22/10/2025
C’è una possibilità che tutti noi, anche come psicologi, dovremmo concederci: quella di essere pazienti.
Di vivere dall’interno ciò che ogni giorno chiediamo ai nostri pazienti: fiducia, apertura, presenza.
Entrare in terapia, pur conoscendone i meccanismi, è un atto di fiducia profonda: significa lasciare che qualcun altro ci accompagni dentro territori che, da soli, non sappiamo attraversare.
È in quello spazio che ricordiamo quanto la vulnerabilità sia universale, e quanto ogni percorso terapeutico sia, prima di tutto, un incontro tra due esseri umani.
Essere pazienti ci insegna a guardare con più delicatezza chi si siede di fronte a noi.
A rispettarne i tempi, i silenzi, le resistenze.
A comprendere che dietro ogni difesa c’è spesso paura, e dietro ogni paura un bisogno di sicurezza.
Così, tornare a fare lo psicologo significa farlo con più empatia, più umiltà e più verità.
Perché non si può accompagnare davvero qualcuno, se non si è disposti — ogni tanto — a lasciarsi accompagnare.