Francesca Lo Presti Psicoterapia

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Studio di Psicoterapia individuale, di gruppo, di coppia e familiare

30/10/2025

LA LUCE DELLE STELLE MORTE — MASSIMO RECALCATI E IL LAVORO INFINITO DEL LUTTO

E se il lutto, diversamente da ciò che pensava Freud, non potesse mai dirsi compiuto del tutto?
Se ogni lutto, anche quello più elaborato, più “accettato”, conservasse sempre un resto, una scheggia, un punto dolente che continua a pulsare dentro di noi?

Ho sempre pensato che esista qualcosa di irriducibile nel dolore della perdita, una ferita che non guarisce mai del tutto.
Possiamo provare a rimarginarla, a darle un senso, ma resta sempre lì: come una cicatrice che, al cambiare del tempo o delle stagioni, torna a farsi sentire.

Freud chiamava lavoro del lutto quel processo psichico che ci consente di sciogliere l’investimento affettivo verso ciò che abbiamo perduto per poterci aprire di nuovo alla vita.
Ma se questo lavoro non potesse mai arrivare alla fine?
Se fosse, piuttosto, un cammino senza approdo, un gesto interminabile, come respirare o amare?

Forse dovremmo accettare che il lutto non è qualcosa che si supera, ma qualcosa che si trasforma.
Che dentro di noi non muore mai davvero ciò che abbiamo amato: cambia forma, si riconfigura, diventa un’altra presenza.
È un’operazione di metamorfosi, un’opera interiore di trasformazione del dolore in significato, della perdita in creazione.

Il lutto, se resta senza lavoro, ci incatena al passato, ci condanna alla paralisi della malinconia.
Ma se trova una via, se riesce a generare senso, allora può aprirci di nuovo alla vita.

È qui che nasce una nuova forma di nostalgia — non quella sterile del rimpianto, ma quella grata, viva, che illumina come la luce delle stelle morte:
una luce che ci raggiunge da un corpo che non esiste più, ma che continua a splendere.

La nostalgia delle stelle morte è questo: la memoria che non spegne, ma accende;
il dolore che non distrugge, ma trasforma;
il passato che non ci trattiene, ma ci invita ad andare avanti.

Il lutto, allora, non è mai solo perdita.
È anche promessa.
È un ritorno di luce — quella che proviene da ciò che abbiamo amato, e che, anche se non c’è più, continua a mostrarci la via.



In queste righe straordinarie, Massimo Recalcati compie un atto di filosofia poetica e di psicologia umana: ridefinisce il lutto non come un compito da portare a termine, ma come un movimento eterno dell’anima.

L’idea freudiana del “lavoro del lutto” — un processo di separazione e di superamento — qui si rovescia in una prospettiva più profonda, quasi spirituale: il lutto non finisce, continua a vivere dentro di noi.
Non come peso, ma come energia trasformativa.

La perdita, dice Recalcati, non si cancella mai davvero.
Ma può essere trasfigurata.
Può generare valore, riconfigurare la nostra visione del mondo, persino accendere nuova vita.

La sua metafora della luce delle stelle morte è un’immagine potentissima: ciò che non c’è più continua a brillare, a parlarci, a orientare il nostro cammino.
Non è più un ritorno nostalgico verso ciò che è stato, ma un modo per vivere più intensamente ciò che ancora ci resta.

In tempi in cui la società sembra chiedere di “riprendersi in fretta”, di “voltare pagina”, Recalcati ci invita invece a rimanere — ad abitare il dolore, ad ascoltarlo, a farlo diventare parola, opera, gesto, creazione.

Perché il vero lavoro del lutto non è dimenticare,
ma riconoscere la luce che ancora brilla —
anche quando la stella è già spenta. ✨

06/10/2025
[Nella tana del lupi. G. Tupini]
10/08/2025

[Nella tana del lupi. G. Tupini]

27/07/2025

Chissà se è vero che, come scrive Joseph Roth a Stefan Zweig, l’amicizia è una patria. A sfogliare il lungo carteggio tra Jung e Neumann (Jung e Neumann. Psicologia analitica in esilio. Il carteggio 1933-1959) si direbbe piuttosto un ponte che congiunge sponde opposte.

27/07/2025

“Da bambino sentivo di essere solo, e lo sono ancora oggi, perché conosco cose e debbo riferirmi a cose delle quali gli altri apparentemente non conoscono nulla, e per lo più nemmeno vogliono conoscere nulla. La solitudine non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno, ma dalla incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti, o dal dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili. La solitudine cominciò con le esperienze dei miei primi sogni, e raggiunse il suo culmine al tempo in cui mi occupavo dell'inconscio. Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario. Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell'amicizia, perché nessuno è più sensibile alle relazioni che il solitario, e l'amicizia fiorisce soltanto quando ogni individuo è memore della propria individualità e non si identifica con gli altri”.



“La solitudine non è l’assenza degli altri. È il sentire che ciò che porti dentro non può essere detto a tutti.”
Carl Gustav Jung ci ricorda che esiste un tipo di solitudine che nasce non dall’isolamento, ma dalla profondità.

Quando si vedono cose che altri non vedono, quando si ascoltano sogni che gli altri ignorano, quando si portano pensieri che il mondo non vuole sentire, si diventa soli.
Ma è una solitudine diversa: non chiusa, ma vigile. Non vuota, ma piena di senso.

Chi sa più degli altri, a volte è condannato a tacere.
Ma è proprio questa solitudine a rendere chi la vive più sensibile all’amicizia vera, quella che non cerca di fonderci, ma di riconoscerci.
Perché solo chi è profondamente se stesso può davvero incontrare l’altro.

25/07/2025

Ottobre 2025📚 Gruppo di Lettura sulle Opere di Jung

A tutti i nostri soci in occasione dei 150 anni dalla nascita di C.G. Jung, siamo lieti di annunciare l’avvio di un Gruppo di lettura dedicato ai suoi scritti, guidato dal nostro collega e didatta Iga, Dr. Gianluigi Passaro.

Un’opportunità per rileggere e approfondire, insieme, la ricchezza del pensiero junghiano partendo direttamente dai testi originali, tra cui seminari e conferenze.

🌀 Testo scelto per il percorso:�C.G. Jung, Analisi dei sogni. Seminario 1928-30 Bollati Boringhieri, 2006�Un’opera che attraversa il cuore della riflessione junghiana: l’inconscio, il sogno come via regia alla psiche, il ruolo della relazione analitica.

📅 Quando: ogni primo lunedì del mese, dalle 21:00 alle 22:30, online su Zoom�📍 Primo incontro: lunedì 6 ottobre 2025, Introduzione al gruppo e al seminario

👥 A chi è rivolto:
* Socə ordinariə e in training Aiga
* Allievə di altre scuole di specializzazione
* Psicoterapeutə di altri orientamenti interessati al pensiero junghiano

💬 Durante gli incontri: condivisione di spunti, domande e riflessioni sulle conferenze del seminario. Un’occasione per esplorare la clinica e la teoria attraverso un confronto autentico e appassionato.

📩 Iscrizione: scrivere a gianluigipassaro08@gmail.com, indicando:
* Nome e Cognome
* Appartenenza (socio/a Aiga ordinariə o in training, altra scuola, altro approccio)
📌 Il giorno prima di ogni incontro sarà inviato il link Zoom ai partecipanti.
📎 Contattaci per avere maggiori informazioni.

Vi aspettiamo numerosi per iniziare insieme questo viaggio nella profondità dell’anima, attraverso le parole di Jung.

16/07/2025

“La chiave della psicoterapia è la comprensione. Senza di essa nessun approccio o tecnica psicoterapeutica ha senso o è efficace a livello profondo.
Solo con la comprensione si è in grado di offrire un aiuto reale. Tutti i pazienti hanno un bisogno disperato di qualcuno che li capisca.”
[Alexander Lowen]

09/07/2025

📣 Care/i lettrici/lettori

vi invitiamo alla presentazione di “Compagni di viaggio. Storie di schizofrenici e di uno psichiatra-analista” di Angelo Malinconico (Casa editrice Astrolabio, 2025)

Dialogano con l’Autore: Giuseppe Ducci, Stefano Carta, Gianluigi Di Cesare

📆 17 ottobre 2025 a Roma
Sala Basaglia dalle 10:00

📍Dipartimento Salute Mentale ASL Roma 1
Piazza Santa Maria della Pietà 5

Indirizzo

Piazza Villa Fiorelli 8/Via Vermicino 158
Rome
00182/00044

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00

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