Datemi Fiducia della Dott.ssa Alice Righetti

Datemi Fiducia della Dott.ssa Alice Righetti Studio della Dott.ssa Alice Righetti, Psicologa Infanzia e Adolescenza, Consulente Educativa

IN CRISI PER LA SCELTA DELLA SCUOLA SUPERIORE?Un percorso diverso dai soliti test attitudinali, che possono aiutare molt...
03/11/2025

IN CRISI PER LA SCELTA DELLA SCUOLA SUPERIORE?

Un percorso diverso dai soliti test attitudinali, che possono aiutare molto ma non sempre chiariscano cosa davvero piaccia.

Per fare una scelta consapevole, propongo un percorso di
orientamento con attività di ascolto corporeo, espressive e
mindfulness.

Dove: studio Datemi Fiducia® – Preganziol (TV)
Come: da 4 a 8 incontri individuali
Quando: nei mesi di Novembre e Dicembre 2025

Info e prenotazioni: 3409628159 info@datemifiducia.it

SAMHAIN: RICORDARE GLI ANTENATI E LE ANTENATE CON I BAMBINI.In questi giorni, da tradizione si ricordano i morti delle p...
30/10/2025

SAMHAIN: RICORDARE GLI ANTENATI E LE ANTENATE CON I BAMBINI.

In questi giorni, da tradizione si ricordano i morti delle proprie famiglie.

Quella che oggi è diventata una festa commerciale chiamata Halloween, in realtà ha origine molto antiche.

I celti la chiamavano Samhain, celebravano con riti e canti i mondi dello spirito e quello della materia che si incontrano da vicino.

Era un’occasione per ricordare i propri antenati e le proprie antenate, per celebrare chi non c’era più onorandolo.

Successivamente anche la religione cristiana ha ri-preso la celebrazione in questi giorni degli antenati, parlando di “giorno dei Santi” e “giorno dei morti”.

Che tu voglia celebrare questa ricorrenza secondo una tradizione o l’altra, in questi giorni può essere una buona idea cogliere l’occasione per onorare i morti delle proprie famiglie, quindi le proprie origini.

La morte nella nostra cultura è un tabù in generale e lo è ancora di più per i bambini.
Non se ne parla, quando se ne parla si usano frasi per edulcorare il tutto e si cerca di fare il prima possibile per cambiare argomento.

La consideriamo l’opposto della vita quando è una parte della vita (piuttosto il contrario della morte è la nascita).
In realtà i bambini sono molto più tranquilli di noi adulti su questo tema.

Magari non hanno le parole per parlarne come noi vorremmo ma sentono cosa sia la morte, ne hanno una conoscenza archetipica e irrazionale.
E nascondere loro il fatto che esista, seppur in buona fede, rischia di non rispettare il loro sentire.

Come fare diventare questa ricorrenza un momento di condivisione con i propri figli?

Riunirsi tutti insieme, bimbi compresi, magari davanti ad una buona bevanda calda e a qualche cibo di stagione, per scambiarsi racconti, esperienze, memorie ricordando chi non c’è più è quanto di più bello si possa fare per ringraziare coloro che hanno camminato su questa terra prima di noi.

Uomini e donne che, con la loro vita, hanno permesso che fossimo vivi anche noi, ora.

Ps. Perchè non cogliere l’occasione per guardare un cartone animato a tema bello come “Coco”?
Io lo farò sicuramente, come ogni anno 😊

Dott.ssa Alice Righetti
Psicologa esperta in Play Therapy®️
Consulente educativa
Tutor dell’apprendimento
Formatrice

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Quante volte i bambini nella Play Room mi vogliono morta.E se non muoio come vogliono loro, mi invitano a “morire bene” ...
29/10/2025

Quante volte i bambini nella Play Room mi vogliono morta.
E se non muoio come vogliono loro, mi invitano a “morire bene” e ad inscenare di nuovo la morte.

Ci sono sessioni di CCPT in cui è un continuo combattere e morire e rialzarsi e morire di nuovo.
Nei modi più fantasiosi: lotte, veleni, animali mostruosi, alieni, virus (in questo periodo poi...).

I colleghi che utilizzano la Play Therapy lo sanno bene.

La Play Room è -anche- un luogo sicuro in cui rabbia e aggressività possono manifestarsi ed essere accolte senza giudizio.

Se un bambino fa questo, non è che mi odia.
Se lo fa con la mamma e con il papà, non è che non li rispetta o che li vorrebbe morti davvero.

Quello che esce è un tema, ad esempio di aggressività, che ha bisogno di trovare voce.
Di trovare spazio.
Lasciare che trovi spazio è già di per sè terapeutico.

Ai genitori in ascolto, in questi casi è una buona idea:

✅Non prenderla sul personale (non è che allora avete sbagliato qualcosa o vostri figlio vi odia o vi vuole sfidare)
✅Evitare di punire (ma come ti permetti, vai in camera tua)
✅Evitare di giudicare e censurare il gioco (non si dicono queste cose alla mamma: sei cattivo!)
✅Dire e/o fare cose per far vivere delle conseguenze (adesso il papà piange perché gli hai detto queste brutte parole).
✅Evitare di rendere il il gioco un momento di “insegnamento” verbale, con una “morale” : (“non puoi fare sempre morire la mamma, a volte devi perdere anche tu”).

Morite (per finta) e basta 😂😅
State al gioco.

Tanto vostro figlio non vi lascerà lì giacenti... vi farà risorgere e continuerete a giocare.

E continuerà a volervi bene.

Nei percorsi di play therapy che svolgo, propongo sempre suggerimenti pratici e personalizzati ai genitori, così da rendere il gioco a casa una parte del percorso terapeutico a tutti gli effetti, facendo si che diventi più divertente e soprattutto più efficace, in base a ciò che emerge durante le sessioni con il bambino.

Ogni percorso di play therapy è un lavoro di squadra che inizia nella stanza dei giochi ma non si esaurisce lì.

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Il 15 ottobre è il giorno in cui si ricordano i bambini non nati.Nel mio studio, in fase di primo colloquio, chiedo semp...
15/10/2025

Il 15 ottobre è il giorno in cui si ricordano i bambini non nati.

Nel mio studio, in fase di primo colloquio, chiedo sempre se ci siano bambini non nati.

Di frequente accompagno i genitori a prendere atto di quella che è la realtà: un bambino non nato, o meglio nato morto, qualsiasi sia la settimana in cui questo è accaduto, è a tutti gli effetti un fratello o una sorella dei figli nati vivi.

Va ricordato.

Semplicemente prendendo atto di questo, ergo della realtà.
Molte volte, i genitori mi riferiscono di sentirsi liberati nel momento in cui faccio presente questo.
Specie in caso di aborti alle prime settimane, non si sentivano legittimati a vedere la realtà.

Un bambino di qualche settimana non è “solo un grumo di sangue” o “un grumo di cellule”, per dire la cosa che mi è stata riferita più di frequente essere stata detta dal personale sanitario.

Prendere atto di questo aiuta i genitori e aiuta i fratelli e le sorelle rimasti.

Non di rado, quando il bambino per cui i genitori mi hanno contattata riceve questa comunicazione (molto utili, come supporto, i libri per bambini di ), il malessere per cui erano arrivati in consulenza cessa del tutto o diminuisce significativamente.

Non di rado, prima di ve**re da me, i genitori mi riferiscono di aver visto elementi di vario genere che hanno fatto tornare alla memoria questo fatto.

Nulla accade a caso.

Chi viene escluso, rischia di dover essere ricordato da chi resta. Il dolore che non si sono permessi di vivere mamma e papà, rischia di passare ai figli.
Dirsi la verità, e dirla a chi resta, è un regalo che porta serenità. Anche tra le lacrime che, finalmente, ci si permette di lasciar fluire.

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Quando una famiglia si affida a me per aiutare il proprio figlio o la propria figlia con una situazione di cui sopra, ch...
28/08/2025

Quando una famiglia si affida a me per aiutare il proprio figlio o la propria figlia con una situazione di cui sopra, che usi la Play Therapy o altri strumenti espressivi (la scelta varia in base all’età e ad altri elementi pienamente soggettivi: nessuna terapia è uguale ad un’altra nel mio studio ma viene cucita in modo sartoriale),

avviso sempre che, se la terapia starà proseguendo bene, ce ne accorgeremo in prima istanza da una cosa: inizierà a ti**re fuori molto, ad arrabbiarsi.

Ad esprimere quello che ha tenuto dentro.

E per imparare a ti**re fuori le proprie emozioni in modo funzionale, occorre prima tirarle fuori in modo meno funzionale.

È un passaggio.
Ed è inevitabile.

Sennò sarebbe come pensare di laurearsi senza fare le scuole superiori. Non si può.

Ovviamente, non lavoro mai solo con il bambino ma con l’intero sistema familiare.
Quindi questo passaggio spetta molto spesso anche ai genitori.
A volte emerge tanta rabbia trattenuta, di cui il figlio si è fatto almeno in parte portavoce.
Molto spesso emergono altre emozioni, una su tutta il dolore.

Stare meglio è possibile. Stare BENE è possibile.

Bisogna però ricordarsi di cosa è realistico.
La guarigione non passa da un punto A ad un punto B in modo lineare.
L’apprendimento - perché la regolazione emotiva è apprendimento, non certo nozionistico bensì esperienziale- non è lineare.

Serve attraversare la tempesta prima di arrivare a riva.
La bella notizia è che si può fare.
Insieme.
Con gli strumenti più idonei per essere ben equipaggiati.

Alice Righetti
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Per chi volesse aiutare la mamma del piccolo Carlo.Il link è sicuro, non si tratta di una truffa. 💓
15/08/2025

Per chi volesse aiutare la mamma del piccolo Carlo.
Il link è sicuro, non si tratta di una truffa. 💓

Siamo un gruppo di amiche della mamma di Carlo, un dolcissimo bambino di … Rajae Aissat ha bisogno del tuo sostegno per ❤️Un aiuto per la mamma di Carlo❤️

“Doc, mi scusi se mi commuovo ma mia figlia finalmente mi ha detto: ‘papà, giochi con me?’ E ha anche voluto la portassi...
29/05/2025

“Doc, mi scusi se mi commuovo ma mia figlia finalmente mi ha detto: ‘papà, giochi con me?’ E ha anche voluto la portassi io all’asilo. Solo io.
Allora sono un bravo papà anche io”.

Questa frase nelle ultime settimane l’ho sentita più volte, in più forme ma con lo stesso sunto: figli che accedono, finalmente, al papà.

I papà della nuova generazione hanno un compito difficilissimo.
Vogliono fare i papà, non “solo” essere padri biologicamente.
Vogliono dare dolcezza, affetto, presenza.
Ma non sanno come fare.

Vengono da generazioni di antenati che hanno avuto una storia di durezza, di pressioni sociali per cui certe cose sono da femmine (in senso dispregiativo), e gli uomini che sono anche dolci con i figli non vanno bene.

“I bambini vanno lasciati piangere, così diventano forti”.

Da storie di emozioni represse, che piangere non è virile.

“Fai l’uomo!”

E le loro mogli vengono da altrettante storie.
Antenate che non si sono potute fidare dei loro uomini.
Abbandonate, tradite.
Lasciate sole a crescere i figli, usate come forni e poi mollate lì.

Non è una colpa.
Ognuno fa quel che può.

Solo che poi arriva il momento di cambiare rotta.
E ci si prova, ma qualcosa di più grande di sè non da’ scampo.

Da dove partire?
Dal riconoscere, insieme, ciò c’è.
Dal riconoscere che un uomo farà il papà in modo diverso da come la mamma fa la mamma, perché… non è un mammo.
E “diverso” non vuol dire “sbagliato”.
Anzi!

Dal gioco.
Dal giocare con modalità specifiche con i propri figli.

E poi le cose accadono.
Le catene si liberano, i figli si fidano e sbloccano risorse che solo l’accedere al cuore di entrambi i genitori fa accadere.

C’è tanta forza nel permettersi di essere fragili.
C’è tanta forza nel concedersi di essere sostenute.

Quanta bellezza… 💓

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Ritorna il Corso di Qualificazione di Associazione Genitorialità avente come referenti Elisa Benzi - il tempo migliore d...
17/01/2025

Ritorna il Corso di Qualificazione di Associazione Genitorialità avente come referenti Elisa Benzi - il tempo migliore della nostra vita ed io.

📚Un percorso di qualificazione per un lavoro spesso sottovalutato che ha, invece, grande importanza.
Soprattutto in questo periodo storico.📚

Il corso sarà ONLINE e sarà possibile partecipare da qualsiasi parte d’Italia.

Le lezioni, come nelle precedenti edizioni, saranno tenute da noi e da vari docenti esperti nel tema della lezione specifica.

Solo le selezioni entro il 3 febbraio permetteranno di iscriversi con tariffa agevolata.

Tutte le altre info nel post👇🏻

🎯 QUALIFICARSI PER DIVENTARE TUTOR DELL'APPRENDIMENTO 📚

Da diversi anni Associazione Genitorialità qualifica professionisti che affiancano famiglie e studenti nel percorso di studio, aiutando bambini e ragazzi a sviluppare autonomia e metodo.
Il nostro percorso formativo include:

🤝 Colloquio conoscitivo iniziale
🖥 8 lezioni multidisciplinari di gruppo online
🧑🏼‍🏫 Tirocinio pratico
📝 Esame finale
👩🏻‍🏫 Supervisioni periodiche post qualifica

💡 Perché scegliere una formazione completa? Perché l'apprendimento richiede tempo e consapevolezza.

Mentre proliferano corsi brevi di 3-4 ore, crediamo che per strutturare reali competenze sia necessario un percorso articolato.

Chi desidera aiutare altri ad apprendere riuscirà più efficacemente se investe iin una propria qualificazione approfondita. Sappiamo che la superficialità nella preparazione rischia di compromettere l'efficacia del supporto offerto a bambini e ragazzi.

POSTI LIMITATI

costo del corso:
- 449 € per chi partecipa alle selezioni fino al 3 febbraio 2025;
- 560 € per le iscrizioni successive.

Il corso partirà Sabato 1 marzo 2025 e durerà fino a maggio 2025.
Possibile rateizzazione del pagamento.

🌏 Corso ONLINE Nazionale: puoi partecipare al nostro percorso ovunque tu sia, veniamo noi da te!
📲 Per informazioni e iscrizioni al corso, visita questo link: https://forms.gle/coefVXBhfpoAWb2m6

Contatti: apprendimento@genitorialita.it, 3403000768

Ringrazio  per avermi mandato un post di una nota realtà pediatrica, in cui si afferma che ai bambini gli abbracci piacc...
23/12/2024

Ringrazio per avermi mandato un post di una nota realtà pediatrica, in cui si afferma che ai bambini gli abbracci piacciano a prescindere e, anche qualora sembrassero non desiderarli, per loro è un bene riceverli e va bene forzarli in tal senso.

NO.

È sbagliato. E anche grave, detto da dei professionisti.

Un bambino, per quanto non sia ancora un adulto, è GIÀ una persona.

E se manifesta, magari non con le parole ma anche “solo” con i comportamenti, di non volere un abbraccio… non è che non sappia decidere. O che non sappia cosa voglia.
Non è che sia stupido e allora vada forzato.

Un bambino già da molto piccolo sa sentire se un abbraccio sia gradito o meno in un dato momento.

E se non è gradito… è giusto lasciare che lo esprima.

A volte confondiamo l’ “essere educati” con un’obbedienza cieca.

Che senso ha parlare- giustamente- dell’importanza di far rispettare i propri confini e di rispettare quelli altrui da adulti, quando poi non si permette ai bambini di farne esperienza, partendo dal sentire del loro corpo, fin da piccoli?

Pensiamo forse che un adulto si svegli una bella mattina con la capacità di sentire, legittimare e far rispettare i propri sani confini o, forse, che ci arrivi attraverso l’esperienza?

Avere la possibilità di essere rispettati già da piccoli fa bene a sè e anche agli altri, perché un bambino autenticamente rispettato difficilmente diventerà un adulto che non rispetterà.

In questi giorni di festa con i parenti, questo tema può essere particolarmente sentito.
Quello che ho suggerito negli anni ai genitori passati nel mio studio che mi han chiesto consigli in merito,essendo sensibili a questo tema,è di preparare i parenti, ad es dicendo: “Stiamo insegnando a Stefano a rispettare il suo corpo. Non vogliamo forzarlo a dare baci e abbracci qualora non volesse. Possiamo trovare un altro modo per i saluti, però”.

Se non si è riusciti ad anticipare prima e, come adulti, davanti al figlio che non vuole l’abbraccio della zia, ci si sente in difficoltà, si può dire qualcosa tipo: “Zia,mi sa che Marta non ha voglia di abbracci ora,possiamo trovare un altro modo per salutarci”. (Continua nei commenti)

Nel mio studio, in fase di primo colloquio, chiedo sempre se ci siano bambini non nati.Di frequente accompagno i genitor...
18/10/2024

Nel mio studio, in fase di primo colloquio, chiedo sempre se ci siano bambini non nati.

Di frequente accompagno i genitori a prendere atto di quella che è la realtà: un bambino non nato, o meglio nato morto, qualsiasi sia la settimana in cui questo è accaduto, è a tutti gli effetti un fratello o una sorella dei figli nati vivi.

Va ricordato.

Semplicemente prendendo atto di questo, ergo della realtà.
Molte volte, i genitori mi riferiscono di sentirsi liberati nel momento in cui faccio presente questo.
Specie in caso di aborti alle prime settimane, non si sentivano legittimati a vedere la realtà.

Un bambino di qualche settimana non è “solo un grumo di sangue” o “un grumo di cellule”, per dire la cosa che mi è stata riferita più di frequente essere stata detta dal personale sanitario.

Prendere atto di questo aiuta i genitori e aiuta i fratelli e le sorelle rimasti.

Non di rado, quando il bambino per cui i genitori mi hanno contattata riceve questa comunicazione (molto utili, come supporto, i libri per bambini di ), il malessere per cui erano arrivati in consulenza cessa del tutto o diminuisce significativamente.

Non di rado, prima di ve**re da me, i genitori mi riferiscono di aver visto elementi di vario genere che hanno fatto tornare alla memoria questo fatto.

Nulla accade a caso.

Chi viene escluso, rischia di dover essere ricordato da chi resta. Il dolore che non si sono permessi di vivere mamma e papà, rischia di passare ai figli.
Dirsi la verità, e dirla a chi resta, è un regalo che porta serenità. Anche tra le lacrime che, finalmente, ci si permette di lasciar fluire.

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Nel mio lavoro lo vedo ogni giorno: i bambini sono sempre più impegnati.Giornate di tempo pieno fin dall’asilo, poi spor...
10/09/2024

Nel mio lavoro lo vedo ogni giorno: i bambini sono sempre più impegnati.
Giornate di tempo pieno fin dall’asilo, poi sport almeno due volte a settimana, magari anche nel week end.
Compiti per i più grandi, catechismo, attività di vario tipo.
Il tempo per l’ozio è ridotto al minimo.
Spesso non c’è.

Ma quando lo stress è troppo, arrivano i sintomi.

Che ce ne rendiamo conto o meno, come adulti tendiamo a riempire ogni spazio libero per non stare nel vuoto.
E insegniamo ai bambini a farlo fin da piccoli.

Siamo in una società difficile, dove il sostegno alle famiglie è pochissimo, ma lavorando con le famiglie ho notato che, molto spesso, almeno 1/3 dell’agenda agenda si può rivedere, se si ridefiniscono le priorità.

Oziare insegna tante cose.
Una su tutta: stare nelle emozioni.
Stare con quel che c’è.
Riempirlo col gioco libero, semmai.
Con quello che ad un bambino va di fare, non quello che deve.
Con il piacere e non solo con i doveri.

Siamo noi adulti che facciamo fatica ad accompagnare i bambini, che siano i propri figli o i bimbi con cui si lavora, perché nelle nostre emozioni ci stiamo poco e male.

Siamo disabituati a sentire i nostri, di bisogni, e sentire i bambini che li esprimono ci fa stare male: non sappiamo cosa farci.

Se non si rallenta, a volte arrivano i sintomi più disparati a dire: “Almeno così ci fermiamo tutti. Se non ascoltate i miei bisogni con le buone lo farò dandovi fastidio, e non perché lo faccia apposta ma perché è l’unico modo per essere visto/ vista”.

Non c’è niente di male a ricalibrarsi andando avanti ma il mio consiglio è: prima di partire a bomba con gli impegni extrascolastici, chiedetevi se non si possa togliere qualcosa, invece di aggiungerla.

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Via Dei Sponcioni 9 A
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Perchè “Datemi Fiducia”?

Sono Alice Righetti, Psicologa iscritta all'Ordine degli Psicologi della regione Veneto n 10445.

Quando mi presento professionalmente mi piace dire che nasco educatrice, divento tutor dell’apprendimento e poi psicologa.

“Datemi fiducia" nasce dal desiderio di rivolgersi a tutti quei genitori e quei bambini che chiedono a noi operatori di aver fiducia nelle loro competenze, di dare valore alle loro risorse e di incoraggiarli e sostenerli nell'effettuare scelte consapevoli e autonome.