29/07/2022
Sto valutando se aderire o meno al progetto “Bonus Psicologo” ed anche se l’iniziativa sarebbe ideologicamente positiva perché offre ed incentiva, probabilmente per la prima volta, l’accesso a percorsi psicoterapeutici, non posso ignorare alcune criticità.
⚖️ Innanzitutto, i criteri che i cittadini che ne faranno richiesta devono possedere: “depressione, ansia, stress e fragilità psicologica a causa dell’emergenza pandemica e della conseguente crisi socio-economica”. Serve una diagnosi differenziale e, se i sintomi che portano al percorso psicoterapeutico erano presenti anche prima della pandemia, il bonus non andrebbe proprio richiesto, altrimenti è un falso in atto pubblico. Ovviamente questo criterio di accesso non è applicabile e credo che chiunque farà domanda. La questione è seria, a mio avviso non secondaria: erogando cure con risorse pubbliche, le condizioni di accesso andrebbero rispettate.
🚨 Inoltre, l’idea che il ricorso alla psicoterapia abbia esclusivamente una natura emergenziale. A mio avviso, per il mio modo di intendere e lavorare con le persone, l’intervento psicoterapeutico fa proprio il contrario. In emergenza si mette una pezza, stabilizzati i cosiddetti “sintomi” (ciò che la persona sente e vive come un disturbo in quel momento) si va a lavorare sulla storia della persona per poter elaborare e trasformare ciò che ha condotto a quei segnali esteriori di malessere. Il messaggio per cui la psicoterapia serva solo quando c’è una crisi, potrebbe implicare che in assenza di crisi non serva più.
💬 Infine, da libera professionista, non posso non pensare al fatto che ogni giorno ci metto tutto il mio impegno, la mia formazione e la mia professionalità per lavorare al meglio con le persone che si siedono fiduciose di fronte a me. Sono fortunata perché di una passione ho fatto il mio lavoro, un lavoro costruito, sudato, faticato e su cui investo molto in termini energetici ed economici. È il mio lavoro, appunto. E, in quanto tale, mi garantisce un reddito. Non è ancora chiaro come e quando i professionisti aderenti incasseranno il bonus dei pazienti beneficiari, e non è una questione trascurabile nella mia valutazione di adesione. Quel che è chiaro è che il paziente, nel contattare il professionista, fornirà il codice univoco assegnato dall’Inps. Verosimilmente, il professionista verificherà veridicità dell’informazione e ammontare dell’importo. A fine seduta, poi, emetterà fattura al beneficiario indicando il codice univoco ed inserirà la fattura nella piattaforma Inps. L’Inps, poi, comunicherà al beneficiario l’importo utilizzato e la quota residua del bonus, ed in tempi non specificati accrediterà la quota (di massimo 50,00€ per fattura) al professionista. Ma, appunto, quali saranno le tempistiche Inps? E per la quota residua in caso di fatture di importo maggiore come ci si dovrà regolare? Il paziente dovrà pagare la differenza contestualmente all’emissione della fattura?
ℹ️ È evidente che tutto questo iter burocratico, con i suoi tempi di svolgimento, sottrarranno del tempo al mio lavoro con le persone, e per poter prendere una decisione ben ponderata aspetterò di avere risposte più chiare e certe sui miei dubbi, per essere sicura di aderire ad un progetto che abbia un senso.