01/11/2025
💛💙 di Pietro Gennai
2 Novembre - Commemorazione dei defunti
S. Messa e Benedizione delle tombe
Ore 15 - Cimitero della Misericordia
CUORE E MANI SU FAME E DOLORE…
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà (…) separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, n**o e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi (…) In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, n**o e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. (…) “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».”
(Dal Vangelo secondo Matteo, 25,31ss)
Una scena potente, drammatica, detta del “giudizio universale”, ma che in realtà è lo svelamento della verità sulla vita, su ciò che rimane quando non rimane più niente: l’amore. Il vangelo mette in scena una domanda antica quanto l’uomo: cosa hai fatto di tuo fratello? La Parola di Gesù apre una feritoia straordinaria: «Ciò che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me!». Gesù stabilisce un legame così stretto tra sé e gli uomini, da giungere a identificarsi con loro: l’avete fatto a me! Il povero è come Dio, è corpo e carne di Dio e finché uno solo sarà sofferente, lo sarà anche lui. Davanti a questo Dio resto incantato. Mi è d’immenso conforto sentire che l’argomento ultimo e decisivo non sarà il male che abbiamo commesso, ma il bene; lo sguardo del Signore non si posa su peccati, debolezze o difetti, ma sui gesti buoni, sulle briciole di gentilezza, sui bicchieri d’acqua donati. Le bilance di Dio non sono tarate sul male, ma sulla bontà; non pesano tutta la nostra vita, ma solo la parte buona della nostra storia. Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore, non su colpe o pratiche religiose, ma sul laico, umanissimo addossarci il dolore dell’uomo.
Poi ci sono anche quelli mandati via. La loro colpa? Hanno scelto la lontananza: «Lontano da me», voi che siete stati lontani dai fratelli. Non hanno fatto del male ai poveri, non li hanno umiliati o derisi, semplicemente non hanno fatto niente per loro. Omissione di fraternità. Indifferenza. Distanza. Glaciazione delle relazioni.
Al contrario il vangelo traccia la strada buona: tu ti prenderai cura! Metterai cuore e mani sulla fame e sulla sete, sul dolore e sul naufragio di qualcuno. Senza, non c’è paradiso.
(Ermes Ronchi, liberamente tratto da www.smariadelcengio.it)