16/02/2023
La foto del bambino che si arrende fu scattata nel ghetto di Varsavia dai nazisti che lo costruirono e lo distrussero. La guardo e penso ai bambini di oggi: i bambini che muoiono nel Mediterraneo, i bambini cui i talebani negano l’aiuto delle donne che lavorano per le ONG, i bambini africani che muoiono di fame o che combattono le polmoniti con la fatica immane di ogni loro respiro invece che con gli antibiotici e solo con le loro lacrime, senza medicine, il tracoma che li sta rendendo ciechi e i tanti bambini, in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, in Russia, in Cina e in tanti paesi “ricchi“ che sono costretti ad arrendersi di fronte alla violenza e alla patologia degli adulti. Senza che di loro ci si occupi in tempo e sul serio perché di tutto si parla in politica e sui giornali tranne che della necessità di servizi in grado di contrastare il maltrattamento e l’abuso sui bambini. Perché?
Utile, forse, per capirlo, il modo sconsiderato, superficiale e violento in cui tanti uomini delle istituzioni si scagliano contro le ONG, in Italia o in Afghanistan. Perché ad occuparsi di questi bambini ci sono oggi soprattutto loro, le ONG contro cui violentemente si scagliano giorno dopo giorno uomini e donne che sono stati scelti per fare i Ministri della nostra Repubblica. Mettendo le loro dichiarazioni e la loro stupida fermezza al servizio di quei potenti meccanismi psichici, la rimozione e la negazione, che aiutano chi li ascolta ad evitare la consuetudine con il dolore. Pensare al dolore e alla morte di tutti quei bambini farebbe male anche a quelli che non fanno nulla per aiutarli, penso, demonizzare chi ce li ricorda, da parte di chi fa “ politica”, è un modo abile di ottenere consenso. Ed è per me ancora più triste a questo punto, pensando al futuro, dover constatare che, nei paesi “liberi“ del mondo in cui si vota, le elezioni si vincono, sempre più spesso, mettendosi al servizio della rimozione e della negazione piuttosto che del principio di realtà’. Riproponendo, coscientemente o no, il pericolo (eterno?) di una forma particolare di razzismo: debole, non aggressivo ma potente, basato sull’indifferenza invece che sull’odio.
Simbolo dei bambini che si arrendono alla violenza degli adulti, il bambino del ghetto di Varsavia dovrebbe riempire ancora oggi le prime pagine dei giornali e dei notiziari televisivi: se davvero vogliamo, se siamo sinceri nel dire che la memoria dell’Olocausto deve restare viva.