31/10/2025
Abbracciare il bambino interiore
“Ogni tanto abbraccia la bambina o il bambino che sei stat*.”
Può sembrare una frase semplice, ma nasconde un messaggio psicologico profondo. Dentro ognuno di noi continua a vivere il bambino che siamo stati: quella parte autentica, spontanea e sensibile che, nel corso del tempo, può essere stata ferita, criticata o messa da parte per adattarsi alle richieste del mondo adulto.
Secondo l’Analisi Transazionale di Eric Berne, la nostra personalità si struttura intorno a tre stati dell’Io:
Il Genitore, che racchiude le regole, i modelli e le voci interiorizzate delle figure di riferimento;
L’Adulto, che si relaziona con la realtà presente in modo razionale e consapevole;
Il Bambino, che rappresenta il mondo delle emozioni, dei bisogni affettivi e della creatività.
Spesso, nella vita quotidiana, lasciamo che sia il nostro Genitore Critico a guidarci: ci rimprovera, ci giudica, ci fa sentire “sbagliati” o “non abbastanza”. In questi momenti, il Bambino interiore si chiude, si nasconde o si difende, perché rivive le stesse emozioni di un tempo: paura di non essere accettato, vergogna, senso di colpa o solitudine.
Abbracciare il bambino interiore significa, allora, interrompere questo schema interno e permettere al nostro Adulto di entrare in relazione con quella parte vulnerabile in modo empatico e protettivo. È come dire a sé stessi:
“Non sei solo, ti vedo, e ora ci sono io a prendermi cura di te.”
Questo gesto interiore — reale o simbolico che sia — favorisce integrazione psichica e autocompassione. Quando impariamo ad accogliere le nostre emozioni invece di giudicarle, il Bambino interiore può tornare a fidarsi, a esprimersi, a gioire.
E solo allora la nostra parte adulta può diventare davvero libera: perché non ha più bisogno di negare la propria fragilità, ma la riconosce come parte essenziale della propria umanità.
Abbracciare il bambino che siamo stati, dunque, non è un atto nostalgico, ma un passo concreto verso la guarigione interiore: significa riconnettersi con le radici della propria sensibilità e diventare, finalmente, l’adulto capace di dare quell’amore, quella comprensione e quella sicurezza che un tempo forse ci sono mancati.