03/11/2025
QUANDO IL CONTROLLO EMOTIVO DIVENTA UN DISTURBO
I disturbi emotivi — come ansia, depressione, attacchi di panico o somatizzazioni — non nascono dal nulla e non sono un segno di debolezza personale. Si sviluppano dall’incontro tra fattori biologici, esperienze relazionali precoci e modelli di regolazione emotiva che la persona costruisce nel corso della vita. Comprenderne le origini significa imparare a leggere in modo nuovo il proprio mondo interno e i propri modi di reagire agli eventi.
⏳ Ognuno nasce con un diverso livello di sensibilità agli stimoli emotivi e stressanti. Alcuni individui possiedono una maggiore reattività biologica, legata alla genetica e al funzionamento dei sistemi neuroendocrini (come l’asse ipotalamo–ipofisi–surrene). Questa vulnerabilità non “causa” da sola un disturbo, ma rappresenta un terreno predisponente: quando la vita porta esperienze difficili o relazioni poco supportanti, il cervello può faticare a ritrovare uno stato di equilibrio.
⏳ Le prime esperienze di attaccamento — con genitori o figure di riferimento — modellano in profondità la capacità di affrontare emozioni intense. Un attaccamento sicuro aiuta il bambino a riconoscere e regolare ciò che prova: impara che paura, rabbia o tristezza non vanno negate, ma comprese e condivise.
Al contrario, un ambiente in cui le emozioni vengono ignorate o svalutate può insegnare a reprimerle, contenerle o controllarle eccessivamente, predisponendo la persona, da adulta, a forme di ansia, depressione o somatizzazione.
⏳ Due processi spiegano perché alcune persone riescano a mantenere equilibrio emotivo mentre altre sviluppano sofferenza psicologica: automonitoraggio e autoregolazione.
- L’"automonitoraggio" riguarda la consapevolezza emotiva e cognitiva, ovvero la capacità di accorgersi di ciò che si prova, comprendere il legame tra pensieri, emozioni e azioni e leggere i segnali del proprio corpo;
- l’"autoregolazione" è la capacità di calmarsi, distendersi e riorganizzare l’attivazione interna dopo eventi o vissuti disturbanti. Non implica “controllare” le emozioni, ma saperle attraversare con equilibrio.
Quando queste funzioni risultano indebolite, la persona può restare intrappolata in circoli di ruminazione, tensione o evitamento, fino alla comparsa di un disturbo emotivo vero e proprio.
⏳ Gli studi internazionali (Gross, 2015; Etkin & Kalisch, 2011) mostrano che reprimere' o sopprimere, le emozioni attiva maggiormente l’amigdala e il sistema dello stress, mentre riconoscerle e regolarle consapevolmente coinvolge aree prefrontali del cervello legate alla resilienza e al benessere.
In Italia, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità indicano che circa il 6–7% della popolazione adulta presenta sintomi di depressione o ansia clinicamente significativi, con un incremento negli ultimi anni soprattutto tra giovani e donne.
Questi numeri ricordano che la salute emotiva è una parte essenziale del benessere globale.
⏳ La Psicoterapia "Cognitivo-Comportamentale" (CBT) è oggi uno degli interventi psicologici più solidi e validati scientificamente.
Attraverso tecniche di ristrutturazione dei pensieri, attivazione comportamentale, esposizione graduale e training di autoregolazione, la CBT aiuta la persona a modificare i meccanismi che mantengono la sofferenza emotiva.
Nel percorso vengono spesso introdotte anche strategie di rilassamento e respirazione, come il "rilassamento muscolare progressivo" di Jacobson o la "respirazione diaframmatica", che permettono di ridurre l’attivazione fisiologica associata all’ansia e ristabilire un equilibrio corpo-mente. Questi strumenti, uniti agli interventi cognitivi e comportamentali, facilitano un miglior controllo dei sintomi fisici e un recupero più stabile della regolazione emotiva.
Negli ultimi anni, si è affermato anche l’"Unified Protocol" (UP) di Barlow: una versione integrata e “transdiagnostica” della CBT. L’UP non si concentra su un singolo disturbo, ma sui processi comuni alle diverse difficoltà emotive: consapevolezza, tolleranza dell’esperienza interna, regolazione fisiologica e azioni guidate dai valori.
Le ricerche (Barlow et al., 2017; Sakiris & Berle, 2019) confermano che l’UP riduce significativamente sintomi ansiosi e depressivi, anche nei casi con comorbidità.
⏳ Nel percorso psicoterapeutico, la persona impara progressivamente a:
a) riconoscere i segnali emotivi e corporei che anticipano il disagio;
b) osservarli con maggiore consapevolezza, sviluppando automonitoraggio;
c) regolare l’attivazione interna attraverso strategie pratiche, come respirazione controllata, rilassamento muscolare e ristrutturazione cognitiva;
d) ritrovare equilibrio e direzione, imparando a scegliere comportamenti coerenti con i propri valori personali.
I disturbi emotivi non sono segni di fragilità, ma indicatori di un sistema di regolazione che ha perso temporaneamente equilibrio.
Con un percorso terapeutico basato sull’evidenza — come la CBT o l’Unified Protocol — è possibile ripristinare la connessione tra mente, corpo ed emozioni, recuperando una nuova capacità di ascolto e gestione di sé.
Ogni emozione spiacevole è un’onda transitoria: sale, raggiunge il suo picco e poi svanisce, se non opponiamo resistenza.