Dott.ssa Martina Ciampi - Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Martina Ciampi - Psicologa Psicoterapeuta Psicoterapia familiare e relazionale: rapporto genitori-figli, coppie, percorsi per singoli individui Ricevo su appuntamento in studio privato a Navacchio (PI).

Curriculum Professionale:
2015 - attualmente: attività libero professionale come psicologo clinico. Mi occupo di:

• Disturbi emotivi generici (es. dipendenze emotive, difficoltà nelle relazioni interpersonali, sindrome abbandonica, eccessi di rabbia e paure, elaborazione del lutto e di eventi che generano stress ecc..)
• Disturbi da somatizzazione
• Disturbi dovuti all'ansia (es. ansia generalizzata, angosce, attacchi di panico, fobie, ossessioni ecc..)
• Disturbi dovuti alla sfera dell'umore (es. depressione ecc..)
• Disturbi alimentari (es. anoressia, bulimia ecc..)
• Difficoltà nel ritmo sonno-veglia (es.insonnia ecc..)
• Difficoltà nel controllo degli impulsi (es. shopping compulsivo, gioco d'azzardo)
• Terapia di coppia
• Terapia familiare (es. difficoltà di comunicazione tra genitori e figli, eccessivi capricci di bambini, aggressività, problemi relazionali tra fratelli, comportamenti problematici di adolescenti)
• Difficoltà scolastiche di bambini e ragazzi
• Supporto di coppie genitoriali
• Supporto di coppie genitoriali e conduzione di gruppi con figli con disabilità

Svolgo il mio lavoro con passione e dedizione, perché la psicoterapia è uno strumento valido, che può aiutare concretamente una persona a ritrovare un equilibrio e un benessere perduto. Se c'è un sintomo, questo è l'espressione di un disagio, che va affrontato e risolto, spesso anche più semplicemente di come uno se lo immagina. Curriculum Formativo:
Iscrizione all' Ordine degli Psicologi della Toscana n° 7511

2020_ Specializzazione in Psicoterapia Sistemico Relazionale presso Centro Studi a Applicazione della Psicologia Relazionale, Prato. Il modello sistemico relazionale ci insegna a considerare i bisogni individuali e familiari accanto alle necessità di adattamento fisico e sociale, ponendo tra gli obiettivi del benessere uno sviluppo accordato a molteplici componenti: biologiche, psicologiche e sociali.

2012_Laurea Magistrale in Psicologia Clinica e della Salute, con votazione 110 con lode presso l’Università degli studi di Pisa con una Tesi dal titolo “Narrare la malattia ed ascoltare le storie di cura: analisi qualitativa con ATLAS.ti in Medicina Narrativa, per un percorso riabilitativo dell’infarto acuto del miocardio nel rispetto delle differenze di genere.”
Argomento della tesi: creazione e conduzione di un’intervista di tipo narrativo in un campione di pazienti con problemi cardiovascolari per ottenere informazioni sul modo in cui esperiscono la loro patologia, con particolare attenzione al peso che la differenza genere ha sull’outcome, utilizzo del software di analisi qualitativa ATLAS.ti e ipotesi di un percorso riabilitativo in cardiologia, specifico per genere.

2010_ Laurea Triennale in Scienze e Tecniche di Psicologia della Salute conseguita presso l'Università di Pisa. Tirocini volontari:
2010-2012_ Unità di Prevenzione e riabilitazione delle malattie cardiovascolari, Università di Pisa. Raccolta e analisi dei dati per la realizzazione della tesi di laurea, realizzazione ed analisi di colloqui clinici con i pazienti.
2011_Servizio di Ascolto e consulenza per studenti universitari, Università di Pisa. Discussione dei casi che si presentavano al Servizio di Ascolto.
2011_Unità di Neurologia e Neurofisiopatologia, Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa. Osservazione e somministrazione di reattivi neuropsicologici in pazienti con demenza ed Alzheimer.
2011_Unità di Medicina preventiva e del lavoro, Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa. Osservazione di valutazioni multidisciplinari tese a valutare la presenza di mobbing, stalking, bornout e disagio lavorativo.
2015-2016_Centro di Salute Mentale, USL2 Lucca
Somministrazione dei principali reattivi psicodiagnostici; discussione di casi; presa in carico di casi.
2016-2020_Misericordia di Prato, Via Galgianese 17/2
Presa in carico dei pazienti inviati dai principali centri di salute del territorio. Discussione dei casi in equipe. Ho partecipato a varie esperienze formative, tra le quali, per citarne alcune:

25/05/2020_ “La psicoterapia del distacco: il trattamento del lutto in terapia familiare” Dott.ssa Di Caro, seminario on line

25/05/2020_ “I nuovi setting: ripensare la clinica nell’era digitale, seminario on line

27/09/2019_ “L’elevata conflittualità nelle separazioni: percorsi possibili e tecniche di gestione” Dott.ssa Cialdella, CSAPR Prato

2/05/2019_ “I figli con due (o più) famiglie in testa” Prof. Cancrini, Sala Maggiore Piazza del Duomo, Pistoia

23/02/2019_ “Score 15: L’uso nella ricerca ed i possibili effetti sulla clinica” Dott. Schepisi, CSAPR Prato

29/09/2018_ “Sempre la stessa storia..o no? L’approccio narrativo alla terapia di coppia” Prof. Manfrida, CSAPR Prato

14/06/2018_ “L’intelligenza terapeutica” Prof. Linares, CSAPR Prato

15/06/2018_ “Tecniche proiettive e metafore in terapia: disegni, giochi ed altre preziose ricorse” Prof. Jou, CSAPR Prato

14/04/2018_ “Ascoltare i bambini: il caso di Michele” Prof. Cancrini, CSAPR Prato

20/05/2017_ “Mai per sempre: la paura di non guarire nel disagio psichico acuto e cronico” Dott.ssa Aurilio e Dott.ssa De Laurentis

25/11/2017_ “Terapia sistemica individuale con giovani adulti in fase di svincolo” Dott.ssa D’Ascenzo, CSAPR Prato

30/11/2017_ “Le voci di dentro: voce, corpo e psicoterapia del trauma tra sistemi interni ed esterni”, Dott. Troisi, CSAPR Prato

6/05/2017_“Complessità nascoste: il ruolo del segreto nel sistema familiare” Prof. Loriedo, CSAPR Prato

05/2016_Congresso internazionale il viaggio nel modello sistemico: territori conosciuti e orizzonti da esplorare in psicoterapia relazionale, Teatro Politeama Prato

2014_ In qualità di relatrice presso 12TH International Conference on Communication in Healthcare (EACH), “Atlas.ti qualitative analysis in Narrative Medicine gender related rehabilitation in acute myocardial Infarction”, Amsterdam

2014_Convegno Giovani SIPPR “ L’approccio sistemico relazionale ed I suoi contesti di applicazione”, Milano

2015_Convegno “Anoressia Giovanile: strategie per una terapia efficace ed efficiente”, Arezzo

La correttezza professionale, sostenuta dall'aggiornamento e dal confronto nell'equipe clinica multidisciplinare e la passione con cui svolgo il mio lavoro, sono le mie caratteristiche distintive.

Stasera si é concluso il secondo incontro del percorso di Parent Training per i genitori di bambini con disturbi del neu...
13/11/2024

Stasera si é concluso il secondo incontro del percorso di Parent Training per i genitori di bambini con disturbi del neurosviluppo.

Il ciclo di sei incontri di gruppo ha come obiettivo quello di incrementare le abilità genitoriali nel gestire i comportamenti problematici dei figli.

“L'incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c'è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati.” C.G.JUNG

Ci auguriamo di terminare la prima sessione del parent training con tante trasformazioni nelle vostre quotidianità.

13/05/2024

Condivido la diretta che abbiamo fatto sul tema dell’amore per se stessi. Ci auguriamo che ascoltarla sia per te un primo inizio per dimostrarti che ti vuoi bene.

Vi auguro Buone Feste lasciandovi leggere questa lista “MODIFICATA” dei promemoria e delle cose da fare per Natale. Un s...
24/12/2023

Vi auguro Buone Feste lasciandovi leggere questa lista “MODIFICATA” dei promemoria e delle cose da fare per Natale.

Un simpatico spunto da non perdere vista per trascorrere delle feste DAVVERO serene.

📍 Regolazione emotiva 📍La regolazione emotiva è la capacità di riconoscere le proprie emozioni, di gestirle in modo effi...
22/11/2023

📍 Regolazione emotiva 📍

La regolazione emotiva è la capacità di riconoscere le proprie emozioni, di gestirle in modo efficace e di esprimerle in modo appropriato: è quindi una parte importante dello sviluppo dei bambini.
Infatti imparare a gestire le proprie emozioni può aiutare i bambini a relazionarsi meglio con gli altri, a risolvere i conflitti e a raggiungere i loro obiettivi.�Per tutti questi motivi, per i genitori è fondamentale aiutare i propri figli ad acquisire abilità di regolazione emotiva efficaci, che si porteranno dietro nel loro bagaglio di persone adulte.

📌 Come si sviluppa la capacità di regolazione emotiva?
La capacità di regolazione emotiva inizia a svilupparsi già a partire dai 3-4 anni: i bambini sono in grado di regolare tristezza e rabbia, seguendo le regole sociali di esibizione ma senza esserne consapevoli, ovvero osservano come si comportano le persone intorno, per lo più adulti, e replicano tali comportamenti.

A 4-5 anni iniziano a comprendere la differenza tra emozioni provate ed emozioni manifestate apertamente, una componente base della competenza emotiva: il bambino giunge alla consapevolezza dell’esistenza di un mondo privato e quindi anche emotivo, non necessariamente visibile agli altri. Ciò permette al bambino di percepirsi separato emotivamente dagli altri e capace di decidere se e in che modo condividere le proprie emozioni.

All’età di 6-11 anni i bambini acquisiscono regole più sofisticate per manifestare le emozioni: riescono a riflettere su di esse e quindi acquisiscono capacità maggiori di autoregolazione. Inoltre altre importanti modalità di regolazione delle emozioni riguardano la capacità di comunicarle verbalmente e di condividerle socialmente; infatti comunicare verbalmente i propri vissuti e stati emozionali aiuta la persona a collocare l’esperienza emozionale in una cornice che individua e definisce l’emozione e ne favorisce l’elaborazione.

Gli studi di psicologia e le neuroscienze hanno ormai definito con certezza che i bambini sono diversi rispetto all’adulto non solo nella sfera cognitiva ma soprattutto emotiva, perché il loro cervello è ancora immaturo e di conseguenza i vissuti sono più coinvolgenti e di maggiore intensità.
Nell’adulto infatti la parte anteriore del cervello (la corteccia prefrontale) controlla le risposte emotive, permette l’inibizione degli impulsi e la gestione dell’affettività: ad esempio un adulto è capace di smorzare e padroneggiare una situazione, pensare, rendersi conto quando la sua reazione è eccessiva e inibirla, controlla perciò i suoi impulsi emotivi.
👉Durante la prima infanzia l’essere umano non è in grado di modulare le reazioni emotive e questa funzione deve essere svolta da un adulto di riferimento: il bambino vive emozioni forti e non potendo da solo riflettere e analizzare la situazione ha la tendenza ad agire impulsivamente.
Dai cinque/sei anni il bambino impara a riflettere prima di agire, ma si tratta di un processo graduale che richiede tempo per maturare.

📍Gli studi quindi ci indicano che prima dei 5/6 anni, il bambino/a NON ha una maturazione adeguata per comprendere, sperimentare, vivere e capire davvero le emozioni!
Vorrei sottolineare questo aspetto perché nel mio lavoro clinico ho rilevato come in molti casi sia consolidata l’idea che un bambino al di sotto dei 5-6 anni sia capace di controllare le proprie pulsioni, ma questa è una convinzione scientificamente errata che rischia di creare aspettative che vengono necessariamente frustrate dalla realtà del comportamento del bambino. Non essendo ancora mature certe funzioni cerebrali nel bambino, alcuni comportamenti a questa età sono considerati nella norma: gridare quando è eccitato, farsi prendere da una paura incontrollata, volere tutto subito e non saper aspettare, scherzare e fare versi legati alle funzioni corporee, alzare le mani, lanciare oggetti, ecc.
Alcuni genitori rimangono sconcertati di fronte all’espressione di certi vissuti intensi o agiti impulsivi che appaiono eccessivi e si aspettano che il bambino possa usare la ragione per comportarsi secondo le regole. I genitori possono arrabbiarsi molto e sgridare il bambino o spaventarsi pensando che il figlio sia inadeguato.
Meglio in questi casi contenere il bambino nell’immediato e aspettare che si calmi.
Come?

✅Aiutarlo a riconoscere le proprio emozioni: semplicemente dicendo al bambino quello che sta provando (attenzione a sintonizzarvi bene con lui/lei e non verbalizzare quindi l’emozione sbagliata).
✅Non limitare le emozioni: dire ai bambini di calmarsi o punirli quando stanno sperimentando ad esempio la rabbia, non cambierà il loro essere arrabbiati, anzi comunicherà loro che l’emozione è “sbagliata”. Così facendo, il bambino reprimerà l’emozione con conseguenze negative sullo sviluppo.
Un approccio decisamente migliore è insegnare loro le abilità per gestire le emozioni.
Ad esempio potete abbracciare il bambino arrabbiato e parlargli dolcemente per insegnargli a calmarsi.
Oppure potete verbalizzare l’emozione che sta provando dicendogli che va bene così, che la stia esprimendo, e che voi siete lì se ha bisogno.
In quest’ultimo caso è importante comunicare al bambino che non possiamo scegliere le emozioni, ma possiamo modulare il nostro comportamento: ad esempio, va bene arrabbiarsi, ma non è giusto colpire gli altri o lanciare gli oggetti.
✅Parlare delle emozioni: incoraggiare il bambino a parlare delle sue esperienze emotive è un’altra strategia. Ad esempio, raccontare eventi accaduti a scuola non solo con la descrizione dell’evento, ma anche parlando del modo in cui i bambini si sono sentiti, il loro vissuto interiore e le loro reazioni, favorisce una maggiore elaborazione dell’esperienza evitando traumi irrisolti o emozioni represse. In seguito attraverso il gioco può essere utile mostrargli con un linguaggio più concreto e diretto come alcuni comportamenti dovrebbero essere modificati. Ad esempio con i bambolotti si può riprodurre la scena avvenuta in modo che il bambino possa mettersi nei panni dei diversi personaggi del gioco.

Questi sono solo alcuni esempi di quello che noi genitori possiamo fare per aiutare i nostri figli in questo lungo processo di maturazione emotiva. Non esiste purtroppo il manuale del genitore perfetto e penso che sia anzi più che legittimo commettere errori e ripartire, aggiustando sempre di più il tiro verso l’obiettivo che a mio avviso conta più di tutti: la serenità dei nostri bambini/e e di conseguenza quella della nostra famiglia.
Vi do un piccolo spunto: si può cominciare dal cercare di essere un punto di riferimento emotivo e un sostegno affettivo per i nostri piccoli.

📍 Amore sano vs Amore tossico 📍A volte trovare la persona “giusta”, la quale a sua volta pensi che anche noi lo siamo, p...
21/11/2023

📍 Amore sano vs Amore tossico 📍

A volte trovare la persona “giusta”, la quale a sua volta pensi che anche noi lo siamo, può sembrare una missione impossibile. Quando accade, dunque, proviamo una forte emozione, tanto che i piccoli inconvenienti della vita sembrano avere meno importanza.
È come se diventassero minuscoli di fronte a una tale fortuna.
Nelle prime fasi di una relazione è frequente quindi vedere tutto rosa. Cosa che di per sé è tanto fantastica quanto pericolosa, in quanto può arrivare a renderci ciechi e impedirci di vedere che la relazione non è sana come dovrebbe.

📌Quando si parla di amore vero?
L’amore è, probabilmente, il sentimento umano più complesso in assoluto. Innanzitutto esso è declinabile in varie forme: da quello di coppia, che prevede una componente sia fisica che emotiva, a quello genitoriale, slegato da ogni vincolo, tanto da poter essere considerato incondizionato.
In generale, l’amore vero si riconosce per il suo non volere nulla in cambio: una persona che ama veramente lo fa spontaneamente, senza un secondo fine. Inoltre, si può parlare di amore vero solo quando esso prevede il rispetto reciproco per entrambi i partner, oltre alla loro felicità, benessere e senso di libertà per essere davvero loro stessi.
Nel caso in cui questi principi fondamentali non vengano rispettati, allora non si sarà più in presenza di un rapporto sano.

👉Sono sette i pilastri che sostengono un amore sano: rispetto, fiducia, onestà, sostegno, equità, identità del singolo e buona comunicazione. Perché una coppia possa costruire un amore sano è necessario che ci sia reciprocità, un dare e ricevere amore nella stessa misura.

1. Rispetto: Il rispetto è la capacità di vedere e accettare la persona così com’è, di essere coscienti della sua unicità. È desiderare di guardarla mentre si evolve seguendo i suoi desideri personali e il suo percorso, non adattandosi ai nostri piani.
2. Fiducia: La fiducia in una coppia consiste nel non dover controllare tutto quello che l’altro dice o fa, sentire che possiamo fidarci di lui/lei per condividere sia i momenti positivi che quelli negativi.
3. Onestà: è importante essere sinceri con noi stessi e con il partner riguardo ai nostri sentimenti. Non ci può essere scambio affettivo se non c’è autocritica.
4. Sostegno: è importante dimostrare sostegno reciproco. Bisogna essere in grado di differenziare le nostre necessità da quelle dell’altro e permettergli di crescere a livello personale e professionale.
5. Equità (equilibrio tra dare e ricevere). Entrambi i componenti della coppia hanno la responsabilità della relazione e se ne devono prendere cura. La reciprocità è alla base di un amore giusto, di un amore sano.
6. Identità del singolo. È fondamentale mantenere identità separate all’interno della coppia, in modo che ciascuno possa mantenere la sua personalità e tutto ciò che lo rende quello che è.
7. Buona comunicazione. La comunicazione è la chiave di qualsiasi relazione. In una relazione di coppia, nella quale aspiriamo a un amore sano, è necessario mantenere una buona comunicazione in qualsiasi momento che abbia a che fare con il dialogo, ma anche con la negoziazione o la riconoscenza. Una coppia è formata da due persone che devono prendere decisioni congiunte e che non sempre condivideranno lo stesso punto di vista. Per poter giungere a un accordo, è necessario dialogare con tranquillità e fiducia.

📌Come costruire un amore sano?
1. Ha molta importanza in una coppia il mostrarsi riconoscenti per le dimostrazioni di attenzione e di affetto, senza darli mai per scontati e riconoscendoli sempre. Questo contribuirà a costruire, vivere e godere di un amore completo.
2. Assumersi le proprie responsabilità: in tutte le coppie ci sono delle responsabilità. Se qualcosa non funziona tra due persone il problema è di entrambe ed entrambe hanno parte della soluzione nelle loro mani. Non necessariamente in proporzioni uguali, chiaro.
Inoltre, quando si parla di assunzione di responsabilità, un altro punto importante è valutare in modo realista cosa possiamo e non possiamo fare. Forse non possiamo comprare un regalo molto costoso, ma forse possiamo farlo con le nostre mani. Forse non possiamo andare a trovare il partner al lavoro, ma possiamo accompagnarlo.
3. Abitudini consolidate: abbiamo tutti delle idee – prima, durante e dopo l’inizio di qualsiasi relazione – su come debba essere una coppia. Così come ne abbiamo su come dovrebbero essere i nostri amici e familiari.
La maggior parte di noi, inoltre, quando ha un partner, tende a fare confronti con la sua “dolce metà ideale”, cercando di farlo assomigliare il più possibile a questo ideale.
È in questa distanza, quella tra la coppia ideale e quella reale, che generalmente si trovano gli atteggiamenti, i pensieri e i comportamenti dell’altra persona che ci infastidiscono. Ebbene, perché la coppia funzioni, dovremo necessariamente accettare buona parte del contenuto del pacchetto. In alcuni aspetti potremmo giungere a un compromesso, ma in altri non potremo far altro che accettare la situazione o cambiare partner.
Quando dobbiamo fare i conti con le abitudini consolidate, come ad esempio non togliere il piatto dalla tavola dopo mangiato o altre faccende domestiche, possiamo parlare con il nostro partner e chiedergli di cambiare questa abitudine oppure possiamo decidere di non fare niente e accettare la situazione.
Se invece si tratta di una caratteristica del suo carattere, ad esempio che sia più timido di noi, dobbiamo accettarla.
Quello che però non dobbiamo mai accettare sono i comportamenti che attaccano la nostra integrità, quali violenza fisica e insulti, esattamente come faremmo in qualsiasi altro tipo di relazione.

In una situazione ottimale, ovvero all’interno di una relazione funzionale, ogni partner riesce a mantenere un equilibrio tra l’investimento di energie dedicate alla coppia e quelle dedicate a sé stessi. In altre parole, una persona equilibrata conserva un suo spazio personale, indipendente dall’altro/a, e allo stesso tempo dedica tempo e attenzioni al proprio partner.

Questo non accade all’interno di un rapporto di coppia patologico: in questi casi assistiamo, da parte di almeno uno dei protagonisti, a un processo di idealizzazione e a un investimento esagerato di sentimenti, energie e aspirazioni che portano la persona a consumarsi nel tempo.
In questo modo la relazione, invece di diventare un luogo fisico ed emotivo nel quale poter fiorire, svilupparsi ed evolversi insieme, diventa fonte di sofferenza, regressione e fragilità, fino allo sviluppo, nei casi più gravi, di sintomi psichici e spesso fisici.
In una relazione d’amore, l’amore, il rispetto e la stima, sono davvero al primo posto.

👉Per questo è importante dire che se fa male non è amore: il dolore, la sofferenza reiterata, il senso di colpa o il sentirsi inadeguati, non formano parte di questo sentimento.

📌Perché una persona sperimenta tipi di amore “malato”?
Bowlby, con la sua teoria dell’attaccamento, ha cercato di spiegare come alcuni modelli e legami che si instaurano tra genitori e figli, possano influire nelle relazioni di quello che sarà l’adulto futuro.
Secondo Bowlby, i bambini che hanno avuto legami genitoriali sicuri svilupperanno relazioni sane, mentre le persone che hanno avuto legami disfunzionali coi genitori (per esempio non si sono sentiti amati, o si sono sentiti oppressi, o hanno avuto segnali ambivalenti) potrebbero sviluppare dei tipi di relazione malata, a causa del modello che hanno avuto da bambini.
Ovviamente sono molti altri i fattori che possono influenzare le relazioni, tra cui fattori genetici, esperenziali, caratteriali, di sviluppo e che possono portare all’insorgere di relazioni tossiche.
Si entra in questo tipo di relazioni spinti dal bisogno di colmare un vuoto, il bisogno che l’altra persona possa colmare quel senso di vuoto che quasi sempre ha radici altrove, nella propria storia, nell’infanzia appunto.

📌Quali sono le più comuni tipologie di amore malato?
1. Lotta di potere: a volte entrambi i partner cercano di assumere il ruolo dominante, litigando continuamente. È il tipico caso di coppie con figli che considerano la loro unione un “sacrificio” per l’unità della famiglia.
2. Innamorarsi della persona sbagliata: alcuni individui tendono a innamorarsi di persone che in realtà non sono interessate, non fanno per loro, o non sono disponibili. Impiegano moltissime energie cercando di “cambiare” l’altro e di attirare la sua attenzione a tutti i costi. In questi casi spesso l’altro si approfitta dei sentimenti del partner o lo ignora, creando così i presupposti di una relazione tossica.
3. Dipendenza affettiva: è il tipo di amore tossico più comune. È una dinamica psicopatologica disfunzionale che colpisce generalmente uno dei due partner della coppia, ma in alcuni casi entrambi possono diventare co-dipendenti. Chi la sviluppa prosciuga le proprie energie per la relazione e si isola dalle altre persone.

📌Come capire quando una relazione è tossica?

👉Ecco ciò a cui prestare attenzione:

* Violenza fisica e verbale
* Litigiosità e tensione
* Manipolazione psico-emotiva: svalutazioni, umiliazioni, denigrazioni, sarcasmo, induzione di sensi di colpa
* Isolamento (un partner viene incoraggiato in maniera subdola a perdere i contatti con amici e familiari)
* Gelosia cieca, ossessività, impazienza, intensità e insistenza (si viene sopraffatti, inondati di chiamate)
* Instabilità (frequenti rotture e riappacificazioni)
*Ansia
* Scarsa autostima �
Un amore tossico viene a crearsi quando i due partner, con le loro caratteristiche disfunzionali, assumono dei ruoli che si completano in maniera patologica.
Anche se uno alimenta la dinamica più dell’altro, entrambi sono responsabili.

📌Perché è difficile lasciare un partner “tossico”?
Sono diversi gli aspetti complicati da affrontare quando finisce una relazione tossica: spesso si vive la rottura come un lutto, che va elaborato passando per un processo lento, costituito da diverse fasi emozionali, che oscillano tra rabbia e tristezza e alterazioni comportamentali.
L’ultima fase sarà quella dell’accettazione, la quale in alcuni casi può tardare molto a presentarsi. Quando finisce un amore tossico è difficile abbandonare l’idealizzazione del partner. Alla base di ciò c’è una parte di noi che rimane fortemente attaccata alla relazione idilliaca dei primi tempi, che non riesce ad accettare che quelle emozioni intense sono finite e che non trova una ragione al perché le cose abbiano preso un’altra direzione. Questo processo interno porta a un turbinio di sentimenti contrastanti come rabbia, paura, nostalgia e solitudine.
La colpa molto spesso prende il sopravvento e ci domina. Per gestire il senso di colpa è necessario ascoltarsi, accettare la propria sofferenza e perdonare sé stessi. Non bisogna auto-criticarsi, né giudicarsi negativamente: ci siamo innamorati di una persona tossica perché probabilmente non eravamo in grado di riconoscere le nostre necessità.
Adesso che siamo consapevoli possiamo imparare una grande lezione: un amore tossico non soddisfa i nostri bisogni ma porta solo a sofferenza.

📌 COME USCIRE DA UNA RELAZIONE TOSSICA?
Uscire da una relazione tossica è difficile, perché si intrecciano complessi meccanismi patologici. Inoltre, spesso si hanno energie talmente basse che non si vede alcuna via d’uscita.
Il primo passo è rendersi consapevoli del tipo di rapporto, accettando che non è sano e che ci sta facendo del male.
Analizzare i comportamenti e rivedere particolari situazioni passate può essere un inizio.
Bisogna anche ammettere senza paura i sentimenti che si provano nei confronti della situazione e permettersi di vivere qualsiasi emozione che sorga, in maniera genuina e sincera. Se c’è del dolore, non va respinto, piuttosto bisogna ascoltare sé stessi e vedere se c’è un messaggio dietro ciò si sente.
Vivere la sofferenza richiede coraggio e resilienza, ma è fondamentale per imparare a riconoscere i propri bisogni.
👉Amare sé stessi è fondamentale. Bisogna recuperare le proprie passioni messe da parte e gli hobby “sacrificati” in nome della relazione. È utile circondarsi di amici e di persone che abbiano atteggiamenti positivi e diversi da quelli del partner.
👉Lavorare su sé stessi con la psicoterapia, correggendo gli schemi comportamentali che conducono alla dipendenza affettiva e a relazioni patologiche, è imprescindibile.
La psicoterapia infatti ha l’obiettivo di permettere alla persona di elaborare il senso di vuoto, la sensazione di abbandono e aumentare l’autostima, portando finalmente il focus su sé stessi e non più su un altro individuo.

Fonte:
Bowlby J. Una base sicura: applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Cortina Editori
Fromm E. L’arte di amare. Mondadori editore
Sepe AM, De Simone A. D'amore ci si ammala, d'amore si guarisce. Poni le giuste basi per avere una vita affettiva appagante. Rizzoli

Io e Delia di Cucubèbè. Il Tuo Negozio per L'infanzia. siamo liete di presentare un evento rivolto a bambini e genitori/...
07/11/2023

Io e Delia di Cucubèbè. Il Tuo Negozio per L'infanzia. siamo liete di presentare un evento rivolto a bambini e genitori/nonni:
“Giochiamo con le emozioni”.

In questo incontro i più piccoli potranno sperimentare le emozioni, attraverso giochi e attività divertenti da riproporre anche a casa insieme a voi❤️

📌Essere consapevoli di cosa si prova e di cosa provano gli altri è il primo passo per crescere bambini felici!

“Giochi” di intelligenza emotiva:Chiedete ad un bambino cosa prova davanti alle due immagini dei “grandi” e osservate co...
02/10/2023

“Giochi” di intelligenza emotiva:

Chiedete ad un bambino cosa prova davanti alle due immagini dei “grandi” e osservate cosa risponde.

Le foto parlano da sole, spero che siano uno spunto di riflessione per i “grandi” (genitori e non solo).

📍Pensate ai vostri comportamenti e atteggiamenti quando avete vicino un bambino/a.

📌 È tempo di cambiamento!  Perché non provare fin da subito a seguire questa semplice lista di suggerimenti? Quando ti t...
18/09/2023

📌 È tempo di cambiamento!

Perché non provare fin da subito a seguire questa semplice lista di suggerimenti? Quando ti trovi in una situazione di quelle accennate sotto, prova a fermarti un attimo!

Invece di sprecare tempo ed energie, prova ad agire in modo diverso rispetto a come hai fatto fin’ora!
Sarò lieta di aiutarti se hai dei dubbi su come fare!

13/09/2023

Condivido la diretta tenuta ieri sera dal tema: “perché scelgo sempre partner sbagliati?”.

📌Trovi qualche spunto di riflessione edalcune domande che puoi porti quando conosci una nuova persona, sia in amore che in amicizia!

Indirizzo

Studio Forma Mentis, Via Toscoromagnola 1896, Navacchio (PI)
Pisa
56021

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 20:00
Martedì 08:00 - 20:00
Mercoledì 08:00 - 20:00
Giovedì 08:00 - 20:00
Venerdì 08:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 13:00

Sito Web

Notifiche

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Digitare

Presentazione

Sono la Dr.ssa Martina Ciampi, psicologa clinica e specializzanda in psicoterapia ad orientamento sistemico relazionale. Nel mio lavoro di supporto psicologico e di psicoterapia metto al centro le famiglie, i bambini, le coppie e i singoli individui. Dal 2015 svolgo l’attività di libera professione e ho maturato esperienza presso vari enti e strutture accreditate di Pisa (ASL 5 Dipartimento di Cardiologia, Dip. Di Oncologia e Psichiatria; Servizio di Ascolto per Studenti Universitari).

Trovo, insieme ai miei pazienti, soluzioni specifiche per il trattamento di problematiche psicologiche e momenti di crisi, sia belli che brutti, quali ad esempio separazioni, lutti, perdita o cambio del lavoro, matrimonio e nascita dei figli. Mi occupo anche di aggressività, stress, ansia, depressione, attacchi di panico, difficoltà nell'affrontare scelte cruciali, episodi di bullismo e problemi di comunicazione genitori-figli.

Svolgo il mio lavoro con passione e dedizione, perché la psicoterapia è uno strumento valido, che può aiutare concretamente una persona a ritrovare un equilibrio e un benessere perduto. Se c'è un sintomo, questo è l'espressione di un disagio, che va affrontato e risolto, spesso anche più semplicemente di come uno pensa. Infatti a volte bastano anche alcuni incontri per poter davvero stare meglio! In altri casi invece gli obiettivi sono più complessi e quindi sono necessari dei percorsi più lunghi, ma comunque valutati sempre insieme alla persona.

Onestà, empatia e senso di responsabilità sono le mie caratteristiche professionali principali!