Neuropsicologia clinica - Dott.ssa Aleksandra Podgorska

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Neuropsicologia clinica - Dott.ssa Aleksandra Podgorska Valutazioni neuropsicologiche e riabilitazione cognitiva a seguito di lesioni cerebrali di diversa e

• Consulenza e supporto psicologico
• Diagnosi e riabilitazione dei disturbi di attenzione
• Diagnosi e riabilitazione dei disturbi della memoria
• Diagnosi e riabilitazione dei disturbi del linguaggio orale e scritto
• Diagnosi e riabilitazione dei disturbi dell’elaborazione dei numeri e del calcolo
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• Diagnosi e riabilitazione dei disturbi della percezione e dell’identificazione degli oggetti
• Diagnosi e riabilitazione dei disturbi della rappresentazione del corpo
• Diagnosi e riabilitazione dei disturbi della programmazione motoria
• Diagnosi e riabilitazione dei disturbi delle funzioni esecutive

🧠 Valutazione neuropsicologica nelle demenze - Corso pratico (XV edizione)Su grande richiesta torna il percorso formativ...
29/09/2025

🧠 Valutazione neuropsicologica nelle demenze - Corso pratico (XV edizione)

Su grande richiesta torna il percorso formativo dedicato alla pratica clinica nella valutazione neuropsicologica delle demenze.

📌 A chi è rivolto?
Psicologi, neuropsicologi, logopedisti, medici specialisti in neurologia, geriatria e studenti in formazione.

🔍 Cosa faremo insieme?

Esercitazioni guidate nella somministrazione e scoring dei test più utilizzati.
Interpretazione clinica dei dati.
Scrittura della relazione neuropsicologica.
Confronto su protocolli, tarature e riferimenti scientifici.

💻 Come lavoreremo?
In modo pratico e concreto, su casi clinici reali, strumenti e buone prassi.

🎓 Un corso focalizzato sulla pratica clinica, con massimo 15 partecipanti per favorire il confronto e l’interazione.

📅 Date: 3, 10, 17, 24, 28 novembre 2025
⏰ Orario: 19:00–21:30
📍 Online, in diretta o differita

📩 Per ricevere il programma o iscriverti:

Scrivi in DM
Invia una mail a info@neuropsicologiaclinica-ap.com
Oppure lascia il tuo indirizzo email nei commenti
✨ Un’occasione per acquisire strumenti immediatamente spendibili nella tua pratica professionale.

🔎 HIV e cervello: cosa succede alle funzioni cognitive?Le persone con HIV possono sviluppare un quadro chiamato HAND (HI...
21/08/2025

🔎 HIV e cervello: cosa succede alle funzioni cognitive?

Le persone con HIV possono sviluppare un quadro chiamato HAND (HIV-Associated Neurocognitive Disorder), caratterizzato da:
🧠 Rallentamento psicomotorio e difficoltà nelle funzioni esecutive (pianificazione, organizzazione, flessibilità)
😔 Alterazioni della personalità e apatia
🧩 Per quanto riguarda il profilo di memoria, di solito i pazienti sieropositivi presentano un pattern “frontale”:

✅ Effetti primacy e recency preservati

💡 Difficoltà principali:

- Problemi nelle strategie di recupero delle informazioni

- Il richiamo libero degli item può risultare difficile, ma migliora con aiuti semantici (es. “mezzo di trasporto” per ricordare “aereo”) o con compiti di riconoscimento

⏳ Conseguenze funzionali:

- Le difficoltà nell’organizzazione e nel recupero possono compromettere la memoria prospettica

- La memoria semantica rimane generalmente preservata

💡 Per questo le linee guida raccomandano:
✔️ Una valutazione neuropsicologica completa, che includa almeno 5 domini cognitivi: attenzione, memoria, linguaggio, abilità visuo-spaziali e funzioni esecutive
✔️ Questionari per la valutazione dell’umore e dell’autonomia funzionale
✔️ Strumenti di screening rapidi come il MoCA, utili soprattutto nelle forme più lievi

🏗️ Cambiamenti cerebrali:
Le alterazioni associate all’HAND coinvolgono principalmente le strutture sottocorticali, come i gangli della base e la sostanza bianca frontale profonda.
Queste aree sono fondamentali per le funzioni cognitive superiori e il controllo motorio.
Studi di neuroimaging hanno evidenziato atrofia in queste regioni anche in persone con HIV trattate con terapia antiretrovirale combinata (cART).

❓Diagnosi e fattori da considerare:

La diagnosi di HAND richiede di valutare anche fattori confondenti, come: uso di sostanze, farmaci, disturbi psichiatrici, pregresse infezioni o traumi cranici, e il supporto di esami di laboratorio e neuroimaging.

Oggi voglio raccontarvi una storia che porto con me ogni giorno.Un giovane paziente è arrivato in terapia dopo un trauma...
19/08/2025

Oggi voglio raccontarvi una storia che porto con me ogni giorno.

Un giovane paziente è arrivato in terapia dopo un trauma cranico con danno assonale diffuso. Improvvisamente, le cose che normalmente diamo per scontate come ricordare, concentrarsi, anche riconoscere emozioni, sono diventate sfide enormi.

Come neuropsicologa, il mio compito è mappare queste nuove terre dentro la mente, capire quali funzioni cognitive sono colpite, progettare ed effettuare percorsi di riabilitazione personalizzati.

Come psicoterapeuta, sento tutto il resto: quella fragilità feroce, la vergogna, il senso di perdita, la paura di non essere più riconosciuto dagli altri… o da se stesso.

Quello che mi colpisce ogni volta è la forza incredibile con cui queste persone ricominciano, anche quando tutto sembra perduto. Si rialzano stanchi ma presenti, lottano per piccole cose che per noi sembrano banali.

Ogni giorno, con loro, non lavoro solo sul cervello e sulle funzioni cognitive, lavoro sulla storia di una persona che cerca di ritrovarsi, pezzo dopo pezzo, emozione dopo emozione.

🧠Il recupero cognitivo è fondamentale.

Ma c’è un altro tipo di guarigione che non si vede nei punteggi dei test, quella che avviene quando qualcuno si sente di nuovo intero, anche se cambiato.

Io lo vedo ogni giorno nel modo in cui iniziano a parlare di sé al presente e non solo al passato.

A volte il recupero più grande non è cognitivo… 🫶🏻

Oggi voglio raccontarvi una storia che porto con me ogni giorno.Un giovane paziente è arrivato in terapia dopo un trauma...
18/08/2025

Oggi voglio raccontarvi una storia che porto con me ogni giorno.

Un giovane paziente è arrivato in terapia dopo un trauma cranico con danno assonale diffuso. Improvvisamente, le cose che normalmente diamo per scontate come ricordare, concentrarsi, anche riconoscere emozioni, sono diventate sfide enormi.

Come neuropsicologa, il mio compito è mappare queste nuove terre dentro la mente, capire quali funzioni cognitive sono colpite, progettare ed effettuare percorsi di riabilitazione personalizzati.

Come psicoterapeuta, sento tutto il resto: quella fragilità feroce, la vergogna, il senso di perdita, la paura di non essere più riconosciuto dagli altri… o da se stesso.

Quello che mi colpisce ogni volta è la forza incredibile con cui queste persone ricominciano, anche quando tutto sembra perduto. Si rialzano stanchi ma presenti, lottano per piccole cose che per noi sembrano banali: ricordare una parola, sorridere davvero, non sentirsi un peso.

Ogni giorno, con loro, non lavoro solo sul cervello e sulle funzioni cognitive: lavoro sulla storia di una persona che cerca di ritrovarsi, pezzo dopo pezzo, emozione dopo emozione.

🧠Il recupero cognitivo è fondamentale.

Ma c’è un altro tipo di guarigione che non si vede nei punteggi dei test: quella che avviene quando qualcuno si sente di nuovo intero, anche se cambiato.

Io lo vedo ogni giorno nel modo in cui iniziano a parlare di sé al presente e non solo al passato.

A volte il recupero più grande non è cognitivo… 🫶🏻

Come valutare clinicamente la consapevolezza del declino cognitivo (Awareness of Cognitive Decline – ACD)? 💡 La consapev...
11/08/2025

Come valutare clinicamente la consapevolezza del declino cognitivo (Awareness of Cognitive Decline – ACD)? 💡

La consapevolezza dei cambiamenti cognitivi è cruciale nella diagnosi precoce e nel monitoraggio delle malattie neurodegenerative. Capire se un paziente sottostima o sovrastima le proprie capacità può orientare la diagnosi e la pianificazione dell’intervento.

📋 Metodi principali di valutazione dell’ACD:
1️⃣ Valutazione clinica diretta:
Il clinico osserva e valuta se il paziente è consapevole dei propri deficit.
✅ Rapida e qualitativa.
⚠️ Limite: soggettiva, dipende dall’esperienza del valutatore.

2️⃣ Confronto paziente–informatore:
🗒 Questionari sia al paziente sia a un familiare/caregiver.
📊 La discrepanza indica ridotta consapevolezza.
⚠️ Limite: bias dell’informatore (enfatizza o minimizza i sintomi) e fattori relazionali.

3️⃣ Misure “performance-based”:
🧪 Questo approccio si basa su un principio semplice ma potente: Mettere a confronto ciò che il paziente pensa di aver fatto con ciò che ha effettivamente fatto.
Si confronta quindi la prestazione oggettiva del paziente in un compito cognitivo con la valutazione soggettiva che lui stesso dà delle proprie prestazioni. Questo permette di calcolare indici quantitativi della metamemoria, cioè la capacità di monitorare le proprie funzioni cognitive.

📊 Indici principali calcolabili:

Meta-d’/d’: misura la metacognitive efficiency, ossia quanto le valutazioni di fiducia del paziente (confidence ratings) sono predittive della sua performance reale.

Meta-memory ratio (MMR): rapporto tra accuratezza delle valutazioni soggettive e prestazione oggettiva in compiti di memoria; valori bassi possono indicare sottostima o sovrastima sistematica delle proprie capacità.

🎯 Perché è utile?
Permette una quantificazione oggettiva della metacognizione, evitando i limiti di metodi più soggettivi (osservazione clinica o giudizio dell’informatore). Può rivelare pattern specifici: ad esempio, una tendenza alla sottostima nelle fasi iniziali dell’Alzheimer o una sovrastima nei disturbi cognitivi funzionali.

🧠 Valutazione neuropsicologica nelle demenze – Corso pratico (XIV edizione)Tornano le giornate di formazione dedicate al...
05/08/2025

🧠 Valutazione neuropsicologica nelle demenze – Corso pratico (XIV edizione)

Tornano le giornate di formazione dedicate alla pratica clinica: un percorso pensato per chi vuole acquisire competenze nella valutazione neuropsicologica delle demenze.

📌 Il corso è rivolto a psicologi, neuropsicologi, logopedisti, medici specialisti in neurologia e studenti in formazione e si concentra su:

- esercitazioni guidate nella somministrazione e scoring dei test più utilizzati
- interpretazione clinica dei dati
- scrittura della relazione neuropsicologica
- confronto su protocolli, tarature e riferimenti scientifici

💻 Si lavora insieme, in modo concreto, su casi clinici, strumenti e buone prassi.

🎓 Un percorso pratico, essenziale e centrato sulla pratica.

📅 Date: 2, 9, 16, 23, 30 settembre 2025

⏰ Orario: 19:00–21:30 (30 settembre fino alle 21:00)

📍 Online, in diretta o in differita

Il gruppo è ristretto (massimo 20 partecipanti) per favorire il confronto e l’interazione.

Per ricevere il programma o iscriverti:
📩 scrivi in DM
📧 oppure a info@neuropsicologiaclinica-ap.com
💬 o lascia il tuo indirizzo email nei commenti

Un’occasione per consolidare strumenti e metodi da portare subito nella pratica clinica.

🧠 Hai mai sentito parlare di neglect?È uno dei disturbi più sottovalutati ma più invalidanti dopo un ictus, specialmente...
30/07/2025

🧠 Hai mai sentito parlare di neglect?
È uno dei disturbi più sottovalutati ma più invalidanti dopo un ictus, specialmente se colpisce l’emisfero destro…

👁‍🗨Il neglect è una sindrome neuropsicologica complessa che colpisce circa il 29% dei pazienti con ictus unilaterale, fino al 45% nella fase acuta. Si manifesta con la mancata consapevolezza di stimoli provenienti dallo spazio controlesionale (per lo più a sinistra), e può coinvolgere lo spazio personale, peripersonale o extrapersonale, con implicazioni visive, uditive, tattili, motorie e rappresentazionali.

📌 Da gennaio 2024 abbiamo finalmente Linee Guida italiane ufficiali per la diagnosi e la riabilitazione del Neglect:
✔️ Usare scale specifiche come la Catherine Bergego Scale (KF-NAP)
✔️ Iniziare precocemente training visuo-spaziale o con lenti prismatiche
✔️ Valutare impatto sul funzionamento reale, non solo con test carta e matita

💬 Ne parliamo nella newsletter!

🔄 Condividi questo post con colleghi che si occupano di neuroriabilitazione o logopedia!

Quando, da paziente, ho iniziato il mio percorso, una delle cose che più mi disorientava era questa: il mio terapeuta no...
03/07/2025

Quando, da paziente, ho iniziato il mio percorso, una delle cose che più mi disorientava era questa: il mio terapeuta non mi dava mai consigli.
Mi ascoltava, mi guardava negli occhi, a volte taceva.

E io dentro di me urlavo: “Ma allora? Dimmi cosa devo fare!”

Oggi, dall’altra parte della stanza, come terapeuta, sento ancora quella frustrazione, la capisco nel profondo…

Vogliamo tutti una risposta pronta, una soluzione facile, un sentiero già tracciato.

Ma la terapia non è questo.

Non serve a farti ricevere consigli, ma a farti incontrare te stesso, a farti scoprire la tua verità, quella che spesso si nasconde dietro mille paure e confusione.

Dare un consiglio significherebbe decidere al posto tuo.
Ma nessuno, nemmeno lo psicologo, può sapere cosa è davvero giusto per te.

Il cambiamento autentico nasce quando inizi a fidarti della tua voce interiore, non quando segui quella di qualcun altro.

Il terapeuta è solo qualcuno che cammina accanto a te, mentre impari a guardarti dentro, a riconoscere i tuoi sentimenti, a capire cosa vuoi davvero.

In terapia non trovi risposte pronte, ma costruisci le tue, pezzo dopo pezzo.
E questa è una delle cose più potenti che puoi fare per te stesso.

Il mio lavoro oggi non è dare risposte.
È aiutarti a trovare le tue.

E quando accade – quel momento in cui una persona guarda dentro di sé e sente che la risposta è lì, e ci si fida – è uno dei momenti più potenti e commoventi che si possano vivere in una stanza di terapia.

Il cuore nascosto del mio lavoro...🧠Ogni giorno incontro persone che hanno perso qualcosa che diamo per scontato:la memo...
23/06/2025

Il cuore nascosto del mio lavoro...🧠

Ogni giorno incontro persone che hanno perso qualcosa che diamo per scontato:
la memoria, il linguaggio, l’orientamento… a volte, persino la consapevolezza di sé.

Ogni giorno ascolto storie spezzate da un trauma cranico, da un ictus, da una malattia neurodegenerativa.
Persone che non ricordano più il nome del figlio.
Che non riescono a orientarsi in casa loro.
Che si guardano allo specchio e non si riconoscono più.

Sono una neuropsicologa.

Il mio lavoro è ascoltare dove le parole mancano,
osservare dove il pensiero si confonde,
ricostruire dove il cervello ha ceduto.

E ogni volta, mi si stringe qualcosa dentro.
Perché il mio lavoro non è solo test, diagnosi o riabilitazione.
È rimettere insieme i pezzi della fiducia,
quando la mente fa uno scivolone.

La neuropsicologia non è solo scienza.
È empatia, è ascolto,
è speranza tradotta in esercizi, domande, silenzi condivisi.

Il cervello è un mistero affascinante.
Ma dietro ogni caso clinico,
c’è una persona intera.
E il mio compito è non dimenticarlo mai.

🧠Perché l’attività fisica è un alleato potente per migliorare l’umore e contrastare la depressione?🏃‍♂️✨L’esercizio fisi...
11/06/2025

🧠Perché l’attività fisica è un alleato potente per migliorare l’umore e contrastare la depressione?🏃‍♂️✨

L’esercizio fisico è ormai riconosciuto come una delle strategie più efficaci, e soprattutto non farmacologiche, per contribuire al trattamento della depressione e alleviarne i sintomi fisici. Ma come agisce davvero sul nostro cervello?

✔️ Migliora il nostro umore e aiuta il cervello a tornare a funzionare al meglio, grazie a un aumento naturale di sostanze “felici” come le endorfine, l’anandamide e la dopamina.

✔️ Favorisce la sintesi di serotonina e melatonina — quest’ultima non solo regola il sonno, ma è anche un potente antiossidante che protegge il nostro organismo, per esempio, dai danni cellulari legati a malattie come il cancro.

✔️ Migliora l’ossigenazione e il flusso sanguigno al cervello, promuovendo la neuroplasticità e la neurogenesi, cioè la formazione di nuovi neuroni — un processo possibile anche negli adulti!

✔️ Aiuta a ridurre l’infiammazione e l’obesità, due fattori spesso collegati alla patogenesi della depressione.

Recenti studi confermano che sia l’allenamento aerobico prolungato sia le sessioni brevi ma ad alta intensità (HIIT, tabata) migliorano significativamente il benessere delle persone con depressione.

In particolare, queste ultime sembrano stimolare maggiormente la produzione di BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor), una proteina fondamentale per la salute dei neuroni, la memoria, la regolazione delle emozioni e la prevenzione della riduzione del volume dell’ippocampo — una zona cerebrale spesso compromessa nella depressione.

Il BDNF viene prodotto soprattutto nell’ippocampo e in altre aree cerebrali importanti, e può attraversare la barriera emato-encefalica, agendo sia nel cervello che nel corpo.

Se vi interessa approfondire l’argomento, ho trovato un articolo scientifico davvero ben fatto che riassume tutti questi concetti con chiarezza. Fatemi sapere se volete il link!

🧠Perché l’attività fisica è un alleato potente per migliorare umore e contrastare la depressione?🏃‍♂️✨L’esercizio fisico...
11/06/2025

🧠Perché l’attività fisica è un alleato potente per migliorare umore e contrastare la depressione?🏃‍♂️✨

L’esercizio fisico è ormai riconosciuto come una delle strategie più efficaci, e soprattutto non farmacologiche, per contribuire al trattamento della depressione e alleviarne i sintomi fisici. Ma come agisce davvero sul nostro cervello?

✔️ Migliora il nostro umore e aiuta il cervello a tornare a funzionare al meglio, grazie a un aumento naturale di sostanze “felici” come le endorfine, l’anandamide e la dopamina.

✔️ Favorisce la sintesi di serotonina e melatonina — quest’ultima non solo regola il sonno, ma è anche un potente antiossidante che protegge il nostro organismo, per esempio, dai danni cellulari legati a malattie come il cancro.

✔️ Migliora l’ossigenazione e il flusso sanguigno al cervello, promuovendo la neuroplasticità e la neurogenesi, cioè la formazione di nuovi neuroni — un processo possibile anche negli adulti!

✔️ Aiuta a ridurre l’infiammazione e l’obesità, due fattori spesso collegati alla patogenesi della depressione.

Recenti studi confermano che sia l’allenamento aerobico prolungato sia le sessioni brevi ma ad alta intensità (HIIT, tabata) migliorano significativamente il benessere delle persone con depressione.

In particolare, queste ultime sembrano stimolare maggiormente la produzione di BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor), una proteina fondamentale per la salute dei neuroni, la memoria, la regolazione delle emozioni e la prevenzione della riduzione del volume dell’ippocampo — una zona cerebrale spesso compromessa nella depressione.

Il BDNF viene prodotto soprattutto nell’ippocampo e in altre aree cerebrali importanti, e può attraversare la barriera emato-encefalica, agendo sia nel cervello che nel corpo.

Se vi interessa approfondire l’argomento, ho trovato un articolo scientifico davvero ben fatto che riassume tutti questi concetti con chiarezza. Fatemi sapere se volete il link!

🧠 Lavorando come neuropsicologa, mi ritrovo spesso a cercare strumenti, articoli o materiali utili per la pratica clinic...
09/06/2025

🧠 Lavorando come neuropsicologa, mi ritrovo spesso a cercare strumenti, articoli o materiali utili per la pratica clinica…

A un certo punto mi sono detta:
“Condividerli potrebbe essere utile anche ad altri.”

Così è nata l’idea di una newsletter settimanale gratuita, pensata per chi lavora o studia in ambito neuropsicologico.

📬 Due volte al mese invierò contenuti pratici e interessanti sulla neuropsicologia clinica, tra cui:

✅ Scale e strumenti clinici
✅ Articoli stimolanti
✅ Novità su libri, corsi e risorse utili

📩 Se ti va di riceverla, condividi questo post nelle storie taggandomi
e ti invierò il link per iscriverti!

(Zero spam, solo cose utili – promesso! 😊)

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