Sostegno all’Hospice, Adi – Cure Palliative USL 5, destinato alla cura ed assistenza dei pazienti in fase di malattia avanzata;
Assistenza sia durante la degenza, sia presso il domicilio dei pazienti;
Sostegno psicologico ai parenti dei pazienti. Perché “Il Mandorlo”
Il mandorlo
(Luigi Verdi, Edizioni Romena, 2003)
Pesanti gocce d’acqua sopra i rami, il prato controvento nella brina, l’erba tenta una crescita e, fra un po’, si sveglierà alla luce. Il profeta Geremia non sa spiegare ai suoi contemporanei la tragedia di distruzione, di deportazione e di sfruttamento che il suo popolo vive. Dio gli chiede: “Cosa vedi?” “Un ramo di mandorlo” risponde. “Hai visto bene perché io vigilo affinché si realizzi tutto quel che dico”. C’è un gioco di parole nel nome del mandorlo in ebraico shaker e soked che significa vigilare, essere attenti. E’ tempo di carestia e di crisi, ma mi è chiesto di guardare nel giardino, osservare il mandorlo e attendere la sua fioritura precoce che dà il primo annuncio di primavera e sentire il profumo del nespolo che inizia a novembre e termina a febbraio. In questo inverno di aridità, in questo arido furore che impedisce al nostro cuore di reagire a un profumo, il mandorlo e il nespolo sono fragili ali su deserti, piccoli semi di speranza sul disperare umano. Il ramo di mandorlo mi indica che fuori dalle secche della rassegnazione devo farmi umile cercatore di segni di speranza, di tentativi, di ridare tensione di vento alle vele ammainate. La vigilanza è la presa di coscienza dell’interno e silenzioso cammino, è l’accettazione del proprio personale compito nella nostra avventura. La vigilanza è un lavoro di svuotamento per conservare qualcosa, gli si deve far spazio intorno affinché il nostro io si faccia desiderio e bisogno nella profondità complessa che abbiamo dentro. Invece di maledire il buio, ringrazio di avere accanto in questo inverno il mandorlo e il profumo del nespolo, segni che mi gridano forte che nessun sentiero è chiuso nella propria polvere. A questi due pellegrini di senso, chiedo una quiete e intelligente attenzione. Spesso mi sento come un albero d’inverno, dentro brucio come il fuoco. Una profonda malinconia contenta, fino a sentirmi commosso nello scoprire che il mondo non può esistere senza questi miracoli e che è pur sempre un prodigio sperare.