Dott. Sileo Alessandro - Psicologo

Dott. Sileo Alessandro - Psicologo La tua vita non va? Sei in difficoltà? Sei senza speranza? Non arrenderti. Come posso aiutarti? Sono stato docente universitario nell'a. Sono pronto ad ascoltarti!

FORMAZIONE:
Sono uno PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE operante a Potenza, in Basilicata. Ho conseguito il titolo il 13 dicembre 2024 alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia di Basilicata di Potenza. Sono iscritto all'Albo degli Psicoterapeuti con matr. 897 dell'Ordine degli Psicologi della Basilicata. Sono Perfezionato in "Riabilitazione Neuropsicologica nell'Adulto e nell'Anziano", grazie ad un Master di II Livello conseguito il 12/12/2021 all'Istituto di Scienze Neurocognitive "Aleksandr Lurija" di Torino con la Tesi Sperimentale dal titolo "Il Disturbo Neurocognitivo Maggiore Vascolare da ipoperfusione conseguente ad arresto cardiaco: un trattamento neuropsicologico nell'era Covid". Ho conseguito il 15/04/2019 la laurea Magistrale in "Psicologia - indirizzo Cognitivo" con voto 110/110 all'Università degli Studi "Gabriele D'Annunzio" di Chieti con la Tesi Sperimentale in Fondamenti di Scienze Cognitive dal titolo "L'influenza delle emozioni sulla percezione del tempo". A settembre 2016 ho ottenuto la Laurea Triennale in "Scienze e Tecniche Psicologiche" all'Università degli Studi "Gabriele D'Annunzio" di Chieti con la Tesi Compilativa in I Principali Orientamenti teorici di Psicologia Dinamica intitolata "Eros e Thanatos nella nevrosi ossessiva". Sono in possesso del Master Universitario di I Livello in Discipline Filosofiche, Sociologiche ed Umanistiche, conseguito nel dicembre 2023. Ho anche ottenuto nel 2007 la Laurea triennale in "Scienze della Comunicazione" all'Università degli Studi della Basilicata con la Tesi Compilativa in Antropologia Culturale denominata "Il Corpo tra Passato e Presente". LAVORO:
Svolgo attività professionale nel mio studio privato a Potenza da Psicologo dal febbraio 2022. Ho svolto attività di psicologo libero professionista con la Società Cooperativa Sociale "Auxilium" da giugno 2022 a giugno 2023 assolvendo prestazioni psicologiche domiciliari per utenti oncologici, con patologie croniche e neurodegenerative. a. 2022/2023 in Relazione Facilitante al corso triennale in Ostetricia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Sono docente universitario dall'a. a. 2023/2024 fino a tuttora in Psicologia Generale al corso triennale in Infermieristica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

STUDIO PROFESSIONALE:
Il mio studio professionale di Psicologia offre complessivamente servizi:
- di counseling, di sostegno/supporto psicologico;
- di assessment psicodiagnostico;
- di valutazione neuropsicologica;
- di trattamento di problemi di problem-solving di coppia, di crisi esistenziali, di ansia, assertività, irascibilità, insonnia, autostima, fobie, disturbi dell'umore e della personalità, di disturbi dello spettro schizofrenico ed altri disturbi psicotici;
- di elaborazione del lutto e di traumi psicologici;
- di riabilitazione neuropsicologica e di stimolazione cognitiva;
- di gestione di problemi cognitivi dovuti ad ictus e patologie cerebrovascolari e neurodegenerative. https://g.co/kgs/P2Qxn9
https://www.guidapsicologi.it/studio/dott-alessandro-sileo
https://www.miodottore.it/alessandro-sileo/psicologo-psicologo-clinico-psicoterapeuta/potenza

QUANDO IL CONTROLLO EMOTIVO DIVENTA UN DISTURBOI disturbi emotivi — come ansia, depressione, attacchi di panico o somati...
03/11/2025

QUANDO IL CONTROLLO EMOTIVO DIVENTA UN DISTURBO
I disturbi emotivi — come ansia, depressione, attacchi di panico o somatizzazioni — non nascono dal nulla e non sono un segno di debolezza personale. Si sviluppano dall’incontro tra fattori biologici, esperienze relazionali precoci e modelli di regolazione emotiva che la persona costruisce nel corso della vita. Comprenderne le origini significa imparare a leggere in modo nuovo il proprio mondo interno e i propri modi di reagire agli eventi.

⏳ Ognuno nasce con un diverso livello di sensibilità agli stimoli emotivi e stressanti. Alcuni individui possiedono una maggiore reattività biologica, legata alla genetica e al funzionamento dei sistemi neuroendocrini (come l’asse ipotalamo–ipofisi–surrene). Questa vulnerabilità non “causa” da sola un disturbo, ma rappresenta un terreno predisponente: quando la vita porta esperienze difficili o relazioni poco supportanti, il cervello può faticare a ritrovare uno stato di equilibrio.

⏳ Le prime esperienze di attaccamento — con genitori o figure di riferimento — modellano in profondità la capacità di affrontare emozioni intense. Un attaccamento sicuro aiuta il bambino a riconoscere e regolare ciò che prova: impara che paura, rabbia o tristezza non vanno negate, ma comprese e condivise.
Al contrario, un ambiente in cui le emozioni vengono ignorate o svalutate può insegnare a reprimerle, contenerle o controllarle eccessivamente, predisponendo la persona, da adulta, a forme di ansia, depressione o somatizzazione.

⏳ Due processi spiegano perché alcune persone riescano a mantenere equilibrio emotivo mentre altre sviluppano sofferenza psicologica: automonitoraggio e autoregolazione.

- L’"automonitoraggio" riguarda la consapevolezza emotiva e cognitiva, ovvero la capacità di accorgersi di ciò che si prova, comprendere il legame tra pensieri, emozioni e azioni e leggere i segnali del proprio corpo;
- l’"autoregolazione" è la capacità di calmarsi, distendersi e riorganizzare l’attivazione interna dopo eventi o vissuti disturbanti. Non implica “controllare” le emozioni, ma saperle attraversare con equilibrio.

Quando queste funzioni risultano indebolite, la persona può restare intrappolata in circoli di ruminazione, tensione o evitamento, fino alla comparsa di un disturbo emotivo vero e proprio.

⏳ Gli studi internazionali (Gross, 2015; Etkin & Kalisch, 2011) mostrano che reprimere' o sopprimere, le emozioni attiva maggiormente l’amigdala e il sistema dello stress, mentre riconoscerle e regolarle consapevolmente coinvolge aree prefrontali del cervello legate alla resilienza e al benessere.
In Italia, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità indicano che circa il 6–7% della popolazione adulta presenta sintomi di depressione o ansia clinicamente significativi, con un incremento negli ultimi anni soprattutto tra giovani e donne.
Questi numeri ricordano che la salute emotiva è una parte essenziale del benessere globale.

⏳ La Psicoterapia "Cognitivo-Comportamentale" (CBT) è oggi uno degli interventi psicologici più solidi e validati scientificamente.
Attraverso tecniche di ristrutturazione dei pensieri, attivazione comportamentale, esposizione graduale e training di autoregolazione, la CBT aiuta la persona a modificare i meccanismi che mantengono la sofferenza emotiva.
Nel percorso vengono spesso introdotte anche strategie di rilassamento e respirazione, come il "rilassamento muscolare progressivo" di Jacobson o la "respirazione diaframmatica", che permettono di ridurre l’attivazione fisiologica associata all’ansia e ristabilire un equilibrio corpo-mente. Questi strumenti, uniti agli interventi cognitivi e comportamentali, facilitano un miglior controllo dei sintomi fisici e un recupero più stabile della regolazione emotiva.
Negli ultimi anni, si è affermato anche l’"Unified Protocol" (UP) di Barlow: una versione integrata e “transdiagnostica” della CBT. L’UP non si concentra su un singolo disturbo, ma sui processi comuni alle diverse difficoltà emotive: consapevolezza, tolleranza dell’esperienza interna, regolazione fisiologica e azioni guidate dai valori.
Le ricerche (Barlow et al., 2017; Sakiris & Berle, 2019) confermano che l’UP riduce significativamente sintomi ansiosi e depressivi, anche nei casi con comorbidità.

⏳ Nel percorso psicoterapeutico, la persona impara progressivamente a:

a) riconoscere i segnali emotivi e corporei che anticipano il disagio;
b) osservarli con maggiore consapevolezza, sviluppando automonitoraggio;
c) regolare l’attivazione interna attraverso strategie pratiche, come respirazione controllata, rilassamento muscolare e ristrutturazione cognitiva;
d) ritrovare equilibrio e direzione, imparando a scegliere comportamenti coerenti con i propri valori personali.

I disturbi emotivi non sono segni di fragilità, ma indicatori di un sistema di regolazione che ha perso temporaneamente equilibrio.
Con un percorso terapeutico basato sull’evidenza — come la CBT o l’Unified Protocol — è possibile ripristinare la connessione tra mente, corpo ed emozioni, recuperando una nuova capacità di ascolto e gestione di sé.
Ogni emozione spiacevole è un’onda transitoria: sale, raggiunge il suo picco e poi svanisce, se non opponiamo resistenza.

QUANDO IL SÉ SI SENTE "PICCOLO" MENTRE E' ASSEDIATO DALLE CREDENZE NEGATIVE DI BASENel corso della vita, ogni essere uma...
25/10/2025

QUANDO IL SÉ SI SENTE "PICCOLO" MENTRE E' ASSEDIATO DALLE CREDENZE NEGATIVE DI BASE
Nel corso della vita, ogni essere umano porta dentro di sé storie e convinzioni silenziose. Alcune di queste storie nutrono, altre limitano. Tra le più insidiose vi sono le credenze negative di base: convinzioni profonde che sussurrano senza sosta “non sono abbastanza”, “non merito amore”, “non ho valore”. Questi pensieri agiscono come ombre che offuscano lo sguardo sull’esistenza, incidendo sull’autostima, sulle relazioni e sul benessere quotidiano.

⏳ In Italia, uno studio recente del 2022 dello psichiatra Giovanni De Girolamo dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" stima che circa il 28% della popolazione abbia sperimentato un disturbo mentale nel corso della vita, con una prevalenza maggiore tra donne e giovani adulti. Molti di questi disturbi psicologici si radicano o si alimentano proprio a partire da credenze negative di base. Tali pensieri non sono episodi isolati o passeggeri, ma filtri cognitivi stabili attraverso cui la persona interpreta fallimenti, relazioni e giudizi altrui, rinforzando un senso di inadeguatezza, non amabilità ed inutilità.

⏳ Le persone che convivono con queste credenze profonde disfunzionali possono percepirsi costantemente giudicate o di non essere all’altezza. Le conseguenze psicologiche sono molteplici:

- stato depressivo (vissuti di vuoto, perdita di interesse e disperazione);
- condizione di ansia sociale (paura intensa del giudizio e difficoltà nelle relazioni).

I due vissuti psichici sono accomunati da: isolamento (tendenza all’evitamento di contatti e nuove esperienze); autocritica e comportamenti autolesionistici (tentativi di controllo o punizione del proprio sé percepito come “difettoso”).
Riguardo alle convinzioni negative di sé, degli altri e del mondo, esse influenzano decisioni, progetti di vita e relazioni, creando un circolo vizioso che tende ad autoalimentarsi e che raramente si interrompe senza un intervento mirato.

⏳ La Psicoterapia "Cognitivo-Comportamentale" (CBT) rappresenta uno degli approcci più efficaci per affrontare le credenze alterate. Essa non si limita a promuovere il “pensiero positivo”, ma offre un metodo strutturato per identificare, mettere in discussione e modificare le convinzioni che alimentano la sofferenza. Una ricerca di meta-analisi dell'esperto tedesco Stephan Hoffman pubblicata su Frontiers in Psychology (2017), ha confermato che la CBT riduce significativamente i sintomi depressivi e ansiosi legati a schemi cognitivi negativi, favorendo un aumento dell’autostima e del senso di efficacia personale.
Il percorso psicoterapeutico "Cognitivo-Comportamentale" si articola in diverse fasi:

1. "Riconoscimento ed Identificazione delle credenze" --> la persona impara a individuare i pensieri automatici ricorrenti che rinforzano la sensazione di inutilità o scarso valore;
2. "Esame della realtà" --> il terapeuta guida il paziente a confrontare tali pensieri con dati concreti, mettendone in dubbio la validità assoluta;
3. "Ristrutturazione cognitiva" --> le idee rigide vengono sostituite con interpretazioni più equilibrate e aderenti ai fatti;
4. "Esperimenti comportamentali" --> il paziente sperimenta nuovi comportamenti e modalità di risposta, rafforzando progressivamente una visione di sé più stabile e positiva.

⏳ Riconoscere il bisogno di supporto psicologico è un passaggio fondamentale. È opportuno intervenire e rivolgersi a un professionista quando:

a) i pensieri negativi persistono per settimane o mesi;
b) il senso di colpa o inutilità interferisce con il funzionamento quotidiano;
c) emergono sentimenti di disperazione o pensieri autolesionistici.

Chiedere aiuto a uno psicologo o psicoterapeuta non è un segno di debolezza, ma un atto di responsabilità e cura verso se stessi. L’intervento precoce permette di evitare la cronicizzazione del disagio e di prevenire complicazioni emotive più gravi. Le credenze negative di base rappresentano ferite silenziose che possono condizionare profondamente il modo in cui una persona percepisce sé stessa e il mondo. La CBT offre strumenti concreti per riconoscerle e trasformarle, permettendo di costruire un dialogo interno più equilibrato e compassionevole. In ultima analisi, comprendere che il valore personale non dipende dalle proprie imperfezioni o fallimenti, ma dalla capacità di affrontarli con consapevolezza, è il primo passo verso il cambiamento. Sapere quando chiedere aiuto non è segno di fragilità, ma di coraggio — la prima, autentica forma di amore verso sé stessi.

01/10/2025
QUANDO L'ESIBIZIONE DIVENTA UNA MODA NEI MEDIA E SOCIALNel 1994, Karl Popper, nel saggio "Cattiva maestra televisione", ...
30/08/2025

QUANDO L'ESIBIZIONE DIVENTA UNA MODA NEI MEDIA E SOCIAL
Nel 1994, Karl Popper, nel saggio "Cattiva maestra televisione", sottolineava come i media influenzino profondamente la formazione dei valori e dei comportamenti. Oggi, con i social media, questo processo si è intensificato, trasformando ogni utente, soprattutto i giovani, in creatore e al tempo stesso oggetto di osservazione.
Secondo la "teoria dell’apprendimento sociale" di Albert Bandura (1977), i modelli osservati e rinforzati vengono interiorizzati, con particolare impatto sugli adolescenti. Purtroppo, questo fenomeno di "influencer" si sta registrando in maniera preoccupante anche negli adulti.

⏳ La letteratura conferma che l’esposizione a modelli estetici idealizzati tramite media e social network è associata a insoddisfazione corporea e auto-oggettivazione (Grabe, Ward & Hyde, 2008; Tiggemann & Slater, 2014). L’interazione con piattaforme visive come Instagram accentua la pressione al confronto sociale, alimentata anche da meccanismi come la ricerca dei “like” (Brown & Tiggemann, 2016).
Tra i fattori predisponenti di questa spasmodica ricerca di apparire attraenti vi sono:

- clima familiare che attribuisce valore all’apparenza (Fredrickson & Roberts, 1997);
- stili di attaccamento insicuri che favoriscono la ricerca di approvazione (Mikulincer & Shaver, 2007);
- esperienze precoci di invalidazione emotiva;
- "parental overvaluation", cioè sovra-valutazione genitoriale che promuove tendenze narcisistiche (Brummelman et al., 2015).

Tuttavia, questa continua tendenza a mostrarsi sensuali e seduttivi provoca conseguenze sia "personali" che "extra-personali".
Tra le conseguenze "personali": instabilità dell’autostima (Neff, 2011), ansia sociale e stress da performance (Fardouly et al., 2015), isolamento (Moradi & Huang, 2008), dipendenza da social media (Andreassen, 2015).
Tra le conseguenze "extra-personali": rinforzo di ideali estetici irraggiungibili (Halliwell & Diedrichs, 2014), mercificazione del corpo e auto-oggettivazione sociale (Fredrickson & Roberts, 1997), impoverimento delle relazioni sociali (Turkle, 2011).

⏳ Cosa si nasconde dietro l’esposizione continua del corpo?
Il comportamento diventa patologico se si caratterizza per persistenza, rigidità e compromissione del funzionamento personale e sociale. Il DSM-5 (APA, 2013) identifica quadri clinici che possono manifestarsi attraverso comportamenti di esposizione eccessiva:

- "Disturbo istrionico di personalità";
- "Disturbo narcisistico di personalità";
- "Disturbo dismorfico";
- episodi "ipomaniacali" o "maniacali".

⏳ Spesso la richiesta di aiuto emerge dopo che l’esibizionismo ha causato difficoltà relazionali, ansia, depressione o problemi sociali e lavorativi.
La psicoterapia "cognitivo-comportamentale" (Beck, 1976) offre un approccio strutturato per affrontare le dinamiche sottostanti all’esposizione compulsiva e alla difficoltà nel mantenere la privacy personale. Gli interventi principali includono:

1. "Ristrutturazione cognitiva", dedita ad identificare e modificare convinzioni disfunzionali riguardo al valore personale basato sull’approvazione esterna e sull’aspetto fisico, per favorire un’autostima più stabile e autonoma;
2. "Addestramento all’autoregolazione emotiva", attraverso tecniche di Mindfulness e gestione dello stress per regolare ansia e impulsi legati al bisogno di esibizione;
3. "Esposizione graduata con prevenzione della risposta", al fine di aiutare la persona a tollerare situazioni di minor visibilità o di mancata approvazione senza ricorrere all’esposizione compulsiva;
4. "Training di abilità sociali e assertive", utile a sviluppare modalità di comunicazione autentica e relazioni più profonde, riducendo la dipendenza dal giudizio estetico;
5. "Attivazione comportamentale", attraverso la pianificazione di attività gratificanti alternative per valorizzare competenze e interessi diversi dall’aspetto fisico, bilanciando l’autostima.

RESTARE O FUGGIRE: LA SFIDA DELL’AMORE NELL’EPOCA DELLE RELAZIONI FRAGILIAl termine della relazione con  storica partner...
12/08/2025

RESTARE O FUGGIRE: LA SFIDA DELL’AMORE NELL’EPOCA DELLE RELAZIONI FRAGILI
Al termine della relazione con storica partner Sonia Bruganelli, il famoso showman romano Paolo Bonolis ha pronunciato tempo fa parole che hanno fatto il giro dei media e dei social: «L’amore si vive nei momenti di difficoltà. Se da quelle difficoltà fuggi, c’è qualcosa che non va, non nel rapporto, ma in te che scappi». Pur nata da una vicenda personale, questa frase tocca un punto nevralgico della nostra epoca: la fatica di restare presenti nelle difficoltà e il crescente fenomeno di relazioni, anche di lunga durata, che si interrompono.

⏳ In effetti, un tempo, i legami di coppia — specie nei matrimoni — avevano una struttura più vincolata: norme sociali, ruoli di genere rigidi, maggiore stigma per separazioni e divorzi. Questo non significava necessariamente relazioni più felici, ma le rendeva più “resistenti” alle fratture, anche a costo di sacrificare il benessere individuale.
Oggi, invece, la libertà individuale è un valore prioritario. Quando la relazione viene percepita come un vincolo pesante, la rottura è considerata legittima e socialmente accettata.
Il benessere immediato è spesso preferito alla costruzione di un impegno a lungo termine, con conseguente minor tolleranza per le fasi difficili.
Le possibilità di scelta (reali o percepite) sono amplificate dai social e dalle app di dating, aumentando l’idea che esista sempre “qualcosa di meglio” altrove.
La ricerca di leggerezza prevale sulla profondità: molti temono che l’impegno emotivo porti a pesantezza, preferendo storie “senza pensieri” o “senza etichette”.
Secondo studi longitudinali (Cherlin, 2010; Rosenfeld, 2018), l’aumento della dissolubilità dei legami è legato sia a cambiamenti socio-culturali che a una maggiore consapevolezza individuale: oggi si esce più facilmente da relazioni percepite come insoddisfacenti, ma questo espone anche a una cronica instabilità affettiva.

⏳ Nella cosiddetta “società liquida” descritta da Zygmunt Bauman, le relazioni tendono a essere più flessibili ma anche più fragili. Una ricerca di Fox & Moreland (2015) ha dimostrato che l’uso intensivo dei social aumenta la gelosia e la sorveglianza tra partner, due fattori che peggiorano la stabilità della relazione. I social media hanno moltiplicato le possibilità di connessione ma anche di distrazione:

- alimentano confronti continui con vite di coppia idealizzate;
- rendono possibile l’accesso immediato a nuove potenziali connessioni;
- creano dipendenza da validazione esterna, che può diventare prioritaria rispetto al legame reale.

⏳ Dal punto di vista psicologico, evitare il confronto nelle crisi è spesso una strategia di difesa legata a modelli di attaccamento appresi nell’infanzia (Bowlby, 1969; Mikulincer & Shaver, 2007). In una società che offre continuamente “uscite di emergenza” emotive e pratiche, questi schemi evitanti trovano terreno fertile: il conflitto viene percepito come un fallimento piuttosto che come un’opportunità di crescita.
Il trend di relazioni più fragili non è solo un fenomeno italiano o occidentale, ma si riflette in molti Paesi sviluppati. La globalizzazione e la mobilità internazionale spingono anche a relazioni “liquide”, con cambi di partner frequenti e un ricorso più ampio al singlehood come scelta di vita. Il sociologo Anthony Giddens (1992) ha parlato di "relazioni pure" che si basano esclusivamente sulla soddisfazione reciproca e che si sciolgono facilmente al primo segno di crisi. Questo modello pone una sfida: la relazione non è più vista come un progetto di vita da costruire, ma come un’esperienza da vivere “finché dura”.

⏳ Si vive tuttora in un’epoca che enfatizza la produttività, la performance personale e la “felicità a comando”: una sorta di pressione sociale a mostrare sempre il lato migliore di sé e della propria vita, anche nelle relazioni. Questa dinamica alimenta l’ansia da prestazione affettiva e la paura del fallimento, portando a una minore tolleranza delle imperfezioni e dei momenti di crisi. Come sostiene la psicologa social Brené Brown, la vulnerabilità è invece la chiave per costruire legami autentici, ma è proprio questa che molti evitano di sperimentare.
La crescente instabilità affettiva ha risvolti importanti anche sulla salute psicologica. Ricerche recenti (Amato, 2014; Kendler et al., 2018) mostrano che la frequente esposizione a rotture e separazioni può aumentare il rischio di ansia, depressione, e sensazioni di isolamento sociale. La mancanza di legami stabili compromette inoltre il senso di sicurezza emotiva, necessario per affrontare lo stress quotidiano. Per contro, le relazioni solide e il supporto emotivo sono protettivi verso numerosi disturbi psicologici e fisici.
In questo contesto di fragilità e sovraesposizione, la psicoterapia assume un ruolo fondamentale. Offre uno spazio protetto in cui:

A. riconoscere i propri schemi emotivi e relazionali;
B. imparare a tollerare e gestire la frustrazione senza abbandonare;
C. costruire competenze di comunicazione e gestione del conflitto.

In Italia i dati ISTAT del 2023 non sono incoraggianti. Il tasso di divorzi si attesta intorno al 40% delle unioni, in crescita costante dagli anni ’80.
Uno studio americano (National Marriage Project, 2021) evidenzia che la durata media di una relazione romantica stabile è diminuita da circa 8 anni nel 1980 a meno di 5 anni nel 2020.
Circa il 30% degli adulti presenta uno stile di attaccamento evitante che predispone a evitare il confronto in coppia (Mikulincer & Shaver, 2017).

⏳ La Psicoterapia "Cognitivo-Comportamentale" (CBT), in particolare, si è dimostrata efficace (Baucom et al., 2015) nel trasformare i momenti di crisi in occasioni di crescita relazionale, interrompendo i cicli di evitamento e rafforzando la resilienza emotiva.
Una ricerca di Baucom et al. (2015) mostra che la psicoterapia "cognitivo-comportamentale" di coppia riduce il rischio di rottura nel 70% dei casi a 1 anno dal trattamento.l
Nell’era delle tentazioni, lo specialista propone come strategie risolutive per la coppia:

1. "Ristrutturazione cognitiva" per mettere in discussione pensieri disfunzionali come “se non sono felice subito, devo andarmene”;
2. "Esposizione graduale al confronto" per allenarsi a discutere temi delicati senza esplodere o chiudersi;
3. "Gestione consapevole dei social" per stabilire regole chiare per l’uso e la condivisione online;
4. "Training di comunicazione assertiva" per esprimere bisogni e limiti senza aggressività né rinuncia;
5. "Creazione di rituali di connessione" per sollecitare gesti di cura reciproca e attività condivise che rinforzino il legame.

Tornando alla frase di Bonolis, pur nata in un contesto personale e mediatico, si evidenzia dunque una sfida che riguarda milioni di persone: imparare a restare nelle difficoltà in un’epoca che spinge alla fuga rapida e alla ricerca di leggerezza. Se nel passato la durata di una relazione era spesso garantita da vincoli esterni, oggi dipende quasi esclusivamente dalla scelta consapevole di due persone di impegnarsi, affrontare le tempeste e coltivare la profondità.

"TI AMO, QUINDI TI DOMINO: L’INGANNO DEL CONTROLLO NELLE RELAZIONI"Immaginiamo una scena spregevole che ritrae generalme...
06/08/2025

"TI AMO, QUINDI TI DOMINO: L’INGANNO DEL CONTROLLO NELLE RELAZIONI"
Immaginiamo una scena spregevole che ritrae generalmente nel visionario collettivo un gruppo di uomini che, al bancone di un bar, si vanta apertamente di controllare le rispettive compagne, di vietare loro di uscire con altre persone e di imporre regole su ciò che possono o non possono fare. Questo scenario, apparentemente caricaturale, riflette purtroppo una realtà molto diffusa e pericolosa: la violenza psicologica, che è una forma di abuso che nasce da profonde insicurezze e distorsioni cognitive.
La combinazione di bassa autostima, sfiducia nell’altro e timore del rifiuto alimenta un circolo vizioso di sospetto e dominio.

⏳ Le radici inerenti l'uso di condotte di controllo e sopraffazione da parte di soggetti violenti possono essere rintracciate negli stili di attaccamento sviluppati nella prima infanzia con le figure di accudimento:

- "Attaccamento ansioso-ambivalente", sperimentato dagli individui, da piccoli, tramite cure incostanti o imprevedibili. Questo modello relazionale costringe le persone da adulti a temere costantemente l’abbandono e ad interpretare ogni forma di autonomia del partner come una minaccia. Ne conseguono ipervigilanza, gelosia ossessiva e comportamenti di controllo;
- "Attaccamento insicuro-evitante", vissuto a causa dell’indifferenza estrema da parte dei genitori, che ha portato gli interessati a vivere l’intimità come pericolosa. In questo caso, la gelosia si alterna alla necessità di dominio per mantenere una distanza di sicurezza;
- "Attaccamento insicuro-disorganizzato", caratterizzato da trascuratezza o maltrattamenti nel corso della fanciullezza. Da adulti, gli individui convivono col bisogno di legame con la paura dell’altro. Questi soggetti possono diventare aggressivi e coercitivi nel tentativo disperato di non sentirsi impotenti.

⏳ La violenza psicologica di controllo è una componente della violenza domestica. Secondo i dati ISTAT pubblicati nel report “Le forme di violenza contro le donne” (2021) circa il 31,5% delle donne italiane (1 su 3) ha subito nel corso della vita una qualche forma di maltrattamento fisico o sessuale da un partner o ex-partner.
In molti casi, le vittime subiscono monitoraggio costante, divieti di frequentare amici e familiari, restrizioni economiche e umiliazioni ripetute.

⏳ Alla base di questi comportamenti coercitivi possiamo riscontrare diverse condizioni psicopatologiche, fra cui:

- "Disturbo di personalità paranoide", condensato da sospettosità pervasiva, convinzione infondata che il partner sia infedele o ostile;
- "Disturbo di personalità borderline", alimentato da paura intensa dell’abbandono e da reazioni estreme (rabbia, minacce, comportamenti possessivi);
- "Disturbo di personalità narcisistico", segnalato dal bisogno di dominare l’altro;
- "Disturbo delirante, sottotipo gelosia", evidenziato dalla convinzione delirante dell’infedeltà del partner, che alimenta condotte coercitive.

⏳ Quali sono le possibili conseguenze per le vittime?
Subire controllo costante e isolamento sociale provoca gravi danni psicologici:

a. riduzione progressiva dell’autostima e senso di autoefficacia;
b. ansia cronica e ipervigilanza e paura costante di fare qualcosa di “sbagliato”;
c. sintomi depressivi fino a un disturbo depressivo maggiore;
d. sintomi post-traumatici (flashback, incubi, dissociazione);
e. senso di colpa indotto e interiorizzazione dell’idea di “meritarsi” l’abuso.

⏳ Chi subisce molestie quotidianamente come può sfuggire da questo incubo?
Chi si riconosce come vittima di una relazione di controllo, è importante sapere che non è sola/o. È possibile rivolgersi:

1. al numero antiviolenza 1522, attivo 24 ore su 24 e gratuito;
2. ai centri antiviolenza locali, dove personale formato offre consulenza psicologica e legale;
3. ad uno psicoterapeuta specializzato in trauma e dipendenza affettiva, che può aiutarti a elaborare l’esperienza e ripristinare l’autonomia emotiva.

⏳ La psicoterapia "cognitivo-comportamentale" (CBT) adopera tecniche utili per affrontare le conseguenze dell’abuso psicologico:

1) "Psicoeducazione sul ciclo dell’abuso" per comprendere le dinamiche di potere e controllo per riconoscere i segnali di pericolo;
2) "Ristrutturazione cognitiva" per identificare e modificare i pensieri distorti (“È colpa mia se si arrabbia”, “Non valgo nulla”) e per sostituirli con convinzioni più realistiche e compassionevoli (“Ho diritto al rispetto e alla libertà”);
3) "Esposizione graduale" per affrontare situazioni evitate (es. contattare amici, uscire da sola) in modo sicuro e progressivo per riprendere autonomia;
4) "Tecniche di grounding" per gestire ansia e dissociazione, tramite respirazione consapevole e radicamento sensoriale;
5) "Piano di prevenzione" per
Preparare strategie concrete per proteggersi in caso di escalation di violenza;
6) "Training di potenziamento dell’autoefficacia" per sviluppare capacità di assertività.

Indirizzo

Mazzini 85
Potenza
85100

Orario di apertura

Lunedì 09:30 - 13:30
16:00 - 20:00
Martedì 09:30 - 13:30
16:00 - 20:00
Mercoledì 09:30 - 13:30
16:00 - 20:00
Giovedì 09:30 - 13:30
16:00 - 20:00
Venerdì 09:30 - 13:30
16:00 - 20:00
Sabato 09:30 - 13:30
16:00 - 19:30

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