09/10/2025
La mente tende naturalmente a proiettarsi nel futuro.
È un meccanismo di previsione e controllo che, in origine, ha una funzione protettiva: serve a prepararci, ad anticipare i rischi, a ridurre l’incertezza.
Il problema nasce quando questa proiezione diventa eccessiva.
Quando iniziamo a costruire scenari, dialoghi, possibilità e conseguenze immaginarie, entriamo in un territorio che non esiste ancora e su cui non abbiamo alcun potere reale di intervento.
In quei momenti, non stiamo pianificando: stiamo cercando di controllare l’incontrollabile.
La mente si muove in un futuro ipotetico nel tentativo di ridurre l’ansia, ma paradossalmente la amplifica, perché più cerchiamo certezze dove non ce ne sono, più sperimentiamo impotenza.
Il presente, invece, è l’unico spazio in cui possiamo agire davvero.
Solo qui possiamo scegliere, respirare, e modificare — passo dopo passo — la direzione che prenderà la nostra storia.
Per questo, imparare a restare non è rinuncia:
è un atto di fiducia, di libertà e di realtà.