Lilith - L'Officina Del Benessere di Manuela Zen. Parafarmacia Erboristeria

Lilith - L'Officina Del Benessere di Manuela Zen. Parafarmacia Erboristeria Vendita di farmaci da banco, di automedicazione non soggetti a prescrizione medica, cosmetici

30/10/2025

Oggi, prendendo la parola in aula durante il dibattito sulla Riforma della giustizia, il senatore di Avs Peppe De Cristofaro ha tenuto uno dei discorsi più lucidi e necessari sull’insopportabile vittimismo della destra e l’attacco sistematico nei confronti dei giudici da parte del governo Meloni, ultimo quello alla Corte dei Conti.

Da leggere e rileggere, e poi mettere in pratica.

“Questa riforma, signor Ministro, chiamiamola con il nome che si merita, è una vendetta politica
Voi siete ossessionati da quelle che chiamate le ‘toghe rosse’.
Basta vedere quello che sta accadendo nelle ultime settimane, ma anche quanto sta accadendo questa mattina.

Pensavo che la vostra principale ossessione riguardasse la magistratura ordinaria. È da una trentina d'anni che dentro queste Aule parlamentari si sente questa continua litania.

Qualche mese fa, poi, abbiamo scoperto che l'ossessione si è spostata anche alla magistratura internazionale: quindi non più semplicemente le toghe rosse in Italia, ma le toghe rosse in tutto il mondo, perché l'ossessione è diventata anche quella contro la Corte penale internazionale. Ma cosa vi aspettavate che facesse la Corte penale internazionale? Pensavate vi facesse un applauso quando avete liberato Almasri?

Questa mattina scopriamo che l'ossessione si sposta ancora: addirittura la magistratura contabile. L'avevamo però già visto, perché nelle ultime settimane, sotto traccia, in questo Parlamento state facendo avanzare una riforma che ha esattamente le caratteristiche di andare a ridimensionare anche la magistratura contabile.

Insomma, la magistratura ordinaria, la Corte penale internazionale, la magistratura contabile.

Signor Presidente, delle due l'una: o c'è un complotto internazionale che riguarda tutti i magistrati del mondo, che la notte si riuniscono su Zoom e dicono: ‘Come dobbiamo fare domani mattina a mettere in difficoltà il Governo Meloni?’, compresi i tribunali di Reggio Calabria e di Milano - e io penso onestamente che questo grande complotto internazionale non ci sia - oppure la vostra è una ossessione vittimista. È quella che avete manifestato in tutti questi anni, ed è purtroppo, oltre che un'ossessione vittimista, anche una precisa concezione della democrazia. Evidentemente non vi piace la democrazia così come disegnata dalla nostra Costituzione, quella che si fonda sul tema dell'equilibrio dei poteri. Proprio non vi piace.

Del resto, si è visto, perché quando arriva un campione della svolta autoritaria e della riforma della democrazia come Orbàn, lo accogliete con grande entusiasmo e con grande facilità.

Io non lo so se il referendum sarà a marzo, se sarà ad aprile, ma sono assolutamente convinto che la popolazione di questo Paese respingerà questo tentativo, perché vuole vivere in Italia e non in Ungheria.”

Non cambierei una parola.
Non sposterei una virgola.

29/10/2025

DANIEL
Daniel Schultz è una ragazza israeliana di 18 anni, condannata a una prima pena di 20 giorni di carcere militare per aver rifiutato l'arruolamento nel servizio militare obbligatorio.
"Il mio rifiuto non è un atto eroico. Non mi rifiuto perché credo che la mia azione individuale cambierà la realtà, e non credo che le mie scelte come israeliana meritino un'attenzione centrale nel dibattito sulla Liberazione Palestinese. Mi rifiuto perché è la cosa più Umana da fare. Di fronte a bambini morti di fame, interi villaggi sradicati con la violenza e civili mandati nei Campi di Tortura, non c'è altra scelta.
A Gaza, in Cisgiordania e nell'entroterra del '48, lo Stato di Israele e i suoi cittadini impongono un Regime da incubo al popolo palestinese, e l'opinione dominante israeliana è che ogni passo del genere abbia una 'necessità di sicurezza. Un Paese la cui sicurezza richiede lo sterminio di un altro popolo non ha diritto alla sicurezza.
Una società capace di queste azioni è malata. La società israeliana non ha alcuna possibilità di riabilitazione finché il Sionismo sarà il suo principio inscindibile."
Due giorni prima, decine di persone hanno preso parte a una manifestazione di solidarietà a sostegno di Schultz, organizzata da Mesarvot, la rete di obiettori di coscienza. Alcuni passanti hanno aggredito e insultato i manifestanti.
Daniel si unisce ad altri circa venti adolescenti israeliani che sono stati incarcerati per aver rifiutato di arruolarsi.
Tra di loro, Tal Mitnick ha scontato 185 giorni; Itamar Greenberg quasi 200; altri sono attualmente incarcerati.
Mesarvot ha affermato che l'esercito ha smesso di esentare chi si rifiuta dopo centoventi giorni di carcere.
"Inizialmente, pensavo che avrei ottenuto un'esenzione per pacifismo o ragioni psicologiche. Ma col passare del tempo mi sono resa conto che la scelta di non arruolarmi è intrinsecamente politica e porta con sé una dichiarazione politica. Quindi non posso farlo in silenzio e fingere che l'intero sistema vada bene e che il problema sia io. La mia affermazione è che il problema è il Sistema e che scelgo di non arruolarmi.
Ho amici di scuola le cui intere famiglie sono state Sterminate in una notte a Gaza. Quel dolore e quello shock sono insopportabili.
I miei familiari non sono molto d'accordo con me. È difficile per loro la mia esposizione pubblica a seguito del rifiuto di arruolarmi, ma alla fine mi amano e mi sostengono. Non sento che siano arrabbiati con me o che pensino che non dovrei farlo, e questo mi rafforza.
La maggior parte delle persone intorno a me, la maggior parte dei miei amici, appartengono alla stessa cerchia di sinistra radicale. Il mio compagno è appena uscito di prigione per essersi rifiutato di arruolarsi ad agosto; sento un sostegno enorme e inequivocabile.
Credo che il messaggio più chiaro che posso inviare alla società israeliana attraverso il mio rifiuto è che arruolarsi è sempre una scelta. Molte persone vivono con la percezione che sia qualcosa che ci capita e basta: compi 18 anni, ricevi la chiamata alle armi, una situazione passiva. Ma c'è sempre una scelta.
Conosco persone che non sostengono ciò che fa l'esercito, ma ritengono che l'arruolamento sia loro imposto. Il mio messaggio è che questo semplicemente non è vero. Se ti viene chiesto di fare qualcosa che va contro la tua morale, hai sempre il diritto di dire di no.
Spero che il mio rifiuto dia ai palestinesi un po' di speranza. Tuttavia, stiamo parlando di poche decine di persone che si sono rifiutate di arruolarsi su una schiera di decine di migliaia. Non è abbastanza. Ma se attraverso le mie azioni e le mie parole posso far sentire i palestinesi, soprattutto i miei amici di scuola, considerati, allora ho fatto la mia parte.
Sono terrorizzata, ma credo che con il mio rifiuto abbia guadagnato una piattaforma importante, una che altrimenti non avrei avuto. Parlo ebraico e mi rivolgo a un pubblico israeliano, esprimendo una posizione che non è rappresentata nei media israeliani. Sento il dovere di cogliere questa opportunità, di parlare a voce alta e dire ciò che penso, anche se è spaventoso. (...)."
Fonte: tratto da un articolo di "+ 972 Magazine"
Traduzione: "La Zona Grigia"

https://www.msn.com/it-it/salute/altro/il-disordine-influisce-negativamente-sul-cervello-e-aumenta-le-emozioni-negative/...
29/10/2025

https://www.msn.com/it-it/salute/altro/il-disordine-influisce-negativamente-sul-cervello-e-aumenta-le-emozioni-negative/vi-AA1NKxoQ?ocid=msedgntp&cvid=6901c6d409a54ddb8ff6f8e066a2be0d&ei=37

La sensazione di organizzare la casa e concludere le attività porta sollievo e soddisfazione, ma il disordine può influire negativamente sul cervello. Una ricerca dell'Università del Connecticut mostra che il caos quotidiano esaurisce le risorse cognitive, rende difficile la concentrazione e gene...

https://www.msn.com/it-it/salute/altro/perch%C3%A9-alcune-donne-evitano-i-complimenti-il-motivo-%C3%A8-pi%C3%B9-semplice...
28/10/2025

https://www.msn.com/it-it/salute/altro/perch%C3%A9-alcune-donne-evitano-i-complimenti-il-motivo-%C3%A8-pi%C3%B9-semplice-di-quanto-sembri/ar-AA1Pghd4?ocid=msedgntp&cvid=690076d36f87430e898bb8de8243f290&ei=24

Ricevere un complimento può sembrare banale, persino piacevole. Tuttavia, molte donne fanno fatica ad accettarlo senza sentirsi a disagio. Distogliere lo sguardo, ridere imbarazzate o persino cambiare rapidamente argomento: queste reazioni sono più comuni di quanto si possa pensare. Dietro questo ...

25/10/2025
24/10/2025

FRATELLI DI MARCHETTE

Marchette anonime
E sempre della serie, il diavolo si nasconde nei dettagli, mi informano che nella legge di Bilancio ci sono 250 milioni di euro figli di madre ignota e destinazione sconosciuta.

Vado a leggere:

“Istituzione di un fondo da 250 milioni volto al riconoscimento di contributi a soggetti privati finalizzati alla realizzazione di interventi specificamente volti alla riduzione dell'esposizione ai rischi”.

Elementare Whatson, direbbe Sherlock Holms, il termine "soggetti privati" ci porta a pensare a quella che, in gergo, noi chiamiamo marchetta politica. La solita mancetta agli amici insomma, a cui bisogna ridurre "l'esposizione ai rischi". Che vuol dire tutto e niente. L'amico in questione potrebbe passare alla cassa perché teme che una tempesta di asteroidi si abbatta sulla sua fabrichetta. Oppure chissà, perché qualche consulente amico di Chigi si deve ristrutturare l'attichetto a Prati che, porello, ci piove dentro.

Sempre soldi nostri.

Ne avevamo viste di porcate da parte di questo governo, ma le marchette anonime ancora no.

Blog di Stelle e dintorni di Roberta Labonia

Forse vespa non è cittadino di quell'Italia che agisce e pensa in maniera onesta.Forse vespa è cittadino di quell'Italia...
23/10/2025

Forse vespa non è cittadino di quell'Italia che agisce e pensa in maniera onesta.
Forse vespa è cittadino di quell'Italia che ha l'abitudine di sparlare in malafede di tutto ciò che ignora

Caro Bruno Vespa,
innanzitutto vorrei farle notare che il signor “Alvarez” citato nel suo tweet non esiste – il tennista che gioca per la Spagna e merita il suo “onore” si chiama Alcaraz. E già da qui qualcosa mi suggerisce che, forse, il tennis non è proprio il suo forte.

Ecco dunque perché mi permetto di offrirle un breve riepilogo dei motivi per cui gli italiani tifano così tanto Sinner.

Punto primo, non dimentichiamo l’ovvio: è italiano. Non è che se nasci in una regione bilingue, vicino al confine, lo sei un po’ meno.

E poi le dico subito anche un piccolissimo particolare che, con ogni probabilità, le è sfuggito: il 10 giugno 2024 — glielo specifico, caro Vespa, perché forse era già in vacanza — Jannik Sinner è diventato il primo e unico tennista italiano nella storia a raggiungere la prima posizione del ranking ATP in singolare.
Capisce, caro Vespa, che si tratta di un dettaglio rilevante? Oltre ad aver dato lustro all'Italia, ha contribuito a modificare la mentalità di un Paese. Se oggi un bambino chiede una racchetta invece di un pallone, se le scuole tennis sono piene, è perché Jannik ha acceso una passione che in Italia non era mai stata così forte.

Come c’è riuscito? Be’, eccole qualche altro dato: Sinner vanta 21 titoli del circuito maggiore e, tra questi, spiccano l’Australian Open 2024 e 2025, l'US Open 2024 e Wimbledon 2025 — traguardi che nessun italiano prima di lui aveva mai raggiunto nel singolare maschile.

E poi c’è la Coppa Davis, quella che lei cita con tanto fervore patriottico. È proprio grazie a lui se l’Italia l’ha vinta due volte consecutive, nel 2023 e nel 2024, riportando a casa un trofeo che mancava da quasi cinquant’anni. È stato lui a trascinare la squadra, a ba***re i migliori del mondo nei momenti decisivi, a riscrivere la storia di un Paese che, grazie a lui, è tornato al vertice.

E veniamo alla decisione che tanto l’ha scandalizzata: Jannik ha comunicato che non parteciperà alla prossima edizione della Davis. Una scelta che si può discutere, certo, ma che – come dice anche un certo Paolo Bertolucci, che forse un pochino ne sa – va compresa.
Negli ultimi tempi Jannik ha attraversato un periodo complicatissimo, culminato anche con il ritiro al Masters 1000 di Shanghai solo qualche settimana fa. Lei che confonde Alcaraz con Alvarez forse non può saperlo, ma il tennis moderno è spietato, il calendario non lascia respiro, e Jannik — dopo due anni in cui ha dato tutto, anche alla nazionale — ha scelto di gestirsi per evitare di bruciarsi. È una decisione che non toglie nulla al suo amore per il tricolore.

Non segua l’esempio della stampa austriaca, che non perde occasione per punzecchiarlo e a cui Jannik proprio ieri ha risposto: “Io sono italiano e mi sento pienamente italiano.” Ecco, le basta?
La scelta di Jannik non c’entra nulla con il suo essere italiano: dimostra solo maturità, quella di saper dire “no” in un periodo per lui complicatissimo.

Perché Jannik, dopo tutto quello che ha passato, sta imparando a conoscere e proteggere meglio il suo corpo, per poter tornare là dove gli spetta: al numero uno del mondo.
E per continuare a dare lustro all’Italia, non con parole, ma con risultati.

A differenza di tanti.

In fede e in rappresentanza di chi tifa Jannik Sinner,
Massimiliano Caruso
(alias "Come sorridere in un mondo contorto")

22/10/2025

L’UOMO CHE DORME: LA STORIA DEL DETENUTO PAKISTANO DI REGINA COELI CHE IL MONDO HA DIMENTICATO.

Da mesi, all’interno di una cella del carcere di Regina Coeli, nel cuore di Roma, c’è un uomo che dorme.
Ha 28 anni, è pakistano, e il suo corpo vive — ma la sua mente sembra essersi spenta.
È sdraiato sul letto, immobile, gli occhi chiusi. Respira, deglutisce, si muove appena. Mangia e beve in modo meccanico, aiutato dagli infermieri.
Da mesi non parla, non reagisce, non si alza.
Né la luce del giorno, né le voci del corridoio, né i richiami dei medici sembrano raggiungerlo.

Per chi lo assiste, è “il simulatore”.
Così viene chiamato dai compagni di reparto, dal personale, da chi ormai non sa più come interpretare il mistero della sua condizione.
Ma chi lo ha visto da vicino — come Susanna Marietti, coordinatrice nazionale dell’associazione Antigone, che ha raccontato la sua storia sul Fatto Quotidiano — sa che la parola “simulatore” non basta, e forse è anche un’offesa.

“Dormiva. O comunque era sdraiato sul letto, a occhi chiusi e immobile”, scrive Marietti.
“L’infermiere mi ha spiegato che dorme sempre. Gli svuota il catetere, gli cambia il pannolone, gli infila un po’ di cibo liquido in bocca. Il ragazzo deglutisce in maniera meccanica. Da mesi”.

Ricoverato più volte all’ospedale Sandro Pertini, visitato da medici e specialisti, non ha mai mostrato segni di malattie organiche.
Nessuna diagnosi, nessuna certezza.
Solo un corpo che dorme, e un sistema che — impotente — lo lascia dormire.

“Hai cambiato il pannolone al simulatore?”, “Va pulita la cella del simulatore”.
Così, giorno dopo giorno, l’uomo che dorme diventa parte dell’arredamento del carcere, una presenza fantasma che nessuno sa come gestire.

⸻ COMMENTO: L’UOMO CHE DORME E LA COSCIENZA DI UN PAESE

C’è qualcosa di profondamente inquietante nella storia di quest’uomo.
Non tanto nel suo misterioso sonno, quanto nel fatto che nessuno sembri più interrogarsi sul significato umano di ciò che accade.

Un detenuto di 28 anni vive in una condizione di “morte apparente” da mesi, in una cella del centro di Roma, e lo Stato — con tutta la sua burocrazia e la sua scienza — non sa che fare.
Lo osserva, lo registra, lo definisce “simulatore”, e poi prosegue.
Come se fosse normale che un corpo umano resti immobile, nutrito a forza, prigioniero due volte: del carcere e dell’indifferenza.

Susanna Marietti ha ragione quando scrive che la colpa non è di nessuno in particolare.
Ma è di tutti, insieme.
Perché in un Paese che tollera che un uomo resti in quelle condizioni senza risposte, qualcosa di profondo si è rotto: l’idea stessa di dignità, di attenzione, di cura.

Che cosa ci dice questo corpo che dorme?
Forse che l’abbandono è la più grande violenza che una società possa infliggere.
Forse che dietro ogni “caso anomalo” c’è una storia di dolore, di solitudine, di traumi che la giustizia penale non sa né leggere né curare.

La definizione di “simulatore” è la sintesi più crudele di questa cecità: ridurre un essere umano a una categoria, a un’etichetta amministrativa, perché comprenderlo costa troppo.
Ma non si può “simulare” la morte dell’anima per mesi.
Non si può fingere di essere assenti dal mondo, se non lo si è davvero, dentro.

E allora l’uomo che dorme diventa una metafora potente del nostro tempo: una società che chiude gli occhi di fronte al dolore, un sistema penitenziario che si limita a custodire corpi invece di curare persone.

Forse un giorno, quel ragazzo si sveglierà.
Forse no.
Ma il suo sonno resterà come un atto d’accusa silenzioso contro un Paese che, pur di non sentire, preferisce addormentarsi anche lui.

In fondo, in ogni carcere, in ogni strada, in ogni istituzione, ci sono uomini e donne che dormono.
Non nei letti, ma nelle coscienze degli altri.

Indirizzo

Via Stazione, 17
Quarto D'Altino
30020

Orario di apertura

Lunedì 08:30 - 12:30
15:30 - 19:30
Martedì 08:30 - 12:30
15:30 - 19:30
Mercoledì 08:30 - 12:30
15:30 - 19:30
Giovedì 08:30 - 12:30
15:30 - 19:30
Venerdì 08:30 - 12:30
15:30 - 19:30
Sabato 08:30 - 12:30
15:30 - 19:30

Telefono

+390422825350

Sito Web

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