita sempre di aiuto e amore. Il genitore a volte è molto solo. Deve in quanto tale avere la forza di esserlo, di poter vivere anche senza esser ripagato: dei due, è il figlio naturalmente egoista, il padre non può esserlo perchè è il suo Daimon quello di perdonare, comprendere e anche saper restare solo.
Filemone vive in solitudine, ma in letizia, perchè ha imparato ad essere padre. Anche di sè stesso.

La Pet-terapy in una vignetta
24/02/2021

La Pet-terapy in una vignetta

Il segreto della felicità Guardo i miei figli mentre giocano con il nostro micio. Lo ammirano, lo accarezzano, lo annusa...
14/02/2021

Il segreto della felicità
Guardo i miei figli mentre giocano con il nostro micio. Lo ammirano, lo accarezzano, lo annusano. Sono felici.
Sapete perché sono felici? Sapete quale é il loro segreto?
Vivono nel qui ed ora. Non pensano al passato, non pensano al futuro. E qualsiasi cosa facciano la fanno con intensità, utilizzando i sensi, accogliendo le sensazioni che arrivano. Ne sono così assorbiti da scordare ogni altra cosa, da non prestare attenzione ad altro.
Ai bambini risulta molto facile.
Ma il segreto della felicità é questo: impariamo da loro, impariamo ad essere qui, in questo posto, in questo corpo, utilizzando vista, olfatto, tatto, emozioni. Sentiamo. Ascoltiamo.
Non un passato che invade, non un futuro che preoccupa. Siamo noi. Ora.

“La felicità é una scelta quotidiana. Non la trovi in assenza di problemi. La trovi nonostante i problemi.”Questa frase ...
18/01/2021

“La felicità é una scelta quotidiana. Non la trovi in assenza di problemi. La trovi nonostante i problemi.”
Questa frase racchiude un concetto prezioso. Quante volte ripetiamo o sentiamo dire agli altri: “quando avrò quel lavoro sarò felice... quando finirà questo periodo finalmente starò bene... quando sarò in casa nuova sarò sereno...” e via dicendo.
Non c’è cosa più sbagliata. La felicità non sta oltre. Non arriverà mai se il nostro atteggiamento mentale é questo. Così viviamo nel bicchiere mezzo vuoto, focalizzandoci su ciò che manca e perciò saremo insoddisfatti.
Volgiamo invece lo sguardo a ciò che abbiamo, ciò che di bello c’è e ciò che possiamo imparare da ogni esperienza. Partiamo dalle piccole cose: “ho una famiglia, un letto, una casa, ho la salute, ho degli amici, ho trascorso una piacevole giornata, che bello calpestare la neve, oggi sono stato con una cara persona...”
È qui, in questo spazio che risiede la felicità. Non altrove. Non dopo.
Qui, incastrata tra i mille impegni e imprevisti, tra i problemi da risolvere e anche cose che non piacciono. La felicità non é una vita lineare senza problemi. Assolutamente no!!
La felicità é a portata di mano, nonostante i problemi.

Riporto un pensiero di Paulo Coelho.

“Sii presente. Fai l’amore. Fai il the. Evita le chiacchiere.
Dedicati alle conversazioni. Compra una pianta, innaffiala.
Fai il tuo letto. Fai il letto di qualcun altro.
Possiedi una bocca intelligente e uno spirito veloce.
Corri. Fai dell’arte. Crea.
Nuota nell’oceano. Nuota nella pioggia.
Afferra le occasioni. Fai domande. Fai errori.
Impara. Conosci il tuo valore.
Ama intensamente. Perdona in fretta.
Lascia andare ciò che non ti rende felice. Cresci.
Vivi.”

Proprio così.. la felicità sta nel modo di viaggiare, non é una meta da raggiungere.

Dr.ssa Denise Bargiacchi

Istituto Europeo di Psicologia Positiva. DIPLOMA IN MINDFULNESS E GESTIONE EMOTIVA . Ottimo percorso personale e profess...
06/11/2020

Istituto Europeo di Psicologia Positiva.
DIPLOMA IN MINDFULNESS E GESTIONE EMOTIVA .
Ottimo percorso personale e professionale!!! Consapevolezza, piacere nel vivere, stato di Flow. Gestire e vivere al meglio le emozioni positive e lasciare quelle negative!
A noi il potere di scegliere 😊

LA FELICITÀ È UNA SCELTA QUOTIDIANA.
NON LA TROVI IN ASSENZA DI PROBLEMI.
LA TROVI NONOSTANTE I PROBLEMI (Stephen Littleword).

Mindfulness significa essere consapevoli del momento presente che stiamo vivendo, consapevoli delle emozioni interne e del nostro atteggiamento nei confronti degli altri e del mondo esterno.
Mindfulness significa essere totalmente presenti, prestare tutta la nostra attenzione all’esperienza che stiamo facendo e a ciò che sta attorno a noi, essere con la mente pienamente consapevole.
È dove decido io di focalizzare la mia energia e attenzione che diventerà la mia reale esperienza vissuta, attivando determinate emozioni in me e negli altri.

Questo avviene attraverso un lavoro sulla Percezione emotiva, la Comprensione emotiva, la Gestione emotiva e l’Utilizzo costruttivo delle emozioni.
Trasformiamo il lamentarsi con la gratitudine, la paura con l’interesse, il giudicare con l’osservare, i problemi con le sfide, la rabbia con il perdono, la lotta con l’accettazione, le esigenze con le preferenze.
Cambiamo le nostre abitudini negative in qualcosa di nuovo che porti gratificazione. Così possiamo aprirci alla creatività, ad un migliore stato di salute, alla felicità, a maggiore armonia lavorativa e relazionale. Cambiamo il focus di attenzione!
Le emozioni positive hanno un impatto incredibile sulla nostra mente, come molti studi di neuroscienze dimostrano, le emozioni cambiamo la plasticità e le connessioni del cervello!
Scegliamo di vivere con pienezza, diventiamo consapevoli delle nostre potenzialità ed utilizziamole, canalizziamole per raggiungere il nostro obiettivo.

IL DOLORE È INEVITABILE, LA SOFFERENZA È UNA SCELTA.

LA FELICITÀ NON È UNA STAZIONE DI ARRIVO MA UN MODO DI VIAGGIARE.

https://www.denisebargiacchi.com/per-essere-feliciPer essere felici dobbiamo imparare a lasciar andare Quando un capitol...
22/04/2020

https://www.denisebargiacchi.com/per-essere-felici
Per essere felici dobbiamo imparare a lasciar andare

Quando un capitolo della nostra vita si conclude, quando una fase della nostra vita finisce, dobbiamo accettarlo.
Accade spesso di rimanere ancorati a quel pezzo di vita, a quelle emozioni, a quelle relazioni ed esperienze. Ma ciò porta solo tristezza, rimpianti, senso di impotenza e immutabilità. Finiremo per vivere una vita vuota con tutte le nostre energie usate a vivere di ricordi e a ripensare a cose che non recupereremo più.
Restare intrappolati nella nostra mente, con lo sguardo all’indietro, ci priva della gioia, della possibilità di essere felici, di vivere appieno la vita presente. Tutto diventa faticoso perché porteremo dentro una pesantezza schiacciante.
Avere dei ricordi e riportare alla memoria quello che é stato è normale. Ciò che é sbagliato é continuare ad alimentare il dolore delle ferite emotive rimaste aperte perché, così facendo, continuano a sanguinare, e sanguineranno anche sulle persone e sulle situazioni che ci circondano, adesso.
I legami finiscono, i sentimenti cambiano, le cose si evolvono. Accettiamo questo. Facciamo morire ciò che deve morire. Diciamo addio a quello che é finito. Lasciamo andare.

Certo é che non possiamo e non dobbiamo cancellare il nostro passato, perché fa parte di noi, ma possiamo trasformare il nostro modo di viverlo. Non possiamo eliminare le nostre ferite, ma possiamo far sì che la nostra anima guarisca. E per renderlo possibile é essenziale, all’interno di noi, prenderne distanza, dire addio a tutto ciò che non tornerà più.
Quando le cose sono cambiate, salutiamole e separiamoci da esse. Chiudiamo le porte che devono essere chiuse.
Andiamo avanti.
Guardiamo avanti perché é Avanti il luogo dove stiamo andando.
Così possiamo aprirci a tutto quello che ogni giorno preziosamente la vita ci offre di nuovo e di buono.

Lasciare andare é meno doloroso di rimanere aggrappati a ciò che non è.

Dr.ssa Denise Bargiacchi

E se i bambini perdono l’anno scolastico?
15/04/2020

E se i bambini perdono l’anno scolastico?

E se i bambini perdono l'anno scolastico?

E se invece di imparare solo la matematica imparassero anche a cucinare?
A cucire i loro vestiti? A pulire?
A coltivare un frutteto, una pianta?
E se imparassero a cantare canzoni ai nonni o ai loro fratelli più piccoli?
E se imparassero a prendersi cura dei loro animali domestici e a fargli il bagno?
E se sviluppassero la loro immaginazione e dipingessero un quadro?
E se imparassero ad essere più responsabili e ad essere più connessi con tutta la famiglia in casa?
E se noi genitori insegnassimo loro ad essere brave persone?
E se imparassero e sapessero che stare insieme, ed essere in salute, è molto meglio che avere l'ultimo modello di cellulare?

Forse questo ci manca,
e se tutti lo imparassimo,
non sarebbe un anno perso,
forse saremmo pronti per un futuro migliore.

- dal testo di Gina Zerboni
Pic. by Jimmy Liao

07/04/2020

Funzionano meglio e più a lungo quelle famiglie in cui le persone si sentono connesse, profondamente, ma non vincolate, grazie a coesione e adattabilità.

Covid-19: il virus che cura  Il Covid-19 é arrivato al momento giusto. Esattamente nel momento in cui doveva arrivare.Qu...
20/03/2020

Covid-19: il virus che cura

Il Covid-19 é arrivato al momento giusto. Esattamente nel momento in cui doveva arrivare.
Quando le cose erano arrivate a maturazione per cambiare.
Doveva cambiare Il modo in cui vivevamo fino a qualche giorno fa, in cui ognuno si muoveva come un automa trafelato, veloce, senza pause e dove non c’era spazio per l’essere.
Da questo momento niente sarà più uguale a prima, qualcosa sta cambiando. Ed é per sempre.
E tutti noi lo sappiamo.
Fino a ieri ci distoglievamo dalla ricerca della nostra originalità per omologarci a modelli di vita standardizzati, anonimi e vuoti, ci muovevamo tutti insieme nelle stesse direzioni, quelle più facili, quelle dell’approvazione sociale, in circuiti che altro non erano che ruote gigantesche.
Sveglia, lavoro, pranzo, lavoro, spesa, palestra, pulizie, cena... letto. E.... tutto il resto? Quante volte abbiamo parlato di perdita di valori, tradizioni, perdita di rapporti umani veri e profondi, perdita di tempo condiviso con i propri cari, perdita di se stessi. Tutto veloce, tutto superficiale, tutto luccicante ma nessun oro.
Ed ecco che, paradossalmente, il Covid-19 é arrivato per “salvarci” da questa spazzatura. Lo ha fatto in modo brusco ma non ce ne era un altro per farcelo capire. Perché noi esseri umani attiviamo le nostre risorse solo quando viviamo esperienze “forti” altrimenti preferiamo stare a crogiolarsi nella nostra zona di comfort.
Ci ha dato una grande scrollata a tutti, come un padre che scuote il figlio chiedendo “ma cosa stai facendo?”. Lo ha fatto anche attraverso il sintomo principale: il fiato corto, il senso di soffocamento, di non riuscire a respirare a pieni polmoni. Ricordo che mai più come il respiro rappresenta la nostra vita e noi vivevamo in un perenne stato di mancanza d’aria, un respiro dietro l’altro senza ossigenarci, solo un boccheggiare confuso.
Il Virus ci ha prepotentemente tolto tutti gli ingranaggi esterni e ci ha recluso ognuno a casa propria. In pausa.. e le giornate sembrano lunghissime. Ed è arrivato un grande senso di vuoto... e ora?? Che facciamo?? È Arrivata la malinconia, l’ansia e a volte l’angoscia.
E qui inizia la rivoluzione. Perché la privazione non va intesa come un “togliere qualcosa” ma come “imparare a vivere nel vuoto che essa ha lasciato”.
Raccogliersi in noi stessi, in uno spazio-tempo intimo e segreto, permette di trovare un luogo psichico per l’elaborazione dei propri vissuti e per il confronto con le nostre immagini interne.
Il dialogo interiore diventa fertile e dà vita a quelle componenti creative, presenti in ognuno di noi, mai espresse.
Avviene la trasformazione da un vuoto sterile ad un vuoto creativo: essere soli non significa essere privi di riferimenti e oggetti sicuri, ma essere partecipi di un universo ordinato, in cui poter dare spazio all’iniziativa personale e all’esplorazione.
La coscienza umana nasce sempre nello spazio di un’assenza, di un vuoto.
La dimensione della creatività non va letta solo come “produzione del nuovo” ma come una rivoluzionaria capacità di leggere e interpretare il mondo, guardare in modo diverso.
Possiamo liberare l’anima attraverso un’apertura all’imprevisto, il coraggio dell’abbandono della zona di comfort e la piena coscienza della propria diversità.
Cosa mi piace fare? Quali sono le emozioni che provo? Chi sono? Cosa voglio diventare? Come voglio essere?
Ognuno di noi può ritrovare la propria “equazione personale” (come diceva Jung), il proprio stile individuale diverso da tutti gli altri, il proprio originale e unico modo di esistere ed essere nel mondo. Un vivere autentico e di sostanza.
Il potere curativo del raccogliersi i nostri saggi padri già lo conoscevano..
Parafrasando Nietzsche:
“Lá dove il deserto é più solitario avviene la metamorfosi: qui lo spirito diventa leone, egli vuol come preda la sua libertà di essere signore nel proprio deserto” (Nietzsche 1883-85, 24).

Invito ognuno di voi a trovare, in questo deserto, il proprio gagliardo leone.

Dr.ssa Denise Bargiacchi

https://www.denisebargiacchi.com/coronavirusCoronavirus: tra angoscia di morte e senso di impotenza. Come affrontarlo?In...
09/03/2020

https://www.denisebargiacchi.com/coronavirus

Coronavirus: tra angoscia di morte e senso di impotenza.
Come affrontarlo?
Inutile dirlo, ormai ci siamo, dentro fino al collo. Il coronavirus, che sembrava tanto lontano, si é infiltrato ben bene tra di noi. E.. dentro di noi.
Il COVID-19 (questo il nome ufficiale) ha portato alla luce quelle emozioni subdole che appartengono alle profondità di ognuno: l’angoscia di morte, il senso di impotenza e la fobia sociale.
Di fronte ad un evento globale come questo, noi uomini che generalmente ci riteniamo invincibili e padroni della scienza, perdiamo le nostre sicurezze e vacilliamo di fronte ad uno scenario su cui non possiamo avere il controllo. E questo ci destabilizza completamente.
Si perde il senso di stabilità che permette di vivere serenamente e affiora in superficie il senso di caducità, il limite umano che tutti conosciamo ma che ogni giorno lasciamo fuori dalla porta: eh si, anche noi possiamo ammalarci, anche noi possiamo morire. Anzi, di più. Questa é una certezza. Prima o poi moriremo.
Ciò riporta in vita l’angoscia della finitudine umana, pensiero mai contemplato.
E il controllo sull’angoscia di morte crolla, lasciandoci spiazzati: mentre poco tempo fa eravamo fautori di medicina e scienza, e questo pensiero da sempre rassicura esorcizzando le paure più profonde di morte, ci troviamo adesso inermi, di fronte a qualcosa che non conosciamo.
Cadiamo nel senso di impotenza e di abbandono. É come ritornare indietro nel tempo, tornare bambini, quando vivevamo in un mondo più grande di noi, incontrollabile per il nostro piccolo essere, perciò erano i nostri genitori che ci davano sicurezza.
Questa volta, con il coronavirus, la sicurezza non arriva, anzi, siamo di fronte a messaggi contrastanti tra scienziati, virologi, politici. Il quadro non é chiaro, arriva la sensazione di qualcosa tenuto taciuto, non condiviso. Perciò le paure più inconsce, non avendo risposte “genitoriali” rassicuranti, concetti e comandi chiari, dilagano dentro di noi e fuori di noi. Tocchiamo con mano la paura di non farcela, ci sentiamo fragili, abbandonati e impauriti.
Ci chiudiamo in queste ansie e in questi pensieri primordiali, ci chiudiamo al mondo iniziando a praticare una vita asociale. preferiano chiuderci in noi stessi, abitando le nostre angosce, chiuderci in casa, fare scorte enormi di viveri. Diventiamo prigionieri delle nostre limitazioni emotive.
E c’è di più. Se questo scenario angosciante siamo solo noi a viverlo, il contatto con il mondo esterno serve a riequilibrarci, a darci la carica per tornare sui nostri passi e ritrovare la giusta lucidità mentale. Questa volta, invece, come in tutti i casi di emergenze globali, il vissuto degli altri é il nostro. Noi rispecchiamo le nostre angosce sugli altri, gli altri rispecchiano le nostre identiche paure, se non amplificate.
Questo é molto spaventoso perché se non c’è più una differenza tra le nostre paure e quelle degli altri, nessuno sarà in grado di aiutarci.
Diventa tutto molto confuso. Non c’è più un confine certo tra normalità e follia. Si apre lo scenario condiviso della psicosi collettiva. Prende il sopravvento un inconscio collettivo mortifero perché identificato con una madre negativa (lo stato) che non protegge. Non c’è una via di uscita. Intrappolati in un senso stagnante di angoscia e malattia.
Malattia psichica.
Ma la risorsa nell’affrontare al meglio tutto questo sta proprio qui: recuperare la lucidità. Dobbiamo ti**re fuori da noi quella parte saggia e osservativa: iniziamo a vagliare le notizie che ci stanno arrivando continuamente da ogni parte. Iniziamo a osservare con intelligenza razionale. Quali informazioni arrivano da fonti valide e credibili e quali notizie vengono scritte solo per audience o alimentare la paura?
Impariamo a tornare adulti e ad uscire da questa regressione infantile, impariamo a fare luce sulle emozioni che hanno preso il sopravvento in noi. Sono emozioni che ci parlano di noi, della nostra esistenza, di paure antiche magari mai affrontate. Analizziamole, diamogli un senso per noi, per la nostra vita.
Facciamoci adulti e diventiamo genitori di noi stessi. Gli adulti “sanno” che niente può essere per sempre. Così un momento di crisi prima o poi passerà, ognuno ha attraversato prima o poi periodi difficili e dolorosi ed ogni volta abbiamo trovato inaspettatamente risorse per attraversarli e superarli.
Ricordiamo un’ultima cosa. Ogni momento di difficoltà apre una nuova porta e permette di entrare in contatto con noi stessi, con le nostre paure più profonde ma anche con le nostre risorse e luci interiori. E questo incontro fecondo significa crescita. Cambiamento. Maturazione.
Impariamo ad apprezzare la Vita, a stare insieme con i nostri figli, con i propri compagni, con i propri genitori. Nessuno ci sarà per sempre. Nemmeno noi.
Ritorniamo a giocare, a ballare, a camminare a piedi nudi, ad assaporare i colori. Impariamo ad infilarci nelle pause dei ritmi frenetici della vita. Un sapore. Uno sguardo. Un sorriso. Fermiamoci.
Approfittiamo per ritrovarCi, ritrovare il senso della vita, la nostra. Come la vogliamo.
Ci ritroveremo più forti emotivamente e fisicamente, pronti per fronteggiare questo coronavirus.

Dr.ssa Denise Bargiacchi

Mantieniti sulla tua via e non scappare da te stesso. Jung, Liber Novus
22/10/2019

Mantieniti sulla tua via e non scappare da te stesso.

Jung, Liber Novus

Indirizzo

Via Porcari 2
Pisa
56128

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 12:30

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