17/05/2024
PSICOTERAPIA E TERAPIA FARMACOLOGICA: QUANDO LA PSICOTERAPIA HA BISOGNO DI UN AIUTO ESTERNO
A volte ci sono delle situazioni in cui la sintomatologia pervade così tanto la vita dei pazienti da non permettergli di essere in grado di affrontare gli argomenti dei colloqui, entrare in contatto con le radici della loro sofferenza o addirittura di ve**re alle sedute.
Ad esempio il paziente con un forte stato di ansia, così agitato da non poter star fermo né con il fisico né con i pensieri, oppure in una situazione di forte instabilità emotiva, in cui il paziente si sente sulle montagne russe e non riesce ad entrare in contatto né con con se stesso né con gli altri o ancora una persona con un umore così flesso da non volersi alzare dal letto e nemmeno presentarsi alla terapia.
In questi casi lo psicofarmaco può essere un valido aiuto, che non esclude la psicoterapia che rimane sempre necessaria per la salute del paziente.
Un po’ come quando abbiamo una febbre molto alta, che ci può portare ad avere stati confusionali o a non riuscire a fare un passo, prendiamo un antipiretico.
Psicoterapia e terapia farmacologica sono trattamenti diversi ma complementari: la psicoterapia, condotta da uno psicoterapeuta, offre l’opportunità di attivare processi di cambiamento, attraverso la relazione, il colloquio, l’analisi interiore che permette alla persona di affrontare con nuove strategie, con le sue energie interne, le difficoltà presenti e future, la terapia farmacologica, prescritta e seguita dallo psichiatra, svolge un’azione diretta sui sintomi e migliora la capacità della persona di entrare in contatto con il proprio disagio e di parlarne appunto all’interno della psicoterapia.
Per la buona riuscita di questa integrazione è importante che tra lo psicoterapeuta e lo psichiatra intercorra una comunicazione costante per condividere gli obiettivi generali del trattamento, seguire le fasi del processo terapeutico, accogliendo e supportando la persona in modo globale.