Francesca Oliveri- Psicologa e Psicoterapeuta della Gestalt

Francesca Oliveri- Psicologa e Psicoterapeuta della Gestalt Psicologa clinica e Psicoterapeuta della Gestalt. Spazio in cui poterci contattare e pensare a come stare bene insieme.

Notizie, curiosità e riflessioni dal mondo della Psicologia

22/10/2025

🔴 𝗖𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼 𝘀𝘁𝗮𝗺𝗽𝗮 𝗰𝗼𝗻𝗴𝗶𝘂𝗻𝘁𝗼 𝘀𝘂𝗹𝗹’𝗲𝗱𝘂𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗼-𝗮𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗰𝘂𝗼𝗹𝗲

Le Presidenti e i Presidenti degli Ordini degli Psicologi di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Puglia, Sicilia e Veneto prendono una posizione chiara e netta in merito al DDL del 23 maggio 2025 del Ministro Valditara.

🎓 L’educazione sessuo-affettiva è una risorsa, non un rischio. Limitare o escludere la possibilità di promuovere da parte dei professionisti della salute attività educative su questi temi significa privare bambini e adolescenti di strumenti fondamentali per comprendere e gestire i cambiamenti fisici ed emotivi legati alla crescita.

🧠 L’educazione sessuo-affettiva, quando è adeguata all’età e scientificamente fondata, contribuisce a relazioni sane, alla prevenzione di bullismo e violenza di genere, e al benessere psicologico delle giovani generazioni.

👥 Gli Ordini regionali sopra menzionati esprimono profonda preoccupazione per le implicazioni culturali e sociali derivanti dalle limitazioni previste nel DDL “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”.

𝗖𝗵𝗶𝗲𝗱𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗮 𝘃𝗼𝗰𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶 𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗵𝗲 𝘃𝗲𝗻𝗴𝗮 𝗮𝘀𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮𝘁𝗮 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗲𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗲𝘁𝗲𝗻𝘁𝗶, per ribadire l’importanza di un’educazione affettiva e sessuale tempestiva, continuativa e basata sulle evidenze scientifiche.

📢 La tutela dei minori passa anche — e soprattutto — attraverso la conoscenza, l’ascolto e la costruzione di contesti educativi sicuri e consapevoli.

🔗 Qui il comunicato stampa integrale: https://bit.ly/3LhO78P

21/09/2025

Una buona parte della seduta di Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia del 19/09/2025 è stato dedicato a ciò che sta succedendo a Gaza negli ultimi giorni, per non parlare degli anni precedenti.
Sarebbe stato impossibile fare diversamente, perché ciò che accade adesso ci riguarda molto da vicino, in primo luogo in quanto esseri umani, ma anche direttamente come professionisti della salute mentale pubblica.
Abbiamo ritenuto necessario un approfondimento, in continuità con le azioni e la linea comunicativa portate avanti da questo Ordine, nelle ultime settimane.
Durante la seduta del Consiglio, ci siamo collegati online con il dottor Mohammad
Mansur, che vive e lavora tra Nazareth e Haifa e il dottor Alberto Mascena, entrambi direttamente impegnati professionalmente con la popolazione di Gaza da vari anni.
Ascoltare chi è in diretto contatto con il territorio è indispensabile, soprattutto perché la situazione che si è determinata non è facilmente comprensibile con le nostre abituali categorie.
Pensare dopo Gaza, per utilizzare il titolo del libro di Franco Berardi Bifo, è un esercizio a cui tutti dobbiamo prepararci, perché ciò che sta accadendo è uno di quegli eventi che spostano drasticamente la linea di senso e di pensabilità delle cose.
E non riguarda soltanto le persone coinvolte direttamente, ma l’umanità tutta.
In un senso molto radicale, soprattutto per le ricadute che questo ha già e avrà sulla salute mentale di tutti, nuove generazioni in particolare.
Le categorie di trauma o post trauma non sono categorie utilizzabili per comprendere ciò che attraversa quelle persone e quei luoghi, come i colleghi preziosamente ci hanno confermato.
L’esposizione prolungata ad eventi così distruttivi e non terminati oltrepassa le categorie del trauma, e non abbiamo ancora a disposizione nessun termine e nessuna categoria per rendere pensabile la sopravvivenza della mente in queste condizioni. Le dovremo creare.
E come Ordine non possiamo non porci la questione di avviare iniziative di senso, in sinergia con le organizzazioni già attive da anni, non agendo soltanto sull’onda di una, pur comprensibile, rivolta emotiva.
Ci sono infinite cose che si possono fare e dobbiamo e possiamo studiare rapidamente il modo migliore per farle. Ieri è stato un primo inizio, rapidamente ne compiremo altri, perché non c’è più tempo e perché non possiamo stare a guardare.
E dobbiamo anche cominciare a studiare come prenderci cura dell’onda che investe anche noi e i nostri ragazzi.
Non abbiamo ancora deliberato nessuna iniziativa specifica, ma abbiamo tracciato la strada da percorrere, grazie al confronto con i colleghi che conoscono da vicino la realtà di Gaza, che si sono messi a disposizione per affiancarci e che ci hanno chiarito cosa può essere più utile e realistico fare, nell'immediato e in prospettiva futura.

01/09/2025

Ci sono cose da dire ai nostri figli.
Come ad esempio che il fallimento
è una grande possibilità.
Si ricade e ci si rialza.
Da questo s’impara.
Non da altro.

Dovremmo dire ai figli maschi che se piangono,
non sono femminucce.
Alle femmine che possono giocare alla lotta
o fare le boccacce senza essere dei maschiacci.

Dovremmo dire che la noia è tempo buono per sé. Che esistono pensieri spaventosi,
e di non preoccuparsi.

Dovremo dire che si può morire,
ma che esiste la magia.

Ai nostri figli dovremmo dire che il giorno del matrimonio non è il più bello della vita.
Che ci sono giorni sì, e giorni no.
E hanno tutti lo stesso valore.

Che bisogna saper stare, e basta.
E che il dolore si supera.

Ai nostri figli maschi dovremmo dire che non sono Principi azzurri e non devono salvare nessuno.
Alle femmine che nessuno le salva,
se non loro stesse.
Altrimenti le donne continueranno a morire
e gli uomini a uccidere.

Ai nostri figli dovremmo dire
che c’è tempo fino a quando non finisce,
e ce ne accorgiamo sempre troppo tardi.

Dovremmo dire che non ci sono né vinti né sconfitti, e la vita non è una lotta.

Dovremmo dire che la cattiveria esiste
ed è dentro ognuno di noi.
Dobbiamo conoscerla per gestirla.

Dovremmo dire ai figli che non sempre un padre e una madre sono un porto sicuro.
Alcuni fari non riescono a fare luce.

Che senza gli altri non siamo niente.
Proprio niente.

Che possono stare male.
La sofferenza ci spinge in avanti.
E prima o poi passa.

Dovremmo dire ai nostri figli che possono
non avere successo e vivere felici lo stesso.
Anzi, forse, lo saranno di più.

Che non importa se i desideri non si realizzano,
ma l’importante è desiderare.
Fino alla fine.

Bisogna dir loro che se nella vita
non si sposeranno o non faranno figli,
possono essere felici lo stesso.

Che il mondo ha bisogno del loro impegno per diventare un luogo bello in cui sostare.

Che la povertà esiste e dobbiamo farcene carico.

Che possono essere quello che vogliono.
Ma non a tutti i costi.

Che esiste il perdono.
E si può cedere ogni tanto, per procedere insieme.

Ai figli dovremmo dire che possono andare lontano. Molto lontano.
Dove non li vediamo più.

E che noi saremo qui.
Quando vogliono tornare.

✍️Cinzia Pennati

04/08/2025

In una relazione sana non ti prendi cura dell’altro, né pretendi che l’altro ti accudisca. Altrimenti ricrei una dinamica genitore figlio. Non può funzionare. In una relazione sana ci si prende cura ognuno di sé, e insieme si coltiva la relazione, il noi




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Indirizzo

Reggio Nell Emilia

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