Dott. Francesco Cuzzocrea - Gestalt Counselor familiare e di coppia

Dott. Francesco Cuzzocrea - Gestalt Counselor familiare e di coppia Non è mai troppo tardi per prendersi cura della propria relazione di coppia
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È disponibile Attraverso il tuo cuore — un percorso gestaltico-cristiano pensato per le coppie, per chi accompagna le co...
03/12/2025

È disponibile Attraverso il tuo cuore — un percorso gestaltico-cristiano pensato per le coppie, per chi accompagna le coppie e per chi desidera comprendere, con maggiore profondità, la danza del contatto che sostiene ogni relazione.

Ogni capitolo intreccia:
– parola poetica
– frammenti di vita quotidiana
– chiave gestaltica
– risonanza spirituale
– domande per il dialogo
– esercizi corporei
– segni simbolici
– preghiere condivise

È un libro per chi sente che l’amore è ancora possibile, ma ha bisogno di una grammatica nuova per dirlo.

Un invito a incontrarsi davvero, là dove la vita accade.

➡️ Scheda del libro:
https://share.google/NNYF8QMCQ0FPHODzW

Che ogni relazione possa tornare a essere casa.

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QUANDO IL DOLORE CERCA TROPPO«La verità vi farà liberi»(Giovanni 8,32)Dopo un tradimento può accadere questo:non si ries...
02/12/2025

QUANDO IL DOLORE CERCA TROPPO

«La verità vi farà liberi»
(Giovanni 8,32)

Dopo un tradimento può accadere questo:
non si riesce più a smettere di guardare “dentro la serratura” della propria ferita.
Si cercano dettagli, particolari, ricostruzioni.
Si vuole sapere tutto, fino all’ultimo frammento.

È un bisogno comprensibile:
il tradimento spezza la fiducia,
e la mente cerca di ricostruire ciò che è crollato.
“Se so tutto, forse soffro meno”,
si dice chi è stato ferito.

Ma non è così.
I dettagli diventano immagini,
le immagini diventano fantasmi,
i fantasmi diventano prigioni.
Si finisce per stare con lo sguardo incastrato in una scena
che continua a ferire.

E nasce un’altra trappola:
la coppia si divide in ruoli fissi.
Uno diventa detective,
l’altro imputato.
Si indaga, ci si difende, si risponde, si controlla.
E l’amore, che è relazione tra due soggetti,
si trasforma in un processo a due ruoli.

In Gestalt diciamo che il dolore può spingere
a fissarsi sulla “figura sbagliata”:
la scena del tradimento,
invece del lavoro interiore da fare insieme.
La guarigione non nasce dal sapere tutto,
ma dal potersi incontrare di nuovo nel vero.

Chi ha tradito non è chiamato
a ricostruire la cronaca degli eventi,
ma a mostrare ciò che lo abita dentro:
il peso, il pentimento, il cambiamento possibile.

Chi è stato tradito non è chiamato
a raccogliere prove,
ma a ricevere la presenza emotiva dell’altro,
una presenza che permette
di non guardare più attraverso una serratura,
ma negli occhi della persona amata.

E per le coppie cristiane c’è un passaggio ulteriore, essenziale:
nessuna ferita profonda si ricompone
senza tornare al proprio Sacramento.
La guarigione diventa possibile
quando si lascia entrare Dio nel punto più fragile,
quando il perdono non nasce dallo sforzo,
ma dalla Grazia che rimette in piedi ciò che è crollato.

Perché il tradimento è una scena che lacera,
ma la verità — quella autentica, interiore, umile —
può ancora aprire la porta.
E permettere di ricominciare
non guardando dal buco della serratura,
ma camminando insieme,
alla luce.

RIEMPIRE QUEL VUOTO«Ti farò mia sposa per sempre»(Osea 2,21)Nelle coppie ferite dal tradimentola sofferenza non nasce so...
22/11/2025

RIEMPIRE QUEL VUOTO

«Ti farò mia sposa per sempre»
(Osea 2,21)

Nelle coppie ferite dal tradimento
la sofferenza non nasce solo da ciò che è accaduto,
ma da ciò che non si riesce più a vedere nell’altro.

Lei è lacerata, spiazzata, triste fino al midollo.
Non riesce a uscire dalla ferita
perché guarda l’uomo che ha davanti
e non capisce più chi è.
Non sa se lui soffre davvero,
se prova pentimento autentico,
se comprende la profondità del male commesso.
Il suo dolore aumenta perché l’altro è opaco.
Perché non riesce a leggere nulla sul suo volto,
né nelle sue parole,
né nei suoi silenzi.

Lui prova senso di colpa, vergogna, paura,
e un desiderio reale di riparare.
Lo sente tutto dentro.
Ma non riesce a farlo vedere.
Non riesce a portare la sua verità emotiva
fino al confine di contatto.
Si ferma prima.
Si trattiene.
Ha paura di ferire ancora,
di “contaminarla”,
come se la sua confessione interiore
potesse peggiorare le cose.

E così accade l’imprevedibile:
chi ha tradito soffre nel silenzio,
chi è stato tradito soffre nella cecità.
Due dolori diversi e incomunicabili.
Una distanza che non è fisica,
ma emotiva.

Esattamente come in questa immagine:
due ombre che stanno una di fronte all’altra
ma senza davvero toccarsi.
E in mezzo, una rosa:
un residuo d’amore che c’è ancora,
ma che non sa più come arrivare all’altro.

In senso gestaltico la vera ricostruzione
avviene solo quando la persona che ha ferito
riesce a mostrare — con parole, gesti, voce, emozioni, corpo e presenza —
il lavoro interno che lo abita:
il pentimento, il peso, il dolore, il desiderio di riparare.

Non per farsi assolvere,
ma per restituire all’altro la possibilità di “vederlo” di nuovo.

Chi tradisce deve arrivare al confine con la verità.
Chi è tradito può guarire solo se può leggere davvero
ciò che accade dentro l’altro.

Perché, in fondo,
nelle coppie spezzate dal tradimento
la distanza più devastante
non è quella del corpo,
ma quella del vuoto non detto.

La guarigione comincia
quando l’ombra dell’altro torna leggibile,
quando la verità non viene più trattenuta,
quando si osa incontrarsi
proprio lì, dove tutto ha fatto male.

LA TENUTA GIUSTA«Sopportatevi a vicenda e perdonatevi»(Colossesi 3,13)Una molletta ha un compito semplice:tenere insieme...
13/11/2025

LA TENUTA GIUSTA

«Sopportatevi a vicenda e perdonatevi»
(Colossesi 3,13)

Una molletta ha un compito semplice:
tenere insieme ciò che rischia di cadere.
Ma perché funzioni bene, deve trovare la giusta tensione:
se stringe troppo, spezza;
se stringe troppo poco, lascia andare.

Così è l’amore.

La coppia vive in un equilibrio sottile
tra forza e delicatezza,
tra vicinanza e rispetto dei confini,
tra il trattenere e il lasciare respirare.

Il contatto in senso gestaltico è tensione viva:
non fusione, non distanza,
ma la capacità di regolare quanto mi avvicino
e quanto mi allontano,
per creare uno spazio in cui entrambi possiamo restare.

Quando accompagno gli sposi e i fidanzati
vedo che molti conflitti nascono proprio qui:
dal “troppo” o dal “troppo poco”.
Troppa presa diventa controllo.
Troppo distacco diventa gelo.
La relazione allora si spezza o scivola via.

La sfida è la tenuta giusta:
quella che sostiene senza imprigionare,
che avvicina senza soffocare,
che custodisce senza possedere.

È un’arte, non una formula.
Un lavoro quotidiano di ascolto, di regolazione, di incontro.
Come questa piccola molletta trasformata in abbraccio:
due metà autonome
che trovano una forza comune
per restare unite senza perdere se stesse.

Perché l’amore maturo è questo:
saper stringere l’altro
senza mai spegnerlo.

QUANDO LA FERITA RIGENERA IL CUORE«Vi darò un cuore nuovo… toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carn...
06/11/2025

QUANDO LA FERITA RIGENERA IL CUORE

«Vi darò un cuore nuovo… toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.»
(Ezechiele 36,26)

Nelle coppie il cuore non si spezza mai tutto d’un colpo.
Prima si crepa.
Poi si secca.
Poi si indurisce.
E un giorno ci si accorge che non scorre più calore:
si parla, si abita insieme, si organizza… ma non si sente più.

La distanza non nasce dall’assenza di amore,
ma dall’eccesso di ferite non elaborate.
Il cuore non diventa pietra perché smette di amare,
ma perché non vuole più sanguinare.

In Gestalt diciamo che il contatto autentico non è mai possibile
se entrambi restano corazzati.
La coppia rinasce quando almeno uno dei due
sceglie di non rispondere con la stessa durezza,
ma di versare — per primo — una goccia di vita.

A volte il vero punto di svolta non è capire chi ha ragione,
ma chi ha il coraggio di tornare vulnerabile.
Chi smette di difendersi e sceglie di donarsi.
Chi rompe il ciclo del “ti do solo se mi dai”.

L’amore non guarisce perché perfetto,
ma perché qualcuno accetta di perdere un po’ di sé
perché l’altro torni a sentire.

Perché nelle coppie, come nei cuori,
la resurrezione comincia sempre da una ferita che non si chiude
ma che decide di amare ancora.

IL COFFEE BREAK DELL’AMORE«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’»(Marco 6,31)In un mond...
30/10/2025

IL COFFEE BREAK DELL’AMORE

«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’»
(Marco 6,31)

In un mondo che corre, l’amore rischia di diventare solo staffetta:
passaggi veloci, parole a metà, sguardi sfuggiti.
Eppure ogni relazione ha bisogno di pause,
di soste che non servono a fare, ma a respirare insieme.

Il lago tace, il sole sorge,
e quei due cuori di ceramica diventano promessa silenziosa:
ciò che scalda non è la bevanda,
ma la presenza reciproca.

In Gestalt diciamo che l’esperienza ha bisogno di integrazione.
Se non ti fermi mai, non assimili:
resti pieno di stimoli ma vuoto di senso.
Così è anche in coppia: senza pause,
l’amore si consuma come un motore sempre acceso.
Il “coffee break” diventa allora spazio di rielaborazione,
momento in cui ciò che si è vissuto prende forma,
e il legame ritrova sapore.

Il “qui e ora” della coppia non è spettacolare,
è fatto di mattini che ricominciano,
di mani che si sfiorano passando una tazza,
di sguardi che si dicono: “Ancora noi.”

Quando accompagno le coppie,
vedo che spesso non servono grandi strategie,
ma il coraggio di regalarsi tempo gratuito.
Un caffè senza fretta, una passeggiata senza meta,
un tramonto che non si fotografa ma si custodisce negli occhi.

Perché l’amore non cresce nella frenesia,
ma nelle pause che lo nutrono di respiro,
come due tazze che fumano accanto
mentre il sole ricomincia a sorgere.

🌿✨ Ode a Henri Caffarel ✨🌿Nella Chiesa del Novecento il suo nome è stato spesso pronunciato a bassa voce, come quello di...
27/10/2025

🌿✨ Ode a Henri Caffarel ✨🌿

Nella Chiesa del Novecento il suo nome è stato spesso pronunciato a bassa voce, come quello di un uomo nascosto. Eppure Henri Caffarel, fondatore delle Equipes Notre Dame, ha lasciato una traccia luminosa: ha insegnato che il matrimonio non è un peso da portare, ma un cammino di santità, un laboratorio vivo dello Spirito.

Se Laura Perls parlava del Sé vitale che crea nuove figure, Caffarel invitava le coppie al “dovere di sedersi”: fermarsi, guardarsi, parlarsi. In entrambi i casi, si tratta di riconoscere che la vita non è fissità ma incontro creativo, che la relazione non sopravvive ripetendo schemi, ma inventando sempre nuove forme.

Perls ricordava che “non hai un corpo, tu sei corpo”.
Caffarel ricordava agli sposi che l’amore passa attraverso i corpi, che la tenerezza è sacramentale, che la fedeltà si incarna nei gesti quotidiani.
La loro voce, così diversa eppure vicina, ci insegna che lo Spirito non parla solo nei dogmi o nelle teorie, ma nel respiro stesso dell’amore che si dona.

Come in Gestalt, anche in Caffarel l’essenziale è il contatto: non l’astrazione, non la colpa, ma la concretezza del qui e ora, la presenza dell’uno all’altro e di entrambi a Dio.

👉 Per questo, amare non significa restare imprigionati nel passato o attendere un premio nell’aldilà: significa lasciarsi ricreare dallo Spirito nell’oggi, accogliere la sofferenza come passaggio a nuove figure, scoprire che ogni crisi di coppia è anche possibilità di rinascita.

✨ Henri Caffarel, uomo del silenzio e del dialogo, ci ha insegnato che il matrimonio è un cammino di Gestalt spirituale: una continua creazione, in cui due diventano una cosa sola senza mai smettere di generare figure nuove di amore.

🎶🌿 Ode a Laura Perls 🌿🎶Nella memoria collettiva, il nome che risuona è quello di Fritz Perls, il genio brillante, capace...
27/10/2025

🎶🌿 Ode a Laura Perls 🌿🎶

Nella memoria collettiva, il nome che risuona è quello di Fritz Perls, il genio brillante, capace di provocazioni e intuizioni folgoranti. Ma c’è un volto meno conosciuto, una donna che ha dato alla Gestalt Therapy la sua anima più vitale e quotidiana: Laura Posner Perls.

Laura non solo co-fondò la Gestalt, ma le diede radici.
Fritz accendeva fuochi improvvisi; lei sapeva custodirli, trasformarli in luce e calore.
Se Fritz era il lampo, Laura era il respiro.

Fin da bambina, la sua vera scuola non fu tanto la psicoanalisi, ma la musica e la danza.
“Ho imparato a leggere le note prima ancora delle lettere”, ricordava. Suonava il pianoforte con sua madre, danzava i movimenti dell’euritmia: lì scoprì che la vita è ritmo, che il corpo è sostegno, che l’arte insegna ad ascoltare le pause tanto quanto i suoni.
Da questa esperienza portò nella terapia una sensibilità unica: il sentire che ogni incontro è musica, ogni relazione è danza.

Per lei la salute nasce dal Sé vitale, che crea nuove figure e lascia che le vecchie si dissolvano nello sfondo, pienamente assimilate. Non ci si blocca nel già vissuto, non ci si piega sotto colpa e paralisi: la vita è un continuo ricrearsi.

È la stessa logica del Vangelo.
La donna curva che non riusciva a stare dritta, il paralitico fermo sulla sua barella: figure bloccate, fissate nella sofferenza. Gesù non li consola soltanto: li rialza, li rimette in movimento. Lo Spirito Santo agisce così: libera, ricrea, rimette in danza la vita.

Laura Perls, con la sua musica e il suo passo leggero, ci ha insegnato che l’amore — e la terapia stessa — non sono fissità, ma movimento creativo.
E che amare, nella coppia come nella vita, significa osare ogni giorno una nuova figura, una nuova danza, una nuova armonia.

✨ Questa è la sua eredità nascosta ma preziosa: ricordarci che siamo chiamati non solo a sopravvivere, ma a vivere creativamente, partecipando al respiro stesso dello Spirito che rinnova la terra.

OLTRE IL MURO«Abbattendo il muro di separazione, per creare in se stesso un solo uomo nuovo»(Efesini 2,14-15)Ci sono mur...
22/10/2025

OLTRE IL MURO

«Abbattendo il muro di separazione, per creare in se stesso un solo uomo nuovo»
(Efesini 2,14-15)

Ci sono muri che non si vedono,
ma che si sentono nel cuore.
Muri fatti di silenzi, di parole non dette,
di ferite che non trovano voce.

Eppure basta una mano che si allunga,
un dito che cerca l’altro,
per ricordare che nessun muro è più forte
di un amore che vuole ancora toccarsi.

In Gestalt non ci interessa vedere innanzitutto il problema ma capire a chi giova e cosa lo mantiene.
Il muro è confine che può dividere,
ma può anche diventare il punto d’appoggio
dove due mani si cercano e si stringono.
Il confine, come il sintomo, non è nemico:
può essere spazio che custodisce la differenza
e al tempo stesso genera incontro.

Quando accompagno le coppie,
vedo che la crisi non è la fine,
ma può essere l'inizio di un nuovo adattamento creativo, il luogo in cui la mano dell’altro
può tornare a dire:
“Ci sono ancora. Nonostante il muro.”

Amare non significa non avere ostacoli,
ma avere il coraggio di attraversarli insieme.
Perché anche dietro i muri più duri
c’è sempre una fessura
da cui può passare la luce di un gesto,
la forza di una mano,
la promessa di un nuovo inizio.

L’ACCORDO GIUSTO«Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.» (Sal 98,1)Come una chitarra appoggia...
15/10/2025

L’ACCORDO GIUSTO

«Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.» (Sal 98,1)

Come una chitarra appoggiata al muro,
anche l’amore ha bisogno di mani che lo facciano vibrare.
Non basta avere corde:
il Maestro le accorda, se ne prende cura,
mentre la coppia sceglie ogni giorno quale melodia suonare insieme.

Il bacio riflesso non è illusione,
è eco che la luce regala all’amore:
segno che l’incontro lascia traccia,
che l’intimità diventa figura,
che il noi prende forma anche oltre i corpi.

Nella prospettiva psicologica del contatto si parla di adattamento creativo:
ogni contatto è un’improvvisazione a due,
un dialogo di ritmi che non si ripete mai identico,
e che trova senso solo se ciascuno porta la propria nota, anche quando è stonata.

Quando accompagno le coppie,
mi accorgo che la domanda non è:
“Ci amiamo ancora?”
ma piuttosto:
“Sappiamo ancora suonare insieme?”

Amare non significa non stonare mai,
ma avere la pazienza di riascoltarsi,
di ritrovare la nota giusta,
di accordarsi di nuovo,
di trovare un adattamento migliore.

Perché l’amore vero è questo:
una chitarra che non smette di attendere,
e due cuori che non smettono di cercare il loro accordo.

LE CHIAVI DELL’AMORE“Le grandi acque non possono spegnere l’amore,né i fiumi travolgerlo.”(Ct 8,7)Due lucchetti e la for...
07/10/2025

LE CHIAVI DELL’AMORE

“Le grandi acque non possono spegnere l’amore,
né i fiumi travolgerlo.”
(Ct 8,7)

Due lucchetti e la forma del cuore, incatenati insieme.
Due chiavi, due possibilità.
Il gesto è chiaro:
un amore che si dona,
una fedeltà che si custodisce,
una responsabilità che si condivide.

Non è fusione che annulla,
ma legame che si sceglie.
Non è prigione,
ma atto di fiducia:
ti affido la mia chiave,
e tu custodisci la tua.

In Gestalt diciamo che il confine del contatto
è il luogo in cui nasce la relazione:
io resto me stesso,
tu resti te stessa,
eppure ci incontriamo in un “noi” che ci lega.

La chiave diventa allora simbolo prezioso:
ci ricorda che l’amore non è mai scontato.
Ogni giorno può aprire o chiudere,
può custodire o allontanare,
può far respirare o incatenare.

Se uno sceglie di liberarsi,
può riprendere in mano la propria vita.
Ma resta la consapevolezza che l’altro,
se non usa la sua chiave,
può rimanere bloccato,
incatenato al suo passato.

Per questo l’amore non è solo emozione,
ma responsabilità reciproca.
È dono che chiede libertà,
fedeltà che domanda cura,
legame che resiste al tempo
perché nutrito ogni giorno.

Dio stesso si affida così:
non forza mai i nostri lucchetti,
ma si consegna con fiducia.
Bussa e attende,
perché solo un cuore che sceglie liberamente
può custodire davvero un altro cuore.

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Reggio Di

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Sito Web

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