21/10/2025
La parola conflitto deriva dal latino conflictus, "urto, cozzo" e da questo con-fligere "urtare una cosa con un'altra".
Il conflitto è ambivalente.
C'è chi lo cerca come ragione di vita fino agli esiti più disastrosi di cui tristemente oggi noi siamo testimoni, e chi lo evita, subendo, evitando, scappando da una realtà scomoda.
Il conflitto è esterno, con un tu con cui lo scontro, il confronto, la discussione è possibile e di cui noi tutti abbiamo certamente esperienza, ma è anche interno, con una parte di noi.
Quante volte ci si sente divisi a metà? Confusi? Non si sa quale direzione scegliere?
Quante volte una parte di noi proprio non ci piace? Vorremmo non ci fosse? Non la lasciamo parlare?
Eppure noi siamo anche così, esattamente come non ci piace.
E saperlo e conoscerci e cercare di ascoltare tutti gli "Io" che ci abitano è l'unica strada per essere democratici, prima con sé stessi e poi con gli altri.
E mai come oggi, forse, c'è bisogno di questo approccio democratico al conflitto.
Possiamo non essere d'accordo, ma entrambi abbiamo diritto di esistere. Che sia con una parte dentro di noi o con un tu che sta fuori di noi.
Come scrive Perls "Abbiamo una polarità particolare in questo mondo: l'ascoltare contro il combattere. Gli individui che ascoltano non combattono, e quelli che combattono non ascoltano."
A chi tenta di ascoltare, a chi combatte e poi chiede scusa, a chi molla a prescindere.
Ai coraggiosi cercatori del weekend, a chi si mette in discussione sempre, a chi ci prova ogni volta.
A chi cade e si rialza. Ancora e ancora.
Grazie.