04/11/2025
Alimentazione e rischio di Parkinson
Un’analisi italiana
La malattia di Parkinson (MP) è una patologia neurodegenerativa complessa, in cui fattori genetici, ambientali e biologici interagiscono nella comparsa dei sintomi. Negli ultimi anni, cresce l’interesse verso un possibile protagonista aggiuntivo: la dieta.
L’intestino, infatti, non è solo un organo digestivo: tramite il cosiddetto asse intestino–cervello, può influenzare l’infiammazione, il microbiota e processi coinvolti nella degenerazione dei neuroni dopaminergici. Da qui nasce l’idea che le scelte alimentari possano modificare il rischio di sviluppare il Parkinson.
Gli studi sull’alimentazione nei pazienti con Parkinson seguono due strade:
analizzare singoli alimenti (es. caffè, latte, pesce…)
valutare interi modelli alimentari (es. dieta mediterranea, DASH, MIND)
Tuttavia, si è visto che:
i risultati sui singoli alimenti sono spesso contraddittori, probabilmente perché le abitudini alimentari variano molto tra popolazioni diverse
i modelli dietetici predefiniti non hanno permesso di individuare cibi specifici associati al rischio di Parkinson
Un approccio alternativo è quello basato sui dati, in cui non si parte da ipotesi teoriche ma si lascia che i dati rivelino pattern alimentari reali nella popolazione studiata.
Finora però gli studi erano pochi e troppo piccoli per conclusioni solide.
Il nuovo studio italiano
Per superare questi limiti, un gruppo di ricercatori italiani ha condotto uno dei più ampi studi caso-controllo mai realizzati sul tema.
📌 Campione coinvolto
680 pazienti con malattia di Parkinson
612 controlli sani abbinati per età, sesso e area geografica
reclutati in sei centri neurologici italiani
I partecipanti hanno compilato un questionario alimentare validato con 77 domande, e i ricercatori hanno applicato un’elaborazione statistica (analisi fattoriale) per individuare gruppi di alimenti consumati insieme con regolarità.
Questi gruppi (o “fattori dietetici”) sono stati poi confrontati tra pazienti e controlli tramite modelli di regressione logistica, tenendo conto anche di fattori tradizionali di rischio o protezione (es. attività fisica, fumo, storia familiare).
Sono emerse 7 associazioni alimentari, ma solo 4 correlate al rischio di Parkinson:
Associazione alimentare - Effetto sul rischio di Parkinson
Dolci, dessert - Aumenta il rischio
Carne rossa - Aumenta il rischio
Carni lavorate - Aumenta il rischio
Frutta - Riduce il rischio
Questi risultati erano indipendenti dagli altri fattori di rischio noti.
Da sottolineare che:
I fattori non alimentari (come fumo, esposizione a pesticidi, traumi cranici) hanno un peso maggiore nel determinare il rischio
Tuttavia, i fattori protettivi alimentari (es. maggiore consumo di frutta) hanno una forza comparabile a quella dei fattori protettivi non dietetici
In altre parole, mangiare bene non elimina i rischi, ma può offrire una protezione significativa.
Significato clinico
Lo studio:
✅ conferma un possibile ruolo dannoso di zuccheri, carne rossa e carni processate
✅ suggerisce un ruolo protettivo della frutta e forse di una dieta più vegetale
✅ offre la prova che i dati possono guidare nuove ipotesi, senza limitarsi ai modelli alimentari predefiniti
E soprattutto:
La prevenzione del Parkinson non può prescindere dall’alimentazione, ma deve integrare dieta, attività fisica, ambiente e abitudini di vita.
Questa ricerca apre la strada a:
studi prospettici su larga scala
approfondimenti sul ruolo del microbiota intestinale
linee guida nutrizionali personalizzate per ridurre il rischio
Il messaggio chiave è chiaro: prendersi cura dell’intestino significa prendersi cura del cervello.
Questo ampio studio caso-controllo italiano ha esaminato il ruolo della dieta nel rischio di sviluppare il morbo di Parkinson (MP), utilizzando un approccio basato sui dati per individuare gruppi di alimenti associati alla malattia. L’analisi fattoriale ha identificato sette pattern dietetici principali, di cui quattro hanno mostrato un’associazione significativa con il rischio di MP. In particolare, tre di essi – Fattore 1 (dolci), Fattore 3 (carne rossa) e Fattore 6 (carni lavorate) – sono risultati correlati a un aumento del rischio di MP, mentre il Fattore 2 (frutta), soprattutto gli agrumi, è emerso come elemento protettivo.
Le associazioni sono rimaste significative anche dopo aver corretto i dati per numerosi fattori non alimentari già noti come determinanti del rischio di MP. Tuttavia, l’analisi comparativa ha mostrato che, pur contribuendo in modo indipendente alla modificazione del rischio, i fattori dietetici hanno un impatto complessivamente più debole rispetto ai fattori non alimentari, come anamnesi familiare, esposizione a pesticidi o anestesia generale. Di contro, gli effetti protettivi derivanti dal consumo di frutta risultano paragonabili a quelli del caffè e del fumo, già ampiamente documentati come fattori protettivi nel MP.
La validità delle associazioni rilevate è stata ulteriormente supportata dall’analisi delle correlazioni con età e durata della malattia. Il consumo di frutta (Fattore 2), carne rossa (Fattore 3) e carni lavorate (Fattore 6) non variava significativamente con l’invecchiamento, rafforzandone il potenziale ruolo causale. Solamente il Fattore 1 (dolci) ha mostrato una possibile influenza di fattori collegati all’età, suggerendo un rischio di bias in questo caso specifico.
Sul piano biologico, i risultati appaiono plausibili. Gli agrumi contengono composti bioattivi – come flavonoidi, vitamina C e terpeni – con funzioni antiossidanti e antinfiammatorie, che potrebbero proteggere i neuroni dopaminergici, la cui degenerazione è alla base del MP. Al contrario, carne rossa e carni trasformate favoriscono stress ossidativo, infiammazione e neurodegenerazione, per la presenza di grassi saturi, ferro eme, nitriti e prodotti di glicazione avanzata formati durante cotture ad alte temperature.
Lo studio non ha invece confermato associazioni precedentemente documentate per latticini, verdure e carboidrati complessi: tale mancanza potrebbe riflettere le particolarità delle abitudini alimentari italiane o il peso limitato di questi alimenti nel modello statistico adottato.
In conclusione, lo studio suggerisce che un consumo elevato di carne, carni lavorate e dolci possa aumentare il rischio di MP, mentre la frutta – in particolare gli agrumi – possa esercitare un effetto protettivo. Questi risultati offrono un contributo rilevante alla comprensione delle interazioni tra dieta e MP e rappresentano una base per future iniziative di ricerca e prevenzione.
Bibliografia : Angelo Fabio Gigante, Barbara Vitucci, Vittorio Velucci et al
Fonti : J Parkinsons Dis. 2025 Oct 28:1877718X251388058. doi: 10.1177/1877718X251388058.