25/09/2025
LA MORTE DI PAOLO: NON CHIAMATELA RAGAZZATA, E’ UN FALLIMENTO COLLETTIVO!
Mi sono presa qualche giorno prima di scrivere questo post perché la storia di Paolo, 14 anni, mi ha lasciata pensare e la fretta non è compatibile con l'elaborazione di un dolore così ingiusto e sistemico. C'è un silenzio assordante che segue notizie come questa, ed è un silenzio che va rotto con urgenza.
Non possiamo liquidare il bullismo come un conflitto adolescenziale. È una forma di violenza psicologica prolungata che, in casi estremi, agisce come un lento e inesorabile assassinio dell'anima. La tragedia di Paolo non è solo la storia di un ragazzino bullizzato; è la storia di un fallimento collettivo che ci riguarda tutti: famiglie, scuola, istituzioni e, sì, anche noi adulti che troppo spesso non riusciamo a vedere il dolore che si nasconde dietro un silenzio o un sorriso forzato.
Da psicoterapeuta, devo sottolineare una verità scomoda: il bullismo distrugge il senso di sé. Mina l'autostima e isola la vittima in una bolla di vergogna. Quella vergogna impedisce di chiedere aiuto, perché il messaggio che riceve è: "C'è qualcosa di sbagliato in te."
Dobbiamo smettere di chiedere ai ragazzi che soffrono di essere "FORTI " o di "REAGIRE". Dobbiamo creare lo spazio in cui è sicuro essere vulnerabili. Il suicidio è l'atto finale di una sofferenza che ha cercato ossessivamente una via d'uscita e non l'ha trovata nel mondo esterno, trovandola nel buio.
Paolo ci lascia una lezione durissima, che non possiamo permetterci di ignorare. La nostra promessa a lui e a tutti gli altri ragazzi che soffrono deve essere quella di imparare a vedere, ad ascoltare e a intervenire.❤️