04/11/2025
Lo sforzo di stare bene a tutti i costi è il nuovo stress spirituale!
Spesso sento persone che vengono a trovarmi in studio dirmi:
“E' un periodo difficile ma non voglio pensarci, devo tenere le energie alte.”
Oppure:
“Devo restare positiva, non voglio abbassare la mia energia.”
O ancora:
“Non voglio abbassare la mia energia parlando di cose pesanti.”
E dentro di me penso:
“eccole, che cercano la pace… scappando da se stesse."
Una delle trappole più eleganti della mente: chiamare evoluzione ciò che è solo fuga dal sentire.
Ed è proprio qui che nasce l’inganno.
Perché questa idea di dover restare sempre “su”, luminose e positive, è solo una nuova forma di repressione spirituale, quel tentativo di tenere tutto “in ordine” anche dentro di sé.
Sembra evoluzione, ma in realtà ti scollega da te e ti tiene bloccata nella tua comfort zone.
Quando cerchi di “tenere alta l’energia”, lo fai a partire dalla testa.
È la mente che ti convince che devi stare bene e allora ti butti in pratiche, corsi, respirazioni, yoga, meditazioni, rituali di luna piena…
Tutto bellissimo, eh. Ma se l’intento è controllare invece di ascoltare, sei ancora lì: nella mente.
È un atto di controllo, non di presenza.
Il corpo, intanto, resta lì con la sua tristezza, la sua paura, la sua rabbia…
ospiti momentanee che chiedono solo di essere accolte e ascoltate, prima di andarsene da sole.
Ma in nome della “buona energia” impari a passare sopra a ciò che senti, come se non contasse davvero.
E piano piano ti abitui a desiderare di essere altrove, invece che presente a ciò che c’è e succede.
E sia chiaro: non sono contrario allo stare bene!
Trovo inutile, fin anche controproducente, fingere di stare bene quando, dentro, si muovono emozioni in un’altra direzione.
Perché quella non è serenità, è solo tensione travestita da luce (con tanto di filtro Instagram).
Il paradosso è che più cerchi di “stare alta”, più ti scolleghi.
Perché nessuna emozione è sbagliata: ognuna porta un messaggio, una direzione, un movimento.
Forzarla a sparire non è spiritualità, è resistenza travestita da luce.
E poi, tecnicamente, il corpo non è una lampadina da tenere accesa:
il sistema nervoso funziona a onde, alterna attivazione e quiete.
Se cerchi di restare sempre “alta”, entri in iperattivazione.
E finisci per chiamare “energia” quello che in realtà è solo stress travestito bene.
Vivere un’esperienza spirituale non significa restare sempre luminose o sforzarsi di star bene, ma connettersi con la parte più profonda di sé: quella che sa attraversare tutto — le onde, le maree, il buio e la luce — accogliendo anche ciò che non piace, senza doverlo cambiare subito.
La vera energia alta non si forza.
Accade quando smetti di resistere, di fingere.
Quando torni nel corpo, nel respiro.
Quando resti presente e ascolti, anche se fa male…
Quando ti permetti di essere umana, vulnerabile, intera, vera.
Non serve “tenere alte le energie”.
Serve esserci, accoglierle e attraversarle anche quando scendono. Perché quando smetti di controllare e cominci ad ascoltare,
l’energia risale da sola, più vera, più tua.
È lì che la spiritualità ritrova senso e la pratica diventa viva:
quando smetti di cercare la luce e impari ad abitare anche l’ombra. In fondo, anche lì, nell’ombra, sei sempre a casa tua.
Diego Pedrazzoli