Dott.ssa Laura Sola - Psicologa

Dott.ssa Laura Sola - Psicologa Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale , la dott.ssa Laura Sola, opera a Potenza.

LA MORTE DI PAOLO: NON CHIAMATELA RAGAZZATA, E’ UN FALLIMENTO COLLETTIVO! Mi sono presa qualche giorno prima di scrivere...
25/09/2025

LA MORTE DI PAOLO: NON CHIAMATELA RAGAZZATA, E’ UN FALLIMENTO COLLETTIVO!

Mi sono presa qualche giorno prima di scrivere questo post perché la storia di Paolo, 14 anni, mi ha lasciata pensare e la fretta non è compatibile con l'elaborazione di un dolore così ingiusto e sistemico. C'è un silenzio assordante che segue notizie come questa, ed è un silenzio che va rotto con urgenza.

Non possiamo liquidare il bullismo come un conflitto adolescenziale. È una forma di violenza psicologica prolungata che, in casi estremi, agisce come un lento e inesorabile assassinio dell'anima. La tragedia di Paolo non è solo la storia di un ragazzino bullizzato; è la storia di un fallimento collettivo che ci riguarda tutti: famiglie, scuola, istituzioni e, sì, anche noi adulti che troppo spesso non riusciamo a vedere il dolore che si nasconde dietro un silenzio o un sorriso forzato.

Da psicoterapeuta, devo sottolineare una verità scomoda: il bullismo distrugge il senso di sé. Mina l'autostima e isola la vittima in una bolla di vergogna. Quella vergogna impedisce di chiedere aiuto, perché il messaggio che riceve è: "C'è qualcosa di sbagliato in te."

Dobbiamo smettere di chiedere ai ragazzi che soffrono di essere "FORTI " o di "REAGIRE". Dobbiamo creare lo spazio in cui è sicuro essere vulnerabili. Il suicidio è l'atto finale di una sofferenza che ha cercato ossessivamente una via d'uscita e non l'ha trovata nel mondo esterno, trovandola nel buio.

Paolo ci lascia una lezione durissima, che non possiamo permetterci di ignorare. La nostra promessa a lui e a tutti gli altri ragazzi che soffrono deve essere quella di imparare a vedere, ad ascoltare e a intervenire.❤️

RITORNO A SCUOLA: NON È ROUTINE  È UNA RIVOLUZIONE EMOTIVASettembre è una soglia. Per i nostri adolescenti, il rientro a...
24/09/2025

RITORNO A SCUOLA: NON È ROUTINE È UNA RIVOLUZIONE EMOTIVA

Settembre è una soglia. Per i nostri adolescenti, il rientro a scuola è molto più di un cambio d'orario: è una vera e propria rivoluzione emotiva.

Lasciare la libertà fluida dell'estate per approdare a un porto che esige impegno e struttura crea una dissonanza che non possiamo ignorare. Non è pigrizia, è il corpo e la mente che negoziano un nuovo ritmo.

La Tempesta Interiore

Questo passaggio genera una tempesta di emozioni contrastanti:

Ansia Anticipatoria: La paura silente di non essere "all'altezza" delle nuove richieste.🙇🏼‍♂️

Irritabilità e Stanchezza: Il costo biologico dell'adattamento ai ritmi rigidi.🙍🏽‍♂️

Nostalgia: La malinconia per la libertà perduta che mina la motivazione.🙍🏻

La scuola è un terreno identitario cruciale. C'è l'entusiasmo per le nuove opportunità, ma anche la profonda insicurezza di doversi rinegoziare nel gruppo.

Il Potere della Ripartenza

Nonostante la fatica, l'inizio dell'anno è una tela bianca: una potente opportunità di crescita e risignificazione. È qui che sviluppano resilienza, imparano dall'errore e scoprono nuove parti di sé.

Noi adulti ,genitori e insegnanti ,siamo le guide. Il nostro intervento deve essere accogliente, non prescrittivo:

Legittimare l'emozione: Non minimizzare l'ansia o la fatica. Riconoscerle.

Sostenere il Processo: Valorizzare lo sforzo più del risultato finale.

Trasmettere Fiducia: Ricordare loro che ogni nuovo inizio è una possibilità per costruire basi più solide.

Trasformiamo la fonte di stress in un trampolino di lancio per l'autonomia e la scoperta di sé.🌷

La notizia del suicidio di un ragazzo di 16 anni che si confidava con una chat Gpt  è un'immagine potente della disperaz...
28/08/2025

La notizia del suicidio di un ragazzo di 16 anni che si confidava con una chat Gpt è un'immagine potente della disperazione dei giovani. Come psicoterapeuta, vivo ogni giorno il dolore dei ragazzi, ma la mia attenzione va a quelli che non arrivano mai in studio.

Sono i ragazzi che non hanno un adulto a notare il loro disagio. Quelli che si sentono così soli da cercare un "migliore amico" in un algoritmo o in un'interazione virtuale che promette di ascoltare senza giudicare. E così, la solitudine si fa invisibile, si maschera dietro uno schermo.
Ma la tecnologia non può salvare una vita, non può abbracciare, non può provare empatia e soprattutto non sarà mai un terapeuta! Un terapeuta non è una banca dati, non elabora informazioni ma accoglie emozioni

Questa tragedia non è solo la storia di un ragazzo. È il simbolo di una generazione che a volte si sente più compresa da una intelligenza artificiale che dalle persone reali. È un grido silenzioso che ci chiede: stiamo davvero ascoltando i nostri ragazzi? Stiamo creando spazi sicuri dove possono essere vulnerabili senza paura?

In questi giorni, i miei occhi incrociano i loro. In TV, tra le immagini che scorrono sui social, vedo i loro occhi. E q...
29/07/2025

In questi giorni, i miei occhi incrociano i loro. In TV, tra le immagini che scorrono sui social, vedo i loro occhi. E quegli occhi, grandi, profondi, troppo antichi per la loro giovane età, non mi lasciano. Occhi che raccontano storie che nessun bambino dovrebbe mai conoscere.

E allora, per un istante, chiudo i miei. Immagino, solo per un momento, di essere lì. Di respirare quell'aria densa di polvere e paura. Di sentire il tremore del terreno, non per un gioco, ma per un'esplosione vicina. Provare, per pochi, interminabili minuti, la morsa di quel dramma che è la loro quotidianità.

Immagino il silenzio assordante dopo un boato, interrotto solo dal pianto sommesso, o forse, dal silenzio più agghiacciante di chi non piange più. Vedo le mani minuscole, non sporche di terra per aver giocato, ma di detriti per aver scavato, per aver cercato. Sento il freddo della fame che si insinua nelle ossa, non quella che si placa con una merenda, ma quella che scava un vuoto incolmabile, giorno dopo giorno.

E quegli incubi, che per i nostri figli sono fantasmi della notte, per loro sono il ritorno brutale di una realtà appena vissuta. L'eco delle grida, il sibilo dei proiettili, le ombre di chi non c'è più. Questa non è infanzia. È sopravvivenza nuda e cruda, una corsa contro il tempo e la morte.

Come psicoterapeuta, ma soprattutto come madre, il mio cuore si stringe di fronte a queste immagini mentali. La loro rabbia non è capriccio, non è ribellione adolescenziale. È l'unica risposta possibile a un mondo che li ha traditi, una furia impotente contro l'ingiustizia di essere nati nel posto sbagliato, al momento sbagliato. È la rabbia di chi ha perso tutto, prima ancora di aver avuto il tempo di costruire.

Le cicatrici sul corpo guariscono, ma le ferite nell'anima? Quante generazioni porteranno il peso di questo trauma? Quanti futuri sono già stati cancellati da questa violenza cieca? La salute mentale di questi bambini non è un problema lontano; è una crisi umanitaria che ci interpella tutti, che grida nel profondo della nostra coscienza.

Non possiamo, non dobbiamo permettere che la loro sofferenza diventi un'abitudine, perché ogni sguardo spento di un bambino di Gaza è una parte della nostra umanità che si sta perdendo.❤️

16/07/2025

C'è un'emozione potente, spesso fraintesa, che abita silente in molti di noi: LA NOSTALGIA. Non quella dolce e malinconica dei ricordi felici, ma una nostalgia più profonda, quasi un dolore sordo, che ci afferra l'anima senza un riferimento chiaro, senza un volto, senza un luogo preciso. È la nostalgia di ciò che non è mai stato.

Come psicoterapeuta, osservo spesso questa "ferita nascosta". È la nostalgia di un'infanzia che avrebbe potuto essere più serena, di un amore che non si è mai pienamente realizzato, di un riconoscimento mai ricevuto, di una versione di noi stessi che non abbiamo avuto il coraggio o l'opportunità di vivere. È il lamento sommesso di un bisogno primario insoddisfatto, di un'autenticità soffocata, di una connessione profonda che l'anima anela.

Questa nostalgia senza oggetto apparente può manifestarsi come una tristezza inspiegabile, un senso di vuoto, una difficoltà a sentirsi pienamente appagati anche quando tutto sembra andare bene. Non è un difetto, ma un segnale prezioso della nostra psiche. È la nostra anima che ci sussurra: "Qui c'è qualcosa da accogliere, da esplorare, da sanare."

Riconoscere questa nostalgia è il primo passo verso una profonda liberazione. Significa dare voce a ciò che è rimasto inespresso, permettersi di elaborare il lutto per ciò che non è accaduto, e imparare a nutrire quelle parti di noi che hanno sete di completezza. Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo trasformare il presente🌷

Indirizzo

Via Del Gallitello 90
Potenza
85100

Telefono

+393282932474

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott.ssa Laura Sola - Psicologa pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare