Dott. Francesco Cuzzocrea - Gestalt Counselor familiare e di coppia

Dott. Francesco Cuzzocrea - Gestalt Counselor familiare e di coppia Non è mai troppo tardi per prendersi cura della propria relazione di coppia
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LA TENUTA GIUSTA«Sopportatevi a vicenda e perdonatevi»(Colossesi 3,13)Una molletta ha un compito semplice:tenere insieme...
13/11/2025

LA TENUTA GIUSTA

«Sopportatevi a vicenda e perdonatevi»
(Colossesi 3,13)

Una molletta ha un compito semplice:
tenere insieme ciò che rischia di cadere.
Ma perché funzioni bene, deve trovare la giusta tensione:
se stringe troppo, spezza;
se stringe troppo poco, lascia andare.

Così è l’amore.

La coppia vive in un equilibrio sottile
tra forza e delicatezza,
tra vicinanza e rispetto dei confini,
tra il trattenere e il lasciare respirare.

Il contatto in senso gestaltico è tensione viva:
non fusione, non distanza,
ma la capacità di regolare quanto mi avvicino
e quanto mi allontano,
per creare uno spazio in cui entrambi possiamo restare.

Quando accompagno gli sposi e i fidanzati
vedo che molti conflitti nascono proprio qui:
dal “troppo” o dal “troppo poco”.
Troppa presa diventa controllo.
Troppo distacco diventa gelo.
La relazione allora si spezza o scivola via.

La sfida è la tenuta giusta:
quella che sostiene senza imprigionare,
che avvicina senza soffocare,
che custodisce senza possedere.

È un’arte, non una formula.
Un lavoro quotidiano di ascolto, di regolazione, di incontro.
Come questa piccola molletta trasformata in abbraccio:
due metà autonome
che trovano una forza comune
per restare unite senza perdere se stesse.

Perché l’amore maturo è questo:
saper stringere l’altro
senza mai spegnerlo.

QUANDO LA FERITA RIGENERA IL CUORE«Vi darò un cuore nuovo… toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carn...
06/11/2025

QUANDO LA FERITA RIGENERA IL CUORE

«Vi darò un cuore nuovo… toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.»
(Ezechiele 36,26)

Nelle coppie il cuore non si spezza mai tutto d’un colpo.
Prima si crepa.
Poi si secca.
Poi si indurisce.
E un giorno ci si accorge che non scorre più calore:
si parla, si abita insieme, si organizza… ma non si sente più.

La distanza non nasce dall’assenza di amore,
ma dall’eccesso di ferite non elaborate.
Il cuore non diventa pietra perché smette di amare,
ma perché non vuole più sanguinare.

In Gestalt diciamo che il contatto autentico non è mai possibile
se entrambi restano corazzati.
La coppia rinasce quando almeno uno dei due
sceglie di non rispondere con la stessa durezza,
ma di versare — per primo — una goccia di vita.

A volte il vero punto di svolta non è capire chi ha ragione,
ma chi ha il coraggio di tornare vulnerabile.
Chi smette di difendersi e sceglie di donarsi.
Chi rompe il ciclo del “ti do solo se mi dai”.

L’amore non guarisce perché perfetto,
ma perché qualcuno accetta di perdere un po’ di sé
perché l’altro torni a sentire.

Perché nelle coppie, come nei cuori,
la resurrezione comincia sempre da una ferita che non si chiude
ma che decide di amare ancora.

IL COFFEE BREAK DELL’AMORE«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’»(Marco 6,31)In un mond...
30/10/2025

IL COFFEE BREAK DELL’AMORE

«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’»
(Marco 6,31)

In un mondo che corre, l’amore rischia di diventare solo staffetta:
passaggi veloci, parole a metà, sguardi sfuggiti.
Eppure ogni relazione ha bisogno di pause,
di soste che non servono a fare, ma a respirare insieme.

Il lago tace, il sole sorge,
e quei due cuori di ceramica diventano promessa silenziosa:
ciò che scalda non è la bevanda,
ma la presenza reciproca.

In Gestalt diciamo che l’esperienza ha bisogno di integrazione.
Se non ti fermi mai, non assimili:
resti pieno di stimoli ma vuoto di senso.
Così è anche in coppia: senza pause,
l’amore si consuma come un motore sempre acceso.
Il “coffee break” diventa allora spazio di rielaborazione,
momento in cui ciò che si è vissuto prende forma,
e il legame ritrova sapore.

Il “qui e ora” della coppia non è spettacolare,
è fatto di mattini che ricominciano,
di mani che si sfiorano passando una tazza,
di sguardi che si dicono: “Ancora noi.”

Quando accompagno le coppie,
vedo che spesso non servono grandi strategie,
ma il coraggio di regalarsi tempo gratuito.
Un caffè senza fretta, una passeggiata senza meta,
un tramonto che non si fotografa ma si custodisce negli occhi.

Perché l’amore non cresce nella frenesia,
ma nelle pause che lo nutrono di respiro,
come due tazze che fumano accanto
mentre il sole ricomincia a sorgere.

🌿✨ Ode a Henri Caffarel ✨🌿Nella Chiesa del Novecento il suo nome è stato spesso pronunciato a bassa voce, come quello di...
27/10/2025

🌿✨ Ode a Henri Caffarel ✨🌿

Nella Chiesa del Novecento il suo nome è stato spesso pronunciato a bassa voce, come quello di un uomo nascosto. Eppure Henri Caffarel, fondatore delle Equipes Notre Dame, ha lasciato una traccia luminosa: ha insegnato che il matrimonio non è un peso da portare, ma un cammino di santità, un laboratorio vivo dello Spirito.

Se Laura Perls parlava del Sé vitale che crea nuove figure, Caffarel invitava le coppie al “dovere di sedersi”: fermarsi, guardarsi, parlarsi. In entrambi i casi, si tratta di riconoscere che la vita non è fissità ma incontro creativo, che la relazione non sopravvive ripetendo schemi, ma inventando sempre nuove forme.

Perls ricordava che “non hai un corpo, tu sei corpo”.
Caffarel ricordava agli sposi che l’amore passa attraverso i corpi, che la tenerezza è sacramentale, che la fedeltà si incarna nei gesti quotidiani.
La loro voce, così diversa eppure vicina, ci insegna che lo Spirito non parla solo nei dogmi o nelle teorie, ma nel respiro stesso dell’amore che si dona.

Come in Gestalt, anche in Caffarel l’essenziale è il contatto: non l’astrazione, non la colpa, ma la concretezza del qui e ora, la presenza dell’uno all’altro e di entrambi a Dio.

👉 Per questo, amare non significa restare imprigionati nel passato o attendere un premio nell’aldilà: significa lasciarsi ricreare dallo Spirito nell’oggi, accogliere la sofferenza come passaggio a nuove figure, scoprire che ogni crisi di coppia è anche possibilità di rinascita.

✨ Henri Caffarel, uomo del silenzio e del dialogo, ci ha insegnato che il matrimonio è un cammino di Gestalt spirituale: una continua creazione, in cui due diventano una cosa sola senza mai smettere di generare figure nuove di amore.

🎶🌿 Ode a Laura Perls 🌿🎶Nella memoria collettiva, il nome che risuona è quello di Fritz Perls, il genio brillante, capace...
27/10/2025

🎶🌿 Ode a Laura Perls 🌿🎶

Nella memoria collettiva, il nome che risuona è quello di Fritz Perls, il genio brillante, capace di provocazioni e intuizioni folgoranti. Ma c’è un volto meno conosciuto, una donna che ha dato alla Gestalt Therapy la sua anima più vitale e quotidiana: Laura Posner Perls.

Laura non solo co-fondò la Gestalt, ma le diede radici.
Fritz accendeva fuochi improvvisi; lei sapeva custodirli, trasformarli in luce e calore.
Se Fritz era il lampo, Laura era il respiro.

Fin da bambina, la sua vera scuola non fu tanto la psicoanalisi, ma la musica e la danza.
“Ho imparato a leggere le note prima ancora delle lettere”, ricordava. Suonava il pianoforte con sua madre, danzava i movimenti dell’euritmia: lì scoprì che la vita è ritmo, che il corpo è sostegno, che l’arte insegna ad ascoltare le pause tanto quanto i suoni.
Da questa esperienza portò nella terapia una sensibilità unica: il sentire che ogni incontro è musica, ogni relazione è danza.

Per lei la salute nasce dal Sé vitale, che crea nuove figure e lascia che le vecchie si dissolvano nello sfondo, pienamente assimilate. Non ci si blocca nel già vissuto, non ci si piega sotto colpa e paralisi: la vita è un continuo ricrearsi.

È la stessa logica del Vangelo.
La donna curva che non riusciva a stare dritta, il paralitico fermo sulla sua barella: figure bloccate, fissate nella sofferenza. Gesù non li consola soltanto: li rialza, li rimette in movimento. Lo Spirito Santo agisce così: libera, ricrea, rimette in danza la vita.

Laura Perls, con la sua musica e il suo passo leggero, ci ha insegnato che l’amore — e la terapia stessa — non sono fissità, ma movimento creativo.
E che amare, nella coppia come nella vita, significa osare ogni giorno una nuova figura, una nuova danza, una nuova armonia.

✨ Questa è la sua eredità nascosta ma preziosa: ricordarci che siamo chiamati non solo a sopravvivere, ma a vivere creativamente, partecipando al respiro stesso dello Spirito che rinnova la terra.

OLTRE IL MURO«Abbattendo il muro di separazione, per creare in se stesso un solo uomo nuovo»(Efesini 2,14-15)Ci sono mur...
22/10/2025

OLTRE IL MURO

«Abbattendo il muro di separazione, per creare in se stesso un solo uomo nuovo»
(Efesini 2,14-15)

Ci sono muri che non si vedono,
ma che si sentono nel cuore.
Muri fatti di silenzi, di parole non dette,
di ferite che non trovano voce.

Eppure basta una mano che si allunga,
un dito che cerca l’altro,
per ricordare che nessun muro è più forte
di un amore che vuole ancora toccarsi.

In Gestalt non ci interessa vedere innanzitutto il problema ma capire a chi giova e cosa lo mantiene.
Il muro è confine che può dividere,
ma può anche diventare il punto d’appoggio
dove due mani si cercano e si stringono.
Il confine, come il sintomo, non è nemico:
può essere spazio che custodisce la differenza
e al tempo stesso genera incontro.

Quando accompagno le coppie,
vedo che la crisi non è la fine,
ma può essere l'inizio di un nuovo adattamento creativo, il luogo in cui la mano dell’altro
può tornare a dire:
“Ci sono ancora. Nonostante il muro.”

Amare non significa non avere ostacoli,
ma avere il coraggio di attraversarli insieme.
Perché anche dietro i muri più duri
c’è sempre una fessura
da cui può passare la luce di un gesto,
la forza di una mano,
la promessa di un nuovo inizio.

DUE LUCI E UN SOLO ALBERO“E i due saranno una sola carne.”(Mc 10,8)La barca nella notte è un’icona della coppia.Non navi...
01/10/2025

DUE LUCI E UN SOLO ALBERO

“E i due saranno una sola carne.”
(Mc 10,8)

La barca nella notte è un’icona della coppia.
Non naviga perché non ci sia buio,
ma perché c’è una luce che guida.

Guarda quelle due lampade:
sono agli antipodi, diverse, lontane,
eppure unite dallo stesso albero maestro.
Non si annullano, non si fondono,
restano distinte, e proprio così
danno equilibrio alla navigazione.

Così è l’amore:
non la cancellazione delle differenze,
ma la loro armonia attorno a un centro condiviso.
Non una fusione che soffoca,
ma una comunione che custodisce.

In Gestalt parliamo di confine di contatto:
l’io e il tu restano separati,
ma trovano un punto di incontro vitale.
Nella coppia quel punto è l’albero maestro:
il progetto comune, la promessa che regge,
l’asse intorno a cui i due poli trovano senso.

Quando accompagno le coppie,
vedo che la crisi nasce spesso quando le lampade
si spengono per paura di restare sole,
o quando si confondono al punto da non distinguersi più.

La sfida, invece, è questa:
restare luce unica e irripetibile,
ma lasciarsi tenere insieme da un centro che unisce.

Perché la barca della coppia non avanza
se non ci sono entrambe le luci accese.

SOLLEVARE E AFFIDARSI“Portate i pesi gli uni degli altri”(Galati 6,2)Ci sono momenti in cui l’amore è questo:sollevare c...
23/09/2025

SOLLEVARE E AFFIDARSI

“Portate i pesi gli uni degli altri”
(Galati 6,2)

Ci sono momenti in cui l’amore è questo:
sollevare chi ami, anche solo per un istante,
perché senta il cielo più vicino.

Il gesto è semplice: due braccia che si tendono,
un corpo che si affida, un salto che diventa volo.
Ma dietro c’è una verità profonda:
nessuno si solleva da solo.
C’è sempre bisogno di mani che reggano,
di cuori che si fidino, di sguardi che dicano:
“Puoi lasciarti andare, io ci sono.”

Lo chiamiamo "contatto di sostegno":
quel momento in cui uno si appoggia e l’altro regge,
uno si affida e l’altro custodisce.
Non è dipendenza, non è possesso:
è fiducia reciproca, che alterna i ruoli,
perché a volte sei tu a portare,
altre volte sei tu a lasciarti portare.

Nella coppia questo gesto è quotidiano,
anche quando non ce ne accorgiamo.
È sollevare l’altro da un peso che non riesce a nominare.
È affidarsi senza paura di cadere.
È lasciarsi sorprendere da un tramonto
che illumina di luce nuova le fatiche del giorno.

Ecco perché, quando accompagno le coppie, cerco di comprendere se qualcuno ha smesso di reggere o di appoggiarsi all’altro.
Perché a volte la crisi nasce proprio lì:
quando uno non ha più la forza di sostenere,
o quando l’altro non osa più affidarsi.

Oppure quando i due movimenti non si alternano più: se uno regge sempre e l’altro si appoggia soltanto, la relazione si sbilancia e diventa peso.
Se invece entrambi si fondono senza confini, il rischio è la dipendenza,
dove non c’è più respiro, non c’è più io e tu, ma solo un intreccio che soffoca invece di liberare.

L’amore maturo è danza di ruoli:
a volte sei colui che sostiene,
altre volte sei colui che si lascia sollevare.
È un equilibrio vivo, non una formula statica.
In Gestalt diciamo che la relazione è contatto creativo:
si costruisce nell’andare e nel tornare,
nel prendere e nel lasciare,
nel sorreggere e nell’affidarsi.

Per questo invito le coppie a domandarsi:
“Io oggi riesco ancora a reggere l’altro?
E mi permetto ancora di appoggiarmi a lui/lei?”

Sono domande semplici, ma decisive.
Perché solo lì, nel movimento reciproco,
la coppia diventa davvero luogo di crescita,
e il volo torna possibile.

Perchè l’amore non si misura dalle sensazioni,
ma dalla capacità di reggere insieme il peso,
e di regalarsi, ogni tanto,
la leggerezza di un volo.

IL TOCCO CHE RIMARGINA“La tua destra mi abbraccia” (Ct 2,6)Ci sono carezze che non sono semplici gesti,ma parole taciute...
16/09/2025

IL TOCCO CHE RIMARGINA

“La tua destra mi abbraccia” (Ct 2,6)

Ci sono carezze che non sono semplici gesti,
ma parole taciute, promesse incarnate, verità che non hanno bisogno di voce.

La carezza è il linguaggio più antico dell’amore.
Non spiega, non dimostra, non argomenta:
accoglie.
È il “ci sono” che passa dalla pelle al cuore.
È il “sei al sicuro” che si dice senza parlare.

La scienza lo conferma:
una carezza stimola i cosiddetti neuroni C-tattili, fibre nervose specializzate nel percepire il tocco affettivo.
Questi segnali arrivano direttamente alle aree cerebrali che regolano le emozioni,
favorendo rilassamento, fiducia, senso di connessione.
Una carezza rilascia ossitocina, l’ormone del legame,
e abbassa i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.
Non è un dettaglio: è una medicina naturale che rigenera la coppia.

Nella vita quotidiana, le carezze sono spesso le prime a mancare.
Travolti dai ritmi, dai conflitti, dalle preoccupazioni,
dimentichiamo che il corpo non mente,
e che l’altro ha bisogno di sentire non solo idee o progetti,
ma la presenza viva dell’amore.

In Gestalt diciamo che il contatto è vita.
E la carezza è contatto puro:
un confine che non ferisce ma custodisce,
un incontro che non invade ma libera,
un tocco che non possiede ma affida.

Quante volte, in una crisi, una carezza può più di mille discorsi.
Perché scioglie il ghiaccio,
spezza il silenzio,
ricorda che l’altro non è un nemico ma un compagno di viaggio.

Quando accompagno le coppie,
vedo che il primo passo della riconciliazione non è quasi mai una spiegazione.
È una carezza.
È quel tocco che dice: “Sei ancora parte di me. Nonostante tutto.”

Perché l’amore vero non è fatto solo di parole,
ma di mani che imparano a restare,
di dita che si intrecciano,
di carezze che non chiedono nulla,
se non di ricordare che l’altro è sempre casa.

LA SCALA INSIEME“Fammi conoscere, Signore, le tue vie,insegnami i tuoi sentieri.”(Salmo 25,4)Una scala non è mai neutra:...
13/09/2025

LA SCALA INSIEME

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.”
(Salmo 25,4)

Una scala non è mai neutra: porta in alto, ma può anche dividere.
È fatta di gradini, di fatica, di passi che chiedono fiducia.
Così è la coppia: un cammino che non si vive sul piano, ma nell’ascesa reciproca.

IL GRADINO
Ogni gradino è un tempo della vita. Non si può saltare: occorre sostarlo, riconoscerlo, integrarlo. In Gestalt ogni passo è figura che chiede di emergere: se lo eviti, resta incompiuto. In coppia il gradino è la pazienza di crescere insieme.

LA MANO
Due mani che si cercano non sono un gesto estetico. Sono la scelta di fidarsi. Chi guida non trascina, chi segue non subisce: entrambi si affidano al ritmo dell’altro. È la reciprocità, che non è mai simmetria, ma danza di fiducia.

LA FATICA
Salire stanca, e l’amore non fa eccezione. Le ginocchia tremano, il respiro si accorcia, ma la mano che sostiene diventa forza condivisa. La coppia si rivela proprio lì: nella capacità di resistere, di reggere insieme il peso, di trasformare la fatica in legame.

LA META
La scala porta sempre oltre. Non è luogo di sosta, ma di passaggio. Così l’amore: non si chiude in un traguardo raggiunto, ma apre continuamente nuovi orizzonti. La meta non è un punto, ma una promessa da rinnovare ogni giorno.

Quando accompagno una coppia a ritrovare il passo, li invito a guardarsi le mani: è lì che scoprono che non salgono da soli.
Ogni gradino diventa crescita, e ogni salita diventa occasione per ricordare che l’amore è cammino condiviso, non vetta solitaria.

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