Valentina Tamburini Naturopatia e Shiatsu

Valentina Tamburini Naturopatia e Shiatsu Mi occupo di consulenze Naturopatiche, Shiatsu, Riflessologia plantare, Reiki, Floriterapia, Cristall

12/11/2025

RIDURRE L'INFIAMMAZIONE CRONICA A TAVOLA

Viviamo in un'epoca in cui il dolore cronico è diventato quasi la norma. Mal di schiena, artrite, cefalee, dolori muscolari... Sono condizioni così diffuse da essere spesso banalizzate o coperte con farmaci che, nella maggior parte dei casi, tamponano senza risolvere. Ma se ti dicessi che ciò che metti nel piatto può fare la differenza? Oggi ti porto in un viaggio tra alimentazione consapevole e riduzione del dolore. E no, non ti chiederò di vivere a broccoletti al vapore. Ti prometto consigli pratici, concreti e anche... gustosi!

Quando c'è dolore cronico, quasi sempre c'è infiammazione. E l'infiammazione è come un incendio, può essere piccolo e utile (come quando ci difendiamo da un'infezione), oppure grande e distruttivo, se non viene controllato. L'alimentazione può spegnere o alimentare quel fuoco. Tutto parte da qui.

Numerosi studi dimostrano come una dieta ricca di zuccheri raffinati, grassi trans e cibi processati favorisca stati infiammatori. Al contrario, un'alimentazione ricca di nutrienti, fibre, antiossidanti e acidi grassi buoni può agire come un potente antinfiammatorio naturale.

Gli errori alimentari che alimentano il dolore:

1. Zuccheri raffinati e picchi glicemici: Dolci, snack industriali, cereali raffinati. Questi alimenti mandano in tilt la glicemia e aumentano la produzione di citochine infiammatorie.

2. Grassi trans e oli raffinati: Margarina, fritti, oli di semi idrogenati. Tossici per il corpo, danneggiano le membrane cellulari e alimentano l'infiammazione.

3. Carenze nutrizionali: Una dieta povera di vitamine e minerali (come vitamina D, magnesio, omega-3, zinco) indebolisce il sistema immunitario e favorisce dolore e infiammazione.

4. Disidratazione: L'acqua è il nostro miglior "lubrificante" naturale. Senza una corretta idratazione, le articolazioni si irrigidiscono e i muscoli si contraggono.

5. Sensibilità alimentari: Glutine, latticini, soia, solanacee... In molte persone questi alimenti attivano una risposta infiammatoria silente. Attenzione a come il tuo corpo reagisce!

Ecco i pilastri fondamentali del piatto anti-infiammatorio

1. Proteine di qualità

Fondamentali per la riparazione dei tessuti e per il bilanciamento della glicemia.

- Carne magra da allevamenti etici

- Pesce azzurro (ricco di omega-3!)

- Uova biologiche

- Legumi (meglio se decorticati e ben cotti)

2. Grassi buoni

Grassi? Sì, ma quelli giusti!

- Olio extravergine d'oliva (il re dell'anti-infiammatorio)

- Avocado

- Frutta secca e semi oleosi

- Pesce grasso (salmone, sgombro, aringhe)

3. Verdura e frutta colorate

Ogni colore un fitonutriente diverso, ogni fitonutriente un'arma naturale contro l'infiammazione.

- Verde: clorofilla e magnesio

- Rosso: licopene e antocianine

- Arancione: beta-carotene e vitamina C

- Viola/blu: antociani, potentissimi!

Gli alleati segreti, le spezie ed erbe aromatiche:

- Curcuma: antinfiammatorio naturale per eccellenza. Usala con pepe nero e un filo d'olio per migliorarne l'assorbimento.

- Zenzero: ottimo per dolori articolari e digestivi.

- Rosmarino, origano, timo: antibatterici e antiossidanti.

Pianificazione dei pasti, ovvero, semplicità e costanza:

- Colazione proteica: uova strapazzate con spinaci e avocado. Oppure uno smoothie con proteine vegetali, frutti di bosco e semi di lino.

- Pranzo equilibrato: cereali integrali + legumi o carne bianca + contorno di verdure crude e cotte.

- Cena leggera: zuppa di verdure con legumi, oppure pesce con verdure al vapore e olio EVO.

Questi suggerimenti sono sia per i vegetariani che per gli onnivori.

Digiuno intermittente: un alleato silenzioso

Saltare la colazione o cenare presto può dare una pausa rigenerante al corpo. Il digiuno intermittente riduce la produzione di citochine infiammatorie e migliora la sensibilità insulinica. Anche se preferisco saltare la cena e non la colazione dove il corpo necessita di nutrienti dopo il lavoro notturno di riparazione.

L'importanza dell'acqua e degli elettroliti:

- Bevi almeno 1,5 - 2 litri di acqua al giorno. Puoi aggiungere:

- Un pizzico di sale integrale marino, celtico o Salgemma.

- Succo di limone

- Aceto di mele

Integratori che possono fare la differenza:

- Omega-3 EPA/DHA: potente antinfiammatorio. Preferisci fonti certificate e pure.

- Magnesio: rilassante muscolare e modulatore dell'infiammazione.

- Curcumina: attivo della curcuma, utile in artrite e dolori cronici.

- Zenzero: in capsule o tisane, utile nei dolori mestruali e articolari.

- Boswellia: antinfiammatorio potente, spesso usato in reumatologia.

- Glutatione: l'antiossidante maestro. Protegge cellule e mitocondri. Se hai polimorfismi del metabolismo dei solfiti, inizia con dosi minime accompagnato dal momibdeno.

Non esiste un'alimentazione magica uguale per tutti. Ma esiste un filo conduttore chiaro, meno cibo processato, più alimenti vivi, naturali, ricchi di nutrienti. Osservati, ascolta il tuo corpo, fai piccoli cambiamenti, uno alla volta. Mangiare bene non significa privarsi, ma nutrirsi con consapevolezza. E ogni pasto è un passo verso un corpo meno infiammato, più vitale e... meno dolorante!

Se vuoi, puoi iniziare oggi stesso, apri la dispensa, guarda cosa c'è e fai una scelta. Anche solo una. Una in meno che infiamma, una in più che guarisce. Perché il benessere è fatto di tante piccole scelte, giorno dopo giorno.

Con amore e presenza,

XO - Patrizia Coffaro

🌷✨
21/10/2025

🌷✨

IL TONO VAGALE: LA CHIAVE NEUROBIOLOGICA PER IL BENESSERE EMOTIVO, LA RESILIENZA E LA GUARIGIONE

C’è un sistema, nel nostro corpo, che regola in silenzio la nostra capacità di rilassarci, dormire, digerire, rigenerarci e anche di sentirci al sicuro. È il sistema nervoso autonomo. E al suo interno, un nervo in particolare svolge un ruolo cruciale.. il nervo vago.

Il nervo vago è il decimo nervo cranico, e ha un'estensione che parte dal tronco encefalico e raggiunge il cuore, i polmoni, l’esofago, lo stomaco, il fegato, il pancreas, i reni e l’intestino. È coinvolto in una lunga lista di funzioni vitali, dalla regolazione del battito cardiaco e della pressione sanguigna, alla secrezione gastrica, alla motilità intestinale, fino al tono dell’umore, alla percezione di sicurezza, alla regolazione immunitaria.

Negli ultimi decenni, la ricerca scientifica ha evidenziato come la qualità del “tono vagale”, cioè la capacità del nervo vago di svolgere in modo efficiente le sue funzioni, sia strettamente correlata al nostro stato psicofisico. Chi ha un buon tono vagale è in grado di passare facilmente da uno stato di attivazione a uno stato di riposo. Può gestire lo stress, dormire bene, mantenere una digestione equilibrata. Chi ha un tono vagale basso, invece, tende a rimanere bloccato in stati di allerta o di spegnimento, con un impatto profondo su salute mentale, intestinale, immunitaria e cardiovascolare.

Vediamo insieme cosa significa avere un buon tono vagale, quali sono i segnali di una sua compromissione, e come è possibile, in modo del tutto naturale, riattivare questa fondamentale via di regolazione biologica.

Con “tono vagale” si intende la capacità del nervo vago di svolgere correttamente la sua funzione di regolazione parasimpatica. Il sistema parasimpatico è quella parte del sistema nervoso autonomo che si attiva nei momenti di recupero, quiete, digestione e rigenerazione. Il suo compito è quello di riportare l’organismo a uno stato di equilibrio dopo un evento stressante.

Il tono vagale è quindi un indicatore del nostro stato di regolazione neurovegetativa. Quando è elevato, il passaggio tra attivazione e rilassamento è fluido. La frequenza cardiaca è regolare. Il respiro è profondo. La digestione funziona. L’umore è stabile. Il sonno è riposante.

Quando invece è basso, l’organismo fa fatica a spegnere le risposte allo stress. Ci si può sentire costantemente in allerta, oppure cronicamente esauriti. Possono comparire ansia, insonnia, disturbi digestivi, tachicardia, ipersensibilità, ipotensione o, al contrario, pressione elevata. La neuroinfiammazione aumenta. Il sistema immunitario si sbilancia.

La teoria polivagale, descrive tre modalità principali in cui il nostro sistema nervoso può rispondere agli stimoli ambientali:

1. Stato di sicurezza e connessione (nervo vago ventrale): è lo stato in cui possiamo rilassarci, comunicare, digerire, dormire, amare. Quando siamo in questo stato, il nostro corpo è in equilibrio, il tono vagale è alto e ci sentiamo al sicuro, presenti, connessi.

2. Stato di attacco o fuga (sistema simpatico): quando percepiamo una minaccia, il corpo si prepara ad agire. Il cuore accelera, i muscoli si tendono, la digestione si blocca. È una risposta utile in situazioni di pericolo reale, ma se persiste nel tempo può generare ansia, insonnia, irritabilità, ipertensione, infiammazione.

3. Stato di immobilizzazione o spegnimento (nervo vago dorsale): è la risposta del corpo quando la minaccia è percepita come ingestibile. Il sistema si spegne per proteggersi. Si manifesta come stanchezza estrema, depressione, dissociazione, apatia, bradicardia, digestione paralizzata.

L’adattamento sano prevede la capacità di passare fluidamente da uno stato all’altro, in risposta ai bisogni del momento. Ma quando il tono vagale è compromesso, il corpo può rimanere bloccato in stati di attivazione o spegnimento anche in assenza di pericoli reali.

Un tono vagale basso può manifestarsi in molti modi. Alcuni segnali frequenti includono:

- Ansia persistente

- Umore depresso o fluttuante

- Stanchezza cronica

- Insonnia o sonno non ristoratore

- Sensazione di “disconnessione” dal corpo o dagli altri

- Difficoltà digestive (gonfiore, stitichezza, reflusso)

- Intolleranze alimentari

- Tachicardia o aritmie

- Pressione bassa (con sensazione di giramento alzandosi)

- Sudorazione alterata

- Disfunzioni immunitarie o infiammatorie

In molti casi, questi sintomi non trovano una causa organica chiara agli esami tradizionali. Ma hanno una radice neurofisiologica reale, il sistema nervoso non riesce a ritrovare uno stato di sicurezza.

Ecco le principali cause di tono vagale compromesso:

1. Stress cronico non elaborato: Vivere costantemente sotto pressione, senza momenti di vero recupero, esaurisce la capacità del sistema nervoso di tornare allo stato parasimpatico. Il corpo resta in allerta, e il tono vagale si abbassa.

2. Traumi psicologici (grandi e piccoli): Eventi traumatici, soprattutto se vissuti durante l’infanzia, possono lasciare una traccia profonda nel sistema nervoso. Anche esperienze apparentemente minori ma ripetute, come la mancanza di sostegno emotivo, l’umiliazione, l’abbandono, possono compromettere il senso di sicurezza e quindi il tono vagale.

3. Infezioni croniche e neurotropiche: Virus come Epstein-Barr, Herpes virus, Lyme o enterovirus possono influenzare direttamente il nervo vago o il sistema immunitario, creando uno stato di infiammazione cronica che interferisce con la regolazione neurovegetativa.

4. Disbiosi intestinale: Il microbiota intestinale comunica in modo diretto con il cervello attraverso il nervo vago. Una disbiosi o una permeabilità intestinale cronica generano segnali infiammatori costanti, con ripercussioni sul tono vagale.

5. Tossicità ambientale: Esposizione a metalli pesanti, muffe, pesticidi, plastificanti e altre sostanze neurotossiche può alterare la funzione mitocondriale, la regolazione immunitaria e quella neurovegetativa.

6. Disregolazioni glicemiche: Diete ricche di zuccheri semplici e carboidrati raffinati, con picchi e crolli glicemici, destabilizzano il sistema nervoso e influenzano negativamente il tono vagale.

7. Carenze nutrizionali: La carenza di nutrienti come magnesio, zinco, vitamine del gruppo B, acidi grassi essenziali può ostacolare i processi di regolazione nervosa e infiammatoria.

Migliorare il tono vagale è possibile, anche in caso di compromissione importante. Ecco le strategie più efficaci, validate dalla clinica e dalla ricerca:

1. Respirazione consapevole: Respirare lentamente e profondamente stimola direttamente il nervo vago. Pratica quotidianamente 5-10 minuti di respirazione diaframmatica (inspiro 4, espiro 6-8 secondi). Meglio ancora se associata a consapevolezza corporea o preghiera.

2. Esposizione graduale al freddo:
Spruzzarsi il viso con acqua fredda, terminare la doccia con 30 secondi di acqua fredda o fare brevi bagni freddi stimola il nervo vago e rafforza la regolazione neurovegetativa.

3. Suoni e vocalizzazione: Cantare, mormorare, fare gargarismi o emettere vocalizzazioni prolungate (come il suono “Om”) attivano i muscoli collegati al vago e migliorano la coerenza cardiaca.

4. Movimento quotidiano: Camminare all’aria aperta, fare esercizi leggeri, ballare, praticare yoga dolce o Qi Gong aiuta il sistema nervoso a scaricare tensioni e ad attivare il parasimpatico.

5. Digiuno intermittente (personalizzato): Pause alimentari di 12-14 ore notturne (non prolungate) migliorano la sensibilità insulinica, la flessibilità metabolica e il recupero mitocondriale, beneficiando il tono vagale.

6. Nutrizione antinfiammatoria e probiotica: Dieta basata su cibi integrali, vegetali freschi, grassi buoni, proteine pulite e fermentati. Evitare zuccheri, farine raffinate, alimenti industriali, glutine e caseina se reattivi.

7. Somatic experiencing e terapie corporee: Tecniche come TRE (trauma release exercises), craniosacrale, osteopatia biodinamica, massaggi mirati e bodywork aiutano a liberare tensioni profonde e a ristabilire la regolazione autonoma.

8. Connessione relazionale autentica: Il contatto umano empatico, uno sguardo, una carezza, una conversazione sincera, attiva la branca ventrale del nervo vago. Circondarsi di persone sicure migliora il tono vagale.

9. Preghiera, meditazione, gratitudine: Tutte le pratiche che promuovono presenza, silenzio interiore, compassione e senso di connessione più ampio hanno un impatto diretto sul sistema nervoso e sul tono vagale.

10. Supporti mirati: In presenza di carenze o segnali specifici, può essere utile integrare magnesio (meglio se bisglicinato o treonato), zinco, omega 3, vitamine B, adaptogeni come ashwagandha, rhodiola, tulsi, L-teanina.

Il nervo vago non è solo un elemento anatomico. È una via maestra per la regolazione, l’integrazione mente-corpo e la possibilità concreta di ritrovare uno stato di equilibrio profondo.

Un tono vagale basso non è un destino. È un segnale. Un messaggio del corpo che chiede attenzione, rallentamento, nutrimento, contatto. Non esistono scorciatoie, ma esiste una strada. Una strada fatta di piccoli gesti, scelte quotidiane, ascolto sincero. E, quando serve, il supporto giusto per ritrovare la capacità di sentirsi al sicuro nel proprio corpo.

In ogni percorso di guarigione, fisica, psichica, emotiva, il tono vagale rappresenta un punto di accesso chiave. Riattivarlo significa non solo ridurre i sintomi, ma ricostruire la base fisiologica della vitalità, della gioia, della connessione. E ritornare pienamente presenti alla vita.

XO - Patrizia Coffaro

19/10/2025

QUANDO E COME ASSUMERE LE VITAMINE E I MINERALI

(Di Patrizia Coffaro)

C’è una cosa che vedo spesso, persone piene di integratori nel cassetto, ma stanche, gonfie, con carenze che non si risolvono. Sai perché? Perché prendere un integratore non vuol dire assimilarlo. Ogni vitamina e minerale ha un momento preciso della giornata in cui il corpo è più ricettivo, un partner ideale con cui lavora meglio, e un rivale che lo neutralizza.

Oggi te lo spiego in modo semplice, ma completo... il quando, il come e il perché.

🔸️VITAMINA C

Quando: al mattino, a stomaco vuoto o con la colazione.

Con cosa: ferro, bioflavonoidi, frutti rossi.

Evitare: rame e alte dosi di B12 nello stesso momento.

Perché? La vitamina C è idrosolubile e si assorbe meglio a stomaco non pieno (non tutti la tollerano a stomaco vuoto, esiste anche la vitamina C tamponata)

Stimola le surrenali e aiuta a convertire la dopamina in noradrenalina, perciò dà tono ed energia. La sua acidità migliora l’assorbimento del ferro, specialmente quello vegetale.

Se prendi ferro o hai anemia, accompagna sempre con una fonte di vitamina C. Meglio al mattino, presa la sera può dare troppa energia.

🔸️VITAMINA D

Quando: durante un pasto principale, meglio a pranzo o cena.

Con cosa: grassi sani (olio extravergine, avocado, pesce, uovo), K2, magnesio e zinco.

Evitare: ferro e vitamina A in dosi alte insieme.

Perché? È liposolubile, serve un po’ di grasso per essere assorbita. Lavora in sinergia con K2 (che dirige il calcio verso le ossa) e magnesio (che la attiva nei reni). Senza questi cofattori, la vitamina D può alzare il calcio nel sangue senza fissarlo nelle ossa.

Associala sempre con K2 e un pizzico di grassi sani. Se prendi vitamina D a dosi alte, verifica che i livelli di magnesio siano buoni, è lui il carburante che la accende.

🔸️ VITAMINA B12

Quando: al mattino, a digiuno o con la colazione.

Con cosa: B6, folati (B9), metionina.

Evitare: tè, caffè, vitamina C nello stesso momento.

Perché? È fondamentale per energia, memoria e sistema nervoso. L’assorbimento richiede il fattore intrinseco gastrico, che viene bloccato da caffeina e acidi forti. Meglio prenderla lontano da bevande stimolanti.

Una formulazione sublinguale bypassa lo stomaco e assicura assorbimento anche in chi ha gastrite o uso di antiacidi.

🔸️COMPLESSO VITAMINE B

Quando: mattino o metà mattina.

Con cosa: magnesio, alimenti proteici.

Evitare: caffè subito dopo.

Perché? Le vitamine del gruppo B sono idrosolubili e vanno prese quando il metabolismo gira. Supportano la produzione di energia e la metilazione. Caffè e tè ne riducono l’assorbimento.

Un B complex al mattino è come dare un pieno ai mitocondri. Prediligere le forme attive.

🔸️ VITAMINA A

Quando: con un pasto che contenga grassi.

Con cosa: zinco, D, K2, E.

Evitare: ferro e dosi eccessive di D insieme.

Perché? È liposolubile e richiede grassi per entrare nel sangue. Lo zinco serve per attivarla nel fegato. Lavorano insieme per vista, mucose e immunità, ma serve equilibrio tra A e D (troppa A può antagonizzare la D).

Alterna giorni di A e D.

🔸️ VITAMINA E

Quando: a pranzo o cena.

Con cosa: grassi sani, C (che la rigenera), selenio.

Evitare: a digiuno.

Perché? È l’antiossidante che protegge i grassi buoni del sangue (colesterolo HDL) e le membrane cellulari. La vitamina C rigenera la forma attiva della E, mentre il selenio ne amplifica la protezione contro i radicali liberi.

Prenderla con un pasto contenente olio EVO o pesce grasso.

🔸️ VITAMINA K2

Quando: con il pasto principale (meglio a pranzo o cena).

Con cosa: vitamina D e grassi. Sotto troverai le spiegazioni perché è indifferente l'assunzione separata o inseme della K2 con la vitamina D

Evitare: anticoagulanti senza controllo medico.

Perché? La K2 dirige il calcio nelle ossa e lo impedisce di depositarsi nelle arterie. Senza di lei, la D3 rischia di fare più danni che benefici.

Ricordati del magnesio per far lavorare sinergicamente la D e la K2.

🔸️FERRO

Quando: al mattino o metà pomeriggio, a digiuno.

Con cosa: vitamina C o succo di limone.

Evitare: tè, caffè, latticini, calcio e cereali integrali nello stesso momento.

Perché? Il ferro si lega facilmente a tannini, fibre e calcio, perdendo biodisponibilità. La vitamina C lo trasforma nella forma assorbibile (ferro ferroso).

Prendi ferro + C a digiuno, aspetta 1 ora prima di mangiare. Evita latte e caffè per 2 ore. Ripeto, non tutti lo tollerano a digiuno.

🔸️CALCIO

Quando: con i pasti.

Con cosa: vitamina D, K2, magnesio.

Evitare: ferro, zinco e alte fibre nello stesso momento.

Perché? Il calcio compete per gli stessi canali intestinali di ferro e zinco, quindi se presi insieme si annullano. Lavora bene con D e K2, che lo indirizzano verso le ossa.

Se assumi ferro, distanzia il calcio di 4 ore.

🔸️MAGNESIO

Quando: la sera, dopo cena o prima di dormire.

Con cosa: B6, taurina, D3.

Evitare: calcio o zinco ad alte dosi insieme.

Perché? È il rilassante del sistema nervoso, regola il ritmo cardiaco, riduce stress e spasmi muscolari, aiuta a dormire. La B6 ne favorisce l’ingresso nelle cellule. Il calcio invece ne ostacola l’assorbimento.

Se hai difficoltà di sonno, aggiungi magnesio treonato o glicinato.

🔸️ ZINCO

Quando: a pranzo o con un pasto proteico.

Con cosa: vitamina A, D, piccole dosi di rame.

Evitare: ferro, calcio, e selenio nello stesso momento.

Perché? Lo zinco regola testosterone, tiroide, cicatrizzazione e sistema immunitario. Condivide trasportatori intestinali con ferro, calcio e selenio, quindi se assunti insieme si ostacolano.

Se prendi ferro al mattino, zinco al pranzo o sera. E se lo assumi a lungo, aggiungi ogni tanto un po’ di rame (per evitare squilibri).

🔸️SELENIO

Quando: alla sera, con la cena.

Con cosa: vitamina E e C.
Evitare: zinco e ferro insieme.

Perché? Il selenio lavora come antiossidante insieme alla vitamina E. È cruciale per la conversione T4→T3 (tiroide) e per la funzione immunitaria. Ma preso con zinco o ferro può competere a livello intestinale.

Una capsula di selenio la sera è perfetta. Due noci del Brasile al giorno coprono il fabbisogno.

🔸️ IODIO

Quando: al mattino, a digiuno.

Con cosa: selenio, zinco, magnesio.

Evitare: ferro e calcio contemporaneamente.

Perché? Serve per produrre ormoni tiroidei, ma senza selenio può diventare pro-ossidante. Quindi meglio abbinarlo a selenio e zinco, ma in momenti separati della giornata. Ottimo al mattino, prima di colazione.

Chi ha Hashimoto è bene fare una ioduria urinaria prima di assumerlo. E comunque, sempre con selenio.

🔸 ️CROMO

Quando: con i pasti principali.

Con cosa: B3, magnesio.

Evitare: ferro e zinco nello stesso momento.

Perché? Aiuta la sensibilità insulinica e regola il glucosio. L’assorbimento migliora con B3 e magnesio, ma è ridotto da eccesso di ferro o zinco.

Perfetto dopo pasti ricchi di carboidrati o nei picchi glicemici.

🔸️ COENZIMA Q10

Quando: a pranzo o cena.

Con cosa: grassi buoni e vitamina E.

Evitare: a digiuno.

Perché? È liposolubile e partecipa alla produzione di energia cellulare. Le statine ne riducono la produzione, quindi va integrato in quei casi.

Prendilo dopo un pasto con olio d’oliva o pesce grasso. Prediligere la forma di ubiquinolo.

🔸️ OMEGA-3

Quando: con pranzo o cena.

Con cosa: vitamina E (che lo protegge dall’ossidazione).

Evitare: a stomaco vuoto o con antiossidanti in eccesso.

Perché? I grassi buoni EPA e DHA si assorbono solo se c’è bile attiva (quindi dopo un pasto). La vitamina E evita che si ossidino nel sangue.

Prendi sempre omega-3 certificati IFOS o a base di alghe (se sei vegetariana).

🔸️ PROBIOTICI

Quando: a digiuno o prima di dormire.

Con cosa: fibre prebiotiche (inulina, acacia, amido resistente).
Evitare: assunzione insieme ad antibiotici o integratori molto acidi.

Perché? A stomaco vuoto, il pH gastrico è più favorevole alla sopravvivenza dei ceppi. Prima di dormire, durante la fase parasimpatica, colonizzano meglio.

Distanzia di almeno 3 ore da antibiotici o antimicrobici naturali. Esistono probiotici che si possono assumere a stomaco pieno. Come S. Boulardii o quelli del suolo.

Ruassumendo:

- Le vitamine idrosolubili (C, B) amano la mattina e i liquidi.

- Le liposolubili (A, D, E, K) vogliono grassi e calma digestiva.

- I minerali “nervosi” (magnesio, rame) amano la sera.

- I minerali strutturali (ferro, zinco, calcio) si prendono di giorno, ma non insieme.

- Gli antiossidanti si combinano bene, ma non si sovrappongono.

Integrare non è una corsa a chi prende di più. È un’arte di tempismo, ascolto e rispetto per il corpo. Ogni sostanza ha la sua ora, il suo partner, il suo equilibrio. Se impariamo a rispettarlo, l’integrazione diventa una medicina sottile e intelligente, non un elenco di compresse.

Logicamente, l'alimentazione sana è il primo requisito per una salute ottimale.

XO - Patrizia Coffaro

Molto interessante!
17/10/2025

Molto interessante!

QUANDO LA LUCE DIVENTA TOSSlCA

C’è qualcosa che tutti abbiamo in casa. Una cosa così comune che non ci pensiamo mai. Ce l’abbiamo sopra la testa, la accendiamo ogni giorno, eppure nessuno ci ha mai detto che può farci del male.

Sto parlando delle lampadine a LED. Quelle “a basso consumo”, quelle che ci dicono che fanno bene all’ambiente, che consumano meno energia e durano di più. Sì, proprio loro.

Ma se ti dicessi che, sotto quella promessa di risparmio e modernità, c’è un prezzo nascosto che non paghi con la bolletta, ma con il tuo sistema nervoso?

Le lampadine LED non emettono una luce continua, come facevano le vecchie lampadine a incandescenza. Lampeggiano.
Lo fanno così velocemente che i tuoi occhi non se ne accorgono, ma il tuo corpo sì.

È una pulsazione costante, impercettibile ma reale, che il sistema nervoso traduce come un segnale di stress. Immagina un tamburo che batte, ma così veloce da non poterlo percepire coscientemente. Non lo senti, ma il tuo cervello sì... e resta all’erta, continuamente.

Questo sfarfallio invisibile manda micro-impulsi ai fotorecettori della retina, e da lì al cervello. Il cervello riceve quindi una serie infinita di “accendi/spegni”, “accendi/spegni”, “allarme/rilassati”, “allarme/rilassati”. È come se qualcuno bussasse alla tua porta centinaia di volte al secondo. Non la sentiresti come un rumore, ma il tuo sistema limbico la interpreterebbe come pericolo costante.

Quando il sistema nervoso percepisce un segnale di allerta, entra in modalità “combatti o fuggi”. È un meccanismo evolutivo che serve a sopravvivere: se c’è un pericolo, il corpo si attiva, il cuore accelera, le pupille si dilatano, l’adrenalina sale. Solo che nel mondo moderno, i “pericoli” non arrivano più da un predatore nella savana, ma da stimoli artificiali continui... luce, rumore, notifiche, onde elettromagnetiche.

Il problema è che il corpo non distingue. Una minaccia fisica e una stimolazione luminosa incessante vengono elaborate allo stesso modo... come un “attacco”.

Il risultato?

Il sistema nervoso autonomo, che dovrebbe regolare il ritmo tra azione e rilassamento, non si spegne più. Resta iperattivo, bloccato in una forma di vigilanza cronica.

E quando succede questo, il sonno diventa leggero, il cuore irregolare, la mente iperattiva. Ti senti stanco ma non riesci a dormire. Ti senti pieno di energia ma non riesci a concentrarti. Hai la sensazione che “qualcosa” ti tenga sempre teso, anche se apparentemente è tutto tranquillo.

La notte dovrebbe essere il momento in cui il corpo si rigenera. Gli ormoni si riequilibrano, il sistema immunitario si rafforza, le cellule riparano i danni accumulati durante il giorno. Ma per farlo, serve buio vero.

Le luci LED, anche quelle “calde”, emettono una percentuale significativa di luce blu... la stessa che trovi negli schermi di computer, telefoni e TV. La luce blu è interpretata dal cervello come giorno. Quando i tuoi occhi la percepiscono, la ghiandola pineale smette di produrre melatonina, l’ormone del sonno e della rigenerazione.

Risultato: il corpo crede che sia ancora giorno. Non avvia i processi di riparazione, non depura il cervello dalle tossine accumulate, non rigenera i tessuti. E quando finalmente dormi, il sonno non è profondo... è frammentato, disturbato, superficiale.

Questo significa che il tuo corpo non si ricarica mai del tutto. E così, giorno dopo giorno, il sistema nervoso si indebolisce, l’infiammazione aumenta, e il cervello entra in una modalità di “allarme cronico”.

Hai mai notato che dopo ore davanti a uno schermo, o sotto una luce artificiale forte, ti senti irritabile, ansioso o “vuoto”? O che i bambini diventano agitati, nervosi, più impulsivi? Non è solo stanchezza. È sovraccarico sensoriale.

Il sistema nervoso, bombardato da impulsi luminosi rapidi, non riesce più a discriminare ciò che è pericoloso da ciò che non lo è. Così resta sempre in allerta. Questo stato si chiama iperattivazione simpatica, una condizione in cui il corpo è pronto all’azione ma non riesce più a disattivarsi.

Nel tempo, questa iperattivazione può portare a disturbi del sonno, ansia, irritabilità, deficit di attenzione, ipersensibilità ai rumori, e persino problemi digestivi o ormonali. Perché quando il sistema nervoso autonomo è sbilanciato, tutto il corpo ne risente:

- Il cuore batte in modo irregolare,

- Il respiro si accorcia,

- La digestione rallenta,

- Il sistema immunitario si indebolisce.

È come vivere costantemente in modalità “sopravvivenza”.

Il nostro corpo non reagisce solo al cibo o alle emozioni. Reagisce anche alla luce. Ogni cellula, ogni mitocondrio, è un recettore di fotoni. La luce non illumina soltanto... informa. È un linguaggio che il corpo conosce da milioni di anni. Il problema è che le luci artificiali moderne non parlano la lingua del corpo. Sono incoerenti, frammentate, fredde, spesso dominate da frequenze che non esistono in natura.

È come se qualcuno cercasse di parlarti in un dialetto distorto e robotico tutto il giorno... alla lunga, ti confonde, ti stanca, ti fa perdere coerenza.

La luce solare, invece, è coerente, ciclica e bilanciata. Cambia intensità e colore durante la giornata, rispecchiando il ritmo circadiano naturale. Al mattino stimola la vigilanza e la produzione di cortisolo. Alla sera, con il tramonto, la componente blu diminuisce, lasciando spazio alle tonalità rosse e aranciate che preparano al rilassamento.

Le lampadine LED spezzano completamente questo ritmo biologico. Ecco perché, anche se mangi bene e fai movimento, potresti non guarire finché non sistemi la luce che ti circonda.

Prova questo... per una settimana, nelle ore serali, spegni le luci LED e usa solo lampadine a incandescenza, o ancora meglio, candele o lampade di sale.
Osserva come cambia il tuo corpo.

Molti notano un miglioramento già dopo pochi giorni:

- Dormono più profondamente,

- Si svegliano più riposati,

- Sentono meno tensione muscolare,

- ... e soprattutto, la mente si calma.

Questo succede perché il cervello, finalmente, riceve il segnale giusto: “È notte, puoi rilassarti, sei al sicuro.”

C’è un altro aspetto spesso ignorato, la componente elettrica della luce LED. Ogni lampadina LED funziona con un convertitore elettronico che trasforma la corrente alternata in continua. Questo processo genera micro-campi elettromagnetici e una forma di “rumore elettrico” chiamato dirty electricity (elettricità sporca).

Questi campi possono interferire con il sistema nervoso, il cuore, e persino con la comunicazione cellulare. Le cellule comunicano attraverso minuscole correnti bioelettriche... se l’ambiente è saturo di impulsi artificiali, la comunicazione interna del corpo viene disturbata.

È come cercare di parlare in una stanza piena di rumori di fondo... alla fine non ti capisci più. E il risultato è disregolazione biologica, insonnia, mal di testa, stanchezza cronica, nebbia mentale, tachicardia.

Il cervello dei bambini è ancora più vulnerabile alla luce incoerente. Il loro sistema nervoso è plastico, in formazione, e reagisce fortemente agli stimoli luminosi.

Alcuni genitori hanno notato che sostituendo le lampadine fredde con luci calde e naturali, i loro figli diventano più tranquilli, dormono meglio, si concentrano di più. Non è magia... è neurobiologia della luce.

La retina, infatti, non serve solo per vedere, è collegata al sistema limbico, alla regolazione emotiva e alla produzione di ormoni. Quando la luce è troppo intensa o instabile, il cervello interpreta il messaggio come stress. E il bambino, senza saperlo, si sente “in pericolo”.

Il nostro corpo registra ogni stimolo, anche quelli invisibili.
Quando è costantemente esposto a segnali incoerenti, luce, onde, suoni, si crea una forma di trauma biologico silenzioso.
Le cellule iniziano a percepire l’ambiente come ostile, e questo attiva la risposta al pericolo cellulare: un meccanismo che blocca i processi di guarigione per concentrarsi sulla sopravvivenza.

In pratica, il corpo smette di rigenerarsi e resta “congelato” in uno stato di difesa. Ecco perché alcune persone, pur facendo tutto bene, dieta, integratori, meditazione, non riescono a migliorare. Perché vivono immerse in un ambiente luminoso e sonoro che comunica “pericolo” alle loro cellule, 24 ore su 24.

Ritrovare la salute significa tornare alla coerenza biologica. Significa permettere al corpo di riconoscere i segnali giusti. E la luce è uno di quei segnali fondamentali.

Ecco alcune azioni semplici ma potenti che puoi mettere in pratica subito:

1. Spegni le luci LED di sera. Usa lampadine a incandescenza o lampade di sale con luce calda.

2. Evita la luce blu dopo il tramonto. Metti filtri sugli schermi o occhiali con lenti ambrate o lenti contro lanluce blu (si trovano anche economici).

3. Esponiti al sole al mattino. Bastano 10-15 minuti di luce naturale appena sveglio per regolare il ritmo circadiano e migliorare la produzione di serotonina e melatonina.

4. Riduci le fonti di luce artificiale in camera da letto. Niente lucine di standby, orologi luminosi, o router accesi vicino al letto.

5. Rispetta il buio. Il buio non è solo assenza di luce... è un messaggio di sicurezza al cervello.

Molte persone cercano la guarigione solo dentro di sé, con integratori, terapie, diete. Ma dimenticano che il corpo dialoga costantemente con l’ambiente. Non puoi guarire in un ambiente che continua a dirti “sei in pericolo”.

La luce, i suoni, gli odori, le forme, i materiali: tutto parla al tuo sistema nervoso. Quando impari ad ascoltare questi messaggi e a renderli armonici, il corpo risponde. Le cellule si aprono, i mitocondri si riattivano, il respiro si approfondisce, la mente si acquieta.

Non servono rivoluzioni. Basta tornare alla semplicità. Alla luce vera. Alla coerenza tra giorno e notte, tra stimolo e riposo, tra azione e silenzio.

Siamo stati educati a credere che progresso significhi “più tecnologia, più luce, più velocità”. Ma la vera evoluzione oggi è imparare a scegliere ciò che ci fa bene. Anche se va contro la moda o la comodità.

Quando accendi una luce, chiediti:
questa luce mi nutre o mi stressa?
Mi calma o mi attiva? Mi avvicina al ritmo naturale della vita o me ne allontana?

Perché ogni scelta che fai, anche una lampadina, comunica qualcosa alle tue cellule. E se vuoi che la guarigione accada, devi iniziare da lì... dal linguaggio sottile della luce.

Non possiamo cambiare tutto in un giorno. Ma possiamo iniziare a cambiare ciò che illumina le nostre giornate. Spegnere una lampadina sbagliata può sembrare poco, ma in realtà è un gesto simbolico potentissimo... è dire al corpo “ti vedo, ti ascolto, voglio darti pace”.

La salute non è solo ciò che mangi, bevi o pensi. È anche la luce che ti circonda. E finché quella luce continua a disturbare il tuo sistema nervoso, ogni altra forma di guarigione resterà parziale.

XO - Patrizia Coffaro

Esistono le lampadine senza sfarfallio, le cosiddette: Flicker-Free. Nei commenti alcune opzioni.

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Martedì 09:00 - 19:30
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