Dott.ssa Anna Scaglione, psicoterapeuta cognitivo comportamentale

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Dott.ssa Anna Scaglione, psicoterapeuta cognitivo comportamentale Fai una cosa per volta.

Ci chiamano "sesso debole", ma siamo acciaio che forgia la vita.Ridotte a curve e utero, ma siamo l'intelletto che sfida...
25/11/2025

Ci chiamano "sesso debole", ma siamo acciaio che forgia la vita.
Ridotte a curve e utero, ma siamo l'intelletto che sfida il cielo.
Siamo i vestiti che indossiamo, il trucco che non camuffa il tempo, ma celebra ogni nostra battaglia.
Siamo bersaglio di chi dice: "se l'è cercata", le ingenue, le sprovvedute.
Siamo corpi violati sul ciglio della strada, la triste proprietà di un'epoca che pare non abbia mai fine.
Siamo pazze, isteriche, civette, quando osiamo avere voce e desideri.
Siamo pessime madri se lavoriamo e "mantenute" se scegliamo di restare a casa.
Ci hanno voluto in ginocchio: a piangere, a pregare, convinte, di dover essere salvate.
Siamo quelle che si lasciano morire di fame, trampolieri su tacchi impossibili, vittime di sguardi che ci vogliono magre e mute.
Se desideriamo, siamo puttane; se ci rifiutiamo, siamo frigide e bigotte.
Siamo le "signorine", le vergini e le streghe, le timorate di dio e le donnacce.
Siamo rabbia che non può più tacere
Siamo scelta che non vuole più essere negata.
Nel perdonare ci hanno rese colpevoli. Nel vestirsi, nell’accettare un invito, nell'ubriacarsi, hanno letto un’esplicita richiesta di violenza.
Siamo il ricordo di un giorno all'anno – l'8 marzo, il 25 novembre – mentre ogni 72 ore una donna muore.
Non siamo il sesso debole, ma forza indomabile.
Non siamo colpa, ma vittime che si rialzano.
Non siamo il silenzio, ma grido che spezza le catene.
Non siamo merce, ma libertà che ci riprendiamo.
Noi eravamo ciò che voi volevate.
Oggi, scegliamo di essere ciò che siamo.

10/11/2025

Scopri la Mindfulness: non è rilassamento, è l'atto coraggioso che ti insegna a osservare il dolore (decentramento), spezzando il circolo vizioso che lo amplifica.
Un approccio integrato e rivoluzionario: Vedremo come la Mindfulness, unita all'efficacia della EMI Therapy, può offrirti una via concreta per trasformare il tuo rapporto con il dolore cronico

Martedì 11 Novembre ore 18:30

Link zoom

https://us02web.zoom.us/j/83597752107?pwd=hBoajOA6jtM9H1ekT4xkhMbD8PXAcs.1

ID riunione: 835 9775 2107
Codice d’accesso: 182569

Scopri la Mindfulness: non è rilassamento, è l'atto coraggioso che ti insegna a osservare il dolore (decentramento), spe...
10/11/2025

Scopri la Mindfulness: non è rilassamento, è l'atto coraggioso che ti insegna a osservare il dolore (decentramento), spezzando il circolo vizioso che lo amplifica.
Un approccio integrato e rivoluzionario: Vedremo come la Mindfulness, unita all'efficacia della EMI Therapy, può offrirti una via concreta per trasformare il tuo rapporto con il dolore cronico

Martedì 11 Novembre ore 18:30

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ID riunione: 835 9775 2107
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La paura non è l'assenza di coraggio, ma l'ombra proiettata dalla luce di ciò che potremmo perdere o di ciò che potremmo...
31/10/2025

La paura non è l'assenza di coraggio, ma l'ombra proiettata dalla luce di ciò che potremmo perdere o di ciò che potremmo diventare.
​Non è un nemico da sconfiggere, ma un messaggero. La paura è quella che si può definire un capolavoro evolutivo:
aumenta il battito cardiaco, affina i sensi, prepara il corpo alla "fuga o lotta".
Quando però si stacca dal pericolo reale, diventa una gabbia mentale, tessuta di "se" e "ma", alimentata da ogni evitamento. Ogni passo indietro ne rafforza le sbarre.
​Il vero atto di coraggio non è negarla, ma accettare la sua presenza, darle un nome, e poi decidere di avanzare, anche quando le ginocchia che tremano.
L'unica via per ridimensionare una paura è attraversarla. Non per imprudenza, ma per consapevolezza. Ogni volta che lo fai, scopri che la tua forza interiore è sempre più grande dell'ombra che ti aveva spaventato.
Anna

Quando qualcuno che amiamo se ne va dopo una battaglia, il lutto assume una sfumatura particolare. Non piangiamo solo la...
27/10/2025

Quando qualcuno che amiamo se ne va dopo una battaglia, il lutto assume una sfumatura particolare. Non piangiamo solo la persona, ma anche la sua fatica e il coraggio con cui ha affrontato le sfide.
Il lutto non è un ospite sgradito da cacciare in fretta, né un'ombra che lo scorrere del tempo può cancellare con leggerezza. Si radica in noi, si trasforma con noi, diventando compagno silenzioso.
Quando per qualcuno arriva la morte, il mondo, con la sua indifferenza, continua a girare. Il tempo non si ferma, le stagioni si succedono, la vita degli altri prosegue. Eppure, per chi rimane, tutto si altera profondamente. Nei luoghi in cui, un tempo c'era l'eco delle risate, ora si insinua il frastuono assordante del silenzio.
Il lutto non è una corsa contro il tempo, né un peso da misurare in giorni o mesi. Non ha confini né scadenze e nel cuore di questa sofferenza così profonda, si cela una resilienza inaspettata. Una forza quieta, che ci permette di custodire gelosamente i ricordi e di imparare a vivere in un mondo che non sarà mai più lo stesso. Quel dolore non è una prigione dell'anima, ma un modo per onorare ciò che abbiamo perduto, mentre troviamo la forza per andare avanti. Non è rifiuto di continuare a vivere, ma un viaggio da non fare da soli.
Anna

Adoro questa felpa! Stai "serena" lo dici al meteo!"Stai serena/o" è un vero e proprio fallimento empatico.Questa frase,...
26/10/2025

Adoro questa felpa!
Stai "serena" lo dici al meteo!
"Stai serena/o" è un vero e proprio fallimento empatico.
Questa frase, in apparenza gentile, è un atto di non validazione emotiva: "quello che provi, qualunque emozione sia, non è giustificata, e il tuo stato mi mette a disagio."
Ciò implica che la persona si sente doppiamente male: per l'emozione provata, sia per sentirsi sbagliata e irrazionale nel provarla. Si innesca così una spirale di colpa e vergogna.
"stai serena/o" è paura dell'intimità e del confronto con il dolore altrui. Questo ci porta a "liquidare" la sofferenza con una formula vuota. Ma l'amore e la connessione si nutrono proprio della capacità di rimanere nel disagio, di tollerare l'emozione forte senza doversi affrettare a spegnerla.
Ciò di cui l'essere umano ha fame è la validazione emotiva. Non vogliamo essere riparati; vogliamo essere visti. Vogliamo che qualcuno si fermi a guardare il caos che abbiamo dentro e che ci dica: "Hai il diritto di sentirti così."
​La Validazione non è approvare, è riconoscere.
Offrire Presenza, non una soluzione immediata.
Validare è un atto coraggioso, permette di incontrare l'altro nel suo inferno, sapendo che l'unica vera cura per la solitudine del dolore è l'abbraccio incondizionato della comprensione.
Anna

La Fibromialgia non è un Assolo: È Necessaria un'Orchestra!​La Fibromialgia è una tempesta che non colpisce solo il corp...
19/10/2025

La Fibromialgia non è un Assolo: È Necessaria un'Orchestra!
​La Fibromialgia è una tempesta che non colpisce solo il corpo con il dolore, ma devasta l'essere intero: mente, sonno, energia, emozioni. Affrontare questa complessità con un unico specialista è come cercare di spegnere un incendio boschivo con un bicchiere d'acqua. È inefficace, frustrante e ingiusto.
​L'approccio multidisciplinare non è un lusso, è l'unica via per la dignità del paziente.
​Significa che il Reumatologo per la diagnosi, lo Psicologo per la gestione emotiva e del sonno, il Fisioterapista per il movimento personalizzato e il Terapista del Dolore per l'intervento mirato, non lavorano separati, ma uniti. Sono un team sinergico che si confronta sul tuo caso. La sinergia di esperti legittima finalmente la sofferenza su tutti i fronti, fisico ed emotivo.
​Permette di costruire un percorso individualizzato, gestendo ogni sintomo (dolore, fatica, ansia) contemporaneamente, invece di trattare solo la punta dell'iceberg.
​Offre gli strumenti per l'autogestione, trasformando il malato da vittima passiva a protagonista attivo della propria salute.
​La cura della Fibromialgia è un atto di umanità e competenza che si realizza pienamente solo nell'unione delle forze. Chiedere un approccio multidisciplinare significa chiedere una cura completa.
Grazie al per aver dato voce al dolore, all'informazione e alla cura e all'impegno costante e smisurato dell'assessore Maria Teresa De Marco instancabile e straordinario medico e donna. grazie a Fibromialgia News by CFU-Italia odv presente su tutto il territorio nazionale, associazione di che non si arrendono all'indifferenza e all'ignoranza lottando ogni giorno l'invisibilità della sindrome. E grazie ai miei compagni di viaggio e a tutti quelli che stamane ci hanno mostrato sostegno e curiosità.


La malattia mentale è un concetto strano. Etichettata come tabù, avvolta nel sospetto, nella diffidenza e nella paura. È...
10/10/2025

La malattia mentale è un concetto strano. Etichettata come tabù, avvolta nel sospetto, nella diffidenza e nella paura. È una sofferenza minimizzata, ridicolizzata o sottovalutata.
​Se il dolore è visibile — una ferita, una frattura, qualcosa di "socialmente riconosciuto" — allora esiste. Scatta l'ondata di empatia e compassione. Ma se il dolore è interiore, invisibile, diventa per i più "finto" o, nel migliore dei casi, sottovalutato.
​Questo dolore invisibile ha spinto troppe persone a contemplare la rinuncia alla vita. Molti pazienti convivono con questa lotta silenziosa, con la sensazione di non essere più integri, ma divisi in tanti pezzi, ognuno dei quali soffre in modo diverso e chiede cose diverse, e vorresti un modo per zittirli quei pensieri, quella falsa verità dell'essere inadatti a vivere.
​Oggi, è la Giornata Mondiale della Salute Mentale, e tutti ne parlano, tutti a professare compassione e rispetto, domani tornerà la paura, il senso di inadeguatezza e, per molti, l'impossibilità di accedere a cure di cui hanno diritto.
Domani tornerà la paura, paura del giudizio, degli sguardi, delle battute che addolorano, feriscono e oscurano quel dolore e allora qualcuno "sceglierà" di scomparire in un silenzio che fa rumore solo una volta l'anno.
E allora sapete che c'è?
Che a me non interessa che si parli di salute mentale una volta l'anno. Io vorrei rispetto per quel dolore invisibile, ammirazione oer chi sceglie di iniziare un percorso psicoterapico. Non è un segno di debolezza; è un atto di coraggio. È l'eroismo di chi decide di restare e ricostruire i propri pezzi, non solo il 10 ottobre, non una volta l'anno
Anna

08/10/2025

Cantare non è un esercizio di perfezione, ma di autenticità emotiva.
Quando si canta si incontrano note stonate, un respiro affannoso, un'esitazione nel timbro. Queste imperfezioni sono la tua impronta digitale emotiva. Ti costringono ad accettare che l'essere umano è intrinsecamente imperfetto, e che l'espressione più vera deriva proprio da questa fragilità. Non cerco il 100% di precisione; cerco il 100% di me.
Concentrarsi sulla perfezione è un focus sul risultato che genera ansia da prestazione. Cantare in modo coinvolgente, invece, è un focus sul processo — il viaggio emotivo che fai dalla prima all'ultima nota. Ti spinge a restare nel qui e ora, ad assaporare ogni parola e ogni melodia, senza il bisogno di essere già la versione finale e impeccabile.
​Il canto è un atto graduale, una crescita continua che rifiuta la mentalità del "tutto o niente".
Cantare insegna la pazienza emotiva. L'emozione si costruisce nota dopo nota, frase dopo frase.
Il canto è fatto di dinamiche, di sfumature. Non devi essere sempre al massimo volume (100) o in silenzio (0). La vera bellezza e il coinvolgimento stanno nel saper abitare tutte le sfumature intermedie, esprimendo la complessità dei sentimenti che non sono mai solo bianco o nero.
Quando ti permetti di non essere perfetto, disinneschi la paura del giudizio. Cantare è la mia licenza per essere autenticamente imperfetta è l'esercizio più bello per imparare che il valore non risiede nella perfezione, ma nel coraggio di lasciar fluire il tuo stato d'animo, nota dopo nota.

Vi è mai capitato di provare dolore, un dolore che vi appartiene, e il desiderio che qualcuno chieda "come stai?" Solo "...
06/10/2025

Vi è mai capitato di provare dolore, un dolore che vi appartiene, e il desiderio che qualcuno chieda "come stai?"
Solo "come stai?", non "come te lo sei fatta? Quando? Chi è stato?"
I dettagli.. tutti ingordi di dettagli e tu invece hai bisogno solo di qualcuno che ti stia vicino, magari che ti tenga strett* in un abbraccio che sa di casa...
Ma no, tutti vogliono parlare.
Anche quando fingono di ascoltare...lo scopo resta rispondere, mai sentire.. e allora, mi chiedo, che senso ha raccontarlo quel dolore?
Io non lo so dire, non lo so fare..ma lo so sentire...e fa male..


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